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GLI ALFIERI DELLA MERITOCRAZIA

P4P4Una pioggia di smentite. “Fatti poco rilevanti”. Solo un gesto di cavalleria”. “Lo conosco da 30 anni”. Una vicenda ridicola, già chiariti i dettagli”. “Al telefono ero ironica”. “Ricevo tutti i giorni chiamate così”. “Non ho mai chiesto un interessamento per la mia nomina”. “Ho già chiarito tutti i dettagli di questa vicenda ridicola”. “Ci stanno arrivando addosso troppi schizzi di fango”. I magistrati chiariranno gli aspetti dell’inchiesta P4 e le responsabilità, ove fossero accertate, di ciascuna delle persone coinvolte. Non entro, dunque, nel merito delle indagini ma mi preme fare due o tre considerazioni. Il sistema che soffoca il merito e controlla i gangli della nostra economia è sempre quello: pressioni, raccomandazioni, fino ad assunzioni facili, senza merito né competenza. Da Tangentopoli ad oggi, dalla maxi tangente Enimont, la madre di tutte le tangenti, nulla è cambiato: il sistema si è solo ingegnerizzato. Una neolaureata che, per ragioni del tutto personali, sarebbe stata assunta all’ufficio legale delle Poste spa, con un cv artatamente taroccato alla bisogna. Nessun merito, nessuna esperienza per un contratto a tempo indeterminato, una assicurazione a vita grazie a “conoscenze in alto”. Alla faccia dei tanti giovani, pieni di titoli e meriti e delle tante belle parole “di certa politica”, di chi definisce i precari “l’Italia peggiore”. Società che non reggono il confronto del mercato che avrebbero ottenuto la sopravvivenza grazie a commesse ottenute con buoni uffici. Alla faccia delle tante imprese e dei tanti imprenditori sani di questo paese che, nonostante i sacrifici, sono costretti a gettare la spugna. Appalti e contratti d’oro con enti pubblici, Eni, Poste, Enel e soprattutto la Rai, usata come un pozzo artesiano da cui attingere favori e prebende per amici e amichette, in cambio magari di un giretto in Maserati. I principali enti economici pubblici italiani usati come bidoni aspira-contratti per gli amici degli amici. Quegli enti pubblici che di fatto governano le nostre bollette degli italiani in regime di monopolio. Su questo scenario deprimente e, a tratti angosciante, dove è finita l’Italia migliore, quella che lavora davvero, produce, si impegna, studia, si specializza, rischia in prima persona? Io sogno un paese libero e liberato da chi lo soffoca, da chi gli impedisce di crescere e volare alto.

IL TRUCCO DELLA PAUSA DI RIFLESSIONE CONTRO IL REFERNDUM

Prestigiacomo - RomaniPrestigiacomo - RomaniIl governo sta pensando di prendere una ‘pausa di riflessione’ sul nucleare. Scoprono ora, dopo aver spinto sull’acceleratore, sordi ad ogni critica, l’esigenza di riflettere. L’apocalisse di Fukushima (definizione della Ue) ha fatto cambiare improvvisamente le strategie del governo (e della lobby nuclearista). Strategie politiche? No. Energetiche? Neanche. Di comunicazione. Semplicemente. Ragioni di opportunità comunicativa spingono gli alfieri dell’atomo ad una ritirata tattica, solo momentanea. La ragione è semplice: la tragedia giapponese rischia di diventare una catastrofe atomica planetaria e l’opinione pubblica potrebbe sommergere con il voto referendario il piano nucleare del governo. Sanno che, mantenendo la posizione nuclearista, sarebbero travolti dal referendum. E temono anche per le amministrative. Molto. La loro ‘pausa di riflessione’ serve solo ad una cosa: far passare la buriana, far placare il flusso di informazioni provenienti dal Giappone per aggirare il referendum e attuare il piano nucleare in un secondo momento. Adottano un profilo basso oggi per poter avere le mani libere domani. Sono i soliti imbroglioni, di questa gente non ci si può fidare. Parlano anche di centrali costruite con il consenso della popolazione e delle regioni, ma hanno approvato norme che bypassano il confronto con le regioni ed i territori, militarizzando le centrali. Non è una pausa di riflessione, ma un’arma di distrazione di massa. Vogliamo essere chiari per una volta? La domanda al governo è una sola: il nucleare va definitivamente in soffitta sì o no? Se la risposta è no (perché ci sono interessi enormi…) la risposta sarà una soltanto: il voto al referendum che spazzerà via l’incubo atomico dal nostro paese.

BERLUSCONI PUTTANIERE

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Ieri durante la puntata di Porta a Porta, ho cercato – invano - di confrontarmi razionalmente con Stefania Prestigiacomo e Paolo Bonaiuti. Impossibile, semplicemente impossibile affrontare seriamente il discorso. Hanno fatto ricorso a tutte le loro tatti cucce per evitare di parlare  dell’inchiesta, delle responsabilità del premier, del declino cui costringe l’Italia, del lavoro che non c’è, delle imprese che chiudono. Insomma, non si è potuto parlare con raziocinio dei problemi del governo e quindi del Paese, e, soprattutto, delle soluzioni. Ora, però, i fatti sono fatti, e non c’è modo di tenerli nascosti. Almeno non a tutti. Non si può negare l’evidenza. Le parole hanno un peso, un senso ed un significato. Troppo spesso vengono pronunciate a cuor leggero, e questo in politica non va bene, perché le parole, per un politico, sono anche un impegno. Ed allora dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e chiamare le cose col loro nome. Se un uomo paga per avere prestazioni sessuali, come lo definireste? In italiano c’è una parola, magari poco elegante: puttaniere. Quando ho detto che il leader del centrosinistra non sarà un puttaniere, Bonaiuti e Prestigiacomo hanno scatenato una rissa verbale. Ma, tant’è, le cose stanno proprio così. La verità è sotto gli occhi di tutti ed è che il presidente del consiglio fa il puttaniere. E lo scandalo sarebbe dirlo? Non siamo ipocriti per favore…