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Intercettazioni, bavaglio e ostaggi

Un deja vu. Un brutto film già visto. Il titolo è bavaglio, il regista è Angelino Alfano. Uno dei punti di accordo del vertice di ieri sera è stato quello sulla necessità di una legge sulle intercettazioni. Praticamente un bavaglio alla stampa ed una protezione per politici corrotti, faccendieri delle cricche e disonesti in generale. Di cui questa Italia, purtroppo, abbonda.

Non riesco davvero a comprendere come la ‘legge bavaglio’ possa essere uno dei punti di discussione di un vertice del massimo livello politico. O meglio, non riuscirei a capirlo se fossimo in un paese de-berlusconizzato. Purtroppo il governo Monti è ostaggio di Berlusconi e del Pdl, ha una sovranità limitata. Il limite è il perimetro imposto da Berlusconi e dai suoi. Se Berlusconi decide che di Rai non si parla, Monti può anche diramare un comunicato in cui dice che sarà argomento di discussione del vertice, ma poi, magicamente, quel punto sarà rinviato.

La riforma della governance della più grande impresa culturale del Paese, del servizio pubblico radio-televisivo, infatti, può attendere. Non è rinviabile, invece, la legge bavaglio. In realtà anche sul tema giustizia Alfano aveva alzato i toni, ma poi, con l’accoglimento del bavaglio e con un addolcimento del ddl anti-corruzione, il segretario del Pdl si è calmato. Il problema è tutto qui. O, se volete, tutto quid. Non è vero che ad Alfano manchi il quid, ne ha in abbondanza, solo che è il quid di Berlusconi. Il delfino del Cavaliere si muove nel solco tracciato dal suo maestro e non potrebbe, chiaramente, essere altrimenti. La speranza di un rinnovamento del Pdl, di un superamento del berlusconismo è ancora una pia illusione. Come Monti sa bene.

Il vento sta cambiando

Il vento sta cambiando in Parlamento, immunità ed impunità non sono più le parole d’ordine della giunta per le autorizzazioni, che ieri ha dato il via libera all’utilizzo delle intercettazioni di Saverio Romano, ex ministro indagato per mafia.

Come ha giustamente detto il nostro rappresentante in giunta, Federico Palomba, “l'uscita di Berlusconi dalla stanza dei bottoni ha affrancato la Lega che, finora, aveva fatto blocco consentendo la peggior prassi di salvataggio della Casta inquisita e di leggi ad personam”. Ed anche per il coordinatore campano del Pdl ed ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, su cui pende una richiesta d’arresto del tribunale di Napoli perché accusato di essere il referente politico della camorra, l’aria non è più quella di una volta.

Sfuggito già ad una richiesta d’arresto e ad una mozione di sfiducia, ora il suo destino potrebbe essere diverso. Non voglio emettere giudizi di innocenza o colpevolezza in anticipo, anche perché il Parlamento non è un tribunale, ma una cosa deve essere chiara: la politica deve lasciar lavorare la magistratura, non deve proteggere la Casta e salvare i suoi membri a tutti i costi.

Qualcuno potrà pensare che tutto ciò sia merito della Lega, che ora vota in maniera diversa dal pdl. Una sciocchezza, questi signori sono corresponsabili, insieme a Berlusconi, del sacco d’Italia, hanno predato le risorse e occupato poltrone. Peggio dei lanzichenecchi, altro che ‘Roma Ladrona’. Bossi sta cercando di far dimenticare il passato recente e le sue enormi responsabilità nel collasso economico, sociale e culturale dell’Italia, ma non ci riuscirà. Gli italiani non sono fessi, men che meno quelli che abitano al Nord. E ricordano perfettamente che negli ultimi dieci anni Bossi è stato il più fedele alleato di Berlusconi e insieme hanno mandato a gambe all'aria l'Italia intera, non solo il Sud, il Centro o il Nord. Per questo il giudizio su di lui è unanime da Palermo a Napoli, da Firenze a Roma e anche da Milano a Venezia. Le sparate di Bossi sulla Padania, sull’aggancio monetario alla Germania, gli attacchi all’Italia valgono quanto la credibilità del Carroccio: niente.

