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HANNO UCCISO L'ART. 3 DELLA COSTITUZIONE

Idv in aula dopo l'approvazione del processo breveIdv in aula dopo l'approvazione del processo breveClinica Santa Rita: nessuna giustizia. Processo Cirio: nessuna giustizia. Caso Tarantini: nessuna giustizia. Fincantieri Palermo; nessuna giustizia. Processo Eternit: nessuna giustizia. Ilva di Taranto: nessuna giustizia.  rogo Thyssenkrupp: nessuna giustizia. Crollo casa dello studente: nessuna giustizia. Strage di Viareggio: nessuna giustizia. Questi sono alcuni degli effetti del processo breve, solo per rimanere ai processi più importanti. Ma altre migliaia di vittime e di familiari non avranno giustizia. E il ministro Alfano ha il coraggio di affermare che il processo breve influirà solo sullo 0,2 per cento dei processi. Ci vuole coraggio, pelo sullo stomaco per affermare certe cose. Però ci sono anche vantaggi, infatti Berlusconi ha annunciato che sarà proprio Alfano il suo successore nel 2013. Bella carriera Angelino, complimenti. L’obbedienza cieca è apprezzata dalle parti di Palazzo Chigi. E pure altre cose, ma non voglio scadere nella volgarità dei bunga bunga. Ieri la Camera dei Deputati ha commesso un delitto giuridico: ha assassinato l’Art. 3 della Costituzione. Quello che dice: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E poi continua: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Non tutti i cittadini sono più uguali davanti alla legge, perché uno è più uguale degli altri e la farà franca al processo Mediatrade. E la Repubblica ha rimosso non gli ostacoli alla partecipazione, ma il principio di legalità politica. Ieri si è scritta una pagina nera, scura per la nostra democrazia e per la nostra storia parlamentare. Una maggioranza raffazzonata e prezzolata ha approvato una vergognosa norma ad personam. Ancora non è legge, perché deve essere approvata anche al Senato e la nostra battaglia continua. In Aula e nelle piazze, nelle città e nei comuni di tutta Italia. Anche per ricordare che il 12 giugno si vota per i referendum, compreso quello per abrogare il legittimo impedimento. Andiamo a votare, mandiamolo a casa

E’ AMNISTIA, IN NOME DI SILVIO!

 

Questo è l’elenco dei processi a rischio con la prescrizione breve, la vergognosa amnistia in nome del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Ieri, nell’Aula di Montecitorio, Italia dei Valori ha sbattuto in faccia al ministro della Giustizia Angelino Alfano la lista degli orrori di cui saranno responsabili, complice la Lega.

L’AQUILA, NOI NON RIDEVAMO

Il 6 aprile 2009 alle ore 3:32, questa è l'ora del terremoto che due anni fa ha distrutto L'Aquila, 309 le vittime, ingenti i danni in tutta l'area. Con il sisma la Casa dello Studente si è spaccato in due tronconi ed un'intera ala è crollata sugli studenti che si trovavano nelle loro stanze e che non sono riusciti a fuggire in tempo. Il crollo della Casa dello Studente rimarrà uno dei simboli di questa tragedia che ha colpito l'Abruzzo. Ragazzi che da diverse parti dell'Italia si erano trasferiti a L'Aquila per inseguire il loro sogno, per studiare e cercare di costruirsi un futuro. I capi di imputazione per gli indagati sono omicidio colposo e disastro colposo reati puniti dal Codice con una pena fino a 10 anni.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

STRAGE DI VIAREGGIO

Nella notte del 29 giugno 2009, la città di Viareggio è colpita da un gravissimo disastro ferroviario. Alla fine si contano ben 33 vittime innocenti. Nell'inchiesta sono 38 gli indagati: incendio e disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose plurime. Solo per alcuni, vengono altresì ipotizzate una serie di violazioni al Testo unico in materia di tutela della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro, in particolare per la mancata valutazione dei rischi connessi al trasporto di una sostanza pericolosa come il Gpl.

