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IL TRUCCO DELLA PAUSA DI RIFLESSIONE CONTRO IL REFERNDUM

Prestigiacomo - RomaniPrestigiacomo - RomaniIl governo sta pensando di prendere una ‘pausa di riflessione’ sul nucleare. Scoprono ora, dopo aver spinto sull’acceleratore, sordi ad ogni critica, l’esigenza di riflettere. L’apocalisse di Fukushima (definizione della Ue) ha fatto cambiare improvvisamente le strategie del governo (e della lobby nuclearista). Strategie politiche? No. Energetiche? Neanche. Di comunicazione. Semplicemente. Ragioni di opportunità comunicativa spingono gli alfieri dell’atomo ad una ritirata tattica, solo momentanea. La ragione è semplice: la tragedia giapponese rischia di diventare una catastrofe atomica planetaria e l’opinione pubblica potrebbe sommergere con il voto referendario il piano nucleare del governo. Sanno che, mantenendo la posizione nuclearista, sarebbero travolti dal referendum. E temono anche per le amministrative. Molto. La loro ‘pausa di riflessione’ serve solo ad una cosa: far passare la buriana, far placare il flusso di informazioni provenienti dal Giappone per aggirare il referendum e attuare il piano nucleare in un secondo momento. Adottano un profilo basso oggi per poter avere le mani libere domani. Sono i soliti imbroglioni, di questa gente non ci si può fidare. Parlano anche di centrali costruite con il consenso della popolazione e delle regioni, ma hanno approvato norme che bypassano il confronto con le regioni ed i territori, militarizzando le centrali. Non è una pausa di riflessione, ma un’arma di distrazione di massa. Vogliamo essere chiari per una volta? La domanda al governo è una sola: il nucleare va definitivamente in soffitta sì o no? Se la risposta è no (perché ci sono interessi enormi…) la risposta sarà una soltanto: il voto al referendum che spazzerà via l’incubo atomico dal nostro paese.

REFERENDUM CONTRO LA SCHIZOFRENIA NUCLEARE DEL GOVERNO

“Nucleare sì, nucleare no, nucleare Bum. La terra dei cachi”. Il dibattito politico sul nucleare in Italia ricorda molto la canzone di Elio e le Storie Tese. Solo che loro sono più seri. Abbiamo da un lato il governo che non mette in discussione il progetto nucleare neanche davanti all’apocalisse (definizione del commissario europeo all’energia Guenther Oettinger) giapponese. Dall’altro lato abbiamo i governatori di Lega e Pdl che dicono sì al nucleare in Italia, ma no al nucleare nelle loro regioni. Tipico esempio di schizofrenia politica. In mezzo c’è questo fantomatico piano nucleare ancora avvolto nel più fitto mistero. Quante centrali vorrebbe realizzare il governo? Boh.. Dove vuole installare i nuovi impianti? Mistero della fede. Non le vuole Zaia ( da veneto sono d’accordo, tiro un sospiro di sollievo e dico ‘meno male’, da capogruppo alla Camera sono indignato ‘ma come, la Lega non è favorevole all’atomo…?’), non le vuole la Polverini (dice che il Lazio ha già dato…), Formigoni le vuole, forse, ma con molti distinguo, perché la Lombardia è autosufficiente dal punto di vista energetico. Furbo il governatore ciellino, schiera la regione ma la tira fuori dal piano. Dà una mano politica al governo nazionale schierandosi per il sì, ma contemporaneamente dice che la Lombardia non ha bisogno di centrali e quindi ‘con fischio’ le costruiranno lì. Il piemontese Cota non ha parlato in questi giorni, ma la sua posizione è nota: sì alle centrali, ma non gli pare che il Piemonte abbia siti idonei. Ma và? Ma tu guarda un po’. Nuclearista convinto è Stefano Caldoro, che in questi giorni non ha parlato. In passato aveva magnificato i vantaggi dell’atomo, definendo le centrali un’opportunità per l’economia campana. Un segnale inequivocabile: in quella regione il governo ha deciso di puntare con decisione per i nuovi siti. Altro che sindrome Nimby, qui siamo alla più pura ipocrisia politica, come dice anche, giustamente, Adriano Celentano. Nella tragedia, seppur indiretta, si vede la tempra di un uomo politico e la serietà di un governo. Il nostro è un governo di pagliacci. Tutto il mondo si interroga, loro non hanno neanche il buonsenso di fermarsi a riflettere sulla scelta nuclearista dopo l’immane tragedia giapponese. Tra mezze verità e bugie intere continuano, come al solito, a ripetere slogan che le immagini drammatiche di Fukushima hanno fatto perdere di qualsiasi credibilità. Non lo fanno perché se si fermassero a riflettere cadrebbe immediatamente il castello di carte che si son costruito. Il castello di carta-moneta, perché il nucleare è un affare colossale. E pazienza se ha qualche piccolissimo e trascurabilissimo inconveniente…Ma hanno fatto male i conti. Con il referendum libereremo l’Italia dall’incubo atomico.