BERLUSCONI PARLA COME UN BLACK BLOC

“Siamo nelle mani dei giudici di sinistra”. Lo dice il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e non è certo una novità. “Giudici di sinistra appoggiati da “Repubblica”, dai giornali di sinistra e della stampa estera”. E pure a questo genere di esternazioni, l’esimio premier ci ha da tempo abituati. Ma il contenuto delle intercettazioni pubblicate oggi da il quotidiano La Repubblica sono a dir poco agghiaccianti. “Siamo in una situazione per cui o io lascio oppure facciamo la rivoluzione, ma vera”… “Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di Giustizia di Milano, assediamo Repubblica e cose di questo genere”. Agghiaccianti affermazioni per un presidente del Consiglio che dice di voler far fuori un palazzo, assediare la sede di un giornale, fare la rivoluzione ma quella vera. Parla come un black bloc Silvio Berlusconi, un black bloc in grisaglia e bombetta che siede a palazzo Chigi. Un capo del Governo che si esprime in questo modo è inaccettabile. Cos’altro ancora debba succedere prima che quest’uomo irresponsabile si decida a lasciare il governo per consentire all’Italia di avere un esecutivo in grado di affrontare i problemi e di recuperare la credibilità internazionale perduta? Di cattivi maestri in giro ce ne sono tanti ma questo supera tutti in squallore.

INTERCETTAZIONI, SERVONO SOLO AL RE

La settimana parlamentare è densa di avvenimenti. Si prevede all’orizzonte un finale da mezzogiorno e mezzo di fuoco. Il Pdl, entro venerdì, vuole portare a casa le intercettazioni. Non parlano di fiducia al momento ma quell’odioso strumento che hanno imposto su ogni provvedimento importante, già aleggia nell’aria con il suo odore nauseabondo. Alle opposizioni è stato chiesto di ridurre al minimo il numero degli emendamenti da presentare. Italia dei Valori si prepara alla guerra sulle intercettazioni con sei emendamenti, che daranno filo da torcere al piano del presidente del Consiglio e del suo collegio di difesa. Noi daremo battaglia. Non c’è peggior sordo di Berlusconi che non vuole sentire ma Pdl e Lega mostrino un minimo di senso di responsabilità. Il milione e 200 mila firme non è stato un esercizio di democrazia. Facile oggi elogiare il potere dirompente di questo referendum, facile parlare a pancia piena. E’ una messaggio forte e chiaro: la gente ne ha le scatole piene. Il milione e mezzo di firme significano una cosa sola: totale sfiducia nel governo attuale e voglia di partecipazione diretta della gente. Significa anche basta alla legge sulle intercettazioni, all’ennesima insopportabile legge ad personam, significa assumetevi le responsabilità di governare in nome e per conto dei cittadini, di governare la crisi, di mandare avanti provvedimenti come quello sullo sviluppo, invece di piegare un Parlamento e le istituzioni alle esigenze processuali del padrone. Ce la faranno le poche anime belle che sopravvivono nel Pdl e nella Lega ad alzare la  testa, ad avere un scatto d’orgoglio? Ci vorrebbero tanti Enrico Toti nelle file della maggioranza, pronti a gettare la stampella…

