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Premier lascia? Borsa su, spread giù

Giuliano Ferrara e Franco Bechis finalmente danno una buona notizia: annunciano su Twitter che Berlusconi sta per dimettersi. E la Borsa sale. Lo faccia, si dimetta, risparmi all'Italia una lunga e pericolosa agonia. Ogni giorno che passa con lui al governo è un danno per il Paese.

 

Ci ha ridotti a paese a sovranità ridotta, commissariati nei fatti e nella sostanza. Prenda atto che non ha più una maggioranza, né l'autorevolezza per guidare l'Italia in questo difficile passaggio. Sabato, da piazza San Giovanni, è arrivato un messaggio chiaro e tondo: un'alternativa a questo governo c'è. Noi siamo pronti per l'unica battaglia di civiltà che serve: ridare prestigio all'Italia.

Ieri il ministro dell'Interno Roberto Maroni, in diretta a "Che tempo che fa" ha certificato la fine del governo. La nava affonda, i topi scappano. Altri si mettono sul mercato, in vendita alla migliore offerta. Stupefacente per indegnità l'intervista di oggi sul Corriere della Sera a Stagno D'Alcontres che rivela un palazzo Chigi trasformato in un'inquietante mercato delle vacche: "c' è quello che va a chiedere un incarico di prestigio, chi mugugna per ottenere qualcosa per la famiglia"... E c'è chi, come il deputato intervistato, non può perdere la faccia con i suoi concittadini e chiede un anticipo dello stanziamento per gli alluvionati per il suo paesello, Giampilieri, altrimenti zero, kaput, niente fiducia. Gabriella Carlucci, forzista della prima ora, è andata all'Udc. Questo è il parlamento, queste sono le istituzioni, al tempo dell’ ultimo samurai Berlusconi, abbarbicato alla poltrona, con l'unica strategia di un accanimento terapeutico senza senso. Per una volta spero che Ferrara e Bechis abbiano ragione.

BERLUSCONI COME GHEDDAFI,BOMBE SULLA RAI

Santoro - FlorisSantoro - FlorisOccupare e bombardare. Metodo Gheddafi per eliminare gli spazi di libertà ancora esistenti nella televisione pubblica. Come il dittatore libico, Berlusconi, attraverso i suoi sgherri che non conoscono vergogna, utilizza la tattica militare per scardinare gli avamposti della libertà d’informazione che ancora resistono. L’ultima trovata è la par condicio alternata. Una boiata pazzesca, per dirla alla Fantozzi. Per giustificare queste proposte pazzesche, il Pdl è costretto ad arrampicarsi sugli specchi, accampando giustificazioni talmente ridicole e pazzesche che offendono l’intelletto. Prendiamo, per esempio, l’intervista di Luca Telese ad Alessio Butti, il componente della vigilanza che ha proposto la par condicio alternata. Incalzato dalle domande, arriva a dire che il nuovo programma di Giuliano Ferrara, Radio Londra, bilancia il programma di Enzo Biagi. Come voi tutte sapete il grande giornalista (anche lui epurato ai suoi tempi con perché sgradito a Berlusconi) non va in onda da 9 anni. Anche perché, purtroppo, non c’è più ed ha lasciato un grande vuoto. La sua saggezza, come quella di Indro Montanelli, sarebbe stata essenziale in questi anni. Per arrestare la barbarie di questo governo che, ormai, è più culturale che politica. La situazione in Rai è sotto gli occhi di tutti. Non serve essere esperti di comunicazione per capire che bavaglio e censura esistono, che non si può e non si deve parlare di alcuni temi (crisi economica e processi di Berlusconi in primis) e se lo si fa, tutto deve essere messo in una luce favorevole al governo. Anche a costo di mistificare, occultare, nascondere, falsificare…C’è bisogno di una nuova stagione per la televisione pubblica, che questa dirigenza nominata da Berlusconi sta tentando di sfasciare. La stagione dell’inganno e della distrazione di massa non durerà in eterno, anzi, è quasi alla fine. Berlusconi è, politicamente, alla fine del suo ciclo. La libertà d’informazione, il pluralismo, sono valori non barattabili. Per questo invito tutte le forze dell’opposizione e tutte le realtà democratiche del Paese a fare una grande battaglia comune di democrazia e di libertà per la difesa dell’Art. 21 della nostra Costituzione. Partecipando alla manifestazione del 12 marzo in difesa della Carta.

L'INFORMAZIONE DIVENTA ARDORE SERVILE

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“Sono 16 o 17 anni che in Italia c’è un circuito, circo, o partito mediatico giudiziario. I giornalisti diventano magistrati e i magistrati diventano giornalisti e informano loro su ciò che desiderano informare. Non è possibile trasformare i peccati in reati. Se il premier ha ecceduto, non per questo lo si può mettere sotto processo per concussione e prostituzione, è una cosa surreale, incredibile”. Parola di Giuliano Ferrara, che tiene banco per sei minuti durante il primo tg della rete pubblica, nella serata di un giovedì bollente di polemiche, in quella che dovrebbe essere un’intervista e si trasforma in un monologo in difesa di sua maestà Silvio Berlusconi. Già, perché non era sufficiente la messa in scena della settimana scorsa, quella durante la quale il direttore Minzolini simulava un’intervista al premier. Non bastava la censura del finale del Caimano, il film in cui un lungimirante Moretti sette anni fa, aveva previsto la tristissima fine dell’era Berlusconi. No, per la tv di regime non è mai abbastanza. Finita, o, quantomeno archiviata, l’era della cornetta facile, quella in cui Berlusconi e i suoi scagnozzi s’intrufolavano telefonicamente nelle trasmissioni d’informazione, considerate da loro di centrosinistra, per dare la propria versione della verità, ora pare ci si debba rassegnare ad essere entrati nel tempo dei monologhi in difesa del premier, quelli in cui la parola limite non ha più significato, perché ogni cosa diventa lecita e addirittura la prostituzione minorile si trasforma in un semplice peccato da confessare al sacerdote. E già, perché siamo ormai nel tempo in cui i giornalisti vengono criticati di voler fare i magistrati, niente popò di meno che da un giornalista in persona, che si mette a difendere a spada tratta, in diretta televisiva, il premier, tenendosi ben lontano da ogni regola deontologica professionale ed anche da qualunque norma di buon senso. Io credo che tutto questo sia paradossale ed anche surreale, per riprendere le parole di Ferrara. Io credo che la parola limite debba riprendere ad avere il suo preciso significato, con tutto ciò che ne consegue, perché, di questo passo, l’Italia rischia la deriva irreversibile. Io credo che i giornalisti debbano tornare a fare il proprio mestiere, evitando quanto meno di monopolizzare per sei minuti i telegiornali per esprimere personalissime quanto discutibili opinioni. Lo stesso vale per i magistrati, che dovrebbero esser liberi di svolgere il proprio dovere senza quotidiane accuse e minacce da parte di un premier che, per quanto apparentemente inaffondabile, in realtà è sempre più debole. E, per far sì che davvero torni ad esistere un limite in questa Italia che merita di riacquistare la sua dignità, di avere indietro quelle libera informazione che l’ha caratterizzata fino a pochi anni fa, di vedere una ripresa della vita politica, lo stesso premier dovrebbe avere il buon senso di fare un passo indietro e tornare a casa.