Taggati con: Antonio Di Pietro
ECCO PERCHE' SERVE UN CONGRESSO
Pubblico il colloquio-intervista pubblicato su Il Fatto quotidiano di oggi.
Quando un soffitto sta per crollare, c’è sempre una pietruzza che aziona l’allarme: “Ne avverto due di pietruzze: il pessimo voto in Sicilia e la puntata di Report. Chiedo un congresso straordinario per rinnovare e non morire”, sospira Massimo Donadi, capogruppo Idv a Montecitorio, mentre smette anche di controllare lo scrutinio in diretta.
Il partito galleggia intorno al 3,5 per cento, trascinandosi Sel (3%) per un misero 6% a sostegno di Giovanna Marano, la sindacalista subentrata a Claudio Fava. I numeri, più che spaventare, mostrano il crollo: “Che segnali aspettiamo? O siamo virtuosi e dismettiamo il modello ‘uomo solo al comando’ oppure saremo travolti e puniti”.
Il collega al Senato, Felice Belisario, è ancora più netto: “Occorrono cambiamenti definitivi. Azzeriamo tutto. Il congresso non basta”. Il mantra di Donadi è semplice, e avvolge tante cose insieme: “Di Pietro deve spiegare e mollare il controllo assoluto. Non deve farsi da parte, ma neppure accentrare ogni decisione”. Cosa, onorevole?. “La gestione dei rimborsi elettorali, le domande ricevute da Report (I soldi di una donazione usata per immobili. I bilanci firmati da pochi, ndr). Sia chiaro: mi fido di lui, sarà convincente, ma basta perdere tempo”. Le conseguenze di un silenzio, poi, non le vuole nemmeno elencare: “Sbaglia chi attacca l’informazione pubblica indipendente".
Noi siamo con i giornalisti liberi e imparziali, sempre, non quando ci conviene. Il servizio di Report avrà riversato tanti nostri voti a Beppe Grillo...”. L’ex pm, in serata, risponde pubblicando varie sentenze a suo favore sul sito personale e minaccia querele (non alla Gabanelli, ma agli intervistati): “Proverò la mia correttezza, ecco le prime carte”.
Di Pietro ha cercato varie volte, e varie volte a vuoto, un contatto con il Movimento 5 Stelle. Qui la faccenda si fa politica, se non proprio politichese. L’ex consigliere comunale di Venezia, assistente universitario di diritto privato, è un uomo di linguaggio e posizioni miti: “Io non l’ho capito perché ci siamo allontanati dal Pd. Il centrosinistra è la nostra dimensione. Abbiamo imparato la lezione. E pure che Grillo non ci appartiene e sarà l’ennesima ed enorme delusione italiana. Poi comprendo gli italiani che lo votano, e anche chi lo preferisce dopo Report”. Un tratto, però, nota Donadi, unisce l’Idv e il M5S: “Sono movimenti fondati e coordinati da un leader. Il modello è defunto. E Berlusconi lo testimonia”. Il capogruppo non ha mai indossato l’elmetto contro il governo di Mario Monti, non s’è mai avvicinato a Grillo e non s’è mai stupito delle frecciatine di Pier Luigi Bersani. Conta i mesi che trascorre a inseguire Di Pietro: “Da giugno… non è un colpo di testa che ora, io, sia qui a invocare un congresso”.
Pausa. Donadi s’immagina carichi pieni di Scilipoti, Maruccio, Razzi: “La nostra storia dimostra che la lealtà non è un criterio per selezionare la classe dirigente. Abbiamo sbagliato, possiamo ricevere il perdono. Guai a perseverare...”. Ok, non pronuncia la parola “rottamare”, ormai archiviata persino dal legittimo proprietario, Matteo Renzi. Va oltre: “Facciamo le primarie interne? Benissimo. Premiamo il merito? Ancora meglio. Non restiamo fermi, non più: per favore”. E non dimentica la linea politica, che ancora si definisce così nonostante i matrimoni spuri e le coalizioni miste: “Il centrosinistra, veniamo da lì”. Donadi vuole stringere il momento con le mani, accatastare le cose cattive per ricavarne cose buone: “Report è un’occasione per Di Pietro, la Sicilia è un’occasione per il partito, il voto politico è un’occasione per tutti”. Ripete “occasione” con insistenza. Non si rassegna. Non adesso: “Sono ottimista”. E anche questa è un’occasione.