LA CASTA HA DETTO "NO" AL DIMEZZAMENTO DEI PARLAMENTARI

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Dimezzamento parlamentari: inammissibile. Così la Camera ha deciso solo pochi minuti fa. Il nostro emendamento per dimezzare il numero dei parlamentari non è stato ammesso, non è stato possibile, quindi metterlo ai voti. Come ha giustamente detto il mio collega Antonio Borghesi in Aula è si tratta di una decisione inaccettabile perché in questa legislatura una miriade di emendamenti sono stati infilati nei decreti legge, al punto da fargli cambiare nome. In ogni caso, l’inammissibilità avrà fatto tirare un sospiro di sollievo a molti. Secondo noi è proprio questo il vero motivo per cui è stato dichiarato inammissibile: non vogliono votare una norma sulla quale sono a parole tutti favorevoli, ma che in realtà non vogliono in alcun modo approvare. Il voto, così com’è stato per l’abolizione delle province, farebbe chiarezza su chi dice la verità ai cittadini e chi mente. Oggi il Parlamento ha perso l’opportunità di dare un segnale ai cittadini, che giustamente pretendono dalla classe politica un cambiamento reale e concreto, una riduzione dei costi, una maggiore sobrietà, la possibilità di decidere chi eleggere e da chi farsi governare, competenza, onestà, e un sacco di altre cose che questa classe dirigente sembra aver smarrito. 630 deputati e 315 senatori sono un po’ troppi per l’Italia, soprattutto se paragonati ai 435 deputati e 100 senatori degli Stati Uniti. In compenso, decisione fresca fresca della capigruppo, arriva in Aula alla Camera, la prossima settimana, la legge sulle intercettazioni. Non abbiamo più parole, solo sdegno e sbigottimento di fronte a questa maggioranza che, invece di pensare a provvedimenti per affrontare la grave crisi economica e rilanciare l’economia, porta in Aula la norma sulle intercettazioni. Da non credere, così non si può andare avanti. Rinnoviamo il nostro appello al Presidente della Repubblica affinché faccia sentire la sua autorevole voce per ricreare le condizioni di agibilità democratica che al momento sembrano compromesse.  

PROPOSTA INDECENTE

Inchiesta Tarantini: depositate alla procura di Napoli le carte dell’inchiesta. Berlusconi a Lavitola: “Vi scagionerò tutti”. Vicenda Unipol: la procura di Milano, potrebbe formulare già domani la richiesta di processo per Silvio Berlusconi, per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio per la vicenda del passaggio di mano dell’intercettazioni tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, ai tempi della scalata alla Bnl. E poi ancora intercettazioni con valutazioni imbarazzanti, insultanti, rivolti dal premier Berlusconi all’indirizzo della cancelliera tedesca, Angela Merkel. Battute grevi e grossolane, che ci esporrebbero alla solita, colossale, figuraccia. Un quadro desolante. Ma dal cilindro del premier, esce la solita, immarcescibile proposta indecente: un bel decreto, d’urgenza, ad hoc, un provvedimento d’urgenza anti-sputtanamento. Per il momento, dopo i niet di Napolitano e, udite udite, del ministro della Giustizia, Nitto Palma, la spada del decreto legge è stata rinfoderata. Ebbene, in un momento così terribile per il nostro Paese, con un orizzonte preoccupante, con una manovra che alza le tasse e tagli i servizi e rende impossibile agli enti locali svolgere il loro servizi a meno di non abbandonare fasce intere di popolazione, il fatto che il presidente del Consiglio pensi sempre e solo a mettere la sordina all’informazione e a bloccare il lavoro della magistratura, offende e umilia l’Italia intera. Mai nella storia un presidente del Consiglio tanto incapace ed imbarazzante. Ed oggi, in Aula, sono andati di nuovo sotto. Siamo alle solite: il governo ha una maggioranza raccattata al mercato di fine stagione. Non ha la lucidità politica e neanche la legittimità morale per continuare a governa il Paese. Questo governo deve andare a casa.

VALTY, PRENDI I SOLDI E SCAPPA!

