
Ed ecco la
riforma della giustizia targata Berlusconi, una clava impietosa e feroce sui giudici, con un unico obiettivo: depotenziare i poteri della magistratura, ridimensionare il
Csm, ridurre l’autonomia della polizia giudiziaria, cancellare l’obbligo dell’azione penale e dare al Parlamento il potere di decidere cosa è reato e cosa non lo è. Nessuna ma proprio nessuna delle riforme annunciate serve per far funzionare la giustizia. Nessuna ma proprio nessuna delle riforme annunciate serve per rispondere agli interessi dei cittadini. Serve solo e soltanto a liberare in tutti i modi il presidente del Consiglio dai suoi processi. E su questo scenario di controriforma che puzza lontano un miglio di deriva fascista, parte la campagna mediatica dei tg e dei giornali di famiglia che toccano il fondo del servilismo sciocco e becero. Titola oggi così
il Giornale: “
I pm guardoni si eccitano”. Un titolo scioccante, una nuova forma, più sottile e perversa, del
metodo Boffo. Se il giudice
Mesiano fu fatto passare per caso psichiatrico, solo per il fatto che indossava un paio di calzini celesti, con il titolo di oggi il Giornale tocca il fondo della disinformazione. Non una parola sui contenuti della riforma – e dire che, vista la contiguità con
Palazzo Chigi, avrebbero potuto pubblicare una qualche anticipazione realizzando quello che si chiama in gergo giornalistico uno scoop - ma
un’intera categoria, quella dei magistrati, fatti passare per sporcaccioni voyeur, costruendo un’immagine falsa, indegna e disgustosa. La giustizia in Italia è malata, secondo il megafono del presidente del Consiglio, perché nell’inchiesta di Milano i giudici hanno fatto sequestrare i cellulari per guardare gli autoscatti sexy delle ragazze. Ecco come si ribalta la verità dei fatti. Da una parte un presidente del Consiglio su cui pende un’accusa grave e vergognosa, come concussione e sfruttamento della prostituzione femminile, dipinto come un perseguitato e una vittima delle ossessioni dei giudici. Dall’altra, giudici dipinti come una casta di nullafacenti, di pigri, di negligenti, di arruffoni copia sentenze, che sequestrano i cellulari delle ragazze coinvolte nell’inchiesta che riguarda Silvio Berlusconi per guardare le foto osè. Ma siccome al peggio de Il Giornale non c’è mai fine, al sottosegretario
Daniela Santanchè, in una lunga e imbarazzante intervista, è affidato l’affondo finale: la riforma è urgente – dice la scaltra e furba rediviva berlusconiana doc, quella che prima della poltrona ministeriale diceva che Berlusconi concepisce le donne solo in posizione orizzontale – se avessero impiegato le stesse risorse usate per indagare sul Cavaliere, forse
Yara sarebbe ancora viva. Cosa dire? Un disgustoso accostamento, unito al disumano sfruttamento del caso della morte di una giovane ragazzina, per mano di un pazzo omicida, che ha sconvolto l’intero Paese. La vera schifezza è una riforma fatta per cercare l’ennesima immunità personale. Italia dei Valori è pronta.
In Parlamento, sarà un Vietnam.
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