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L’UDC? COME FAR PASSARE UN CAMMELLO NELLA CRUNA DI UN AGO

Tag: Casini , coalizione , Di pietro , Idv , Pd , udc

Pubblico una mia intervista apparsa su La Repubblica di oggi ROMA - «L´Udc? Per noi è come fare passare un cammello nella cruna di un ago.  Se il Pd ci riesce, staremo a vedere». Massimo Donadi, qual è il passo che l´Idv avrebbe preferito dal segretario democratico? «Il passo dovrebbe essere costruire una coalizione di centrosinistra con un progetto coraggioso di straordinaria modernizzazione del Paese, giocato su idee e personalità nuove, guidato da un leader forte, carismatico, ma con un forte tasso di innovazione della classe dirigente». Una coalizione che vada da Bertinotti a Fini? «Se apriamo a tutta quell´area che da sempre vota centrosinistra, ma che s´è rifugiata nel non voto per delusione, ci sono i numeri per sconfiggere il centrodestra che è in avvitamento su se stesso. Ma la coalizione deve essere costruita attorno a qualcosa ancor più importante del programma: la capacità delle forze politiche di essere compatte e leali fra loro, dopo che gli italiani hanno visto crollare maggioranze di destra e sinistra per liti». Ma su questo siete d´accordo con il Pd? Altrimenti il rischio è di litigare prima ancora di cominciare. «Noi vogliamo riconoscere al Pd la responsabilità di dare il la su ciò che sarà il perimetro della coalizione. Però una cosa la diciamo con nettezza assoluta: l´Udc non può diventare il nuovo Mastella. La storia sarebbe simile: entrambi mantengono l´identità del centrodestra dal quale entrambi provengono». Se riconoscete al Pd il ruolo di delimitare il perimetro della coalizione, quali sono le vostre condizioni, e le eventuali pregiudiziali? «Noi vogliamo capire se il piano energetico del centrosinistra prevederà il nucleare oppure no. Non vorremmo trovarci a favore del nucleare. Abbiamo proposto un referendum che sostiene l´esatto contrario». Come concilierete con il Pd il vostro forte senso di giustizialismo che molti, anche fra il centrosinistra, criticano? «Con il Pd va sottoscritto un patto che faccia sì che il profilo etico del centrosinistra sia superiore al centrodestra della "cricca". Noi siamo contrari a candidare condannati e rinviati a giudizio, ma l´Udc è disponibile ad accettarlo?». In conclusione, d´accordo o contrari all´Udc nella coalizione? «Per noi è come fare passare un cammello nella cruna di un ago. Se il Pd ci riesce, staremo a vedere. Ma mi pare che sia l´Udc a non aver intenzione di far parte del centrosinistra: se questa è la loro decisione, tiriamo sospiro sollievo». (a.cus.)

BASTA CHIACCHIERE, A VASTO PARTE IL CENTROSINISTRA

Tag: Bersani , BINDI , BONELLI , Casini , FAVA , FERRERO , Fini , Fli , Idv , Pd , PRODI , Sel , udc , Ulivo , Vendola , VERDI

