ANNO NUOVO, BLOG NUOVO, PER DIRE STOP ALLA DEMAGOGIA POLITICA. PUNTATA N.2: IL WELFARE DELLE DONNE

 

donne

 

Il lavoro e il welfare delle donne. Temi spesso al centro dello scontro politico, ma difficilmente affrontati fuori dalla retorica e dalle frasi di circostanza.

E’ successo anche in occasione del recente dibattito parlamentare per l’approvazione della norma proposta dal governo che ha elevato,  nel solo pubblico impiego,  l’età pensionabile delle donne da 60 a 65 anni. In questa circostanza credo che, ancora una volta, il centrosinistra si sia lasciato sfuggire una vera sfida riformista e di questo vorrei confrontarmi con voi.

L’iniziativa del governo prendeva a pretesto una procedura di infrazione aperta dall’Unione Europea all’Italia per il differente trattamento pensionistico tra uomini (che vanno in pensione a 65 anni) e donne (che vanno in pensione a 60 anni) e chiedeva all’Italia di uniformare la normativa. Dico che è stato un pretesto, perché il governo aveva bisogno di rastrellare quattrini e non gli è parso vero di avere una scusa per mettere le mani sulle pensioni delle donne, e fare cassa. Mentre, invece, le procedure di infrazione che non gli fanno comodo (vedi Rete 4) restano nel cassetto per lustri.

Ora che la breccia è aperta, credo non ci vorrà molto perché dal pubblico impiego si passi ai 65 anni anche nel settore privato e se, a farlo, sarà questo governo, ancora una volta farà soltanto cassa a spese delle donne.

La sinistra riformista, a mio avviso, avrebbe dovuto accettare la sfida dell’equiparazione della pensione a 65 anni per tutti, sia nel pubblico che nel privato, ma avrebbe al contempo dovuto affermare con forza che quei soldi risparmiati sono e devono restare delle donne.

Oggi in Italia l’occupazione femminile supera di poco il 40%, ed è quasi del 20% inferiore alla media dei paesi europei più progrediti. Non solo, gli stipendi delle donne  sono in media del 20-25% inferiori a quelli degli uomini nel settore privato. E questo è dovuto soprattutto al fatto che lo stato scarica sui privati (donne e imprese) il costo sociale della maternità e del ruolo che la donna svolge all’interno della famiglia.  Per cui è evidente che all’impresa il lavoro femminile “conviene” di meno.

La pensione a 60 anni remunera la donna di tutti questi svantaggi, ma forse non lo fa nel modo più giusto.

Innanzitutto perché non è uno strumento “inclusivo” di equità sociale: se ne avvantaggia cioè soltanto quel 40% di donne che lavora, non serve a portare più donne nel mondo del lavoro. Inoltre interviene a posteriori, non nella fase della vita in cui una donna spesso cumula sulle sue spalle il triplice ruolo di lavoratrice, madre e di conduzione della famiglia.

Con i risparmi derivanti dall’innalzamento dell’età pensionabile è invece ancora possibile istituire, sul modello di paesi come Germania, Francia  e paesi del Nord uno stato sociale che accompagni la famiglia nella fase della maternità.

Penso ad una rete di asili nido davvero capillare (oggi coprono solo il 10% della domanda) che facciano orari sovrapponibili a quelli di lavoro.

Penso a contributi statali per costruire asili nido aziendali  nelle medie e grandi aziende

Penso ad un ampliamento del tempo di congedo per maternità.

Penso all’ipotesi di potersi avvalere (obbligatoriamente per il datore di lavoro) del part – time nel primo anno di vita del bambino prevedendo agevolazioni contributive per l’azienda.

Penso ad un assegno integrativo del reddito familiare, per uno o due anni, per quel coniuge che decide di abbandonare temporaneamente il lavoro per seguire un neonato, prevedendo altresì agevolazioni per le aziende che poi riassumono il coniuge che rientra nel mercato del lavoro.

Sono tutte misure che avrebbero effetti straordinari sia sulle famiglie sia sull’economia del paese. Porterebbero molte più donne a lavorare (e si tratta di donne che spesso hanno un alto titolo di studio e potrebbero  ricoprire alti profili professionali), nascerebbero più figli, risollevando una curva demografica che nel nostro paese è miseramente piatta. Creerebbero più crescita e più occupazione. Tenderebbero a ridurre le differenze salariali tra uomo e donna.

Si tratterebbe insomma non solo, come oggi, di riconoscere un vantaggio a quella minoranza di donne che ha lavorato, ma di creare un vero e proprio investimento sociale a vantaggio di tutte le donne e della società italiana nel suo complesso.