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LA CLINICA DEGLI ORRORI

 Tra il 2005 e il 2008, a Milano, presso la Clinica Santa Rita, venivano effettuati interventi abnormi e invasivi su pazienti eseguiti ‘in totale disprezzo delle condizioni di fragilita” del malato. Le accuse sono di truffa, falso ideologico, falsificazione delle cartelle cliniche e sopratutto, una serie di interventi inutili o dannosi che hanno provocato lesioni gravi o gravissime per circa novanta persone, oltre alla morte di cinque pazienti. Infatti, tra le accuse mosse agli indagati (in tutto, non meno di diciotto), figura anche l'omicidio volontario aggravato da crudeltà.

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IL ROGO DELLA THYSSEN KRUPP

A Torino il 6 dicembre 2007 scoppia un incendio nello stabilimento della Thyssen Krupp. Muoiono sette operai. Gli imputati sono sei: omicidio volontario. Le richieste finali del pm Raffaele Guariniello, al termine di una maxi-requisitoria durata una decina di udienze al processo, sono di sei condanne. Omicidio volontario per il dirigente, imputati di omicidio colposo e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche, per gli altri cinque dirigenti.

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IL CASO TARANTINI

A Bari, dal maggio 2009, Ginapaolo Tarantini ed altre 78 persone sono imputate per corruzione, favoreggiamento della prostituzione, spaccio di sostanza stupefacenti e falso nell’ambito dell’inchiesta sugli scandali della sanità pugliese.

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FINCANTIERI

A Palermo, 15 febbraio 2010 muoiono 40 operai. 11 ex rappresentanti legali di Fincantieri e di una serie di imprese dell’indotto sono accusati di omicidio colposo e di lesioni  colpose gravissime. A Palermo, le morti da amianto è giunto a conclusione il 25 febbraio anche un altro processo, anche in questo caso a carico degli ex rappresentanti legali di Fincantieri,  e il  giudice monocratico della prima sezione del Tribunale  per le accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni gravi colpose ha condannato Luciano Lemetti, condannato a 7 anni e mezzo, Giuseppe Cortesi, a 6 anni, e Antonino Cipponeri, tre anni.

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ETERNIT

Dal 1907 al 1986 a Casale Monferrato ha operato la multinazionale Eternit, specializzata nella produzione di prodotti in cemento amianto per l'edilizia. Il male d’amianto ha colpito migliaia di persone a Casale, a Cavagnolo, a Rubiera, a Bagnolo, tutti stabilimenti della società Eternit. Gli indagati sono accusati dalla procura di Torino di disastro doloso permanente ed omissione dolosa di misure anti infortunistiche.

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ILVA DI TARANTO

Il 9 settembre 2005 nello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, ha perso la vita Gianluigi Di Leo, 25enne operaio di Mottola, schiacciato e ucciso da una trave, subito dopo che aveva terminato il proprio turno e si accingeva a timbrare il cartellino. Il giudice dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio 24 persone con le accuse di omicidio colposo e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro.

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CRAC PARMALAT

A Parma e Milano, nel 2004 si realizza  il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio perpetrato da una società privata in Europa. Il fallimento della Parmalat è costato l'azzeramento del patrimonio azionario ai piccoli azionisti, mentre i risparmiatori che avevano investito in bond hanno ricevuto solo un parziale risarcimento. Callisto Tanzi, patron della Parmalat è stato condannato a diciotto anni di reclusione il patron della Parmalat, Calisto Tanzi, nonché numerosi suoi collaboratori tra dirigenti, revisori dei conti e sindaci.

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TRUFFA CIRIO

A Roma, il 14 marzo 2008 a sei anni dal default da 150 miliardi di vecchie lire è cominciato il processo a Cragnotti e ad altri 32 imputati, tra cui l’attuale presidente di Mediobanca Cesare Geronzi. Tutti accusati di bancarotta per distrazione e truffa aggravata ai danni dei risparmiatori della Cirio.