“Ehi, Johnny, i poliziotti sono sulle mie tracce, accidenti! Che faccio?”. “Rimani dove sei, Johnny, non ti muovere”. Ora se pensate a "Per un pugno di dollari" o a "Giù la  testa" o ad uno dei tanti spaghetti western che hanno allietato la vostra infanzia o adolescenza, vi sbagliate di grosso. Ormai ha fatto il giro del mondo l’infelice, per non dire inaccettabile, scriteriata, offensiva, antidemocratica, antilegalitaria, frase con il quale il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi suggeriva, solo pochi giorni fa, all’amico Lavitola, faccendiere latitante, di non rientrare in Italia. Non solo è drammatico che proprio nei giorni in cui il Paese è sconvolto da un’inarrestabile crisi economica ed i cittadini sono chiamati a sforzi immani, il presidente del Consiglio, che dovrebbe guidare il Paese, sta chiuso nelle sue stanze dorate, con il suo onorevole avvocato Ghedini, per trovare il modo di sfuggire allo sputtanamento imminente, ritornando alla carica con il ddl intercettazioni. In un paese normale, civile e democratico, un presidente del Consiglio che suggerisce ad un latitante faccendiere di non rispettare la legge, di infrangerla, lui che come capo del governo, dovrebbe esserne custode e garante, avrebbe non i giorni, ma i minuti contati. Vi immaginate se in Inghilterra, Francia, Germania, America fosse accaduta una cosa del genere? Il fatto è che qui sembra non indignarsi più nessuno. Sembra quasi “normale” una roba del genere, sembra solo l’ennesima puntata di un saga dello schifo senza fine. Io, invece, mi indigno e mi vergogno e non voglio che il mio Paese sia sputtanato per l’ennesimo comportamento inaccettabile di un presidente del Consiglio che parla e agisce antidemocraticamente. Ma in quale Repubblica un premier protegge e dà consigli a un latitante? E’ una vergogna inaccettabile e un danno per l’Italia, l’ennesimo. Napolitano metta la parola fine a questo schifo senza fine. Elezioni, subito, per il bene del Paese. 

La canzone di Marinella ora la canta B.

"Questa di Marinella e' la storia vera...". Spiace citare un grande cantautore e poeta come De Andre' per parlare della segretaria di Berlusconi, interrogata come testimone per tre ore dai pubblici ministeri. In quest'Italia di fine impero succede anche questo. Che la segretaria storica e più fidata del premier venga ascoltata per pagamenti illeciti, per tentativi di estorsione ai danni del presidente del Consiglio. Che peraltro pareva piuttosto in confidenza con gli estorsori a quanto si legge sui giornali. La canzone di Marinella oggi la canta Berlusconi, non più De Andre' o la meravigliosa Mina. Un premier ricattabile e ricattato non puo' essere nocchiere di una nave in difficolta' durante la la tempesta. C'e' bisogno di gente seria e di competenza. Questo governo non dispone ne' dell'una ne' dell'altra. E si vede. La manovra e' diventata una sorta di gioco delle tre carte. Indovina dov'e' il provvedimento? Oggi c'e' domani chissa'. E la Borsa di Milano brucia il 4 per cento...e l'Unione Europea ci tiene di fatto commissariati. Napolitano interviene per chiedere responsabilita' e tempi rapidi nell'approvazione. Lo chiede a maggioranza e opposizione. L'opposizione ha fatto la sua parte, sempre, ma la maggioranza? E' una domanda retorica perche' sappiamo tutti la risposta: la maggioranza e' divisa e senza guida, senza idee e senza progetti. Non e' più nelle condizioni di governare. A questo punto l'unica responsabilita' delle opposizioni e' mandare a casa Berlusconi il prima possibile. In ogni modo (democratico s'intende) perche' l'interesse nazionale deve prevalere su tutto. Anche e soprattutto sugli interessi dei singoli partiti.