DI PIETRO PRESIDENTE. ECCO PERCHE' SI'
Antonio Di Pietro
Ieri sera su IlFattoQuotidiano.it ha preso il via un sondaggio che indica sei personaggi, compreso Antonio Di Pietro, tra i quali votare il più idoneo a sostituire Silvio Berlusconi, il cui governo volge al termine. Ciascun personaggio, oltre che da una foto, è accompagnato da due brevi note: “Perché Sì” e “Perché No” sarebbe adatto a sostituire il Presidente del Consiglio in carica. Sui due "Perché" che riguardano Antonio Di Pietro non sono d'accordo, anzi direi che proprio non c’azzeccano. A legger bene il "Perché Sì", poi, mi pare di trovarmi di fronte ad uno di quei vecchi stereotipi, sul modello che gli italiani sono tutti “pizza e mandolino”. Credo alla buona fede del giornalista del Fatto, testata che apprezzo. Ma vorrei utilizzare il blog per provare a riscrivere in un modo che mi pare più realistico le ragioni del si e quelle del no all’ipotesi di Di Pietro candidato premier alternativo a Berlusconi.
Perché Sì: Perché difende senza eccezioni o ambiguità il principio del rispetto delle regole in un paese che di assenza di legalità sta morendo. Rispetto delle regole che, assieme alla libertà individuale, sono i due pilastri sui quali tutte le grandi democrazie occidentali si fondano. E perché, grazie a Di Pietro, Italia dei Valori oggi è l’unico partito che ha un progetto coerente di rilancio del lavoro e dell’economia italiana. Un progetto presentato in occasione della nostra contromanovra alla finanziaria di Tremonti e che tutti i partiti del centrosinistra ci hanno scopiazzato (pardon …. hanno ripreso. Peccato che gli unici che non se ne sono accorti sono i media, Il Fatto compreso).
Perché No: Perché se diventasse Presidente del Consiglio realizzerebbe per davvero le cose che dice di volere, senza guardare in faccia i potenti, i grandi salotti economici e finanziari, le mille caste d’Italia, le lobby di potere. E l'Italia, si sa, è allergica alle rivoluzioni, anche se pacifiche e, dal Gattopardo in poi, è un paese dove tutto cambia perché tutto possa restare uguale.
VOTA IL SONDAGGIO



UNA GRANDE SFIDA DAVANTI A NOI



CENTO PASSI PER L'ALTERNATIVA DI GOVERNO
La colonna sonora de 'I cento passi' come stacco musicale, e la platea dei delegati con le mani in alto "per mostrare a tutti che sono pulite". E' in questa cornice che Antonio Di Pietro ha preso posto sul podio per la relazione al primo congresso di Italia dei Valori.
"Dai, dai, al lavoro che c'abbiamo da fare. Dobbiamo ripulire la piazza per far tornare la democrazia". Sono queste le parole con le quali il presidente è salito sul palco.
LE ALLEANZE SONO FONDAMENTALI
"Non voglio invecchiare facendo opposizione a Berlusconi, aspettando che vada in pensione. Abbiamo dimostrato che sappiamo fare opposizione ma, come dice il mio amico Bersani, di opposizione si muore. È il momento dell'alternativa"... Io voglio sconfiggere la politica di Berlusconi. La sua persona l'affido ai magistrati...
... Non vogliamo fregare il vicino di casa ma fare si' che gli elettori capiscano che il nostro condominio e' meglio dell'altro". Dobbiamo evitare l'isolamento, perchè "da soli non si fanno figli"...
Dobbiamo "buttare a mare il governo Berlusconi" politicamente ma per farlo "abbiamo il dovere di trovare un punto d'incontro, tra il nostro programma e quello degli altri"... "Non ci collochiamo ne' a destra ne' a sinistra, vogliamo superare la barriere ideologiche", "e se sono comunisti perche' si preoccupano degli ultimi, allora anche Gesu' era comunista. Allora anche il Papa e' comunista...".
PRONTI PER ESSERE ALTERNATIVA
"In Campania e questo vale per tutte le altre regioni, se l'Idv va da sola fa una bella figura ma consegna tutte le 13 regioni a Berlusconi, questa e' la verita'". "Se vuoi essere forza del 2% che urla nelle piazze va bene come stiamo, ma il nostro zoccolo duro e' transitorio, se accettiamo solo il voto di pancia allora dipenderemo solo dal mal di pancia di quel momento... Questo ci vuole se vuoi essere una forza di governo...."
"Passare dalla fase dell'opposizione alla fase dell'alternativa, questo il nostro obiettivo per il futuro. Perche' oggi? Perche' oggi abbiamo la forza per farlo, riteniamo di essere in gradi di costruire questa alternativa. Ma da soli non ce la possiamo fare, dobbiamo cercare un'alleanza per costruire un'alternativa, perche' sennò restiamo a fare opposizione. E io non voglio restare a fare opposizione, perche' si puo' finire a morire di opposizione... La nostra sfida e' l'obiettivo delle elezioni del 2013: riconquistare il governo del Paese per riportarlo in mani democratiche. Dopo il 2013, ci saro' ancora ma il mio obiettivo e' portare la nave dell'Idv, naturalmente insieme ad altri comandanti di altre flotte, in mari democratici"...
"Rafforzare l'Idv, nella consapevolezza pero' che diventare piu' forti, fare 'bella figura' anche, ma senza riuscire a battere il nemico, e' una vittoria che non vale nulla. Peggio e' come 'bere l'olio di ricino'. Per questo bisogna avere ben chiaro che per battere 'politicamente' Berlusconi serve stringere alleanze, non 'serve a nulla dire solo di no, senza alternative'. Magari mettendo dei 'paletti', nelle proprie alleanze, anche con il Pd, consapevoli che il 'paradiso' di una fusione con le forze del centrosinistra e' ancora lontano e che oggi bisogna accontentarsi del 'purgatorio'. Ma forti anche della certezza che l'obiettivo vero, ancora piu' di quello di 'buttare a mare Berlusconi' e' quello delle elezioni politiche del 2013, vincerle per 'riconsegnare il Paese alla democrazia' e sfilarlo dalla politica 'che fa schifo', quella 'xenofoba, razzista e fascista delle destre' mentre la concezione della politica che guida l'alternativa dell'Idv e' quella della 'difesa delle fasce piu' deboli".