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MENO MALE CHE LA MAGISTRATURA C'E'

 L’ha orchestrata bene la sua giornata di populismo mediatico contro la giustizia. Questa mattina, il presidente del Consiglio, si è presentato a palazzo di Giustizia di Milano per il processo Mediaset. Non lo ha fatto in sordina, come avrebbe dovuto ma ha messo su uno spettacolo da baraccone, degno della peggiore compagnia di avanspettacolo del dopoguerra. Un vergognoso comizio, con tanto di palco, in pieno stile trash come solo lui sa fare, con tanto di altoparlanti che hanno diffuso le note di “meno male che Silvio c’è” ed il coordinatore lombardo del Pdl, il senatore della Repubblica Mantovani, che incitava e ringraziava le truppe di mercenari inneggianti a Silvio, assoldate alla bisogna, per la più grande kermesse contro i giudici che sia mai stata concepita. In nessun paese normale, un presidente del Consiglio si fa organizzare un palco fuori di un tribunale per gridare, berciare strepitare e battere i piedi contro uno dei poteri dello Stato. Ha sfoderato il suo trito e ritrito armamentario retorico pieno di falsità.Accuse assolutamente inventate. E’ tutta un’invenzione, una pure invenzione”. Poi è passato agli insulti al limite dell’eversivo contro i magistrati. “Non riesco a capire come un presidente del Consiglio si possa trovare in una situazione come questa, con accuse infamanti e demenziali. Sono soltanto invenzioni dei pm, staccate completamente dalla realtà”. “La magistratura lavora contro il Paese”. “I magistrati un’arma di lotta politica ed è per questo che occorre riformare la giustizia”. Peccato che il presidente del Consiglio sia il primo sponsor dei criminali perché se venissero approvati i provvedimenti in discussione alla Camera ed al Senato, il processo breve e l’allunga-processo, in Italia non si celebrerebbero più processi. Non se ne concluderebbe uno, con le immaginabili conseguenze per la sicurezza dei cittadini. Sarebbe un “tana libera tutti’ a favore di tutti i criminali su tutto il territorio nazionale, anche a favore dei responsabili delle vittime del’Aquila e di Viareggio. Pur di sfuggire ai processi, Berlusconi è disposto a tutto. Se il prezzo della sua impunità è la fine della giustizia e della sicurezza in Italia, il blocco dei processi, il massacro della magistratura, meglio concedergli un lasciapassare giudiziario e mandarlo in un esilio dorato.

MINISTRI? NO, SOLDATINI DI SILVIO!

Processo breve, 15 mila processi per truffa, omicidio colposo e corruzione che rischiano di andare in fumo. Pur di chiudere subito il processo di Berlusconi il governo e la maggioranza è pronta a varare la più grande amnistia mascherata della storia. Ladri, corrotti, stupratori, evasori ringraziano. E c’è pure chi nel Pdl, con incredibile faccia tosta per non dire di peggio, chiama a testimonial di questo scempio Aldo Moro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sacrilegio puro nel tempo di Lele Mora. Di fronte a questo scempio della giustizia è imperativo categorico per noi dell’opposizione fare ostruzionismo. Provare a fermare questa porcata è un dovere morale. Lo abbiamo detto per primi, lo diciamo da sempre. La maggioranza terrà? Probabilmente sì ma la corazzata berlusconiana scricchiola da più parti e noi saremo pronti ad approfittarne, non gli daremo tregua, pronti a farli cadere al primo cedimento. Sarà una battaglia parlamentare all’ultimo sangue. L’opposizione c’è e può fare male. Sappiamo come mettergli i bastoni tra le ruote e lo abbiamo ampliamente dimostrato in questa settimana. Ieri, padron Berlusconi, dopo le incursioni di Corsaro, ha impartito severo e intransigente gli ordini ai suoi soldatini di latta: tornate in Aula! Mantenete la calma! E i soldatini hanno prontamente seguito. Come marionette guidate dal grande burattinaio sono rientrati a servire il loro signore e padrone. Che triste spettacolo vedere in Aula ministri e sottosegretari massicciamente schierati per votare il processo breve di Silvio Berlusconi. Pur di garantirgli l’impunità, hanno toccato il fondo, arrivando a fare consigli dei ministri in fretta e furia all’ora di pranzo per non perdere una votazione. E in questo panorama governativo desolante, brilla per servilismo la Lega, quella che in Padania fa la faccia feroce contro la criminalità e a Roma vara le amnistie rimettendo in libertà migliaia di criminali. Ma le elezioni prima o poi arriveranno. Il conto sarà presto servito.

