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Il vento sta cambiando

Il vento sta cambiando in Parlamento, immunità ed impunità non sono più le parole d’ordine della giunta per le autorizzazioni, che ieri ha dato il via libera all’utilizzo delle intercettazioni di Saverio Romano, ex ministro indagato per mafia.

Come ha giustamente detto il nostro rappresentante in giunta, Federico Palomba, “l'uscita di Berlusconi dalla stanza dei bottoni ha affrancato la Lega che, finora, aveva fatto blocco consentendo la peggior prassi di salvataggio della Casta inquisita e di leggi ad personam”. Ed anche per il coordinatore campano del Pdl ed ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, su cui pende una richiesta d’arresto del tribunale di Napoli perché accusato di essere il referente politico della camorra, l’aria non è più quella di una volta.

Sfuggito già ad una richiesta d’arresto e ad una mozione di sfiducia, ora il suo destino potrebbe essere diverso. Non voglio emettere giudizi di innocenza o colpevolezza in anticipo, anche perché il Parlamento non è un tribunale, ma una cosa deve essere chiara: la politica deve lasciar lavorare la magistratura, non deve proteggere la Casta e salvare i suoi membri a tutti i costi.

Qualcuno potrà pensare che tutto ciò sia merito della Lega, che ora vota in maniera diversa dal pdl. Una sciocchezza, questi signori sono corresponsabili, insieme a Berlusconi, del sacco d’Italia, hanno predato le risorse e occupato poltrone. Peggio dei lanzichenecchi, altro che ‘Roma Ladrona’. Bossi sta cercando di far dimenticare il passato recente e le sue enormi responsabilità nel collasso economico, sociale e culturale dell’Italia, ma non ci riuscirà. Gli italiani non sono fessi, men che meno quelli che abitano al Nord. E ricordano perfettamente che negli ultimi dieci anni Bossi è stato il più fedele alleato di Berlusconi e insieme hanno mandato a gambe all'aria l'Italia intera, non solo il Sud, il Centro o il Nord. Per questo il giudizio su di lui è unanime da Palermo a Napoli, da Firenze a Roma e anche da Milano a Venezia. Le sparate di Bossi sulla Padania, sull’aggancio monetario alla Germania, gli attacchi all’Italia valgono quanto la credibilità del Carroccio: niente.

SU BONDI E CALDEROLI FLI FA DON ABBONDIO

Parlamentari del gruppo Futuro e LibertàParlamentari del gruppo Futuro e LibertàLa difesa della legalità prescinde, o almeno, dovrebbe prescindere dal credo politico o religioso . E’, o almeno, dovrebbe essere una sorta di cromosoma in più nel Dna di ciascuno di noi, attivo e vigile, a maggior ragione se si ha l’onere e l’onore di rivestire un ruolo istituzionale. Fino a qualche tempo fa, c’eravamo solo noi a difendere la legalità, a chiedere che fosse condizione “sine qua non” in politica e non solo. Per questo, in tutti questi anni, ci siamo sempre presi, urbi et orbi, epiteti ed insulti di ogni colore e forma, tra cui il più gentile era “sporco giustizialista”. Ora, se l’illegalità si conferma ai primi posti nella hit parade di palazzo Chigi, la legalità sembra essere diventata un abito di gran moda per Fli, da indossare con disinvoltura, ad intermittenza, quando si vuole, qualche giorno si e qualche giorno no, a seconda del tempo, dell’umore, dell’abbinamento di colori, quasi fosse un accessorio divertente, a la page, e che dà quella certa allure in più. Futuro e Libertà, infatti, è notizia di oggi non voterà le mozioni di sfiducia nei confronti del ministro dei Mali culturali Sandro Bondi, e del ministro salva-legam Roberto Calderoli. Tanto per la cronaca, il ministro Sandro Bondi ha gravi responsabilità non solo per quanto riguarda il crollo della Casa dei Gladiatori di Pompei, ma per il degrado in cui versa il patrimonio culturale, architettonico e archeologico del nostro Paese. E’ il ministro dei Beni Culturali che passerà alla storia per il crollo di Pompei. E’ colui che, in tutti i consigli dei ministri non ha mai alzato la voce e protestato per gli ingenti tagli che il governo, per mano di Tremonti, ha effettuato al settore cultura. Ha assistito, molle ed inerme, all’irresponsabile sforbiciata ai fondi per la cultura, l’arte e l’immenso patrimonio storico ed architettonico italiano. Il ministro Calderoli ha fatto anche di peggio. Nella sua funzione di ministro per la semplificazione legislativa, ha cancellato una norma gravissima  per salvare 36 attivisti leghisti sul quale pendeva un processo per il reato di banda armata. Ha mentito in Parlamento, ha ignorato gli ordini di palazzo Chigi, abusando del suo potere di ministro. Ce ne è abbastanza, in tutte e due i casi, per sentire il dovere morale, civile e politico di votare a favore della mozione di sfiducia nei confronti di Bondi e Calderoli. Se non solo questi due casi evidenti di violazione del principio di legalità, cosa lo è? Il maltempo? La brutta annata per la raccolta dell’olio? La mayonese che impazzisce o il pane che non lievita per la troppa umidità nell’aria? Ma forse siamo troppo esigenti noi. Del resto, se ci hanno messo 15 anni a capire che Berlusconi era Berlusconi, votandogli nel frattempo tutte le leggi ad personam servite a salvargli la pellaccia, non possiamo certo pretendere che in quattro e quattrotto Fini e il Fli diventino cuor di leoni. Molto meglio fare il Don Abbondio, quello sì che aveva capito tutto nella vita. La mozione non s’ha daffare. Con buona pace della legalità.