Commenti

Tutto ciò che lei dice è giusto, o meglio, lo sarebbe, considerate le condizioni attuali del mondo del lavoro. Mi riferisco alla professione di insegnante, che sta acquisendo degli aspetti realmente "usuranti". Non solo per i tagli praticati a man bassa nella scuola, ma anche per la reale dequalificazione del mestiere che sta perdendo sempre più le proprie caratteristiche per avvicinarsi sempre più a quello delle baby sitter. Come se non bastasse, l'insegnante è lasciato sempre più solo a gestire handicap, gravi problematiche psicologiche e comportamentali degli alunni al punto che in diversi casi si è costretti a ricorrere all'assistenza legale. Allora, che si vada anche in pensione a 65 anni, ma permettendo alle donne di svolgere il proprio mestiere con soddisfazione e con serenità, di essere rispettate, di veder riconosciuto il loro impegno, senza dover ogni volta essere costrette a combattere per i propri diritti, senza dover spesso constatare , come spesso accade, che lottare contro l'ingiustizia è inutile in un paese in cui non esiste uno stato di diritto.

@carla e sabrina

credo anch'io poco interessante per chi legge continuare a confrontarci su questo blog.
Puntualizzo comunque che:
1. chi mi conosce davvero non mi immagina qualunquista
2. sono lontanissimi da me sentimenti di frustrazione
3. ho armi potenti per capire il presente

Anch'io ho preso la mia prima tessera di partito da grande e dopo aver a lungo meditato. Ora, se non tocco con mano radicali cambiamenti nella conduzione della vita di partito sto meditando di non rinnovarla per l'anno prossimo.
Sono convinta che le idee forti di IDV, ossia legalità e questione morale, siano l'unica medicina che ci può far uscire dal pantano attuale.
Sono idee, per gli italiani, rivoluzionarie e in quanto tali chi le ha ,con grande merito, divulgate con passione civile, deve darne testimonianza quotidiana con il proprio comportamento.

Per chi sta in IDV non deve mai e poi mai valere il detto
"predicare bene e razzolare male"
Sono una fondamentalista? si, e a mio parere, ora, occorre esserlo.
Ciao a tutte e due.
Fiorenza

@ Fiorenza Mi sembra che non ci siano stati nella storia attuale della Repubblica, politici come Di Pietro che, attaccati genericamente sul fatto di possedere immobili e darli in affitto, abbiano spiegato pubblicamente, (anche sul blog) per filo e per segno, compreso il nome delle banche che hanno concesso mutui, con importi dettagliati per ogni singolo immobile, come sia arrivato a possederli. Quadra tutto al centesimo! Tra l'altro per i conti dei partiti esistono i garanti, come sai. Ripeto che, attaccare Di Pietro, su queste basi, mi sembra qualunquistico e diffamatorio. Ci sono realtà di evasione in Italia terribili, società estere che fanno sparire ogni patrimonio e utile. Attaccare una persona come Di Pietro, che come una buona formichina ha investito ciò che guadagnava e riscuoteva quando vinceva cause, appare quantomeno di pessimo gusto. Vedi, anche io ho avuto una brutta esperienza in IdV locale. Ma non mi sognerei mai di diffamare persone per la delusione di aver trovato referenti falsi e che disunivano il gruppo per i loro interessi. Semplicemente sto in disparte, ma non mi sento certo frustrata e devo vendicarmi di chi ce li ha messi. Mi spiace per IdV, che con queste persone non si radicalizzerà mai sul territorio in maniera efficace, ma non attacco nessuno per questo. Ti invito ad informarti sui fatti in modo particolareggiato, prima di sparare illazioni non confermate da prove, corri solo il rischio di aiutare quel sistema che attacca una delle poche persone che ha lavorato in modo coerente e corretto nella politica italiana, il motivo per cui ho preso la prima tessera di partito a 48 anni, dopo averlo osservato per quattro. Purtroppo questa è l’impressione che dai non è affatto positiva e non può trarre in inganno persone che si documentano. E’ proprio questo il male dell’Italia, sparare a zero su tutto e su tutti: qualunquismo. Non condivido in alcun modo quello che dici e se davvero sei interessata ad apportare benefici ala politica, non è questo il modo per farlo. Poi non mi sembra il caso di insistere a parlare di questo sulla bacheca di Donadi, appare come una pubblicità (negativa) di cattivo gusto e si perde interesse all’argomento principale. Se sei interessata a parlarne, comunque, sono su Face Book.