PAGARE MONETA VEDERE PROCESSO (BREVE)

Di qua (alla Camera) il processo breve, di là (al Senato) l’allunga-processi. Dà il senso di una schizofrenia politica ed anche il vago sospetto che stiano prendendo in giro gli italiani. Quale altra dimostrazione ci vuole per rendere evidente a tutti, anche agli elettori onesti e sinceramente liberali del centrodestra, che Berlusconi sta utilizzando il Parlamento come scudo per difendersi dai processi? L’evidenza è sotto gli occhi di tutti. Il processo breve non è solo l’ennesima legge ad personam di questo governo, è anche e soprattutto una vera emergenza giuridica. Garantirebbe di fatto l’impunità per decine di migliaia di delinquenti. Per i truffatori, per gli stupratori, per gli evasori fiscali, per i corruttori. Peggio di un’amnistia. Per salvarne uno si garantisce l’impunità ai criminali. Per questo continueremo con l’ostruzionismo e denunceremo con forza all’opinione pubblica le gravissime conseguenze di questa legge. Siamo pronti alla mobilitazione, in parlamento ed anche fuori. D’altronde, il vento sta cambiando e la maggioranza scricchiola. Non solo, è tale solo di nome. Nel Paese il consenso di Berlusconi è in crollo verticale, come dimostrano tutti i sondaggi e le analisi dell’ultimo mese. La fiducia nel premier è ai minimi storici. E come potrebbe essere altrimenti? Anche in Aula a Montecitorio non se la passano bene. Sono costretti a schierare i ministri per non andare sotto nelle votazioni. Una figura barbina da parte di una coalizione di governo raffazzonata, che si tiene ancora solo per il supporto di un gruppo di deputati (i cosiddetti responsabili) che ricatta politicamente Berlusconi e alza la posta ad ogni voto. Pagare moneta - vedere cammello con voti dei responsabili sulla gobba. Siamo riusciti a bloccarli in aula e ad impedire la rapida approvazione del processo breve alla Camera. Un primo risultato. La battaglia prosegue e state sicuri con non cederemo.   

UNA SETTIMANA DI FUOCO PER MANDARE A CASA IL PORNO-PREMIER

Siamo alla vigilia di una tranquilla settimana (parlamentare) di fuoco. E il governo si gioca anche una buona parte della residua reputazione rimastagli, se non addirittura una parte del proprio futuro. Domani mattina si inizia con le comunicazioni del ministro dell’Interno Maroni sull’immigrazione. Quindi l’incapacità del governo nel fronteggiare la situazione verrà discussa anche in Aula. E lì Maroni e gli altri non avranno lo scudo che solitamente gli offrono giornalisti televisivi molto, ma molto compiacenti. Sono curioso di capire cosa dirà il ministro. Come  giustificherà l’inerzia di questo governo delle chiacchiere che è incapace di affrontare l’emergenza immigrazione. L’emergenza sbarchi era ampiamente prevedibile dopo le rivoluzioni che hanno scosso il Nord Africa e dopo lo scoppio della crisi libica. Il governo è stato inerte, limitandosi a fare dichiarazioni a volte allarmistiche a volte per tranquillizzare. Fatti zero, solo confusione e malagestione. Si passerà poi ad affrontare il voto sul conflitto di attribuzione sollevato dal Pdl sul caso Ruby. Secondo il Pdl la procura di Milano non sarebbe competente a giudicare Berlusconi. Lo sarebbe il Tribunale dei ministri perché il presidente del Consiglio sarebbe stato davvero convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Come dice Benigni, bastava verificare se Mubarak si chiamasse Mubarak Rubacuori…Insomma, preferiscono farlo passare per incapace di intendere e di volere pur di evitargli il processo. Sarà un voto difficile per il governo. Con un risvolto tragicomico, come purtroppo da tempo siamo abituati a vedere. Il programma prevede poi i Ddl sui piccoli comuni, sulla Legge Comunitaria (in cui hanno inserito la norma sulla responsabilità civile dei magistrati…) e sul coordinamento delle politiche economiche dell’Unione Europea. E poi, dulcis in fundo, il processo breve. Nel caso chiedessero l’inversione dell’ordine del giorno, come la passata settimana, si scatenerebbe il putiferio. Sarebbe l’ennesimo schiaffo al parlamento. Ma i cittadini sono stanchi, l’opinione pubblica non ne può più di Berlusconi, che perde sempre più consensi e credibilità. Si moltiplicano le iniziative di piazza a sostegno della democrazia. Trasformeremo il Parlamento in un campo minato per questa maggioranza che è tale solo di nome, ma non più di fatto. Non lo è in Aula, visto che vengono spesso battuti e devono ricorrere alla precettazione forzata dei ministri per non essere costantemente in minoranza. Non lo è nel Paese, perché il vento è cambiato e non c’è ormai  manifestazione pubblica senza contestazioni. Il ciclo politico di un premier ridotto ormai solo a raccontare barzellette sconce è finito. Dobbiamo costruire il futuro e mandare a casa il porno-premier.

