ANNO NUOVO, BLOG NUOVO, PER DIRE STOP ALLA DEMAGOGIA POLITICA. PUNTATA N.1: LE GABBIE SALARIALI

bossi-e-le-gabbie-salariali A settembre, come ogni anno, parte una nuova stagione della nostra vita politica e, come si suol dire, stagione nuova…blog nuovo. Scherzi a parte, settembre vedrà molti cambiamenti per questo blog, che è ancora piccino, ma sta crescendo vorticosamente, con il contributo di tutti voi. Pensate che a luglio siamo arrivato a 154.000 accessi. Da fine mese sarà pronta la nuova veste grafica del sito, con una rinnovata piattaforma, più professionale. Ma, soprattutto, ho intenzione di dedicare molto più spazio ad interventi che siano di proposta sui temi caldi dell’agenda politica del nostro paese: dall’economia, al lavoro, al welfare; contribuendo sempre più a delineare un profilo di Italia dei Valori come forza riformista alternativa di governo. Quello che non cambierà è la mia filosofia di fondo. Questo blog resterà un luogo dove parlare con schiettezza, dove dire le cose perché sono vere e non perché fanno piacere. Dove affrontare temi anche spinosi e che dividono, accettando le osservazioni e le critiche più dure. Quello che non sopporto di tutta la politica italiana è che si trattino gli elettori come due contrapposte tifoserie di “ultras”, accendendone gli animi con demagogia e parlando di tutto con straordinaria superficialità ed incompetenza, rincorrendo soltanto un facile consenso da “stadio”. Per questa ragione inizio la nuova stagione con un testo non mio, ma che ho molto apprezzato e condiviso. Un testo che rende chiaro quanto la proposta lanciata dalla Lega durante il mese di Agosto, quella sulle gabbie salariali, fosse solo uno slogan per superare la mancanza di argomenti tipica della stagione estiva. Il testo in questione, di cui vi propongo un’ampia sintesi, è stato scritto dal Professor Sandro Brusco, docente di Economia all’università di New York ed animatore di un blog di giovani economisti italiani che insegnano negli Usa. Il loro sito si chiama noisefromamerika.org ed è un interessante punto di vista sulla politica e l’economia del nostro paese. LINK: FILE PDF DELL'ARTICOLO DEL PROF. SANDRO BRUSCO

Commenti

Sabrina di Napoli e Francesco Cundari hanno messo ben in evidenza due elementi importanti per capire i fatti dell'economia.
Sabrina dice in pratica che la teoria degli stadi di sviluppo è ormai un vecchio arnese da buttare via, pertanto l'armamentario concettuale degli economisti deve essere aggiornato velocemente.
Francesco esemplifica molto bene come l'illegalità endemica che domina nel nostro paese sia anche un grave elemento di distorsione del funzionamento del mercato. Non esiste da noi un'etica pubblica.
Per ciò che riguarda il discorso "gabbie salariali" è evidente che l'artificio serve agli imprenditori per cercare di scaricare sui lavoratori la riduzione dei loro profitti ed arrivare a contratti, di fatto, individuali.
Se IDV è per il rispetto della legalità intesa, come dice Leoluca Orlando, come rispetto per i diritti umani allora, caro Massimo, anzichè tentare di avallare con argomentazioni pseudo scientifiche una manovra maldestra, cerchiamo invece insieme di dare effettività a quell'art.36 della nostra splendida Costituzione là dove afferma che per il lavoratore la "retribuzione.....(deve essere)...sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
Un ottimo Presidente della Repubblica, Sandro Pertini affermava, nel suo tono perentorio, che la libertà senza giustizia(sociale) è solo libertà di bestemmiare.

Pensare globalmente e agire globalmente!

Fiorenza

io mi domando, ma se gli italiani, non riescono a capire le falsità dello psico nano, allora si meritano quello che hanno.
Daltronde anche hitler era salito al potere democraticamente.
Poi sappiamo a che cosa a portato il cavalcare paure, discriminazioni e quantaltro.
In quanto alla stampa!!!! se fosse come dice lui, non ci sarebbe tutto quel risalto alle sue parole.
I clerico fascisti, sono quelli che gestiscono il 90% della comunicazione.