Balle e balletti. Basta. Basta col teatrino della politica, che ad agosto si fa ancora più insulso ed insopportabile. Basta con ricette, alchimie, formule, autocandidature, suggerimenti e teorie. Ci vuole concretezza. In questa fase politica il governo potrebbe cadere da un momento all’altro e l’opposizione cosa fa? Discetta amabilmente (oddio, forse proprio amabilmente no) su alleanze, strategie, leggi elettorali sulle pagine dei giornali. Di concreto niente. Non un incontro, non un vertice, non un tavolo di confronto. Chiacchiere su chiacchiere, al vento. Noi siamo un po’ diversi, per fortuna. Più concreti. Per questo il 19 settembre, alla nostra festa nazionale di Vasto, abbiamo organizzato un incontro con tutti i rappresentanti del centrosinistra che intendiamo costruire. Per costruire il Nuovo Ulivo non basta solo parlarne. Ci saranno Rosy Bindi per il Pd, Claudio Fava per Sel, Paolo Ferrero per la Federazione della Sinistra e Angelo Bonelli per i Verdi. Abbiamo fato delle scelte. Abbiamo invitato i soggetti politici con cui vogliamo fare l’alleanza. Non abbiamo invitato quelli con cui non vogliamo allearci. Perché; al contrario di altri, abbiamo le idee chiare. Non abbiamo invitato Fli, perché loro stanno a destra, perché stanno ancora in maggioranza e continuano a cercare l’accordo con Berlusconi. Non sono nostri alleati strategici. Non abbiamo invitato l’Udc perché loro, invece, stanno con tutti. Col centrodestra e col centrosinistra, dipende da come gli conviene. Noi no, noi stiamo da una parte sola. E poniamo anche un problema di etica e trasparenza politica nei confronti dell’Udc. Non tutta la loro classe dirigente, al Sud soprattutto, è limpida. E noi certe persone non ce le vogliamo. Per tacere delle distanza sui temi etici e sui diritti civili. Hanno posizioni antitetiche alle nostre e trovare una sintesi sarebbe quasi impossibile. L’asse della nuova alleanza, cui non si può prescindere, è Pd-Idv. Noi fisseremo i paletti della tenuta etica e della coerenza politica che non sempre il Partito Democratico ha ben chiari. Sel e Verdi sono interlocutori naturali per costruire il nuovo Ulivo, mentre Ferrero, a nome della federazione della Sinistra, dovrà chiarire se intendono farsi carico delle responsabilità di governo. Un primo incontro in cui rappresentanti ai massimi livelli dei partiti del centrosinistra si confronteranno di persona e non sulle pagine dei giornali. Il primo incontro da tre anni  a questa parte. Il primo passo. Lo ripeto da tempo. Siamo già in ritardo e visto che la situazione politica è instabile e potrebbero esserci colpi di scena, sarebbe imperdonabile farsi trovare impreparati. Noi non facciamo chiacchiere, costruiamo la nuova alleanza per l’alternativa di governo.

DUE INTERVISTE, TRE IDEE

Nella mia intervista a Repubblica di qualche giorno fa, ho espresso tre posizioni: sì ad un governo tecnico a tempo per fare la legge elettorale; rilancio della nuova alleanza di centrosinistra; apertura ad una alleanza ampia, un fronte di liberazione nazionale, per battere Berlusconi.  Ieri Bersani, in una lettera a Repubblica, ha detto, sostanzialmente, tre cose: governo tecnico per la legge elettorale, costruire il nuovo Ulivo, possibilità di un'alleanza democratica per mandare a casa Berlusconi. Sarà perché sono affezionato alle mie idee, ma non posso che condividere la posizione di Bersani. Alcune di queste cose, come la costruzione del nuovo centrosinistra, o nuovo Ulivo, dipendono da noi e siamo già in ritardo. Altre no, dipendono soprattutto da altri, dal fluire della situazione politica e dalla posizione delle diverse forze in campo. Antonio Di Pietro, intervistato dall'Unità, ha detto che il limite dell'alleanza è Casini. Sono d'accordo. Il limite della coalizione di centrosinistra è Casini. Ma se si dovesse andare al voto con questa legge elettorale porcata e di fronte al rischio di riconsegnare il Paese a Berlusconi, con una minoranza di voti, che cosa sarebbe giusto fare? Resto convinto che in questo malaugurato caso, e solo in questo malaugurato caso, la strada sia quella di un'alleanza di tutte le forze democratiche, di destra e di sinistra, per mandare a casa il videodittatore di Arcore. Su questo tema ci confronteremo all'interno del partito, con grande responsabilità. Sia chiaro, non sto parlando di allargare il centrosinistra all'Udc o a Fli di Fini, non sto parlando di una nuova coalizione, ma della possibilità di formare, una volta ed una volta soltanto, un fronte di liberazione democratico. Poi ogni forza politica tornerà nel suo schieramento. Un'alleanza costituente per riscrivere le regole della democrazia, che oggi è un campo di battaglia.

