PROVINCE, IO NON TAGLIO E TU?

Abolizione delle province, scatta l’ora X. Entro mercoledì prossimo, in virtù della spending review, sul tavolo del governo dovranno arrivare le proposte delle regioni. Quante province intendete abolire voi? Il balletto è già cominciato.

Lombardia. Oggi si doveva decidere, ma con la crisi della regione la proposta non è stata neanche discussa. Il Cal, consiglio autonomie locali, aveva indicato deroghe a Sondrio, Monza e Mantova e l’accorpamento di Lecco, Como e Varese. Ma il Formigoni pre-crisi aveva tuonato: "presenteremo il ricorso alla Corte costituzionale contro la legge di riordino delle province e delle loro funzioni".

Lazio e Campania. Il Lazio ha già fatto ricorso, mentre la Campania, ieri, ha fatto sapere che non intende presentare alcuna proposta di riordino al governo, bensì una richiesta di deroga per Benevento.

Basilicata. Ha votato per il mantenimento di Matera, che in realtà doveva essere assorbita da Potenza.

Emilia Romagna. Oggi il consiglio regionale dovrebbe ratificare la decisione della giunta che riduce le province da 9 a 4. Su Piacenza pende, però, il referendum promosso dalla città, che non vuole sentir parlare di annessioni con la rivale Parma e ha chiesto ai suoi concittadini di passare in Lombardia.

Puglia e Abruzzo. In Puglia non è stata presa ancora nessuna decisione, l’Abruzzo, 4 province per un milione di abitanti, annuncia decisioni per domani.

Campanilismi, vecchie rendite di potere, corsi e ricorsi storici, come ai tempi dell’età dei comuni. Su chi non opererà i virtuosi tagli pende la minaccia del governo: taglio ai fondi, ma con l'aria che tira non fa paura a nessuno.

C’era solo una cosa da fare ed era quella suggerita nella proposta di legge presentata da Italia dei Valori e puntualmente cassata da tutti gli altri partiti. Le province vanno abolite. Punto. A capo. Così a capo non si andrà mai. Sarà sempre un punto e virgola.

Commenti

COME LETTO.... NON CREDO CHE L'ECONOMIA POSSA DIPENDERE DALLA RIDUZIONE DELLE PROVINCIE E DALLE PREFETTURE MA DAI PERSONAGGI CHE SONO DENTRO . L'ITALIA SEMBRA UN GRAPPOLO DI UVA SOSPESO IN ARIA E TUTTI CHI, CON UN SALTO ,CHI CON UNA SCALA, CHI CON UNA SEDIA ,PRENDE IL CHICCO DELL'UVA .PERO' OGGI E RIMASTO SOLO IL GREMBO DEL GRAPPOLO BELLO DELL'UVA CHE C'ERA.........ALLORA VEDIAMO CHI HA PRESO QUESTI CHICCHI E MANGIATI E PUNIAMOLI **SEVERAMENTE**..**..CI SERVIREBBERO TANTI TRIBUNALI,TANTI GIUDICI, TANTI AVVOCATI ED ALTRO PERSONALE PERCHE' SUBITO BISOGNA FARE E NON IN PRESCRIZIONE COME SAPPIAMO... **..MA CHI PERDE PAGA E RIPORTA IL CHICCO DELL'UVA ED ECCO CHE IL TRIBUNALE ,IL GIUDICE GLI AVVOCATI SI PAGANO NELLA MANIERA DIRETTA.......(ECCO CHE PIAN PIANO IL LAVORO RITORNA) INSOMMA CHI RUBA OPPURE HA RUBATO DEVE RIPORTARE ED ESSERE PUNITO ...e non che la merce rimane fuori e poi dobbiamo dare da mangiare e bere a loro in carcere..INVECE SE SI TOLGONO LE PROVINCIE E PREFETTURE IMMAGGINATE CHE CASINO CHE SI FARA' ..**LO STATO** DOVREBBE ESSERE COME UNA STAZIONE TERMINI DOVE TUTTI I  TRENI VANNO NEL LORO BINARIO E POI OGNI TRENO IN PARTENZA  VA A DESTINAZIONE SUA.....E NON CHI SI FREGA UN VAGONE OPPURE UN TRENO...ALTRIMENTI IMMAGGINATE!!!

