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SE IL FANGO ARRIVA AL CSM

Matteo BrigandìMatteo BrigandìLa macchina del fango si infiltra dappertutto, addirittura nel Csm, il consiglio superiore della magistratura. Il consigliere laico della Lega Matteo Brigandì è indagato per abuso d’ufficio. Sarebbe stato lui a passare al Giornale un dossier riservato su Ilda Boccassini. Una storia del 1982 conclusasi con l’assoluzione del magistrato che oggi indaga sullo scandalo Ruby. Metodo Boffo, metodo Mesiano, chiamatelo un po’ come vi pare, ma la sostanza non cambia: killeraggio mediatico contro gli avversari. Politici e non. La ‘colpa’ della Boccassini sarebbe stata quella di aver avuto rapporti con un giornalista di Lotta Continua. Il teorema del Giornale (di famiglia) è chiaro: la Boccassini, che ‘flirtava’ con un giornalista di Lotta Continua, è evidentemente un magistrato politicizzato, che non può giudicare il presidente del Consiglio. Siamo alla barbarie istituzionale, giornalistica ed umana. Di fronte abbiamo gente senza scrupoli che non si ferma neanche davanti alle alte istituzioni del Paese. Infanga per salvare se stessa, come nei regimi. Se fossero provate le accuse nei confronti di Brigandì, sarebbe un fatto gravissimo, senza precedenti. Abbiamo scritto una lettera al Capo dello Stato, che del Csm è presidente ed abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia. Se fosse un uomo delle istituzioni, Brigandì dovrebbe dimettersi ora. Ma non lo farà, perché lui nel Csm ha il compito di ‘guastatore’. E lo si sapeva da molto prima della sua elezione. Le sue uscite sulla giustizia sono sempre state in linea con il pensiero e gli interessi di Berlusconi. Non ha mai perso occasione per difendere leggi indegne, come quelle sulle intercettazioni e sul legittimo impedimento o per attaccare i giudici ed anche il Consiglio in cui oggi siede. Queste, ad esempio, sono parole sue: “Senza legittimo impedimento oggi il presidente del Consiglio non sarebbe potuto intervenire alla conferenza stampa congiunta con il presidente dell’Autorita’ nazionale palestinese, Abu Mazen. Nel nostro Paese sembra ormai palese che vi sia una giustizia ‘contra personam’ piu’ che ‘ad personam’ come qualcuno vorrebbe far credere”. Anche queste: “Il Csm e l'Anm ancora una volta stanno occupando e invadendo spazi che non gli spettano. Purtroppo la magistratura oggi si pone non come ordine, come stabilito dalla Costituzione, ma come potere sovraordinato”. Niente male per uno che ora sta nel Csm. Davvero niente male. Questo spinge ad una riflessione: il problema a monte non è la diffusione di dossier riservati alla stampa amica, ma proprio la sua presenza nel Csm. Il berlusconismo, che ha come corollario il disprezzo per le istituzioni democratiche, ha avvelenato ogni settore della vita pubblica, mettendo a rischio gli equilibri istituzionali. In altri tempi non sarebbe stata possibile l’elezione di un Brigandì in un ruolo così delicato. Le sue, pur necessarie, dimissioni, non bastano, è indispensabile aprire una nuova stagione politica.

FARE IL BERLUSCONI PER NON ANDARE IN GALERA

Ruby - BerlusconiRuby - BerlusconiUna volta si diceva ‘fare lo scemo per non andare alla guerra’. Tra un po’ si dirà ‘fare il Berlusconi per non andare in galera’. C’è dell’incredibile nella linea difensiva del Pdl. Dire che la competenza sull'inchiesta Ruby è del tribunale dei ministri, perché Berlusconi era sinceramente convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak, come lei stessa gli aveva raccontato, significa, né più né meno, far cadere Berlusconi stesso dalla padella nella brace. Un presidente del Consiglio che mette in gioco il suo prestigio, la sua onorabilità, oltre che la reputazione dell’intero paese, forzando le decisioni della questura in quanto abbindolato dalla storiella sconclusionata di una procace ragazzina, che non avrebbe incantato neanche un bambino di cinque anni, non significa altro che affermare che Berlusconi è un povero mentecatto, incapace di discernere tra il vero e le balle più colossali. Talmente sprovveduto e superficiale da non far fare neanche una telefonata all’ambasciata egiziana all’ultimo dei suoi assistenti. Insomma, un comportamento veramente ebete, al punto da apparire altrettanto grave, per quanto riguarda l’adeguatezza a ricoprire incarichi di governo, di quanto ipotizzato dalla procura di Milano. Insomma, peggio la pezza del buco. Per quale motivo la competenza non sarebbe dei pm di Milano, ma del tribunale dei ministri? Quello che Berlusconi deve spiegare ai magistrati non ha nulla a che vedere con le sue funzioni di presidente del Consiglio, se non per l’offesa gravissima che arreca all’onorabilità delle istituzioni. Le accuse dei magistrati come quelle di dare del denaro a una minorenne per ottenere il suo silenzio, manipolare le indagini dopo avere scoperto che la stessa Ruby aveva parlato con i magistrati, facendo costruire una memoria difensiva ai suoi fidi deputati-avvocati dopo la divulgazione delle carte giudiziarie attraverso la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, sono reati che Berlusconi ha commesso proprio dimenticandosi totalmente della sua responsabilità pubblica. Non che ci sia una maniera attraverso la quale Berlusconi possa uscire da questa storia a testa alta, ma, se avesse anche solo un minimo di senso della responsabilità, smetterebbe quanto meno di accanirsi contro la democrazia del sistema e se ne tornerebbe a casa alla svelta, lasciando al Paese la possibilità di recuperare la propria dignità  morale ed un serio percorso politico.