Caro on. Donadi, mi chiedo da cosa trae la convinzione che la riduzione dei salari comporti, per il Sud, un aumento dell'occupazione? Tutti sappiamo che nel mezzogiorno d'Italia non esistono regole che vengano rispettate nel mondo del lavoro privato, (con poche eccezioni). I cantieri edili sono pieni di extracomunitari, spesso rumeni ed ucraini, che lavorano in nero e con salari molto bassi; i neolaureati in legge, economia e lauree simili, lavorano per anni in nero presso commercialisti o studi legali con salari che vanno dai 300 ai 500 euro mensili; presso gli studi medici, spesso associati, si trovano segretarie che percepiscono anche 300 euro al mese; finanche i lavoratori a contratto, ad es. nei supermercati, firmano buste paga di 1.000/1.200 euro, ed invece ne percepiscono effettivamente 700/800. Quest'ultimo fenomeno, tra l'altro, è noto anche alla Finanza, che non fa nulla a causa dell'omertà dei dipendenti che hanno paura di perdere il posto di lavoro e quindi preferiscono subire tale sopruso. In questo contesto di assenza assoluta di regole e quindi di diritti da parte dei lavoratori, qualcuno mi può spiegare che senso ha discutere di riduzione dei salari o di flessibilità? Quanto bisogna percepire e quante ore è necessario lavorare ogni giorno per essere sufficientemente flessibili? Suggerirei di tornare del tutto al modello lavorativo della rivoluzione industriale! Mettiamoci tutti a lavorare dalla 14 alle 18 ore al giorno per due/trecento euo al mese e perché no, facciamo lavorare anche i bambini, come già avviene in molte parti del mondo. Forse solo in questo caso, caro on. Donadi, "l'equilibrio tra domanda e offerta" di cui parla, potrebbe trovare una soluzione accettabile per l'impresa. E allora? Parlare di queste cose è idealismo, oppure non bisogna partire proprio da qui per ripensare un modello di sviluppo, come ben sostiene Fiorenza, che dia valore alla dignità umana in ogni parte di questo nostro piccolo pianeta?
Mi spiace dirlo, ma sui temi dell'economia, ritengo che l'IDV debbia ancora compiere un salto di qualità.

Mi sembra che negli anni '60 al nord agli operai venisse riconosciuto un salario più alto, per incentivare il flusso migratorio da sud a nord. Il che significa che quello delle gabbie salariali è una ricetta che abbiamo già utiizzato, benchè all'inverso. In effetti , la teoria economica del salario più basso convince laddove verifichiamo che i nostri imprenditori hanno spostato le produzioni dove il lavoro costa meno (in Romania, ad esempio); ma la mia paura è che alla fine l'elemento introdotto per sostenere il mercato del sud (e quindi nazionale) diventi un cavallo di Troia per entrare nella dinamica della libera contrattazione, perchè quello che pensano i nostri imprnditori è che il lavoro costa troppo nella competizione internazionale. La teoria economica a favore della globalizzazione aveva lavorato sul binario della specializzazione. Prevedendo che il mercato dovesse specializzarsi per produrre prodotti a differente apporto tecnologico, che i paesi meno industrializzati avrebbero potuto comprare (da noi) perchè noi compravamo derrate alimentari e prodotti meno tecnologici da loro. Quello che forse non abbiamo previsto è la rapidità in cui certi paesi hanno risalito la china del gap tecnologico. Ora se l'Italia pensa di competere nel mercato mondiale senza una differenziazione di prodotto tale da poter essere venduto per la qualità e unicità non si può fare altro che pensare ad abbassare i salari, che però potrebbero abbassarsi anche a seguito di una politica monetaria differente... (cosa che ha fatto la Gran Bretagna con la svalutazione della sterliina?)

In ogni caso, il problema è complesso. Trattarlo in un post, impossibile. La prima delle soluzioni è che comunque la politica non lavori cedendo alle richieste delle imprese tout court ma lavori per strutturare un mercato competitivo per le sue imprese. Faccio un esempio: quando in Italia recepimmo ila direttiva sui rifiuti con il primo DPR sui rifiuti il 915/82 , l'Italia era indietro anni luce rispetto la produzione di tecnologie che recepissero le politiche ambientali in costruzione e ha perso un mercato in espansione.