Buona sera onorevole.
Innanzitutto leggo sempre il suo blog, trovandolo in linea con le mie idee, anche se non ho mai votato IdV.
Desidero chiederle due favori, uno per così dire frivolo, l'altro invece molto importante e delicato.
Il primo è se posso, ogni tanto pubblicare qualche suo post, ovviamente facendo riferimento al suo blog.
L'altro invece si tratta di una madre lotta per sapere la verità su suo figlio "suicidato" nel carcere di Solliciano.
Può cortesemente visitare il blog di questa madre e scriverle prendendo in esame la sua richiesta di verità?
Grazie dell'eventuale tepo dedicato a lei.
http://nikiaprilegatti.blogspot.com

Lorenzo

Sono molto rattristata dall'intervento di Fiorenza. Io faccio parte della cosidetta categoria dei militanti (o militonti?), categoria che non è entrata in politica con una direzione specifica se non quella di essere un cittadino che voleva far sentire la sua voce. Antonio Di Pietro, insieme a Massimo Donadi ed altri che io mi sento da ringraziare, hanno fondato un partito dal nulla rischiando in proprio e, grazie a questo coraggio e, oggi, grazie anche a noi milit.nti, l'hanno fatto crescere fino a farlo diventare quello che è. Spesso torna fuori la questione della Montanelli, anche dentro le nostre riunioni,

ecco quello che ne penso:

io credo che allora la politica di IDV avesse bisogno di strutturare un partito concentrando le poche risorse su dei canali che le dessero la visibilità trasversalmente ai temi. Il primo tema non è stata la donna ma la legalità.

Il coordinamento regionale del Veneto, per altro, ti assicuro che in queste elezioni ha finanziato una parte della campagna delle donne, su mia richiesta.

Il risultato è stato buono una donna su due assessore, e una donna su due eletta al consiglio provinciale. 50%.

Nel fare campagna ci siamo scontrate contro una lista di donne che ha ottenuto lo 0,50% (e che si è messa, lei si, in competizione con tutte le altre donne dentro i partiti). Ma la donna in sè non è significativa ai fini della scelta elettorale.
E non è assolutamente vero che il nostro è un partito maschilista, anzi. Mi sembra contraddistinto da una buona omogeneità benche alla fine in quanto "donna" è la donna in politica a dover occuparsi della questione delle pari opportunità uomo donna.

In ogni caso, per quanto la voce del dissenso possa essere costruttiva, questa stessa voce dovrebbe saper tacere al momento opportuno. In quanto militonta o militante , cara Fiorenza mi sento di proteggere il nostro Presidente, magari lamentando alcuni aspetti della sua comunicazione, che talvolta non riesce bene (la stanchezza produce anche catastrofi di immagine, quando si parla di comunicazione pubblica) ma in generale, io credo che la questione della Montanelli divulgata come è stato fatto sia andata in parte nell'unica direzione di danneggiare il nostro partito.

E se questo è vero c'è da chiedersi perchè.

@Carla Viale allora,

se AdP riscuote un affitto (canone di locazione) ai prezzi di mercato, nulla cambia se concede i locali in affitto a terzi e nulla cambierebbe per IDV che continuerebbe a pagare lo stesso prezzo di mercato non ad AdP

se AdP riscuote un affitto a prezzi superiori a quelli di mercato allora significa che usa la sua posizione di preminenza in IDV per lucrare con facilità denaro (conflitto di interessi)

se AdP riscuote un affitto inferiore a quello di mercato allora vuol dire che sta facendo beneficenza al partito (ipotesi non verificabile), infatti,

se i bilanci dei partiti fossero davvero controllabili potrei sapere con certezza in quali ipotesi ci troviamo. La realtà è diversa e ci si deve fidare.
Non so come stanno esattamente le cose, vorrei chiarezza, diffido comunque delle persone che dimostrano troppo interesse per il denaro.
Dopo aver frequentato un po' la politica ho presto capito che la parola fiducia è una parola grossa. Vorrei poter vedere i documenti e le ricevute in ordine così come posso chiederle al mio amministratore di condominio e vedere se davvero IDV ha bisogno di sedi molto spaziose.

Poichè non è così, chiedo che almeno in IDV il Presidente, uomo svelto e capace, abbia l'eleganza di distinguere i suoi interessi privati da quelli pubblici e non mescoli i fatti che riguardano le sue proprietà immobiliari con quelli del partito. Non a caso la questione "proprietà immobiliari"di AdP , cognati, mogli e figli suscita le critiche degli avversari e a mio parere ne hanno il motivo.
Il paese ha bisogno di persone integerrime e basta pochissimo per finire nel mucchio del "così fan tutti".....perchè, si sa, il modello vincente è il modello del "furbetto".
Chiedo chiarezza e trasparenza.