C'ERA UNA VOLTA LA POLITICA

Tag: Casini , Fini , Lega , Napolitano , udc

 C'era una volta la politica, quella basata sul confronto, sulla discussione, sulle diverse proposte ed ovviamente sullo scontro, la polemica, la divergenza di opinione tra schieramenti. Il tutto entro i limiti della pubblica decenza, di una coerenza di vedute alla base di ogni posizione, del rispetto delle istituzioni e degli elettori.C'è oggi  una politica che ha smarrito non solo la dignità di quella con la P maiuscola, cosa che è accaduta ormai da tempo, ma anche quel minimo di decoro e civiltà che le sono indispensabili. Mi riferisco allo spettacolo che è andato in scena sulle pagine dei giornali in questo agosto singolare sotto il profilo dell'attivismo politico, ma non solo. Una sorta di horror show, una politica che ha definitivamente gettato la maschera per mostrarsi in tutto il suo orrore, una politica avvilita, che è arrivata a mostrare con spudoratezza le sue vesti peggiori.Oggi ne abbiamo un esempio lampante, con lo scontro tra Udc e Lega. Il senatur che definisce Casini "trafficone" e poi "stronzo" si commenta da sé e alimenta l'idea che si sia superata la soglia della decenza nella polemica. E' come se ogni remora  si fosse smarrita, ogni minimo rispetto per la solidarietà di schieramento fosse stato ignorato e oltrepassato, lasciando spazio ad un dibattito che fa vergognare di essere italiani. Tutto è iniziato con la lapidazione mediatica di Fini, un'operazione che ha dell'incredibile e che vede, però, un presidente della Camera che, pur facendo della questione morale il suo cavallo di battaglia, non ha ancora chiarito la propria posizione. Da lì la bruttura della politica non si è mai fermata, con una Lega a cui non importa nulla di nulla e vuole solo andare ad elezioni, con l'Udc che fa il gioco delle tre carte, accomodandosi su tre tavoli, con un premier che grida al golpe nel momento in cui vede vacillare la propria maggioranza e subito dopo ignora ogni logica di coalizione tentando di sostituire Fini con Casini. Ma l'horror show non finisce qui, la mancanza di coerenza prende sempre più piede, con il camaleontico Silvio che, dopo le pesanti asserzioni sulla paura della sinistra di andare al voto, sul timore di votare del vecchio fedele alleato, ora nemico numero uno Fini, dopo le pesantissime accuse a Napolitano che frenava sul voto anticipato, di punto in bianco, dice che preferisce non votare, spiazzando un elettorato che probabilmente non sa più cosa pensare, forse solo perché i conti in casa Pdl non tornano più e non assicurano la vittoria.In un quadro politico così desolante, oltre e forse ancor prima dell'augurio che il Paese possa riavere al più presto una guida seria che rispetti gli interessi della collettività più che i propri, la speranza è che che la politica possa ritrovare quella dignità che dovrebbe contraddistinguerla e che è fondamentale per la pretesa di rispetto da parte degli elettori, perché questa, la politica dell'horror show,  avrà fatto desiderare a chi è andato a trascorrere le ferie all'estero, di non tornare mai più in Italia.    

L’UDC VIETTI AL CSM?AGLI INCIUCI DICIAMO NO

 

