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Anticorruzione o amnistia mascherata?

L’Anticorruzione è legge. Con 480 sì, 19 no e 25 astenuti, il provvedimento per rendere l’anticorruzione un manifesto elettorale è stato approvato. Nessuno come noi si è battuto in questa legislatura per approvare norme più severe contro il dilagare della corruzione, che ogni anno costa all’Italia 60 - sì 60! - miliardi di euro secondo la Corte dei Conti.

Avremmo voluto che il Parlamento affrontasse in maniera davvero efficace una piaga sociale, economica e politica come questa. Avremmo voluto votare una legge che sentivamo nostra, invece ci hanno propinato un testo ipocrita, che serve solo ai partiti per tentare di placare l’opinione pubblica ed è del tutto insufficiente contrastare l'illegalità e il malaffare nella pubblica amministrazione, anzi peggio.

Questo è un testo che contiene norme che indeboliscono quel baluardo giuridico che avevamo. Avremmo voluto un provvedimento molto più severo. Abbiamo chiesto al governo, con fiducia in questo caso, di rimpolpare il disegno di legge con norme veramente efficaci, quelle che ci chiedeva l’Europa. E che da domani continuerà a chiederci: l'auto-riciclaggio, l’eliminazione della prescrizione - voluta come legge ad personam che tanti guasti ha fatto -, il falso in bilancio e il voto di scambio. Solo per fare degli esempi.

Il tempo per rendere efficace questo provvedimento gracile c'era. C'era la necessità di dare un segnale stringente, efficace nella lotta alla corruzione. Ma così non è stato. Anzi, ne è uscita fuori quasi un’amnistia mascherata perché, cancellando la concussione per induzione, farà saltare un sacco di processi. Non era così che doveva andare. Il governo ha perso un’occasione e ha dato all’Italia una pessima legge.

FANNO SCHIFO!

La giustizia ai tempi di BerlusconiLa giustizia ai tempi di BerlusconiCome serpi che strisciano, mentre il mondo e gli italiani guardano con preoccupazione a quanto accade in Libia (guarda il video) e ne sono giustamente monopolizzati, la maggioranza su ordine del presidente del Consiglio marcia a tappe forzate verso l’assoluzione del premier. Facce di bronzo, spudorati senza vergogna, un Parlamento che lavora sodo solo per bloccare i processi del presidente del Consiglio. E’ quanto accaduto ieri in commissione giustizia della Camera che ha espresso il primo si al processo breve, dimezzando i tempi per la prescrizione per corruzione.  L’inventore del trucchetto contabile pro Berlusconi, l’avvocato di famiglia Mauro Paniz, ha anche la faccia tosta di dire che questa non è una legge ad uso e consumo del premier e Ruby è la nipote di Mubarak, vero quanto il fatto che io sia il discendente diretto del faraone d’Egitto Ramses II. Sarà una pura coincidenza, allora, che il processo Mills, che doveva morire di prescrizione a febbraio del prossimo anno, morirà a giugno di quest’anno e che quello Mediaset, finirà su un binario morto con sei mesi di anticipo, ovvero a dicembre 2013. Ci vuole davvero una gran bella faccia tosta a dire che i processi di Berlusconi non c’entrano niente e che la priorità del governo è accelerare i tempi della giustizia per il bene dei cittadini. Con questo trucchetto, un mezzo per impedire che la giustizia faccia il suo corso nei confronti del presidente del Consiglio, cadranno il 90 per cento dei processi per corruzione. Già oggi in Cassazione ne cade l’80 per cento. Se ne fregano anche dell’ultima convenzione Onu, sottoscritta tra l’altro dal nostro paese, che si è impegnata ad allungare i tempi per la prescrizione per corruzione. Andiamo come i salmoni, controcorrente, e avremo una giustizia sempre meno giusta e sempre più benevola con corrotti e corruttori, tutto per salvare la bella faccia di Berlusconi. Ecco come il governo che, solo un mese fa, per bocca di Alfano annunciava di voler dialogare con tutti in materia di riforme, la traduce nei fatti: leggi ad personam che, come clave impietose, faranno la giustizia a pezzi, elevando l’illegalità e l’impunità a sistema. Oggi, in giunta, andrà in scena un altro vergognoso tentativo di sputtanare questa povera Italia. La maggioranza, su ordine del presidente del Consiglio, tenterà di far passare la telefonata di Ruby come un semplice reato ministeriale. Ecco la democrazia ai tempi di Berlusconi: un Parlamento usato come uno smacchiatore per cancellare i peccati di lussuria e di avidità del premier.