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FREQUENZE TV, GRANDE VITTORIA IDV
In un momento in cui non si parla d’altro che di costi della politica, probabilmente la maggior parte della gente ignora un fatto importante, perché nessuno lo dice. Uno di questi costi è la mancata asta delle frequenze tv (vedi il mio intervento a Porta a Porta). Un costo che ha un nome ed un cognome, gli stessi che hanno rappresentato il guaio principale per questo paese fino a circa un mese fa: Silvio Berlusconi, che continua a pensare esclusivamente al bene delle sue aziende, così come ha fatto quando era alla guida dell’Italia ed in questo caso ha bisogno di tenere sotto controllo l’assegnazione delle frequenze. L’Italia dei Valori ha tallonato il governo su questo ed ora, nonostante non sarà ciò ad alleviare i cittadini degli oneri che questa manovra impone loro, siamo soddisfatti del risultato raggiunto ieri. L’accoglimento dell’ordine del giorno a firma Di Pietro per l'annullamento del beauty contest per una gara sulle frequenze televisive è un grande risultato, rappresenta la vittoria di una battaglia per la quale Italia dei Valori si è battuta in Parlamento con determinazione. Resta il fatto che, viste le esperienze in materia di ordini del giorno accolti e mai attuati, vigileremo in Parlamento affinché il governo mantenga fede agli impegni assunti, auspicando che, trattandosi di adempimenti amministrativi, l’esecutivo provveda tempestivamente ad annullare il beauty contest e organizzare una gara.



E SILVIO BENEDICE LASSINI: SPARGI SANGUE E FANGO, SONO CON TE!




BERLUSCONI PUTTANIERE
Ieri durante la puntata di Porta a Porta, ho cercato – invano - di confrontarmi razionalmente con Stefania Prestigiacomo e Paolo Bonaiuti. Impossibile, semplicemente impossibile affrontare seriamente il discorso. Hanno fatto ricorso a tutte le loro tatti cucce per evitare di parlare dell’inchiesta, delle responsabilità del premier, del declino cui costringe l’Italia, del lavoro che non c’è, delle imprese che chiudono. Insomma, non si è potuto parlare con raziocinio dei problemi del governo e quindi del Paese, e, soprattutto, delle soluzioni. Ora, però, i fatti sono fatti, e non c’è modo di tenerli nascosti. Almeno non a tutti. Non si può negare l’evidenza. Le parole hanno un peso, un senso ed un significato. Troppo spesso vengono pronunciate a cuor leggero, e questo in politica non va bene, perché le parole, per un politico, sono anche un impegno. Ed allora dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e chiamare le cose col loro nome. Se un uomo paga per avere prestazioni sessuali, come lo definireste? In italiano c’è una parola, magari poco elegante: puttaniere. Quando ho detto che il leader del centrosinistra non sarà un puttaniere, Bonaiuti e Prestigiacomo hanno scatenato una rissa verbale. Ma, tant’è, le cose stanno proprio così. La verità è sotto gli occhi di tutti ed è che il presidente del consiglio fa il puttaniere. E lo scandalo sarebbe dirlo? Non siamo ipocriti per favore…