Caro Massimo,
evidentemente qualche percorso comune , fa sì che tu possa capire le mie affermazioni anche se un po' mal scritte. Faccio sempre tutto molto in fretta.
Di certo la strada non è quella dei finanziamenti pubblici, ne sono convintissima.
Il problema è il modello culturale che deve essere cambiato.
Consumismo e profitto come obiettivi di vita ci stanno portando alla catastrofe e per noi italiani è anche peggio perchè noi siamo cresciuti tutti con l'idea che ognuno deve pensare ai propri problemi perchè c'è chi sta in alto che pensa per tutti, ed è Dio per i cattolici, e per gli altri c'è il re, il duce, il parroco e ora il berlusca che pensa a risolvere tutto. Il tutto aggravato dal fatto che da noi non esiste etica, il nostro è davvero il paese dei "furbetti" tutti seguono, più o meno inconsapevolmente, le linee guida dell'agire quotidiano, che derivano dal "do ut des" e dal "fine che giustifica sempre i mezzi" senza aver letto Il Principe di Machiavelli, e dall'idea che Dio perdona sempre e comunque, il peccatore, e non con l'espiazione in vigore all'epoca di Celestino V, ma con qualche preghierina e qualche soldo al prete per le feste parrocchiali.
Tutto ciò è apparentemente fuori tema ma è di estrema importanza anche per capire i guasti della nostra economia fatta di piccole e medie imprese di tipo famigliare dove il comando passa per linea ereditaria e poche grandi imprese sovvenzionate da denaro pubblico.
Non si può in un commento fare la storia della modifica del modello contrattuale dalla contrattazione alla concertazione all'abolizione della scala mobile, tutto se non sbaglio parte dagli anni 90. Come è avenuto per la scuola, anche il sindacato è stato frantumato pezzetto per pezzetto senza che gli interessati lo potessero sospettare.
Solo chi è in grado di guardare tutto dall'alto e da lontano lo vede.
Altri parlano invece di progressi.
Comunque, in estrema sintesi, quello che vorrei dirti in risposta alla tua ultima comunicazione sta in un post del blog di Grillo del 6 settembre, quindi uscito dopo il mio intervento sul tuo blog, dal titolo_Avere o non avere_.Ne condivido totalmente il contenuto. A quello ti rimando, ti saluto con grande stima.

Fiorenza

Sulla superficialità del dibattito politico in corso sono d'accordo con te, alla sua radice sta proprio il livello di preparazione dell'attuale classe dirigente.
Nelle fondazioni dove ora cercano idee fondate girano sempre gli stessi nomi, che cosa mai possiamo aspettarci da costoro? Idee nuove?

cara fiorenza.
mi fa molto piacere questo scambio di opinioni ... a distanza. ho compreso quello che dici, e in buona parte condivido la critica ad una società che sta consumando le risorse della terra ed ha perso di vista molti valori essenziali. ovviamente quando si discute di economia e politica ogni questione è interconnessa a mille altre. tornando al post, non c'è dubbio che l'analisi dell'articolo da me riportato è solo una analisi "scolastica" senza pretese scientifiche, se non di mostrare la superficialità del dibattito politico italiano. Ma voglio insistere su quel punto anche per rispondere a Sabrina Di Napoli, le cui considerazioni pure comprendo. Sui salari al sud il prof. Brusco dice una cosa che non mi avete ancora convinto a ritenere sbagliata. Dice che se la contrattazione locale portasse a salari più in equilibrio tra domanda e offerta ci sarebbe una diminuzione degli stessi con conseguente aumento dell'occupazione e sviluppo complessivo. Non dice che questa è una cosa bella, non dice che è una cosa socialmente giusta. Dice che è così e basta. E credo che noi politici ci dobbiamo confrontare anche con le verità scomode. Se proprio devo fare una osservazione all'analisi di Brusco è quella che il mercato meridionale è talmente svantaggiato che credo nemmeno una maggiore flessibilità salariale basterebbe, da sola, ad incrementare sensibilmente l'offerta di lavoro al sud. Del resto vi faccio una domanda. Se voi foste un imprenditore e se i costi dei fattori della produzione fossero sostanzialmente analoghi, una azienda la aprireste al nord o al sud, sapendo che al sud: mancano le infrastrutture (indispensabili per trasportare velocemente le merci) c'è la mafia, c'è un'amministrazione pubblica spesso poco efficiente quando non corrotta. c'è scarsità di figure professionali con la conseguente necessità di maggiori investimenti per la formazione etc. etc.? Se crediamo di far crescere il sud a suon di finanziamenti pubblici stiamo freschi!!!

