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Premetto che con Marchionne e con quelli come lui non ho nulla da spartire; premetto che Fabio Fazio è un buon professionista, ma che in un paese di virtuosi la virtù dovrebbe essere premio a sè stessa e non enormemente monetizzata come nei casi eclatanti di sinistrorsi che così facendo offrono apertamente il fianco alle critiche avversarie. Dico, ciò premesso, che il problema è tutto di legalità e di disciplina. Non sono nè autoritario nè fascista né, tanto meno, neoliberista, però l'esperienza più che trentennale maturata come funzionario di un azienda di pubblico trasporto locale, mi impone l'obbligo di effettuare queste poche osservazioni: 1) E' vero che esistono migliaia di lavativi, a onor del vero disequamente distribuiti sul teritorio nazionale, accanto ad una parte di lavoratori che compiono il loro dovere senza risparmiarsi. 2) E' vero che il sindacato tutto ha fatto della difesa dei lavativi un punto fermo della propria azione interaziendale a danno dei lavoratori seri che tanto non importava difendere, ma che piano piano hanno imparato che non giovava fare il proprio dovere perché alla fine era più facile essere premiati per una tessera che per l'attaccamento al lavoro. 3) E' vero, ad esempio, che per il settore del trasporto pubblico locale, in poco più di un decennio, fine anni 80, metà anni '90, sono state promulgate tre leggi statali che consentivano agli inidonei alla guida di mezzi pubblici di andarsene addirittura in pensione con innumerevoli vantaggi, e che gli inidonei veri, non quelli legalizzati da commissioni mediche di dubbia integrità e manovrate consociativamente, rappresentavano non più del 40% dei collocati in quiescenza. 4) E' vero che all'interno di una fabbrica e di un'azienda applicare regole di disciplina e farle rispettare è più scomodo che adottare un cerchiobottismo di tipo consociativistico, fonte inesauribile di lavativismo. 5) E' vero che è più facile presentarsi ad amici, compagni e camerati come difensore dei loro diritti individuali, anche nei casi in cui dignità vorrebbe invocare clemenza e non giustizia, che influire con determinazione sulle scelte di politica economica dell'azienda. Nonostante ciò, continuo a tenere la tessera della FILT-CGIL, convinto di avere scelto la meno peggio; tuttavia non riconoscere che anche Marchionne e Confindustria non abbiano qualche ragione nel denunciare il danno dell'assenteismo, non è onesto. Che poi molti di lor signori, per le loro malefatte, prima di tutte l'evasione fiscale, andrebbero messi in galera, è innegabile quanto auspicabile. I vertici di un paese che mortificano la legalità quando addirittura non l'annientano, diffondono un'infezione inarrestabile tra i cittadini e e li spingono lontani da comportamenti disciplinati e rispettosi delle regole del vivere civile, tanto che oggi è difficile far rispettare persino il Codice della Strada.