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SVILUPPO, BASTA LA PAROLA

Decreto Sviluppo. Bel titolo, azzeccato. Peccato che di sviluppo questo decreto contenga solo il nome. Particolare trascurabile se non fosse che la crisi economica impone urgentemente misure per la crescita, per il rilancio dell’economia. Certo, siamo di fronte ad un fenomeno globale, ad una crisi che sta investendo pesantemente l’Europa e che non riguarda solo l’Italia.

E’ vero anche che Monti si è trovato ad affrontare una situazione difficilissima, compromessa a causa della totale incapacità del governo Berlusconi. Ma è sicuramente vero che anche Monti ha sbagliato e sta sbagliando. Non si può continuare a spremere questo paese come un limone, tartassare le imprese, saccheggiare le tasche dei cittadini, senza lavorare a misure concrete per la crescita. Così si deprime l’economia, oltre al morale dei cittadini.

Qualche mese fa, il governo parlava di una ‘fase 2’, costantemente rinviata a data da destinarsi. Ora il ministro Passera ammette, bontà sua, che non ci sarà alcuna ‘fase 2’. I ‘tecnici’ non sono stati in grado di risollevare il Paese, che ha bisogno, a questo punto, di una maggioranza politica vera. Coesa, con un programma. Si vocifera nei corridoi di palazzo e si trova scritto sui retroscena dei giornali che tirerebbe aria di elezioni anticipate.

Bene, noi lo sosteniamo da tempo che sarebbe stato meglio andare al voto. Ciò che non si comprende, però, è questo: per fare un Monti bis? Lo dicano chiaramente. Noi siamo chiari e non ci stiamo. Non siamo disponibili. E’ singolare, però, che molti illustri sostenitori del governo fino a poco tempo fa sostenessero l’ assoluta necessità della stabilità e la pericolosità di elezioni anticipate.

Tesi che non ci convincevano ieri. Prendiamo atto che molti di loro hanno cambiato idea. Per preparare il terreno a un ‘Monti bis’?

SACE, EUTANASIA INDUSTRIALE ALL’ITALIANA

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Sace, scandalosa Sace, parte quinta. Gli antefatti li conoscete già. Ne ho più volte parlato su questo blog, pubblicando i documenti sugli scandali incommentabili che riguardano questa società non quotata e interamente controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, società, dunque, a capitale interamente pubblico, i cui membri del Cda hanno ben pensato di rimpolpare gli stipendi a se stessi.

Ma non è tutto. Gli scandali continuano. Abbiamo ricevuto nuovi, inoppugnabili documenti che lo testimoniano e che ci hanno spinto ad interrogare, durante il question time di ieri, il ministro Passera. Gli ultimi documenti in nostro possesso attestano che la Fiat ha chiesto e ottenuto dalla Sace la garanzia del 100% dei propri investimenti in Serbia, con un impegno assicurativo di ben 230 milioni di euro per ammodernare e ampliare il suo stabilimento. Ora, mi chiedo, ed abbiamo chiesto ieri al governo, è giusto che esso, invece che attrarre investimenti produttivi dall'estero, faccia ponti d'oro e sostenga, attraverso la Sace, cioè con una società privata ma totalmente in mano al ministero dell'Economia, l'esportazione e la delocalizzazione delle nostre fabbriche all'estero?

Di fatto, grazie a questa operazione, abbiamo assistito alla chiusura di Termini Imerese e al trasferimento del segmento compact della gamma Fiat di Mirafiori, attività delocalizzata nei Balcani. Quanti casi ancora di eutanasia industriale all'italiana dobbiamo ancora attenderci?

Che i soldi della Sace, cioè i soldi pubblici, come sostiene il ministro Passera, siano destinati alla Fiat per operazioni di investimento all'estero attraverso la Bei, non cambia la sostanza delle cose: è come fare il gioco delle tre carte. L'Italia ha interesse a iniziative del governo tese a mantenere e radicare in Italia le nostre fabbriche piuttosto che ad incentivarne, direttamente o indirettamente, l'esportazione.

Ed allora, come abbiamo detto in aula al ministro Passera, visto che al governo piacciono i titoli ad effetto, dopo il decreto Salva-Italia, Cresci-Italia e Semplifica-Italia, ci attendiamo da subito un'inversione di queste politiche che non portino al suicidio il nostro sistema produttivo. Faccia subito un decreto "Produci in Italia". Il titolo è ad effetto e l’economia del Paese potrà trarne vantaggio.