Caro Massimo, grazie per l'attenzione che mi hai riservato. Premetto che attraverso commenti ai post non si possono fare discorsi articolati, pertanto abbozzo qualche breve considerazione. Tu parli di produttività dell'azienda, forsi intendevi con questo dire produttività di tutti i fattori che concorrono alla produzione? Rammento comunque che normalmente quando si parla di agganciare il salario alla produttività il riferimento è invece alla produttività di un solo fattore, ossia il lavoro mentre la produttività dell'imprenditore, data dalla sua capacità di combinare nel modo migliore i fattori produttivi, non viene mai valutata da nessuno.
Perchè non si parla mai della produttività di costoro?
Altro punto. Certo che il salario di cittadinanza riguarda le persone che non sono occupate direttamente in un lavoro, ma è sempre più evidente che tutti in qualche modo stiamo dentro al processo di produzione e diamo il nostro contributo. Il lavoro affettivo, di cura, domestico di sostegno materiale e morale a chi lavora è lavoro che non ha alcuna utilità? Io credo che abbia un'utilità considerevole fino a questo momento negta. Cresce in tutti gli ambiti della produzione l'importanza del lavoro immateriale, e nella società della conoscenza cade il confine netto tra capitale fisso e capitale variabile, per usare concetti del buon vecchio Marx , dunque si perde la possibilità di misurare il valore del lavoro. A quanto ammonta il plusvalore dunque? Chi può dirlo.
Per finire, caro Massimo, occorre pensare globalmente e agire globalmente, occorre ripensare al concetto di sovranità, di popolo di nazione alla luce della velocità degli spostamenti di masse di individui specie di quelli che hanno ormai capito che la loro povertà è strettamente interconnessa alla nostra richezza.
Occorre dunque ripensare al modello di sviluppo, quello attuale fondato su consumismo e profitto è ormai chiaro che è un modello non più sostenibile per il nostro pianeta, occorre dunque pensare invece tutti ad un modello di sviluppo che sappia coniugare economia, ossia l'uso razionale di risorse scarse, con il rispetto dell'ambiente e con la giustizia sociale. Lo capisce anche un bambino che non è giusto che 1/3 degli abitanti del pianeta consumi i 2/3 delle risorse mentre il restante terzo di risorse deve bastare per i 2/3 della popolazione mondiale.E' evidente che c'è chi mangia troppo.
Caro Massimo e cari (in senso letterale) politici, cercate di guardare questo piccolo pianeta da lontano e dall'alto, i problemi grossi si percepiscono meglio, siate lungimiranti!
L'economia è la scienza delle scelte, proviamo a scegliere di cambiare!
Grazie di nuovo per l'attenzione.

caro Donadi apprezzo lo sforzo di ricerca ma non serve andare alle teorie del prof brusco per capire le castronerie della lega. nel mio piccolo sapere mi domando, forse perdendo tempo, che fine ha fatto il modello marchigiano degli anni 70 o il miracolo del nordest del dopo terremoto ? Colpa dei salari ? che fine ha fatto l industria tessile o calzaturiera ? colpa dei contratti nazionali ? e mi chiedo ma il costo del lavoro è più caro al sud italia o nell est europa e che differenza c è tra est europa o asia ? e poi anche se gli Agnelli portassero la fiat in cina bossi avrebbe da criticare ? una cosa è certa e il premier l ha capita .....per i suoi "servizi sociali" si rivolge al sud sono meno cari che al nord !