Michele ViettiMichele Vietti

Michele Vietti vicepresidente del Csm? No grazie. Lasciamo Pd e Udc a spartirsi la torta. Parteciparvi sarebbe una sconfitta per la democrazia ed il trionfo di quella logica dell’inciucio che non appartiene e non apparterrà mai a Italia dei Valori. Mai come in questi giorni, alla luce delle cronache giudiziarie, che  vedono coinvolti anche settori importanti e significativi della magistratura, emerge con chiarezza la necessità di restituire al Consiglio superiore della Magistratura la dignità e l’autorevolezza che gli è propria, insieme all’improcrastinabile urgenza di tirarlo fuori dalle secche di una logica di spartizione partitica che è riuscita ad infangarlo. Per questo, Italia dei Valori, sin dal primo momento, ha invitato tutti i partiti a fare la nostra stessa scelta, ovvero quella di indicare nomi di giuristi di alto lignaggio, di assoluto prestigio e competenza, estranei alla vita di partito e alla militanza politica. Noi abbiamo fatto nomi e cognomi con trasparenza e alla luce del sole: Vittorio Grevi, Gustavo Zagrebelsky, Bruno Tinti e Francesco Saverio Borrelli. Dunque, con tutto il rispetto per persone e cose, Michele Vietti è un nome che respingiamo con decisione, non solo per le ragioni di cui sopra ma perché il suo profilo e cursus honorum corrisponde proprio a quell’uomo di mezzo, trasversale, bipartisan, in perfetto stile democristiano, che di certe logiche spartitorie e di una certa politica dei due forni, ne ha fatto una questione di stile e di vita. Michele Vietti è stato sottosegretario alla Giustizia nel governo Berlusconi II e sottosegretario all’Economia nel Berlusconi III. A questo, si aggiunga che è uno dei padri della depenalizzazione del falso in bilancio, leggina grazie alla quale il premier ha evitato una condanna ai processi All Iberian e Consolidato Fininvest perché “il fatto non costituisce più reato”. Si è fatto promotore del ripristino dell’immunità parlamentare, nel giorno in cui Marcello Dell’Utri veniva condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. E’ l’autore del legittimo impedimento blocca processi per il premier a scadenza, in attesa di un lodo costituzionale. Circostanze, leggi e fatti che ci portano a bocciare con convinzione la sua candidatura. Quali garanzie di autonomia e indipendenza garantirebbe Michele Vietti? Per questo, noi respingiamo ai mittenti la sua candidatura.

CON CASINI? ERRORE IMPERDONABILE

Pier Ferdinando CasiniPier Ferdinando Casini

Un governo di responsabilità nazionale per uscire dalla crisi politica in atto. Ecco la soluzione proposta nelle ultime ore da Pier Ferdinando Casini, il maestro delle alleanze di convenienza, colui per il quale non fa differenza se si tratti di centrodestra o di centrosinistra, perché l’importante è mantenere la poltrona. Questa volta, infatti, il leader Udc parla di un governo aperto a tutti, sul quale non è possibile avanzare veti su Berlusconi premier ed è lo stesso Casini che nel luglio scorso non escludeva la partecipazione ad un esecutivo di emergenza democratica con i partiti della sinistra. Una coerenza tutta sua, che solo lui comprende, basata esclusivamente sulle convenienze del momento, senza mai perdere di vista l’ obiettivo principale: distruggere il bipolarismo, continuando, imperterrito e finora indisturbato, con la politica dei due forni, un’ideologia che lo porta a non guardare oltre il proprio ombelico e considerare quet’ultimo come punto di equilibrio dell’intero universo. Non è un caso che abbia detto, con apparente indifferenza, che, se Lega e Idv si chiamassero fuori da questo ipotetico governo di larghe intese, sarebbe un problema loro. In questo modo, prenderebbe due piccioni con una fava, levandosi di torno i due partiti più marcatamente bipolari ed allontanando quello che rappresenta per lui un pericolo. Ritengo sia il caso che l’opposizione rifletta seriamente sull’atteggiamento del leader dell’Udc e soprattutto sulle sue ultime dichiarazioni. Dare credito ad un Casini che cambia colore a seconda del fiore su cui gli conviene poggiarsi, nel suo perenne volo di convenienza, sarebbe un errore imperdonabile. Quello che invece adesso il centrosinistra è chiamato a fare, per dovere di responsabilità politica, è costruire una seria alternativa ad un governo che con ogni evidenza sta per sgretolarsi. E’ il momento di farsi promotori di una grande apertura e discussione politica, in modo che, quando governo e maggioranza, che già stanno venendo meno, crolleranno definitivamente, ci sia una coalizione di centrosinistra coesa e compatta, capace di dare ai cittadini la sicurezza di rimanere unita per realizzare il progetto che loro stessi andranno a votare. L’obiettivo dovrà essere non solo quello di rimotivare i delusi del centrosinistra, ma anche di interpretare le speranze dei tanti elettori di centrodestra ingannati ed ora delusi dalla maggioranza. Il tempo stringe, perché questo governo sta dimostrando ogni giorno di più di non essere capace di governare.