LA RUSSA, IL MINISTRO DEL VAFFA: VAI A CASA!

Insulta, sbraita, pesta piedi, alza le mani, spezza matite in diretta, si prende la testa tra le mani, sbarra gli occhi, grida rauco. Nelle ultime 48 ore ha dato il meglio di sé. Mercoledì ha sfidato i manifestanti, ridendo in senso beffardo, cercando e trovando lo scontro. Rientrato in Aula ha gridato “vaffanculo” all’indirizzo di Gianfranco Fini, presidente della Camera e terza carica dello Stato. La galleria degli orrori del ministro della Difesa Ignazio La Russa è degna del miglior fascista che la storia ricordi. Scorriamo velocemente il suo personale palma res. A Concita de Gregorio, direttore de l’Unità: “si tappi la bocca con un turacciolo, vergogna Concitina!”. A Corrado Formigli è andata peggio. Il ministro della Difesa lo ha colpito scalciando all’indietro, come fanno i muli, e poi ha fatto il furbo: “si levi da dietro…che fa, mi dà pedate da dietro?”. Al matematico e scrittore Piergiorgio Oddifreddi: “lei fa schifo, si vergogni!”. A un contestatore: “sei un pedofilo, mi ricordo di cosa facevi alle bambine, vergognati!”. A Luca Cafagna, studente: “questo vigliacco non deve parlare, sei un fifone, sei un vigliacco, stai zitto!”. Per non parlare di quando fece il dito medio agli studenti che manifestavano davanti a Montecitorio, insieme a Daniela Santanché, di quando urlò contro un giornalista de il Fatto e, infine, quando se la prese con i generali in Afghanistan quando morì uno degli alpini. Ora spunta pure l’assunzione al ministero della vincitrice di Ballando sotto le stelle, Miss Malizia, al secolo Hoara Borselli, entrata a far parte degli uffici di diretta collaborazione del ministro con uno stipendio di 800 euro al mese.  Ad oggi, miss Malizia ha presentato il concerto della fanfara dell’esercito in piazza di Spagna e nulla più. Ora, se c’è qualcuno che dovrebbe stare zitto e vergognarsi è proprio lui, Ignazio La Russa, attaccabrighe di professione, inesistente ed evanescente ministro della Difesa che, nei giorni di crisi per i fatti sconvolgenti che stanno accadendo in Libia, se ne sta in Aula a votare per il processo breve e non trova nulla di meglio da fare che uscire in piazza e provocare i manifestanti. Noi riteniamo che il ministro La Russa debba subire una sanzione adeguata. Le sue offese alla presidenza della Camera sono inaccettabili. Ad Italia dei Valori è stato affidato il compito di studiare l’inserimento di una norma che consenta la sanzione immediata vista l’assenza di una regolamentazione specifica.  La Costituzione ed il regolamento parlamentare danno già all'ufficio di presidenza gli strumenti per sanzionare subito, già martedì, un comportamento così offensivo nei confronti della terza carica dello Stato. Ignazio La Russa ha passato il segno e non si è neanche scusato con il presidente, l'assemblea ed i cittadini. Un comportamento vergognoso che dimostra scarsa sensibilità democratica. Siccome non siamo nel ventennio stavolta, il ministro La Russa non la passerà liscia.