Signori, non so se avete visto ieri sera 02/09/09 "la storia siamo noi" il caso del sommergibile RUSSO KURSK. vedendo tutti i retroscena, menzzonie, latitanza dei personaggi, censure a tutti i livelli interni ed esterni della russia, epurazione per chi si è permesso di affermare la propria oppinione, o semplicemente capio espiatorio, mi è venuto spontaneo fare un parallelo con la nostra situazione interna.
La miglior arma in possesso a quelli di destra!, manipolare le notizie, e censurare la stampa, riescono a convincere la gente, dando enfasi a notizie di secondo piano, rendendo notizuole cose veramente importanti, giocando sulla buona fede della gente, che ignara ci casco. Ora capisco cosa andava a fare S.B. nella DACIA di PUTIN, frequentava corsi accellerati di manipolazione, MASSIMO, se ne hai l'occasione, puoi far notare a S.B. che PUTIN E MEVDIEV SONO COMUNISTI? Per uno come lui, che a sempre sputato addosso ai comunisti, mi sembra che vada un po troppo a baci e abbracci con loro, non vorrei che non lo sapesse, per difendersi direbbe subito che è un complotto del centro sinistra italiana, perfavore evitiamo tutto questo. ciao

Anch' io mi sento di condividere l'opinione di Fiorenza. In generale gli elementi positivi che porta con sè quest'analisi potrebbero andare nella direzione dell'emersione del lavoro nero, grande piaga del sud a beneficio del pil nazionale.

In realtà la logica del salario che nel lungo periodo sposterebbe le imprese ad investire al sud non tiene conto dei costi di altri fattori (economie di scala, contesto sociale) e credo che esistano indici che in qualche modo evidenzino il valore di questi costi.

Tralasciando la teoria e parlando per vissuto, quello che io noto come sconfortante nelle politiche salariali delle nostre imprese è la tendenza a non valorizzare affatto la risorsa umana ma a ribassarne del tutto il valore , come se il costo della risorsa umana - escludendo i top manager - non fosse strategica o come se davvero si potesse pensare che la nostra produzione possa competere sul mercato internazionale perchè abbassiamo il costo del lavoro. mentre il valore aggiunto sta proprio nella qualità della nostra risorsa umana (che inventa, che innova, che lavora, che partecipa alla crescita e alla specializzazione della sua azienda).
Se è vero che in termini teorici il mercato si autoregola è altrettanto vero che in termini reali questa autoregolazione ha degli effetti devastanti nel breve periodo che vanno a peggiorare le condizioni di chi stava meglio. L'autoregolazione "globale" implica distribuzione della povertà laddove una volta si concentrava in certe aree del mondo, e gli effetti li vediamo tutti, ogni giorno nelle nostre città e nelle nostre case. Al nord come al sud.

Signor Massimo:
vorrei che lei mi spiegasse ,come mai l'avvocato di turno del presidente Berlusconi Fabio Lepri il quale ha ricevuto il mandato dal presidente S.B. di denunciare il quotidiano ,L'Unità,nella relazione quanto si riferisce al Presidente S.B lo enuncia come dott. Berlusconi? e non presidente?
Quanti avvocari ha al suo servizio il presidente S.B grazie ,Nello .M.

per Fiorenza.
Ho fatto sicuramente un torto al prof. Brusco nel riportare soltanto la sintesi del suo intervento, omettendo, tra l’altro, la premessa del suo ragionamento, e cioè che alcune verità relative al mercato del lavoro (come la stupidità di proporre le gabbie salariali oggi, ma al contempo la constatazione che se si desse più spazio alla contrattazione locale probabilmenti gli stipendi nel settore privato al sud scenderebbero e che questo produrrebbe più crescita economica e più occupazione in quella parte del paese) fossero talmente lampanti che per dimostrarle bastavano le cognizioni economiche di uno studente del primo anno di economia. Da qui tutto il suo ragionamento volutamente elementare.
Detto questo, cara Fiorenza, devo dirti che sono in totale - ma cordiale - disaccordo con le tue considerazioni. Non è che perchè alcune leggi economiche sono note da tempo e quindi vecchie, per questo siano meno valide. Certo, oggi il mercato del lavoro è solo in parte regolato da queste leggi, molti altri fattori incidono in una economia complessa come la nostra. Ma alla fine da quelle leggi non si scappa. E’ un pò come la legge di gravità. Non ci stacchiamo dal suolo per quella legge, che è vecchia ed ormai studiata alle elementari, ma che ci tiene saldamente ancorati a terra. Oggi sappiamo tante belle cose complicatissime di fisica, ma da li non si scappa.
Può piacerci o no, ma dobbiamo saperlo che le cose stanno così, e nasconderci dietro un dito non aiuta. Non è certo quello l’unico modo per aiutare il Sud d’Italia a crescere ma, personalmente, preferisco confrontarmi con la realtà che credere negli slogan. E parlare di reddito di cittadinanza (oltretutto in modo improprio, perchè quello si riferisce solo a chi non lavora e non certo a chi lavora) evoca scorciatoie illusorie. Insomma, quegli slogan buoni per acquietare le contrapposte tifoserie che proprio vorrei evitare, come scrivevo nel mio post. Far credere che vi possa essere sviluppo economico in un mercato dove i salari non sono parametrati alla produttività dell’azienda è un pò come uno slogan che dice: “un paio di ali per tutti”. Sarà anche bello per sognare ad occhi aperti, ma da terra non ci schioderemo

