Silvio e la "sindrome del pifferaio"

"Non mettiamo le mani nelle tasche degli italiani", ripetono come un mantra nel Pdl da Berlusconi in giù. No, per l'amor di Dio no, non le mettono loro direttamente le mani nelle tasche degli italiani, gliele fanno mettere agli italiani stessi, che per ottenere servizi essenziali che hanno oggi e che i comuni non potranno più garantire, dovranno sborsare di tasca loro. E non è peggio? Ecco, questo è lo spirito della manovra. Ti dicono che le pensioni non cambiano salvo che...salvo che non si potranno più riscattare l'anno di servizio militare e gli anni dell'università. Siccome tutti i pensionati da oggi ai prossimi venti, trenta anni devono aver fatto il servizio militare obbligatorio, che è stato abolito solo qualche anno fa, è solo l'introduzione surrettizia di uno "scalone" per tutti gli italiani di sesso maschile. E' il loro modus operandi, sono fatti così. Bisogna capirli, e' la "sindrome del pifferaio", non ce la fanno a dire la verità, non ci sono abituati. Mica possiamo pretendere che imparino dopo vent'anni... Ironia (amara) a parte, c'è da prendere atto della situazione: questa manovra è "farlocca" iniqua e taglia servizi essenziali che i comuni non saranno più in grado di garantire. E' una colossale presa in giro che colpisce pesantemente i cittadini e che non contiene uno straccio di intervento strutturale. Il governo ha ignorato i contributi delle opposizioni, come al solito, ed ha partorito una serie di misure che non garantiscono il gettito necessario e che contengono punti, come l'abolizione delle province e il dimezzamento dei parlamentari, dall'attuazione molto incerta e dai tempi lunghi. La cosa più grave è che questa manovra fallisce i suoi obiettivi e non mette l'Italia al sicuro da attacchi speculativi. Un'altra brutta prova dell'incapacità del governo e dei parolai che lo compongono.