Infine sulla pensione a 65 anni per le dipendenti pubbliche.

Ho letto la sentenza ed ho notato:
1. l'avvocato dello stato ha accuratamente omesso di dire che la pensione a 60 anni era una possibile scelta e non un obbligo, ossia un'opzione facoltativa
2. si introduce un elemento discriminatorio tra donne che lavorano nel pubblico e donne che lavorano nel privato. Poi,
3. ricerche serissime dimostrano l'enorme mole di lavoro in più svolto dalle donne italiane rispetto alle donne europee che fruiscono di una rete di servizi sociali degna di questo nome e conosco donne che hanno scelto la strada della pensione proprio per aiutare le figlie con figli piccoli. Infine,
4. mia nonna diceva che pagare prima di avere ottenuto il bene o il servizio era un comportamento da allocchi. Lo dice pure il diritto ad es. se io compro un orologio e chi me lo vende non me lo consegna subito al mio pagamento, quel venditore, disonesto, lo potrebbe poi vendere di nuovo e consegnarlo ad un'altra persona e poi farmi cucù...
Lo stesso dicasi per i risparmi sulle pensioni delle donne. Lo stato prende ora i soldi, pochissimi tra l'altro, rispetto agli enormi sprechi e al livello di evasione esistenti, e poi credi che davvero li impiegherà per costruire asili nido per far sì che i 9 bambini su 10 che restano fuori abbiano un posto?
Ti fidi della gentaglia che è adesso al potere?
Non trascrivo il detto toscano di mia nonna per spiegare la situazione, è un po' forte, ma credo che l'avrai intuito da sola.
Saluti,
Fiorenza
P.s. fino a poco fa ero la rappresentante delle donne IDV della mia città, poi ho pestato la coda al capo e sono stata esautorata.
In IDV i maschi vogliono comandare, sempre, anche se commettono errori clamorosi.

Non condivido tutte le proposta enunciate. Mettere in mobilità uno dei coniugi, dopo la nascita del figlio, puntando sulla speranza di riassunzione di un'azienda, dovuta ad incentivi, non mi sembra opportuno. Si rischia solo la perdita del lavoro. Così come oggi la legge mi sembra più garantista del diritto e, inoltre, il lavoratore rischia di iniziare di nuovo, con meno anzianità, meno diritti acquisiti, magari anche un nuovo percorso.
Condivido il potenziamento delle strutture che assistono i lavoratori nell’accudire i figli durante l’orario di lavoro, per questo servono interventi pubblici, come anche per l’orario della scuola elementare e media.
Quanto ai soldi risparmiati per l’elevamento dell’età pensionabile, personalmente non ritengo giusto che persone, come me, sui cinquant’anni, che hanno già lottato per mantenere posto di lavoro, fare carriera, allevare figli e mantenere la famiglia, si trovino ad avere spostata l’età pensionabile. In nome di quali benefici? Della cura del bilancio statale? No, Massimo, noi il nostro bilancio ce lo siamo curate molto bene, abbiamo sofferto e pagato ogni mese tasse e contributi, che se non fossero stati spesi (sperperati?!?) in altri modi, sarebbero più che sufficienti per non gravare sui conti pubblici. Come sai sono dati di fatto non mie supposizioni. Quindi, penso che abbiamo più che meritato la nostra pensione a 60 anni, anche perché trovo improbabile che io e le altre cinquantenni possiamo utilizzare questo 5% per le nostre maternità. Non ci si venga a dire che siamo egoiste perchè si deve pensare alle nuove generazioni, sarebbero solo patetiche scuse per convenire con l’innalzamento dell’età pensionabile, del resto già deciso. Casomai, proponiamolo per le nuove assunzioni, che tra l’altro, stanno entrando a lavoro così tardi, che se andassero in pensione a sessant’anni non prenderebbero quasi niente.
Quanto allo stipendio alle casalinghe, non ne vedo il motivo; chi fa solo la casalinga o è perché ha entrate che le consentono di sopravvivere o perché non trova lavoro. Nel primo caso non vedo perché sprecare soldi pubblici, nel secondo forse è più opportuno pensare ad un’indennità di disoccupazione o a servizi sociali di integrazione.
Cordiali saluti.