CARO PRESIDENTE STAVOLTA DISSENTO
Pubblico il testo della lettera che ho inviato oggi al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
***
Caro Presidente,
rispettosamente, ma totalmente, dissento dal contenuto della lettera da Lei inviata ai familiari dell’on. Craxi.
Innanzitutto, perché constato che le sue parole non stanno servendo affatto ad una serena e più condivisa considerazione della figura di Craxi e di quel periodo della storia repubblicana ma, semplicemente, stanno dando un’insperata forza a quelle mille interessate voci che tentano oggi, unilateralmente e strumentalmente, di riscrivere la storia “a senso unico”.
Come si può immaginare, Signor Presidente, di giungere ad una memoria condivisa fino a quando a definire i contorni di questa memoria sono, Lei compreso, i protagonisti politici di quel tempo, protagonisti ancora oggi, e in tanti, della vita politica?
La serenità di una visione condivisa non potrà nascere altrimenti che dall’analisi distaccata di chi quegli anni non li ha vissuti in prima persona. Lasciamo, quindi, alla storia questo compito. Per questo, la mia sensazione, leggendo la Sua lettera è che, forse non intenzionalmente, in Lei per un giorno sia prevalsa la memoria di chi di quei giorni è stato autorevole testimone, piuttosto che il giusto distacco necessario per raggiungere il pur nobile obiettivo che Lei si è proposto.
Non si spiega, altrimenti, come del Craxi politico e uomo di governo Lei possa ricordare soltanto le innegabili positive intuizioni, dimenticando totalmente ed incomprensibilmente, di ricordarne anche il ruolo di assoluta primaria grandezza nel consentire e realizzare quel “sacco” della ricchezza pubblica che, in quindici anni, portò il debito pubblico dal 60 al 120%, togliendo a due generazioni future di italiani la speranza di un futuro migliore.
Un vero e proprio assalto alla diligenza, con il quale una classe politica già screditata e compromessa cercò di mantenere il consenso spendendo soldi che non c’erano. In quegli anni scellerati si mandarono in pensione quarantenni, si aumentò di un milione il numero dei dipendenti nelle pubbliche amministrazioni, si diede vita ad un sistema assistenziale di matrice clientelare e di illegalità diffusa che misero il paese in ginocchio. Caro Presidente, Le chiedo, come si può tacere tutto questo?
Non ho condiviso, Signor Presidente, nemmeno la parte nella quale Lei, oggettivamente, ribadisce il fatto che non si possono cancellare le responsabilità penali ma, ciò nondimeno lascia intendere, con le Sue parole, che anche quelle furono frutto di un clima che portò a far pagare a Craxi un prezzo più alto che a chiunque altro e La spinge ad evocare possibili ingiustizie, nei limiti in cui gli fu negato “un processo equo”, come stabilirebbe una sentenza della Corte di Giustizia Europea.
No, Signor Presidente, la mia memoria dei fatti, e quella di milioni di italiani che ieri non si sono ritrovati nelle sue parole, è diversa.
Craxi pagò oggettivamente più degli altri grandi leader di partito, ma solo perché soltanto Craxi risultò inequivocabilmente aver fatto ampio uso personale dei proventi di reati, compiendo quindi atti di corruzione e non semplice finanziamento illecito.
Quanto all’allora sentenza della Corte di Giustizia Europea questa si limitò a giudicare negativamente non il processo a Craxi ma una norma del diritto italiano. Norma che si applicò a tutti gli italiani imputati in processi penali, fino alla sua riforma.
Anche da questo punto di vista mi pare quindi che si rischi, ancora una volta, di avallare l’idea che la giustizia che vale per i cittadini comuni non debba essere la stessa che vale per i potenti.
Credo, Signor Presidente, che sia una china davvero pericolosa.
Conclusivamente, Signor Presidente, Le voglio dire che da Lei mi sarebbe piaciuto sentire un discorso diverso, che potesse contribuire a riedificare moralmente questa martoriata Repubblica. Un discorso che dicesse con chiarezza, una volta per tutte, che il politico, tanto più se uomo di governo, presta un giuramento solenne verso il popolo che rappresenta. Un giuramento di onestà, di trasparenza e di lealtà. E che quando vìola, così gravemente e durevolmente, questo giuramento, come fece Craxi, tradisce il suo Paese ed il suo popolo e niente, nemmeno il tempo, lo può riscattare.
Purtroppo, per la riedificazione morale del nostro paese, dovremo aspettare ancora a lungo.
Con rispetto,
Massimo Donadi



