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I FORCONI DI RE UMBERTO A ROMA NON PUNGONO MAI

 Oggi Camera e Senato, in una sorta di assurda partita doppia sulla legalità, affrontano la questione Papa e Tedesco. “Voteremo sì ma lasciamo libertà di coscienza”. Questo è quanto ha deciso di non decidere la Lega su Papa, un fulgido e adamantino esempio di bizantinismo, degno della peggiore Dc. Come finirà? C’è chi dice due a zero per la Casta. Probabile. Probabile, anzi sicuro, il voto segreto dietro il quale la Casta si nasconderà e autocelebrerà in una sorta di auto-perpetuazione e conservazione di se stessa e dei suoi privilegi. In questa vicenda, si staglia in tutta la sua arroganza e incongruenza, il comportamento della Lega che in Padania sventola i cappi e a Roma salva gli accusati di gravi reati. Le Lega, in Padania, invoca i forconi, la secessione ma alla fine della fiera protegge la Casta. E’ già accaduto. Siamo di fronte ad un terribile dejavue. Nel 1993, Montecitorio fu chiamata ad esprimersi sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi. Nel segreto dell’urna, Bossi votò contro. Il trucchetto è nel voto segreto e Bossi lo sa bene. Nel 1993, salvò Craxi, poi prese un treno per la Padania dove andò a sventolare i cappi contro Roma ladrona. La Lega fustigatrice dei costumi corrotti, il baluardo della legalità, ormai è un pallido ricordo. Italia dei Valori voterà sì sul caso Papa. Chiederemo a tutto il Parlamento un sussulto di dignità. L’impunità non è solo uno dei privilegi più odiosi ed intollerabili ma umilia il Parlamento, il suo ruolo e quel senso di legalità che non può e non deve in nessun modo venir meno nelle istituzioni del Paese. Siamo già messi male. Berlusconi di nuovo indagato, stavolta per abuso d’ufficio per le indebite pressioni su Annozero. La manovra non ha convinto i mercato e la borsa crolla. Siamo allo sbando, senza un governo e una maggioranza. Non possiamo aspettare un minuto di più. Bisogna andare a votare e ogni partito si deve impegnare formalmente a non candidare condannati e a non dare incarichi di governo a persone sotto processo.

BETTINO CRAXI ERA UN POLITICO, UN CONDANNATO E UN LATITANTE

 Bettino Craxi e Silvio BerlusconiBettino Craxi e Silvio Berlusconi   E così la politica, quella con il vizietto di autoassolversi e dalla memoria corta, ci riprova. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, in occasione del decennale della scomparsa di Craxi che ricorrerà il prossimo 19 gennaio, propone di intitolare a Bettino qualcosa: una strada, una piazza o un parco, quello che sia, l’importante è riabilitare ed uscire da anni che definire “squallidi”, secondo il Paolo Pillitteri, sindaco di Milano alla vigilia dello scoppio di Tangentopoli e cognato del leader socialista, inquisito anche lui, è dir poco.Punti di vista. Ovviamente, per noi lo squallore è una politica che, per anni, ha rubato e truffato i cittadini. Per questo, l’idea di intitolare a Bettino Craxi una strada, una piazza o un parco è fuori dalla nostra concezione etica della politica e delle vita sociale e civile. Perché per noi, per Italia dei Valori, c’è un limite invalicabile tra onestà e criminalità e quando un politico commette crimini la sua immagine si infanga per sempre. Non c’è una via di mezzo e la politica dovrebbe rendersene conto una volta per tutte. Un politico corrotto è solo un corrotto, non può essere scisso in due, per dimostrare che è stato anche uno statista. Un chirurgo, per quanto bravo, se fa esperimenti su cavie umane, non è un bravo chirurgo è un assassino e basta. Anzi, forse è il peggiore dei chirurghi.E’ questo che alla politica proprio non va giù. Ed è per questo che a Di Pietro e a Italia dei Valori certa politica non perdona il fatto che ama ricordare ad essa quanto sia sporca. Bettino Craxi non merita l’intestazione di nulla perché non era un esiliato ma un latitante, una persona condannata per corruzione e illecito finanziamento ai partiti, responsabile di tanti debiti nelle casse dello Stato nella prima Repubblica. Ha ragione Antonio Di Pietro quando dice che c’è una distorsione della realtà e che se targa ha da essere allora ci si scriva sopra “Bettino Craxi, politico, condannato, latitante”, perché questa è la verità che una stagione, quella di Tangentopoli, ha consegnato alla storia.Italia dei Valori ritiene offensivo, indecoroso intitolare una via, una piazza o un parco o qualunque altra cosa ad un latitante. Nulla contro l’uomo. E’ rivoltante la strumentalizzazione che molti nella maggioranza stanno mettendo in atto in queste ultime ore. Ma nessuno sconto quando c’è il gioco la  verità.