@Fiorenza non capisco perchè AdP in quanto proprietario dell' immobile in cui IDV ha la sede, sia moralmente discutibile. Non riscuote certo affitti fuori mercato, l'osservazione, a mio parere, pecca di un qualunquismo sconfortante. Opinione personale che non cerca polemiche.
Sul fatto delle donne, ma a questo punto ho osservato, anche di uomini, preparati a livello locale posso purtroppo condividere molte osservazioni.

Caro Massimo,
Sul tema proposto avrei molto da dire ed anche sul tema o.t. scuola, toccato da Ale. Ho insegnato per 25 anni materie giuridiche ed economiche, mi sono battuta come potevo per far capire che attraverso l'introduzione dell'ora di 60 minuti al posto di quella di 50 si voleva far passare l'idea che il lavoro di trasmissione del sapere fosse identico a quello impiegatizio o a quello meramente manuale, e lo dico non certo per dare una connotazione di superiorità al primo.
Mi sono battuta contro i corsi di aggiornamento "obbligatori", che si sono rivelati ben presto elargizioni di elemosine ai poveri relatori chiamati ad aggiornare gli insegnanti sui temi più fantasiosi.
Mi sono battuta contro i progetti calati dall'alto poichè anche questi, di fatto, contribuiscono a sperperare i pochi soldi pubblici dati alla scuola per il fondo di istituto e ad aumentare l'impreparazione dei ragazzi.
Cambiare la scuola dall'interno è un'impresa impossibile, è un po' come voler vuotare il mare con un cucchiaino. Occorre un'idea forte e chiara di scuola e una forte volontà politica che se ne faccia promotrice.

Caro Massimo, a proposito di donne le soluzioni che proponi non sono una novità, non le condivido, sarebbe invece una novità un post che raccontasse alle donne di IDV chi è Wanda Montanelli per IDV. Era ed è una pazzoide esaltata o semplicemente una donna che pensava e pensa che il paladino della legalità, AdP, dovesse essere il primo a rispettare l'obbligo di legge in base al quale il 5% del finanziamento pubblico ai partiti deve essere impiegato per sostenere le cosidette pari opportunità?

So che difficilmente avrò risposta pubblica a questa domanda. Se davvero si vuole fare qualcosa di diverso, basta parole, servono fatti, chi può e capisce cominci a razzolare in modo diverso.

La politica dovrebbe assumere la questione del lavoro domestico delle donne come questione CENTRALE della prassi e della teoria politica iniziando proprio dalla vita dentro una formazione politica nuova come IDV, purtroppo dominata da un maschilismo abbastanza ottuso. Propongo dunque ai parlamentari di IDV e ad AdP alcune azioni concrete che possono aiutare alcune donne ad uscire dal privato e dare così un segnale forte di cambiamento nell'azione politica dei partiti.

1. usare davvero il 5% dei soldi pubblici per le donne in politica,
2. praticare un'autoriduzione del compenso da parlamentare IDV, allineandolo a quello medio europeo, e impiegare la quota di autoriduzione per l' assunzione di collaboratrici donne, (ma non per portare il caffè o spedire le e-mail).
3. poi, se è vero che IDV paga canoni di affitto alla società di AdP , in quanto proprietaria degli immobili in cui IDV ha sedi, (comportamento certo non vietato dalla legge ma moralmente assai discutibile), sarebbe bene che la società di AdP affittasse l'immobile o gli immobili ad altri soggetti diversi dal partito.
In questo modo in IDV si libererebbe denaro (che è denaro pubblico), per far crescere, da un punto di vista della ricerca culturale, tutto il partito assumendo giovani e brillanti ricercatrici.
Le università sono piene di brillanti studiose che potrebbero di certo contribuire ad elevare il livello del dibattito politico mettondo in circolazione le idee nuove che pur esistono.

Ovviamente le donne scelte non dovranno essere le amanti , le mogli o le servette dell'uomo che ha potere, "donne zerbino", o donne prestanome, ma figure in grado di competere alla pari sul piano del discorso politico.

Infine un'indicazione non di genere ma generale.
Attenzione, l'operato a livello locale di IDV è ben monitorato dai comitati che spuntano come funghi in ogni piccolo comune o frazione e la scelta dei rappresentanti di IDV sul territorio è di estrema importanza.