PD SCELGA: O IDV O UDC

CasiniCasini

In questa disastrosa politica che ha caratterizzato il ventennio Berlusconi, c’è un’unica nota positiva, l’uscita, cioè, dalla palude della Prima Repubblica, quel mare di fango in cui i governi nascevano e morivano a tavolino, quell’accozzaglia di forze politiche in cui non esisteva opposizione. Tutto questo ha un nome e si chiama bipolarismo. Ora l’atteggiamento di Casini è ben chiaro: non è un caso che l’Udc attacchi sistematicamente le due forze politiche più marcatamente bipolari, l’IdV da un lato e la Lega dall’altro, le uniche che davvero non vogliono gli inciuci, non accetterebbero mai un ritorno alla palude del consociativismo, a quell’acqua stagnante nella quale tutti insieme si decide e si governa. Distruggere il bipolarismo, dunque: ecco qual è l’intento dell’Udc e lo scudo crociato non fa nulla per celarlo, facendo leva sul fatto che il bipolarismo è quello muscolare, rancoroso, violento di questa seconda repubblica. Sono convinto, però, e Casini lo sa bene, che il bipolarismo virulento nei toni e nelle parole, finirà con Berlusconi, perché con Berlusconi tramonterà in questo paese l’odio generato dal terribile miscuglio di conflitto d’interessi, di strapotere economico, di controllo mediatico, finirà, insomma, tutto ciò che ha fatto della democrazia italiana una sorta di pantomima. Il gioco di Casini è palese: conscio del fatto che, finita l’era Berlusconi, in Italia tornerà il bipolarismo normale, quello fatto da due coalizioni che si confrontano, tenta di prevenire il pericolo. Ecco perché ritengo sia indispensabile, in questo momento sconfiggere, al pari del berlusconismo, il casinismo (nomen omen), che è soltanto l’ultimo rigurgito della palude democristiana che ha portato a Tangentopoli e a Mani pulite. Le ultime parole del leader dell’Udc, per quanto mi riguarda, devono segnare  per l’opposizione un punto di non ritorno, trattandosi di un attacco indegno e incivile. Non è possibile costruire il dialogo con chi ci dà degli sciacalli. La mia proposta, dunque, è che l’Italia dei Valori ponga al Pd la necessità di scegliere tra noi e l’Udc nelle giunte in cui attualmente governiamo insieme. Non si tratta di una vendetta, ma dell’unico modo che abbiamo per difendere il valore del bipolarismo. La politica dei due forni si sconfigge in un modo solo, rendendo inaccessibili i due forni a mercenari, transfughi e profughi. E’ ora che i due fornai dicano basta al camaleonte Casini, che fino al momento li ha trovati sempre disponibili. Ecco perché domani stesso all’Ufficio di Presidenza di Italia dei Valori proporrò che il Pd venga messo di fronte ad una scelta in tutte le amministrazioni locali dove l’IdV governa insieme con l’Udc: o noi o loro. In gioco c’è la difesa del bipolarismo.