FESSERIE DEL GOVERNO SULLE RINNOVABILI

Anche i cosiddetti ‘tecnici’ dicono fesserie. L’ultima è quella del governo sul taglio degli incentivi alle energie rinnovabili. Roba da medioevo ideologico, che nemmeno nei paesi in via di sviluppo prendono in considerazione. Il costo dell’energia in Italia è alto proprio perché il ricorso alle energie rinnovabili è stato molto limitato, perché è mancato un piano energetico nazionale e perché è eccessivo il ricorso ai combustibili fossili, peraltro molto inquinanti.

Il settore delle energie rinnovabili, grazie anche agli incentivi dell’ultimo governo Prodi, è uno dei pochi settori economici italiani in continua crescita. Le rinnovabili creano non solo energia, ma anche nuova e buona occupazione. Ed hanno un impatto sui bilanci dello Stato perché, riducendo le emissioni, riducono anche le multe che l’Italia dovrà pagare in base al Trattato di Kyoto. Pensare allo stop delle rinnovabili è pura follia dal punto di vista politico, economico, energetico ed ambientale.

Siamo rimasti francamente sorpresi dalle parole del ministro Passera, che non può non essere al corrente di queste cose. Persino i grandi produttori mondiali di petrolio, dal Golfo Persico degli emiri al Venezuela di Chavez (quindi non proprio governi illuminati...), stanno investendo sulle fonti sicure, pulite e rinnovabili per superare la dipendenza dal petrolio. E noi cosa si fa? Si torna indietro di un secolo?

Ridurre i costi delle bollette elettriche si può, intervenendo su altre voci, a partire dal Cip 6, che equipara fonti altamente inquinanti, come residui di raffinazione ed inceneritori, alle energie rinnovabili. Le chiamano assimilate e costituiscono una delle più grandi truffe ai danni dei cittadini. Non vogliamo credere che le parole di Passera siano state frutto di pressioni lobbistiche né che rispondano ad interessi ‘altri’ rispetto a quelli dei cittadini e dello Stato. Pensiamo che siano solo parole dal sen fuggite e che si sia trattato di un equivoco. Perché il problema del ricorso alle rinnovabili in Italia è che è ancora troppo limitato.

CI SALVERA’ MA PIU’ INGIUSTA DI COSI’ ERA DIFFICILE

Monti dice che questa è una manovra per salvare l’Italia e non si può negare che molto probabilmente è proprio così. Questa manovra, unita ai provvedimenti che saranno presi da capi stato europei nei prossimi giorni, potrebbe davvero scongiurare per l’Italia quegli scenari da incubo che abbiamo temuto in questi ultimi mesi.

Ma c’è un però. Era davvero difficile immaginare una manovra più ingiusta di questa. Una manovra fatta di tante tasse, troppe, e ancora una volta come sempre che andranno a colpire il ceto medio più tartassato d’Europa.

E’ una manovra che interviene pesantemente sulle pensioni, sulle quali era probabilmente impossibile non intervenire, ma non certo così pesantemente e così indistintamente. A non pagare nulla, ancora una volta, saranno i grandi patrimoni, i grandi e piccoli evasori.

Mentre infatti questa manovra colpisce con la scure il ceto medio e i pensionati, agli evasori fa il solletico con una piuma, chiedendo un ridicolo contributo del 1,5 per cento dei capitali scudati, e non prevedendo nessuna misura degna di rilievo per contrastare l’evasione fiscale.

Su questo ultimo punto voglio essere molto chiaro. Sconfiggere evasione fiscale è possibile basta solo averne la volontà politica. Che questa volontà non l’avesse Berlusconi lo potevamo anche capire ma che non ce l’abbia neanche questo governo lo trovo semplicemente inaccettabile.

Per questa ragione, credo che Italia dei Valori dovrà cercare di cambiare radicalmente questa manovra in Parlamento. La manovra è di 20 miliardi netti e tale dovrà restare. Per questo, tutti i nostri provvedimenti saranno costruiti per lasciarne invariato il saldo. Cercheremo, con i nostri emendamenti, di far pesare di meno questa manovra sulle tasche dei soliti noti e di più su grandi patrimoni ed evasori.

Francamente, e non lo nascondo, questa manovra delude. Bastava il mio ragioniere e non i migliori cervelli d’Italia a scriverla così. Deve essere chiaro: un’altra manovra è possibile, una manovra dove non siano sempre gli stessi a pagare. Noi presenteremo i nostri emendamenti e, se anche le altre forze che si ispirano a principi di equità sociale e solidarietà si impegneranno e si batteranno in Parlamento, la manovra potrà cambiare. Perché, governo tecnico o no, il Parlamento è sovrano.