MARIA STELLA NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
Oggi m’improvviso cuoco come Brunetta. La ricetta del potere berlusconiano: prendete delle menzogne e spargetene in quantità nello studio televisivo; naturalmente assicurandovi prima la presenza di un conduttore compiacente, ribaltate la realtà, impedite agli interlocutori di dire verità scomode et voilà, il gioco è fatto. Semplice no? La puntata di ieri sera di porta a Porta (guarda il video), in cui mi confrontavo col ministro Gelmini, è esemplificativa. Il ministro dell’Istruzione (mah…) Maria Stella Gelmini, che per cultura e competenza non potrebbe neanche insegnare in una scuola, è invece una vera campionessa nell’arte della mistificazione. Di fronte alle critiche puntuali sulla riforma universitaria e alla valutazione politica di quanto pubblicato da WikiLeaks ha reagito mentendo con una disinvoltura straordinaria. Veramente in maniera imbarazzante. Ha descritto una realtà che non esiste, manco fosse Alice nel paese delle meraviglie. In maniera ammirevole ha cercato di negare l’evidenza, parlando con slogan e frasi fatte (scritte chissà da chi) e con tono monocorde ha illustrato i pregi di una riforma universitaria pessima che riporta il Paese a trent’anni fa. L’ha descritta come una legge contro i baroni e gli sprechi. E perché, noi per caso siamo favorevoli a baroni e sprechi? Ha screditato le rivelazioni di wikileaks affermando che erano false, dette da funzionari di terz’ordine sfigati, repressi e magari pure un po’ invidiosi. Peggio di un Capezzone qualunque ha impedito una discussione sullo stato di salute del premier e sulla scarsa considerazione che hanno di lui gli altri paesi. Insomma il ministro ha agito come un automa messo lì a fare la testa di legno. Io non penso che lei possa davvero credere a quello che dice. A meno di voler pensare che sia completamente incapace di intendere e di volere, sa benissimo cos’è la sua riforma, perché è stata fatta e quali gravi conseguenze ha sull’università e la ricerca. Ha recitato una parte E’ evidente che il governo ha paura e che non vuole che si parli di certe cose, neanche nei talk show. Forse è un segno che siamo già in campagna elettorale e questo è stato solo un assaggio. Se è così, dovremo prendere provvedimenti affinché la competizione elettorale si svolga nel rispetto delle regole democratiche, perché una vittoria di Berlusconi consegnerebbe il Paese al declino e all’ingovernabilità.



UN FAX E UNA MAIL PER RIACCENDERE L'INFORMAZIONE
L’informazione politica è stata spenta, mentre le tv rimangono accese a propinare agli italiani le verità di comodo di questo governo. Il Cda della Rai ha deciso così, probabilmente per obbedire ad ordini superiori. Una decisione molto grave che non ha precedenti nella storia italiana. Non si era mai visto che in campagna elettorale fossero spenti i programmi d’approfondimento politico, i talk show ed i dibattiti. Proprio quando cresce la voglia e la necessità d’informazione i programmi politici vengono cancellati in nome di una bizzarra applicazione della par condicio. Questo vulnus alla democrazia ha un nome e cognome: Silvio Berlusconi. Non è riuscito a cancellare la legge sulla par condicio ed allora ha deciso di interpretarla liberamente. Molto liberamente, un po’ troppo, tanto da provocare proteste anche da parte di chi, come Bruno Vespa, non fa mistero di essere su posizioni governative. Questa decisione provocherà anche un danno erariale dovuto al calo di ascolti e di pubblicità che non sarà inferiore, stando ai primi calcoli, a tre milioni di euro. Insomma, per compiacere il padrone l’azienda si è tagliata volontariamente ed autonomamente gli attributi. L’informazione politica sarà dunque appannaggio esclusivo di noiosissime tribune che nessuno vede e dei telegiornali di regime. E’ facile comprendere che si tratta di una situazione inaccettabile. Non ci sarà nessuno ad approfondire temi scottanti dell’attualità, gli scandali saranno taciuti e la verità in alcuni casi addirittura capovolta. Facciamo un esempio, il principale telegiornale italiano dice che Mills è stato assolto e non che il reato è stato accertato ma prescritto. Chi ha come unica (o quasi) fonte d’informazione quel telegiornale, che idea avrà della realtà italiana? Della politica? Completamente deformata, crederà di vivere nel paese dei balocchi, governato dai migliori. Continuerà a pensare che Bertolaso è un eroe e che ci sono un sacco di veterinari amorevoli che si prendono cura di graziosi cuccioli. Siamo a un passo dal regime. Mediaticamente siamo già in una dittatura. Ora abbiamo due strade da poter percorrere: accettare supinamente la decisione di spegnere l’informazione o batterci per riaccenderla. Io scelgo la seconda e invito voi a fare altrettanto. Inondiamo di mail e di fax il direttore generale della Rai chiedendo di riaccendere l’informazione. Credo sia il momento di ribellarci. Per questo ho dato vita a un gruppo su Facebook dal nome Un fax e una mail per riaccendere l'Informazione (link). Fate girare il più possibile la notizia e inondiamo la Rai di Fax e mail. Compila la sottoscrizione qui sotto. Essere informati è un nostro diritto, informare (correttamente) un loro dovere.



SERVITORI DI SE STESSI NON DELLO STATO



IL FASCISTA DI ARCORE



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