IDV deve scegliere se è interessato a un partito di militanti o di militonti.
L'opzione 2 mi sembra attualmente in leggero vantaggio. Il tempo stringe.
Non sarò a Vasto, la festa di IDV assomiglia troppo a quella che si svolge a Telese. Basta feste di partito! E' tempo di essere seri e coerenti e passare dalle parole ai fatti.
Temporeggiare fino alle regionali non mi sembra una buona idea.
Saluti,
fiorenza

Se per fortuna aumenta la prospettiva di vita delle persone è necessario spostare più in là l'entrata in pensione.
E' giusto quindi portare a 65 anni l'età pensionabile per le donne equiparandola a quella degli uomini.
Non è gusto invece lasciare sole le donne con i tanti compiti che è chiamata ad assolvere ad iniziare dalla materinità.
Un welfare state che si intessa molto di pensioni e poco di sociale non è uno strumento moderno al passo con i tempi e la piena integrazione delle donne.
Paolo Onofri, su incarico del governo Prodi elaborò una eccellente riforma dello stato sociale però incrocio il veto della CGIL, e rimase nel cassetto.
Forse occorrerebbe riproporla.

Totalmente d'accordo. Perché ci tocca questo destino in Italia?
Sarebbero così tante le cose da fare invece continuiamo con questi scempi da parte di così detti "Governi"...
E' urgente che vadano a casa, caro Massimo, le Vs idee sono tutte ottime, ma questi stanno divorando l'Italia da dentro a partire dall'anima dei suoi cittadini...

Una oservazzione (utopica?) : in aggiunta a quanto proposto, perché per rientrare dalla procedura d'infrazione, non' è passato per la testa a nessuno di ABBASSARE l'età pensionabile degli uomini? L'obbiettivo era eliminare la disciminazione, no?
Fantascienza?
Con i dovuti incentivi e cavilli si sarebbe potuto fare. O quanto meno una via di mezzo: 62/63 anni per entrmbi i sessi...

Ah, quanto lavoro ci sarà da fare quando ci libereremo di queste persone che stanno inquinando le Istituzioni. Nessuno si rende conto dei danni (per risprmiare qualche milione di euro??) fatti all'Istruzione con quella che chiamano riforma: ai ragazzi quest'anno, non saranno garantite le lezioni in caso di assenza dei professori, perché per "ottimizzare" le ore di servizio di ogni insegnante, gli è stato riempito l'orario ad ognuno al massimo consentito (cosa mai successa prima). E (ovviamente) non sono ancora stati stanziati i (soliti e dovuti) fondi da destinare per i supplenti o per le ore a pagamento, che saranno necessari come mai prima, visto che gli insegnanti non hanno più ore libere da dedicare alla copertura dei colleghi assenti.
Risultato?
Visto che una circolare del (così detto) ministro indirizzata ai presidi delle scuole li ha intimati a non prendere iniziative di protesta quali povevano essere rimandare gli alunni a casa, nei giorni in cui non si può dar loro un insegnante supplente, verrà deciso di smembrare le classi interessate e spargerle nelle altre.
Furbo eh?
Già la maggiorparte delle classi non sono a norma: i metriquadri destinati ad ogni studente sono sempre insufficienti; già le classi sono state innalzate come numero massimo di studenti da 20 a 24 adesso si dice 30; hanno ridotto un'ora di tecnica, lasciando a casa migliaia di insegnanti che magari per trenta anni avevano lavorato normalmente, così da un anno all'altro c'è l'esempio di un'insegnante di 60 anni che si è vista cancellare la cattedra (di ruolo) del paese dove da sempre inseganava e adesso gle ne hanno proposta una a 70Km da casa e ha accettato; tolta un'ora lì aggiunta a italiano così da 5 ore si è passati a 6 (6x3=18) e anche lì si è pensato di ottimizzare, la cattedra "completa" è di 18 ore (estensibile a 24 max.) così è bastato poco. Ma il risultato è disastroso, perché gli stessi insegnanti di italiano spesso fanno anche storia e geografia quindi se si volesse mantenere le classi dell'anno prima verrebbe fuori che una singola ora di italiano andrebbe ad un altro docente, che potrebbe avere anche 18 classi diverse dove insegna una sola ora di italiano!!!
Queste sono solo alcune delle pazzie della aborto ("riforma") della scuola (negli esempi si parla di medie)... E poi le racconto io scadalizzato, riportandovi da ciò che mi dice la mia compagna che insegna matematica appunto...
Voglio dire che è solo la punta dell'iceberg.
Non è stato fatto NULLA per migliorare la qualità dell'offerta scolastica.
L'idea di questa destra è ovviamente di annientare tutto ciò che è Pubblico: screditandolo, umiliandolo favorendo il privato e la migrazione dell'utenza (il popolo) verso le strutture a pagamento!

Stiamo andando di fatto indietro invece di andare avanti !
Ed è inevitabile con questo modo di governare.

Riprendiamoci il nostro Paese!

Можно и довольно серьезно поспорить по этому поводу… А вообще интересно!

