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On. Donadi, come si sarà accorto, in qualunque trasmissione lei compaia, giornalisti e politici si affannano a sovrastare la sua voce, e continuano, fra l'altro a ricordare:"l'avviso di garanzia al G7 di Napoli con notizia data dal Corriere".
In realtà la vicenda è questa e La prego di documentarsi per non farsi incastrare ogni volta su questo argomento:
il preannuncio dell’avviso di garanzia durante il G7 di Napoli
sul Corriere dei 22 novembre 1994, è una triplice menzogna.

1) Non era un avviso di garanzia, ma un invito a comparire, cioè un
atto dovuto per legge, visto che si rendeva necessario interrogare
urgentemente il premier. A suo carico, infatti, erano emersi gravi
indizi di complicità nelle tangenti Fininvest alla guardia di finanza
e nel depistaggio delle indagini attivato da Massimo Maria Berruti (ex
ufficiale della guardia di finanza, poi passato al gruppo Berlusconi
come avvocato, e oggi deputato di Forza Italia) subito dopo una visita
a palazzo Chigi. L’urgenza derivava dalla necessità di sentire
Berlusconi e Berruti separatamente ma contemporaneamente su
quell’incontro cruciale.

2) In quel momento a Napoli non si teneva alcun vertice del G7
(tenutosi nel mese di giugno), ma una conferenza internazionale sulla
criminalità, che inizialmente Berlusconi contava di inaugurare
soltanto nella prima giornata, lunedi 21 novembre, per poi rientrare a
Roma in serata. Questo almeno risultava ai carabinieri, che infatti,
incaricati dal procuratore Borrelli di recapitargli il plico, si
recarono a Roma e non a Napoli. A palazzo Chigi appresero che
Berlusconi aveva cambiato idea, trattenendosi a Napoli un altro giorno.
Allora lo chiamarono al telefono e in tarda serata riuscirono a
leggergli parte dell’invito a comparire, che conteneva tre capi
d’imputazione. Dopo il secondo, però, il premier buttò giù la
cornetta infuriato.

L’indomani il Corriere della Sera riportò soltanto due dei tre capi
d’imputazione: guardacaso quelli che Berlusconi conosceva. Il che,
come ha ripetuto di recente, dimostra che la fuga di notizie al
Corriere della Sera parti dall’entourage del Cavaliere, e non dai pm
o dagl’investigatori, che le accuse le conoscevano tutte e tre per
intero.

3) Il Corriere non preannunciò dunque un bel nulla al premier, la
mattina di martedi 22 novembre; dalla sera prima Berlusconi sapeva di
essere indagato per corruzione. Ciononostante decise di presiedere
anche quel giorno il forum sulla criminalità. Ergo fu lui, e non la
procura di Milano, a esporre l’Italia al ludibrio internazionale, pur
di dirottare l’attenzione generale sulla (inesistente) violazione del
segreto investigativo, anzichè sulla vera notizia grave: il premier
italiano coinvolto nelle tangenti pagate da tre sue aziende alla
guardia di finanza.

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