IL PARTITO DELLA COSTITUZIONE NON E' LA VIA GIUSTA




BETTINO CRAXI ERA UN POLITICO, UN CONDANNATO E UN LATITANTE




SIAMO DAVVERO ALLA RIVOLTA DELLA BASE?




LA CASTA SALVA IL MINISTRO




5 DICEMBRE IN PIAZZA: SERVE UNITA'
Vasto 2009
DOVEROSA CORREZIONE
Non c'è dubbio alcuno che la manifestazione sia nata dalla rete, grazie all'impegno e alla dedizione di alcuni blogger che hanno avviato un gruppo - al quale io stesso ho aderito - che conta oggi più di 100.000 iscritti. IDV si è soltanto aggiunta a questa iniziativa e non ha alcuna intenzione di metterci il cappello sopra. Tantomeno possiamo decidere se la manifestazione si debba tenere o meno.
Detto questo nel mio post mi ponevo la domanda se è opportuno che IDV sia presente (con le proprie bandiere) dato che alla manifestazione non ci saranno tutti i partiti di opposizione e c'è il rischio di dare un segnale di un'opposizione ancora una volta divisa. Ovviamente in quel caso si dovrebbe partecipare senza simboli di partito, ognuno a titolo individuale.
Mi dispiace davvero se la mia riflessione ha ingenerato un simile equivoco. In ogni caso, sbagliare è umano, correggere è doveroso
Oggi è stata presentata da Di Pietro e Ferrero la manifestazione nazionale del 5 dicembre per denunciare il grande inganno di questa maggioranza e chiedere le dimissioni di Berlusconi. Alla manifestazione, oltre a Idv e Prc, ha garantito il suo entusiastico appoggio anche il Pdci di Diliberto. Il Pd, invece, attraverso Penati, coordinatore della mozione Bersani, ha fatto sapere che “quando ci saranno una piattaforma e contenuti comuni sulle questioni democratiche e sociali aperte nel paese e sulla prospettiva dell'alternativa, sarà il momento giusto per decidere tutti insieme forme di iniziative e mobilitazione”. Su questa questione mi sono permesso di sollecitare una riflessione all’interno di Italia dei Valori. E’ sbagliato dare al Pd il pretesto di poter dire ‘non veniamo perché l’avete organizzata senza consultare nessuno’. Dobbiamo agire con più ‘furbizia politica’ per ‘stanare’ le altre opposizioni e verificare le loro reali intenzioni.
E’ ormai evidente, nonostante il cumulo di bugie dette, che questo governo ha tradito gli impegni presi con i cittadini ed è altrettanto evidente che è incapace di affrontare la crisi economica. La conferma della sentenza di condanna per David Mills dimostra l’assoluta perdita di credibilità, anche internazionale, del presidente del Consiglio. Per questi motivi una manifestazione come quella del 5 dicembre è doverosa e sacrosanta, ma l’elezione di Bersani a segretario del Pd apre una nuova fase politica da cui non si può prescindere. Questo impone una riflessione all’Italia dei Valori: se privilegiare iniziative importanti ma parziali oppure iniziare da subito a ricercare momenti di unione di tutto il centrosinistra. Italia dei Valori ha la carte in regola anche per farsi promotrice di un incontro di tutte le forze del centrosinistra e lì verificare se vi è una comune disponibilità ad organizzare una grande manifestazione popolare per denunciare la deriva di questo governo, anche a costo di accantonare temporaneamente, la manifestazione del 5 dicembre. Da questo momento in poi, per dare la spallata vera e definitiva a Berlusconi, serve l’unione di tutte le opposizioni. Condurre una battaglia politica giusta senza avere, però, la capacità di coinvolgere tutti, diminuisce anche la nostra forza. Cosa ne pensate?



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