Benissimo, Massimo Donadi, la tua concreta proposta di istituire uno stato sociale che accompagni la famiglia nella fase della maternità.
Speriamo che la tua idea venga subito raccolta e rilanciata dall’Esecutivo di IdV.
La rete di asili-nido, gli asili-nido aziendali, il tempo di congedo per maternità, il part–time nel primo anno di vita del bambino, l’ assegno integrativo del reddito familiare, le agevolazioni per le aziende,
avrebbero certamente gli effetti che tu prevedi :
più donne, anche professionali, cercherebbero e troverebbero una occupazione, nascerebbero più figli (specialmente di sangue italiano),
crescerebbe l’economia del paese intero,
sarebbe insomma non solo giusto e solidale, d’accordo alla ideologia di Antonio Di Pietro,
ma un investimento sociale a vantaggio di tutta la società che abita in Italia.
Aggiungo che qui in Argentina, dove i problemi non sono pochi, anche le donne che non hanno potuto fare contributi durante la loro vita attiva ricevono una pensione piccola ma consistente.
Cordiali saluti e auguri dal MEmOrAr – Mov. Emigrati e Oriundi in Argentina
(Ing. Carlo Mascarino, Arch. Nicolò D’Ercole, Ing. mecc. elettr. Roberto Di Virgilio, Dott. dermatologo Domenico Mantella).

LA MAGGIOR PARTE SONO DONNE

Scuola ? Sempre ultima ?
Viva la Scuola della Gelmini
Senza insegnanti (42.100 insegnanti e 15mila Ata in meno da subito ), senza bidelli (un bella sforbiciata di 10 mila unità ), meno discipline, meno ore . Ma è la scuola del rigore e del merito .

Viva la Scuola, mentre le famiglie impazziscono per la chiusura della mensa e a causa dell’orario ridotto di lezione.
Viva il caos . Graduatorie pronte ma nomine ancora in corso. Viva i Presidi, che certamente faranno miracoli con la sorveglianza scoperta tutto l’anno, perché hanno più sedi scolastiche che collaboratori . Viva le "classi-pollaio", fino a 30 alunni anche in presenza di studenti con disabilità .
C'era una volta una buona Scuola pubblica : adesso non c'è più. Calma e gesso : nulla di immutato invece per le private, il governo qui non taglia, anzi, le finanzia.
Materie "vecchie " che escono, ma nuove che entrano di autorità , come l'ora di Approfondimento ( ?)alle medie , ma ancora non si sa chi la svolgerà. Sullo sfondo il dramma dei 25mila precari “invisibili” e l’assenza fino ad oggi del modello didattico d’indirizzo del primo ciclo (infanzia, elementari e medie), .

I dictat diTremonti tutti accettati senza il minimo dissenso. Bei tempi quelli della Moratti che minacciava le dimissioni.Scuole in bancarotta ? Che problema c'è ? Le visite fiscali le pagheranno le Asl e non più le scuole e forse anche le supplenze brevi per i primi giorni di scuola saranno salve (le pagherà il ministero) : basta lamentarsi , perchè il peggio deve ancora venire : il risparmio complessivo a cui Tremonti tiene come l’osso è di 87 mila docenti e 44 mila Ata. Nei prossimi due anni la scuola perderà altri 20 mila docenti e 15 mila Ata.
Che ne dite ? Ci sarà un settembre incandescente? Quale idea di futuro ha per i nostri giovani questo governo ?

Sono pienamente d'accordo con Donadi sul welfare delle donne, aggiungerei che l'età dovrebbe essere estesaanche nel settore privato e nel contempo si dovrebbero mettere in atto le misure che aumentino l'occupazione femminile.
Non sono per le quote rosa in linea di principio, ma se dobbiamo aspettare 350 anni ancora perchè ci sia una rivoluzione culturale, allora ben vengano le leggi che obblighino i datori di lavoro e gli altri a rispettarle. Le pari opportunità non sono appannaggio solo delle donne, non siamo come i panda a rischio d'estinzione, ma di tutti le persone che sono ritenute diverse.

Semplicemente occorrerebbe equiparare questo Paese ad altri Paesi civili nell'ambito descritto. Si pensi che, per fare un esempio, nei Paesi Bassi esiste la paternità accanto alla maternità, in modo da dividere il disagio lavorativo fra entrambi i coniugi.

