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Il 4 novembre 1993 il 41 bis non fu rinnovato per 140 detenuti del carcere palermitano dell’Ucciardone. A rivelarlo, dinanzi alla commissione Antimafia, è stato l'ex Ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Conso, il quale rivestì la carica tra il 1993 e il 1994 nei governi Amato e Ciampi. Conso ha spiegato di avere preso quella decisione "per fermare la minaccia di nuove stragi". L'ex guardasigilli ha continuato dicendo -" C’era già stato l’arresto di Riina, e si parlava di un cambio di passo della mafia con il nuovo capo, Provenzano.Il vice di Riina aveva un’altra visione: puntare sull’aspetto economico ed abbandonare le stragi. Ecco perché decisi di lasciar stare un atto che non era obbligatorio”. E' questo un passaggio che merita attenzione e neccessità di chiarimenti a parere dei parlamentari Luigi Li Gotti e Giuseppe Lumia, i quali si chiedono come potesse Conso conoscere "la linea adottata da Provenzano all’interno di Cosa Nostra se alla fine del ’93 Provenzano era ancora uno sconosciuto per gli investigatori". Numerose sono state le reazioni di stupore e indignazione dei parenti delle vittime delle stragi di mafia degli anni 1992 e 1993, mentre i giudici palermitani che indagano sui quei fatti hanno dichiarato che le rivelazioni di Conso rappresentano, per loro, delle autentiche novità. Solo per la cronaca è importante ricordare che il regime del carcere duro era uno degli argomenti cui faceva riferimento il cosiddetto "papello", il famigerato documento, che rappresenterebbe la prova della scellerata trattaiva tra Cosa Nostra e pezzi dello Stato, di cui ha parlato in modo particolareggiato Massimo Ciancimino.