caro Massimo la semplicità e l'arretratezza di questa analisi del salario di equilibrio è sconfortante.
Gli elementi da considerare non possono essere solo tre, domanda, offerta, salario. E' pura teoria che non spiega alcunchè poichè il salario non è più in relazione con il valore della produzione. il discorso è complesso, basta ricordare che ormai c'è di mezzo la globalizzazione, la delocalizzazione delle produzioni, la centralità del lavoro immateriale/cognitivo e la fine dell'egemonia del lavoro di fabbrica anche se gli operai esistono ancora.
Parlare nel 2009 di gabbie salariali è semplicemente ridicolo.Perchè invece non si comincia a parlare di reddito di cittadinanza dato che ormai ogni momento della nostra esistenza di individui in qualche modo serve alla produzione?
E' tempo di usare concetti nuovi per capire il presente.
Ci sono analisi molto più aggiornate di quelle che proponi.

Massino, si potrebbe invitare tutti a scrivere 10 domande da sottuporre allo PSICO NANO? noi non siamo editori svizzeri, e cosa molto importante paghiamo tutte le TASSE. vediamo cosa si inventa per non rispondere.

La butard delle gabbie salariali, otterrà lo stesso risultato della detassazione degli straordinari, sbandierata in campagna elettorale, come panacea di tutti i mali, tanta propaganda, risultato per gli operai? il nulla!!!!!!!!!..................
il loro vero problema! non sono le gabbie salariali, ma distogliere l'attenzione dai veri problemi del paese.
Indirizzare l'attenzione sulla fanta politica, ecco dove sono dei veri maestri...

La butard delle gabbie salariali, otterrà lo stesso risultato della detassazione degli straordinari, sbandierata in campagna elettorale, come panacea di tutti i mali, tanta propaganda, risultato per gli operai? il nulla!!!!!!!!!..................
il loro vero problema! non sono le gabbie salariali, ma distogliere l'attenzione dai veri problemi del paese.
Indirizzare l'attenzione sulla fanta politica, ecco dove sono dei veri maestri.

L'articolo di Sandro Brusco analizza il mercato del lavoro "privato". Per il settore pubblico le cose sono un pò diverse. Ricordo un mio zio, professore di liceo a Torino ma trasferito a Castellamare di Stabia per alcuni anni, che faceva notare come nel Mezzogiorno i professori "stessero bene". Le recenti statistiche che indicano un differenziale del 16% nel costo della vita (anche per una effettiva minor esigenza di consumi, penso al riscaldamento piuttosto che al vestiario "pesante") mi sembrano difficilmente contestabili. Un qualche ragionamento su differenziali salariali nel settore pubblico tra diverse aree del Paese mi sembrerebbe opportuno.

Ho letto con attenzione il documento del prof. Brusco. Credo che sia importante, nella determinazione dei livelli di stipendio, dare più spazio ad una contrattazione il più possibile decentrata. Mi rendo anche conto che probabilmente degli stipendi più bassi al sud potrebbero aumentare il livello di occupazione e portare ad un maggiore sviluppo, ma non vorrei che si finisse sempre per far pagare lo sviluppo di questo paese ai più deboli, siano, di volta in volta, le donne, i pensionati o il sud. Lei cosa ne pensa?

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