Mentre scrivo, leggo i messaggi e mi chiedo: "chissà se gli uomini lo sanno che le donne quando tornano al lavoro alla fine del congedo dalla maternità si strizzano l'occhio dicendosi che - lavorare rilassa -!".
Tutto giusto quello che c'è scritto. Lo Stato non può scaricare i costi sociali sulle aziende, ma lo Stato, allora, non può neanche configurare lavoratrici di serie A (dipendenti settore pubblico), di serie B (dipendenti settore privato assunte regolarmente)e di serie C (contratti precari scelti dal datore di lavoro e subiti dalla lavoratrice). Attenzione, non voglio dire di ridurre i diritti a tutte , ma almeno vediamo di non proseguire nelle conquiste dei diritti solo per una parte delle donne del paese, facciamo un passo indietro, piuttosto, e lavoriamo per tutte le donne.

Ne parlo da sempre con le mie amiche, soprattutto quelle che hanno compensato la poco soddisfacente vita lavorativa nel pubblico impiego (pur avendo il merito di aver vinto i concorsi), facendo poi, figli per dimenticare....

Ognuna di noi, chi più chi meno, lavorativamente parlando porta sulle spalle LA COLPA di essere madri. Subendo a volte anche la COLPA di volere a tutti i costi lavorare.

Purtoppo e per fortuna siamo donne, che vedono nell'indipendenza economica la realizzazione della vera libertà. Tra le proposte di legge del settore che io vedrei bene, oltre ad un rilancio dell'organizzazione della banca del tempo, a livello locale, magari con il coordinamento del settore pubblico che ci permetta di coprire orari compatibili con gli impegni di lavoro medi di una donna che lavora fino a tardi e offra strutture di supporto, anche un punteggio più alto alle aziende che partecipano a gare pubbliche assegnato in base al numero di donne impiegate e al loro ruolo all'interno dell'azienda.

On. Donadi, Come donna condivido quello che lei ha scritto al 100%. Vorrei che lo stato aiutasse le donne mentre lavorano e crescono i figli. Servono gli asili nido, serve più elasticità sul posto di lavoro serve un assegno integrativo del reddito. Se per avere tutto questo bisogna andare in pensione a 65 anni io dico che ci starei.

Le difficoltà delle donne nel mondo del lavoro sono enormi. E' stato preferito il contentino del "lavora meno anni" ad una seria riforma che consenta non solo di aumentare significativamente l'occupazione femminile, ma di qualificarla. Le percentuali di donne nei Consigli di Amministrazione e tra i dirigenti aziendali è mortificante. Se poi prendiamo la percentuale di "donne con figli", siamo forse allo "zerovirgola". Però non è solo una questione di riforme, pur necessarie, ma di "nuova rivoluzione femminista". Se, come ha scritto l'Economist in una inchiesta di circa 1 anno fa, tra i direttori commerciali la donne sono rare perchè tra le tecniche utilizzate per far firmare i contratti, quella di portare al night il cliente è tra le più efficaci, ce ne vuole.... Un esercizio del potere sobrio e paritario, a livello politico (beh, lasciamo perdere la situazione attuale) e delle grandi imprese, pubbliche e private, sarebbe estremamente utile come esempio. Purtroppo vale anche il contrario.

egregio Donadi ottimi i suoi pensieri , mi permetta di suggerirle uno spunto : IL SALARIO ALLE CASALINGHE. premetto che il lavoro è un diritto che non deve distinguere donna uomo. quante donne oggi con un SALARIO DA CASALINGA andrebbero ancora a lavorare ? tante o poche non importa ma non si deve negare il diritto a essere IMPRENDITRICI della propria famiglia. tante donne con una profonda vocazione di madre oggi rinunciano a esserlo perché il loro lavoro È OSSIGENO NECESSARIO al bilancio familiare e non trovano , come lei dice, adeguati servizi per l infanzia. capisco che molte postfemministe griderebbero allo scandalo ma a parer mio molte molte più donne vedrebbero riconosciuto al meglio il loro DURO DIFFICILE IMPORTANTE ESSENZIALE lavoro di CASALINGHE. se è vero che la famiglia è alla base dell economia la casalinga ne è il primo importante livello. uno stato civile non può negare l importanza del ruolo della casalinga

La nuova arma di massa!!!!....
L'inioranza, prima il bavagli alla stampa, ora quella dell'istruzione.
Mettere in difficoltà il sistema scolastico, con il risultato di poter condizzionare meglio con l'ignoranza l'opinione pubblica.
Il taglio di 42000, posti ai docenti precari, 150000 previsti in tre anni, può solo impoverire il sapere delle generazioni future.
Gli unici tagli non avvenuti sono stati per i docenti di Religione, tangente occulta del governo alla Chiesa per non perdere voti.

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