Commenti

Sono già in pensione da tre anni, dopo 40 di contributi, compreso 15 mesi di servizio di leva che non ritengo sia stata un'agevolazione ma il giusto riconoscimento. Mi immedesimo a Mariano, al suo commento e a quanti avranno lo stesso problema. Il provvedimento della sopresssione del riscatto del servizio di leva non è una cattiveria qualunque, per intenderci quelle fatte da questo governo da sempre, ma la ritengo una vera malscazzonaggine senza uguali, roba che solo la triade tremonti, bossi e l'innominabile potevano ardire. E' peggio di una rapina a mano armata se si considera soprattutto che il servizio di leva a cui si riferiscono è stato obbligatorio e i giovani che lo hanno svolto, sono stati sottratti con la forza al lavoro, quindi doppiamente penalizzati. Hanno trovano il modo ingegnoso e fraudolento di mandare in pensione con 15 o 12 mesi di ritardo, a seconda del periodo, quasi tutti i lavoratori di sesso maschile. Speriamo che nella discussione parlamentare  almeno l'IDV  si faccia sentire come non mai.
Ho pagato per il riscatto della laurea, anni passati mentre altri già lavoravano e guadagnavano. Ho ricongiunto anni di lavoro autonomo pagando ancora e molto, seppure avessi versato allora tutto quanto dovuto. Questo non sta servendo a nulla. Decide gente che va in pensione con pochi mesi da parlamentare. Ma lo stato ha ancora un minimo di credibilità? Ho la sfortuna di essere nato nella primavera del '52 e molti di poche settimane più vecchi sono in pensione da anni: ma un minimo di progressività non esiste? E poi così i precari quando entreranno?
Prima o poi taglieranno il numero dei parlamentari, prima o poi toglieranno di mezzo le province, prima o poi accorperanno i piccoli comuni, prima o poi le tasse le pagheranno tutti… prima o poi! Per adesso si continua a spremere i soliti noti!!! Dietro front - e come presto vedremo l’espressione in gergo militare non è casuale - sull'aumento dell'iva, che non ci sarà, la supertassa, che salterà... e il contributo di solidarietà? E’ andato a farsi benedire anche quello! Rimarrà solo a carico dei membri del Parlamento, un mero gesto simbolico. In realtà il contributo toccherà soltanto una minima parte dell’indennità parlamentare nel suo complesso! La casta si è salvata! E sul capitolo pensioni, che sembrava ormai dato per stralciato, il compromesso è stato trovato nel mantenimento dell'attuale regime previdenziale già previsto per coloro che abbiano maturato quarant'anni di contributi con esclusione dei periodi relativi al “percorso di laurea” e al “servizio militare” che rimangono comunque utili ai fini del calcolo della pensione, ma non per il raggiungimento del quarantesimo anno di età lavorativa: le pensioni verranno quindi calcolate in base agli effettivi anni di lavoro! Come al solito e come si conviene ad ogni libera democrazia elettiva, si cambiano le regole del gioco in corso d’opera! Passi per il riscatto della laurea, libera scelta di ognuno di noi conseguirla, prima, e chiederne il riscatto, poi, ma disconoscere il servizio militare… è una vera e propria ingiustizia! Ma occorrono i soldi per salvare la Patria e allora si vanno a prendere da chi la Patria l’ha servita! Con l'esclusione dell'anno di servizio militare dai 40 anni necessari per accedere alla pensione di anzianità senza requisiti anagrafici, di fatto si ritarda l'uscita dal lavoro per circa 80 mila uomini con un risparmio a regime per le casse dello Stato che dovrebbe variare tra uno e 1,5 miliardi. Così lo Stato italiano fa cassa e ringrazia chi ha speso un anno della propria vita a servirlo. Così la Repubblica Italiana dopo la leva obbligatoria, da il suo ben servito a quei poveri ‘fessi’ che hanno obbedito alla Costituzione mettendosi al servizio dello Stato per un anno intero della loro vita sottraendolo allo studio, alla famiglia, agli affetti più cari, al lavoro, allo sport, alla gioventù!!! Obtorto collo, passi per i il risactto della laurea, libera scelta non imposta da nessuno, vale, però, la pena ricordare che nessun cittadino italiano ha mai chiesto volontariamente di servire la Patria, anzi chi ha potuto, chi aveva le giuste conoscenze si è imboscato disertando la chiamata alle armi! Ma quando c’è da far cassa, ormai è prassi consolidata, si va sempre ad attingere dai più “deboli”! Secondo stime attendibili, infatti, sui circa 134 mila lavoratori Inps ritirati nel 2010 in anticipo rispetto all'età prevista per la pensione di vecchiaia (65 anni) grazie alle regole sulle pensioni di anzianità più della metà lo ha fatto grazie al requisito dei 40 anni di contributi. L'età media per l'uscita dei 174 mila pensionati di anzianità (39 mila sono donne), infatti, è stata nel 2010 di 58,3 anni (secondo l'ultima relazione annuale Inps) quindi è presumibile che la gran parte sia uscita grazie ai 40 anni di contributi e senza tenere conto dell'età e non al doppio requisito contributivo e anagrafico (nel 2010 era per i dipendenti 60 anni più 35 di contributi o 59 anni e 36 di contributi). È ipotizzabile che oltre la metà dei pensionati di anzianità (circa 134 mila nel 2010, anno però con un dato boom a fronte del 2009 e 2011) abbia cominciato a lavorare molto presto utilizzando per arrivare ai 40 anni anche l'anno di servizio militare. Per circa 80 mila persone quindi si potrebbe prospettare un rinvio dell'uscita dal lavoro con la necessità di calcolare solo gli anni effettivi di servizio escludendo l'anno riservato al servizio militare prestato durante il lavoro. Anno questo (come d'altra parte quelli di università eventualmente riscattati) che sarà però considerato sul fronte contributivo quando si tratterà di calcolare l'importo della pensione. Il risparmio per le casse dello Stato a regime potrebbe superare il miliardo. Se infatti si considera una pensione di anzianità media di poco meno di 20 mila euro l'anno per circa 80 mila lavoratori bloccati per un anno, il risparmio che si potrebbe ottenere con l'esclusione del servizio militare nel calcolo degli anni di servizio necessari alla pensione di anzianità con 40 anni di contributi potrebbe arrivare a regime, intorno al 2014 a 1-1,5 miliardi. Insomma i conti tornano e ogni accordo politico è possibile quando si tratta di farlo sulla nostra pelle!