Mr. B vada via, Italia non è "una merda"

"L'Italia e' il Paese che amo". Era il Silvio Berlusconi degli esordi, quello delle calze sulle telecamere, dei videomessaggi distribuiti urbi et orbi come il verbo del nuovo messia liberale. Era il 1994 e il Cavaliere sfoderava sempre il sorriso a 100 denti, le sue intemerate erano al massimo il "mi consenta". Erano bei tempi. C'era voglia di cambiamento. Poi venne eletto e l'Italia cambiò addirittura in peggio, perché il virus del berlusconismo ha contagiato istituzioni, politica, cultura, società. Ci vorranno anni per debellarlo. Insomma, quello era il Berlusconi degli esordi, con la carica pubblicitaria di un "Mastro Lindo" che voleva pulire il Paese. Oggi si riduce a parlare con un Lavitola qualunque, che se non sbaglio ora è latitante, e a dire "vado via da questo paese di merda". Uao, complimenti mister B. Proprio lei che lo governa da dieci anni (a parte i soli due anni di governo Prodi)?!  Non si vergogna neanche un po' di queste parole?! In quella frase c'e' tutto il personaggio: uno che se ne fotte dei problemi dei cittadini e che pensa solo ai suoi interessi (i suoi affari sono saliti alle stelle da quando è in politica) e a salvare se stesso. Degli altri, degli italiani, non gliene frega niente. Presidente se lo ritiene opportuno se ne vada. Basta dare un'occhiata sulla rete per rendersi conto che moltissimi hanno preso questo sfogo (me ne vado) come un auspicio. Se ne vada mr B, ha già fatto troppi danni, ma non offenda l'Italia, che, nonostante questo governo di uomini piccoli piccoli, resta un grande paese. E si metterà alle spalle questo brutto periodo, dimentichera' lei, Bossi, Tremonti, il dito medio, i "vaffanculo", le mignotte, i bunga bunga, i ministeri al Nord (peraltro ancora chiusi perché l'importante è lo spot, la sostanza non conta). Se ne vada per la sua strada, l'Italia ha un lungo cammino da compiere.

DAL PREDELLINO ALLA SEDIA A DONDOLO

Chi si aspettava qualcosa di più sarà rimasto profondamente deluso. Era lecito d’altronde aspettarselo. Noi no. Non ci aspettavamo né più né meno di quello che è stato. Quello del presidente del Consiglio è stato un intervento piccolo piccolo, modesto, scontato, di corto respiro, una via di mezzo tra la relazione del ragionier Fantozzi, con tutto il rispetto per tutti i ragionieri d’Italia ed il mitico Fantozzi, e quello di un incantatore di serpenti che non incanta più nessuno. Un intervento spompato, senza afflato, con un'unica eccezione, quando il presidente del Consiglio ha mostrato viva preoccupazione per le sue aziende, piuttosto che per la nave Italia. Per quanto riguarda, poi, i contenuti, c’è da ridere, se non ci fosse da piangere. Tra le mirabolanti proposte per rilanciare l’economia, il governo propone nientepopodimeno che… il completamento della Salerno Reggio Calabria, la riduzione delle auto blu ed il nuovo statuto dei lavoratori. Ha ragione Tito Boeri: parole in libertà, i discorsi vuoti sono peggio dei non discorsi e meglio avrebbe fatto Silvio a non parlare proprio. L’impietoso e geniale Massimo Gramellini ha scritto oggi su "La Stampa" Il cavaliere senza benzina. Se quello di ieri doveva essere il nuovo predellino, si è rivelato per quello che è. Il discorso della sedia a dondolo: mancava solo la copertina di lana sulle ginocchia e la papalina in testa. E mi fermo qui, per carità di Patria. Nessuna indicazione di interventi urgenti sui conti pubblici, solo generici impegni. Il presidente del Consiglio continua a far finta di niente. Dice che l’economia è solida. Che la nave non affonda. Ed oggi, all’incontro con le parti sociali, ha annunciato un provvedimento per fermare l’abuso delle intercettazioni. La privacy, ha detto Silvio, è il principale diritto di libertà. Avete capito l’antifona? Qualcuno nutre ancora dubbi sulle priorità di Silvio?