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Lettera aperta al ministro degli interni Roberto Maroni. Signor ministro, lei non ama parlare con gli ultras, come ha più volte dichiarato. Tuttavia, noi che ultras lo siamo dal 1969, che amiamo questo modo di vivere il calcio e il calcio stesso di un amore viscerale, vogliamo parlarle con queste righe.Vogliamo chiederle qualcosa a proposito della disfatta di Genova. Un manipolo esiguo di tifosi serbi ha tenuto in scacco la polizia presente allo stadio, apparsa talmente impreparata da improvvisare dei comici balletti sotto il settore ospiti, costringendo l'uefa a sospendere la partita. Da assidui frequentatori degli stadi italiani, da anni ormai super militarizzati, dove ogni domenica viene vietato a molti tifosi di poter assistere al calcio in base ad un lavoro di intelligence che vale evidentemente solo per i tifosi italiani, dove non si lesinano manganellate anche gratuite, non potevamo credere ai nostri occhi e come noi i tanti, troppi che allo stadio, in Italia, non vanno più, proprio perché stremati, svuotati della passione, repressi. Ci piacerebbe ci rispondesse, senza retoriche o numeri elaborati. Quelli veri, impietosi glieli diamo noi: in vent'anni anni gli stadi italiani hanno perso più della metà degli spettatori, l'inizio di questa stagione presenta ancora un calo ulteriore rispetto alla scorsa, che già fu disastrosa. Ministro: gli stadi sono vuoti, di gente e di passione, ne prenda atto, è sotto gli occhi di tutti. Colpa degli ultras, ci sembra già di sentire la risposta di rito. E noi diciamo: non è che la gente si è stufata? Delle schedature, di dover comprare nelle banche i biglietti, a prezzi folli, di stare in coda ai tornelli. Oppure, ed è il caso del quartiere Marassi della nostra città, di trovarsi plotoni di agenti in assetto antisommossa sotto casa, di perdere il posto auto, di non potere comprare una bottiglia di vino, o di olio nei giorni ormai quasi quotidiani delle partite. Davanti alle scene di ieri tutto questo sembra ancora più vano, assurdo, offensivo. La disfatta di Genova è la disfatta di un modo di intendere la sicurezza negli stadi che dura da vent'anni, da governi di ogni colore, e che si basa sulla repressione. Presentare gli stadi vuoti come un successo di questa linea, ne convenga, è poco serio. Noi da anni portiamo avanti proposte concrete che riteniamo degne di attenzione: libera vendita dei biglietti fino al giorno della partita, a prezzi popolari per i settori ritenuti tali, forze dell' ordine realmente preparate e riconoscibili mediante matricola visibile su casco e divisa. Alla repressione ci avete già pensato, con diffide, arresti in flagranza differita, chiusure e militarizzazioni degli stadi... che però, come si è visto ieri, non mantiene la sicurezza che promette. Ultras Tito Cucchiaroni