A Francesco e Gianfranco, morti sul lavoro

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Sono usciti di casa questa mattina per andare a lavorare. Non torneranno più a casa. Non andavano in guerra, solo a lavorare. Non sono stati uccisi dal fuoco nemico, sono morti mentre stavano lavorando all’interno di un depuratore di Riva Ligure, in provincia di Imperia, uccisi dalle esalazioni. Provo ad immaginare, in queste ore di cieco dolore, i volti smarriti delle mogli, dei figli, dei genitori di questi due giovani operai di 40 e 36 anni. Sento i loro perché, carichi di angoscia e di rabbia. Sento l’angoscia e la rabbia di tutti quelli che hanno perso un amico, un fratello, un padre, un marito, uscito di casa di buon mattino per andare semplicemente a compiere il suo dovere.

Dall’inizio dell’anno ad oggi sono morte 477 persone sul lavoro. 1328 morti ogni anno, 4 morti al giorno. Sono cifre da bollettino di guerra. Anzi, qualche volta, paradossalmente, in guerra si muore meno. In Iraq, c’era in ballo una stupida guerra per l’avidità di qualche stupido petroliere incoraggiato da qualche stupido politico. In Italia, ci sono in ballo gli interessi di chi aggira le regole per mero profitto, di chi si rifiuta di rispettare le norme sulla sicurezza.

Tra i paesi industrializzati, l’Italia è risultato il paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa. E questo Governo di anime belle che fa? Vuole allargare le maglie dei controlli, vorrebbe la deregulation anche sulla sicurezza dei lavoratori. In Italia, nonostante sia il paese industrializzato in cui si muore di più sul lavoro, il Governo e la maggioranza di centrodestra vogliono indebolire le garanzie di tutela dei lavoratori. Ci avevano già provato con la norma salva-manager, quell’abominio giuridico grazie al quale i responsabili della tragedia della Thiessen Krupp l’avrebbero fatta franca.

Noi diciamo no e facciamo una proposta semplice ma efficace, in nome della trasparenza, ovvero l’istituzione di un patentino trasparente per le aziende, attraverso cui si possa misurare il rispetto delle norme antinfortunistiche adottate, la sicurezza degli impianti e della tutela dei lavoratori. Per tutte quelle aziende che non raggiungono la piena sufficienza e l’adeguatezza alle normative vigenti in materia di sicurezza, ci deve essere la totale esclusione da ogni contratto con la pubblica amministrazione o ente pubblico: non sei in regola, sei tagliato fuori dal mercato, non puoi partecipare a nessuna gara d’appalto, nessuno può fare affari con te.

E’ l’unico sistema efficace per contrastare le scelte scellerate di questo Governo che vuole l’impunità anche per coloro che, in nome del profitto, disprezza la vita degli altri.

Commenti

quando sento nei tg del mattino di operai che muoiono sul lavoro e poi prendo un giornale per leggere i dettagli, spesso faccio fatica a trovare il trafiletto, confinato in terza o quarta pagina. I giornali dovrebbero dare più risalto a questi fatti, in modo che gli stessi operai ci riflettano.
Ho modo di vedere molto ma molto spesso operai edili in cima a edifici, sui tetti, senza casco, e senza nessun tipo di protezione. Ma li vedo solo io ?!Ringrazio per l'attenzione. Valeria

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Caro Donadi,
il tema drammatico delle morti bianche impegna l'Italia dei valori a politiche per la legalità in tutte le realtà locali del territorio nazionale.
La risposta di sicurezza sul lavoro passa atraverso il controllo della legalità su tutti i settori produttivi .
Bisogna promuovere l' eticità del lavoro attraverso l'incontro leale e legale tra domanda e offerta
Il mercato non deve essere ostaggio del solo profitto.
cordialità Eleuterio

Un dipendente Telecom Italia, uno di quei 470 dei Centralini e dei 1254 per cui Telecom Italia ha aperto una procedura di mobilità, cioè se non intervengono fatti nuovi a metà agosto sono fuori dall'azienda,
al rientro dallo sciopero e dalla sacrosanta manifestazione del 12 giugno a Roma, molto ben partecipata, a trovato una bella sorpresa. Telecom Italia gli ha consegnato una contestazione disciplinare perchè ha scritto un articolo, pubblicato su Zeus News, "4 domande ad Antonio Migliardi", cioè domande in cui chiedeva come sia possibile che Telecom in 2 anni abbia distribuito a manager e quadri 72,5 milioni di euro e poi licenzi 470 persone, tra l'altro le meno pagate.
Per Telecom sono queste domande che seminano sfiducia nel pubblico e nel personale Telecom, non i fatti oggettivi: per loro lo spreco di danaro è fatto di minimo conto, grave risulta invece dirlo e proporre all'azienda un atteggiamento più responsabile.
Caro Donadi, se si continuano a tollerare questri atteggiamenti, In Italia non andremo da nessuna parte. Si stanno sovvertendo i valori, per cui eticamente siamo in una torre di Babele.