‘HANDICAPPATA DEL CAZZO’, L’UTIMA ‘PERLA’ LEGHISTA

L’Aula di Montecitorio è diventata un ring. Scontri, aggressioni, lanci di oggetti, insulti. Voglio partire dall’inconcepibile offesa alla collega deputata del Pd Ileana Argentin. “Fate tacere quell’handicappata del cazzo” ha gridato qualcuno dai banchi della Lega. Siamo alla degenerazione politica, culturale e addirittura umana di Montecitorio. La situazione politica è sotto gli occhi di tutti. Berlusconi gioca allo sfascio. “Dopo di me il diluvio” sembra la sua tattica. Intanto pensa agli affari suoi, a come sfuggire ai processi. E l’Italia affonda, va sempre più giù, si impoverisce e conta sempre di meno sullo scacchiere internazionale. Il presidente della Repubblica è preoccupato. Questa mattina sono stato ricevuto al Quirinale con il mio collega capogruppo al Senato Felice Belisario. Giorgio Napolitano ci ha espresso la sua preoccupazione per quanto sta avvenendo. La condividiamo, ma non basta. Si deve agire. Presto e bene. Il governo è sfilacciato, immobile. La maggioranza non esiste più nel paese reale. E neanche in Aula, visto che sono costretti a precettare i ministri ad ogni voto per non andare sotto. Berlusconi, solito impareggiabile comico, dice che la maggioranza è solida e compatta. Sì’, e gli asini volano… Serve da subito un coordinamento delle opposizioni, per concordare strategie comuni in Aula e dimostrare concretamente che Berlusconi, al di là delle chiacchiere, non ha i numeri. Per il momento attendiamo l’arrivo della prossima settimana con una certezza: sarà una settimana di fuoco. Cercheremo di rendere l’iter di approvazione del processo breve una strada minata per la maggioranza. Impediremo lo scempio

GUERRIGLIA IN AULA: IL GOVERNO PERDE LA TESTA

video: 

Ieri hanno toccato il fondo ed oggi è anche peggio. Questa mattina, all’apertura dei lavori di Montecitorio, come se non fosse bastata la vergognosa pagina di ieri, il caos. Alla ripresa dell’esame sul processo breve, moltissime le assenze tra i banchi della maggioranza. Arriva il soccorso dei ministri costretti ad abbandonare in fretta e furia il Consiglio dei ministri. In nessuna democrazia occidentale i ministri di un governo riunito lasciano precipitosamente la riunione per votare il processo verbale della Camera dei Deputati in soccorso della maggioranza. Così come, in nessuna democrazia occidentale, il ministro degli Esteri Franco Frattini si trattiene l’intera giornata a votare a Montecitorio mentre l’Europa è sconvolta dalla crisi libica. I ministri giungono di corsa, trafelati. Il ministro Brambilla vacilla sui suoi tacchi 14 mentre la Carfagna gingilla sulle sue ballerine con calma partenopea, giungendo per ultima. Dopo sei minuti d’attesa, il presidente Fini chiude la votazione ed è rissa di nuovo. Il governo va sotto sull’approvazione del processo verbale che registrava il vaffa del ministro La Russa all’indirizzo di Fini, la terza carica dello Stato. Il governo è in preda ad una crisi isterica. Il ministro Alfano, in spregio del parlamento, getta verso i banchi la sua tessera: si deve dimettere. Un comportamento inqualificabile per il quale questa mattina, alla ripresa dei lavori, ho chiesto al ministro in Aula di chiedere scusa, ricevendo, per tutta risposta, una risata beffarda. Ho consegnato il tesserino di Alfano ai commessi chiedendo che l'Ufficio di presidenza di Montecitorio prenda provvedimenti contro le intemperanze del ministro della Giustizia. Dai banchi della maggioranza vola un giornale verso il banco della presidenza della Camera e colpisce Gianfranco Fini su un braccio. Niente di tutto questo è mai accaduto nell’Aula di Montecitorio e ve lo raccontiamo in presa diretta visto che i mezzi di informazione asserviti al padrone non vi racconteranno quello che è accaduto oggi. Sono due giorni di ordinaria follia. Ieri, il presidente del Consiglio, a Lampedusa, ha messo in scena la più grande boutade clownesca della storia, mentre tutti i suoi ministri erano in Aula per garantirgli l’approvazione del processo breve. Il ministro La Russa, in cerca di visibilità, gli ha rovinato la festa, dando vita ad una delle pagine più vergognose del Parlamento: un bel vaffa alla terza carica dello Stato. Il premier “la qualunque” è andato a Lampedusa, ha promesso ricchi premi e cotillon, ha comprato una villa da 4 milioni di euro, ha promesso meno tasse, alberi e un casinò. Così, il capo del governo nasconde lo scandalo degli immigrati con le false promesse, confermandosi straordinarie capacità di piazzista. Noi continueremo la nostra battaglia per impedire il colpo mortale alla giustizia.