Certamente quanto lei afferma é condivisibile, ma il problema é molto più complesso. Se vogliamo stare al passo degli altri Paesi avanzati dobbiamo ammodernare la struttura ottocentesca dello Stato Italiano. Ha le dimensioni di un grosso elefante vecchio e lento, ma  per stare alla pari con la Francia, la Germania, i Paesi Scandinavi e diventare un Paese moderno dovremmo essere una gazzella! O no?

Fino al 1860 non esisteva lo Stato italiani, ma tanti staterelli, e l'Italia veniva definita come espressione Geografica. La Monarchia sabauda unificò il Paese dandole una struttura amministrativa napoleonica istituendo le province e le prefetture (per il controllo del territorio da parte dello Stato centrale). Non essendo sufficiente tale pletora di "funzionari" dello Stato lo Stato repubblicano ha aggiunto le Regioni (modello tedesco dei Laender!). Risultato l'aumento abnorme della burocrazia e l'indigestione politica che ben conosciamo.

Continuo a non credere che i "costi della politica" siano aggrediti dall'eliminazione delle province, continuo invece a credere che è un errore l'abolizione delle stesse ma di contro necessaria una loro razionalizzazione che avvenga secondo una logica istituzionale e non banalmente tranciante. Rifiuto la logica di un "commissario" imposto dal governo centrale per decreto su organismi democraticamente eletti. Con questa storia del tutto permesso stiamo assistendo ad un colpo di stato certamente non democratico e mi meraviglio che IDV possa consentire tutto ciò. E' vero che siamo stati promotori di un referendum per l'abolizione delle province, e questo è un fatto, ma non possiamo consentire che organismi democraticamente eletti vengano"commissariati" per decreto. C'è una certa schizofrenia che sta accompagnando questo momento politico, confido che almeno idv , al di là e al di sopra delle proprie bataglie, sappia essere garante dei principi costituzionali che sono alla base della nostra tradizione repubblicana.

Loredana

 

 

Un tempo si facevano chiamare addirittura "e c c e l l e n z a"!!! Oggi, più democraticamente, "signor prefetto". E' il segno dei tempi! Un tempo gli uffici presieduti dal prefetto si chiamavano Palazzo del Governo, poi Prefettura, oggi Ufficio territoriale del governo. E domani, chissà!? Con questi chiari di luna, con il conflitto di attribuzioni e competenze tra Prefettura, Regione,  Comune e Provincia che ne fanno spesso e volentieri degli inutili quanto onerosissimi doppioni, ma soprattutto con i costi di gestione non più sostenibili dalla collettività per certi "apparati-burocratici" che non restituiscono in termini di efficienza ed efficacia dei servizi resi quanto i cittadini sono costretti a versare nelle casse dello Stato per mantenerli ancora in vita, le Prefetture rischiano addirittura di essere chiuse! "Ignorante" del lessico burocratese, Don Maurizio Patriciello - uno che tutti i giorni si misura con la vita reale della gente e con i problemi concreti del vivere quotidiano, non certo con timbri e scartoffie, uno che parla a tu per tu con i suoi parrocchiani e che quando si rivolge al suo "principale", IL PADRETERNO, lo fa chiamandolo "SIGNORE" - s'è beccata una sonora quanto anacronistica strigliata! Ebbene, nel corso di una riunione in Prefettura sull’emergenza dei roghi tossici di rifiuti in provincia di Napoli (cui erano presenti, tra gli altri, venti sindaci, i vertici delle forze dell’ordine, rappresentanti di Regione, Provincia e Asl ed esponenti di vari comitati di cittadini), il prete anticamorra della parrocchia di Caivano ha avuto la incauta disavventura di rivolgersi al prefetto di Caserta, chiamandola "signora", la qual cosa ha mandando su tutte le furie il prefetto di Napoli, che ha tentato di "difendere" la sua collega rimproverando duramente il sacerdote. "Non ci può chiamare signori", è esploso il signor prefetto rappresentante del governo nel capoluogo campano. La dura reprimenda a don Maurizio perché si è rivolto al prefetto di Caserta chiamandola solo "signora" e non "signor prefetto" è finita subito in Rete! Chissà se lassù qualcuno, collegato a internet, ha riferito dell'accaduto al GRANDE CAPO? Una cosa è certa, se così fosse Don Maurizio si prenderebbe un altro bel cicchetto pure dal Padreterno per aver chiamato i prefetti così come fa con Lui: "SIGNORE"!!!

 

ma perché in Italia dobbiamo rendere complicatissimo anche un passaggio semplice come questo? Le province sotto un certo numero di abitanti saranno abolite. Tutto qua. Cosa c'è di difficile?