Carissimo Massimo,la morte sul lavoro è un dramma che tocca da vicino me
ed ogni italiano che sia vissuto un poco.Mi sembra di capire dai fatti che le
parole sono tante ma pochi i provvedimenti concreti che tutelino il lavoro
subordinato e lo stesso datore di lavoro che spesso ignorano le leggi o
che non ci sono affatto nei casi specifici.Che IDV si dia da fare !!!

La nostra società italiana, Repubblica democratica fondata sul lavoro, sta diventando il luogo dove perdere il lavoro può coincidere con la morte. Vi soffermate mai a riflettere su certe notizie?
Morti di disperazione, morti di vergogna, morti di paura di affrontare il futuro. Anche questa categoria di persone VIVE va considerata, in uno Stato in cui nessuno sembra più pagare le proprie colpe per reati finanziari e fiscali. Se l'essere licenziati porta a morire di disperazione viò ci deve far riflettere sulla forma che vogliamo che prenda il nostro Paese.

Poi ci sono i morti sul lavoro.

Non ci sono solo i cantieri, naturalmente, anche se in assoluto questa è l'attività più pericolosa. La formazione non è sufficiente, forse il problema alla base del sistema sta nel costo "burocratico" della costruzione di un 'immobile. Costo burocratico che fa lievitare la spesa di un materiale, di un'impresa, di un progetto. E se si sceglie in base al costo si sceglie chi risparmia sulla sicurezza, si sa già.

Lo stato dovrebbe pagare controllori esperti, ma dovrebbe anche imporre il rispetto delle norme sul divieto di utilizzo di clandestini nei cantieri. Dire che un sistema, come è il testo unico 81/08 titolo IV , si basa sulla corresponsabilità non significa dire che bisogna trovare il modo affinchè le professionalità si tutelino se accade un incidente.

La prospettiva dvrebbe essere quella di cercare soluzioni efficaci ai rischi, invece ci si riempie di carte per tutelare le figure richiamate alla responsabilità . E poi magari finisce che depenalizziamo il reato.
L'approccio alla responsabilità è un approccio di cultura. La cultura della sicurezza è metà dell'opera.

L'altra metà è il controllo sul campo e la ricerca di soluzioni ottimali che richiamino alla corretta applicazione della legge.

Spero che IDV stia sempre dalla parte degli imprenditori che sono culturalmente avanti, e dei lavoratori che rischiano ogni giorno sul campo, la propria vita.

caro dottor donadi ai due amici che sono morti non bastano le parole del "dopo " ma servono i fatti del " prima ".
da domani i governanti dovrebbero fare scattare una perquisizione generale in tutti i luoghi di lavoro d'italia,e allora si che si risparmierebbero tanti amici e tante belle parole del " dopo ".
beneinteso che io non ce l'ho con lei, ma con la classica routin di parole d'uopo per queste occasioni.
sono sicuro che se i morti fossero i figli degli industriali,le leggi di tutela sul lavoro sarebbero nate prima delle fabbriche.....ma tant' e'.
ora capisco perche' la classe operaia va in paradiso,perche' muore onesta.ma giuro che quando moriro' e andro' dove andro' e incontrero' qualche industriale,di quelli che nelle loro fabbriche sono morti operai,li uccido con le mie mani....tanto!!!!!!
qualcuno diceva :operai di tutto il mondo unitevi.io ci aggiungerei, ma dove, qui o in paradiso ?...........
saluti. freddy

condivido in pieno la forma ed la sostanza della bellissima lettera piena di umanità ma anche molto chiara e con l'intento propositivo di fare concretamente qualcosa di serio ed efficace perchè certe tragedie (annunciate) non capitino più.
MI permetto di diffondere la lettera agli amici ma anche alle autorità competenti in materia di sicurezza sul lavoro ed ai vertici del partito di cui sono tesserato (Partito democratico) perchè merita attenzione e considerazione

Grazie
Nadia e Agostino Saglietti
torino

Caro Massimo
mi occupo professionalmente di sicurezza sul lacoro e nei cantieri.
Quando doveva essere approvato il D.Lvo 81/08 diedi la mia relazione ai senatori e ai deputati del gruppo politico di mio riferimento (PS) ma eravamo sotto elezioni e i miei Sconsigli non vennero manco sollevati in aula.
La sicurezza in cantiere e sul lavoro si raggiunge (mai assoluta chiaramente) attraverso due strumenti:
1) Controlli sostanziali e non formali come spesso accade oggi: per questo occorre formare gli ispettori (spesso ignorantissimi) e sopratutto unificare gli organi che fanno o meglio potrebbero fare i controlli (oggi con il 758 è un bordello)
2) Formazione delle persone obbligatoria e con esame finale presso enti dello stato o delle regioni. Ogni lavoratore per poter lavorare dovrebbe ottenere una specie di patente così come dovrebbero farlo gli imprenditori. Ogni anno poi dovrebbero far un bel corso di aggiornamento oltre a tutti i corsi specifici (per esempio per i ponteggi) dei singoli rischi. Oggi invece che far dei corsi sui singoli rischi si fanno i corsi per tipologia di attività ma non si parla mai dei rischi, pure perchè all'interno della stessa tipologia di attività possono presentarsi rischi diversissimi.

Il guaio è che chi legifera non conosce la differenza tra rischio e pericolo e si permette di trattare certi argomenti con una superficialità che mi fa schifo.

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