NUCLEARE, SPAZIO AL REFERENDUM IN TV

“Non sarà una nuova Chernobyl” dicono le autorità giapponesi. Speriamo. Tutto il mondo se lo augura perché un disastro nucleare di quelle proporzioni avrebbe conseguenze drammatiche per tutto il pianeta. Il governo nipponico ed i vertici della Tepco, la società che gestisce gli impianti nucleari di Fukushima, cercano di tranquillizzare la popolazione. Intanto, però, la flotta statunitense che doveva portare aiuti si allontana dalle coste perché i livelli di radioattività sono alti. E il ministro dell’industria francese Eric Besson parla di possibile tragedia. Il mondo si ritrova oggi a fare i conti con l’incubo nucleare, come ai tempi della guerra fredda, quando più volte Usa e Urss si trovarono sull’orlo del conflitto atomico. Altri tempi, stessa paura. Il sisma in Giappone non è, purtroppo, un caso isolato. Questa una lista degli incidenti più seri verificatisi sinora. Almeno di quelli noti:

- 12 dicembre 1952: Chalk River di Ottawa, Canada. Il primo incidente nucleare serio a un reattore, con la parziale fusione del nucleo, che tuttavia non causa vittime.

- 30 settembre 1957: Mayak, Monti Urali (ex-URSS). E' il secondo incidente piu' grave nella storia, causa 200 morti e contamina 90 km quadrati. 10mila persone vengono evacuate mentre migliaia di km quadrati sono esposti alle radiazioni.

- 28 marzo 1979: Three Mile Island ad Harrisburg, in Pennsyilvania. E' il piu' grave avvenuto negli Stati Uniti. Il surriscaldamento di un reattore provoca la parziale fusione del nucleo e la creazione di una nube radioattiva di 30 km quadrati: migliaia di abitanti vengono evacuati.

- 8 marzo 1981: Tsuruga, Giappone. Una fuga di residui radioattivi contamina 280 persone, ma la notizia viene resa nota dalle autorita' sei settimane dopo.

- 26 aprile 1986: Chernobyl, Ucraina. Il surriscaldamento provoca la fusione del nucleo del reattore e l'esplosione del contenimento. Si forma un nube radioattiva che investe l'area raggiungendo l'Europa. Centinaia di migliaia di persone vengono esposte a radiazioni ed evacuate dai territori contaminati. Ancora oggi non e' conosciuto l'esatto numero dei morti. L'ONU stima una cifra di 9.000 morti di cancro: per Greenpeace il cancro e altre malattie causate dalle radiazioni avrebbero ucciso, nel corso degli anni, almeno 200.000 persone.

- 30 settembre 1999: Tokaimura, Giappone. Una fuga di uranio dalla centrale provoca la morte di due operai e la contaminazione di altre 438 persone.

- 9 agosto 2004: Mihama, Giappone. Una fuga di vapore ad alta pressione nella sala delle turbine del reattore provoca la morte di 5 operai, altri sette lavoratori vengono ricoverati in gravissime condizioni.

- 16 luglio 2007: Kashiwazaki, Giappone. La centrale viene chiusa in seguito ai danneggiamenti provocati da un terremoto.

- 23 luglio 2008, Tricastin, Francia. Contaminati 100 operai, irradiati da cobalto 58 a causa di una perdita del reattore numero 4.

Questi sono i fatti. Dopo Fukushima, sarebbe il caso che la politica italiana si occupasse, tra un processo e l’altro di Berlusconi, anche di altre cose, magari serie. Tra un po’ ci saranno i referendum, tra cui quello sul nucleare. Ma ancora non se ne parla,  i media di regime oscurano l’appuntamento. Si deve aprire un dibattito serio sul piano nucleare del governo e la campagna d’informazione per il referendum deve essere ampia e seria. Qualcuno ci dovrà spiegare quali sono le garanzie di sicurezza per le centrali nucleari in un paese a forte rischio sismico come l’Italia, dove queste centrali saranno realizzate, a quali costi, come si pensa di smaltire le scorie (questo lo sappiamo: in nessun modo perché non esiste ancora soluzione). Al posto della solita soffocante cappa di silenzio è necessario parlare, e molto, dell’argomento, perché è in gioco il futuro dell’Italia.