GOLPE IN AULA: ORA E’ GUERRA!

Berlusconi davanti al tribunale di MilanoBerlusconi davanti al tribunale di MilanoGuerra in Libia, sbarchi a Lampedusa, crisi economica, disoccupazione giovanile, aumento dei prezzi, carenze infrastrutturali, piano energetico nazionale? Sciocchezze. Non sono priorità per Berlusconi e la sua corte dei miracoli. Ciò che conta davvero è fermare i processi di Berlusconi. In qualsiasi modo. Oggi Pdl e Lega (complice di Berlusconi nello sfascio delle istituzioni) hanno violato il Parlamento con l’ennesimo vergognoso colpo di mano. Ricorrendo ad un’astuzia regolamentare, hanno chiesto l’inversione dell’ordine del giorno dell’assemblea per procedere a tappe forzatissime verso l’approvazione del processo breve. Se ne fregano dei problemi degli italiani, pensano solo a difendersi tra di loro, a difendere il sultano, a creare ‘cricche’ e farle prosperare. Processo breve e responsabilità civile dei magistrati. Un’accoppiata deleteria per la giustizia italiana. La prima dimezza i tempi di prescrizione per gli incensurati (traduzione dal ‘berlusconese’: colpo di spugna per un paio di processi del premier), la seconda riduce la libertà dei giudici (traduzione: una intimidazione nei confronti della magistratura). Non ci piegheremo a questo ennesimo colpo di mano e daremo battaglia in Aula. Non gli permetteremo di averla vinta e faremo ostruzionismo. Il processo breve ucciderebbe migliaia di processi e avrebbe come effetto la sostanziale impunità per gli incensurati. Una vergogna. Tutto ciò mentre il 6 aprile inizierà il processo Ruby, che vede coinvolto il Satrapo di Arcore, accusato di corruzione e sfruttamento della prostituzione minorile. Una sfilata di ministri, star, calciatori, uomini e donne di potere. Sfileranno, chiamati a testimoniare dalla difesa, George Cloneey, Elisabetta Canalis, Aida Yespica, Cristiano Ronaldo. Un gran galà di celebrità. L’attore, interpellato dai giornalisti, ha detto: ‘stranissimo, ho incontrato Berlusconi solo una volta per avere aiuti per il Darfur”. Il tentativo è chiaro: allungare i tempi del processo chiamando testimoni importanti che non risiedono i  Italia, spettacolarizzare le udienze in modo che il contenuto passi in secondo piano, buttarla in caciara…Copione già visto diverse volte. Ma le proiezioni sono quasi finite. Questo film ha ormai stancato gli italiani, che non hanno più fiducia in Berlusconi e nel governo. Le opposizioni sono maggioranza nel Paese, e Berlusconi lo sa.