NON FACCIAMO CASINI

CasiniCasini

Un governo di salute pubblica. Certo, bisogna ammettere che nei titoli Pier Ferdinando Casini ci sa fare. Riesce sempre a trovare nomi molto suggestivi a idee che definire strampalate è poco. Strano che l’abbia fatto ieri che era il 9 maggio. Di solito, Casini, perfetto erede della scuola Dc, spara queste idee meravigliose ad agosto,  quando il dibattito politico langue, per via dell’afa ferragostana, e serve uno scossone di quelli utili, però, a inchiostrare i titoli dei giornali del giorno dopo. La salute che ha in mente Casini, in realtà, è quella sua, non certo quella dell’Italia. Perché si dovrebbe, secondo il leader dell’Udc, dar vita ad una mostruosità del genere? La spiegazione è kafkiana. Un governo di salute pubblica è l’unica via d’uscita, secondo il leader dell’Udc, all’egoismo dei partiti i quali, per interessi personalistici e di bottega, non metteranno mai da parte il proprio tornaconto personale, per fare le riforme che servono al Paese. Se Casini riflettesse anche solo per un istante su questo, capirebbe da sé che Kafka gli fa un baffo. Casini è palesemente affetto dalla sindrome dei due forni, quella rara malattia che, per via di uno stato di coscienza alterato da una concezione ipertrofica di se stessi, lo porta a non guardare oltre il suo naso e a confondere il bene della nazione con quello del suo orticello personale. Solo chi non ha davvero a cuore l’interesse del paese ma il proprio tornaconto personale può pensare di tirare fuori dal cassetto una ricetta che puzza di naftalina e di vecchi arnesi lontano un miglio. Pensare ad una soluzione del genere, antiquata ed anacronistica, significa non solo tradire gli elettori ma svuotare di senso la democrazia, che si fonda su un parlamento e su una maggioranza democraticamente eletti e che, finché ci sono, hanno il diritto ma soprattutto il dovere di governare e di fare le riforme. Se vengono meno governo e maggioranza, non ci sono governi ogm da costruire in laboratorio, o nelle segrete stanze dei palazzi. Ci sono nuove maggioranza da stabilire chiamando i cittadini ad esprimere la loro preferenza. I trucchetti per tenersi la poltrona o averne una più grande e comoda non fanno rima con democrazia.

SUL SALVA-LISTE ARMIAMOCI E… PARTITE

Vendesi RepubblicaVendesi Repubblica

Massimo D’Alema: “Un atto di arroganza senza precedenti per cambiare le regole del gioco, un insulto a tutti i cittadini italiani”. Dario Franceschini “Democrazia violentata, subito in piazza”.  Pierluigi Bersani: “Un trucco vergognoso, si fanno le regole da se. Faremo una mobilitazione nelle sedi giurisdizionali, fino alla Corte Costituzionale. Sul decreto salva liste terremo alta la denuncia''. Questo è quello che illustri esponenti del Pd, all’indomani della legge porcata del governo, dicevano a proposito del decreto salva liste. Oggi, alla Camera, è iniziata la discussione generale sulla conversione del decreto che tanta indignazione ha suscitato nelle fila dell’opposizione. Italia dei Valori, coerentemente a quanto denunciato un mese fa, ha scelto di fare ostruzionismo in Aula. Il decreto salva liste era ed è una porcata colossale: con questa legge, si stabilisce che, in futuro, anche la più grave ed arrogante violazione delle regole può essere aggirata senza ostacoli e la si può sanare senza difficoltà alcuna. Basta solo un po’ di fantasia e furbizia. Ebbene, stamane, ci siamo accorti di essere soli a batterci contro questa legge. Le altre opposizioni, Pd e Udc, hanno deciso di non intervenire. Ognuno sceglie il suo modo di fare opposizione, per carità. Viene, però, da domandarsi dove sia la coerenza di Pd e Udc e se anche loro, come noi, pensano che in politica la coerenza sia un valore che fa la differenza. Se una legge è sbagliata perché è una palese violazione delle regole va fermata, non lo si fa solo a parole e poi, quando c’è da passare ai fatti, si lascia il campo di battaglia vuoto. E’ come dire, armiamoci e… partite. O forse qualcosa di peggio. Lungi da noi il voler gettare croci preconcette addosso al Pd ma la vista di un emendamento, che non c’entra niente tra l’altro con il decreto in esame, ci ha destate non poche perplessità e qualche dubbio. Il governo ha inserito, proprio questa mattina, nel decreto legge un emendamento che, di fatto, con una sorta di interpretazione autentica, sana “ex post” i governatori al secondo mandato. Insomma, detto fuor di metafora, se qualcuno volesse dare battaglia al terzo mandato di Formigoni ed Errani, può mettersi il cuore in pace perché l’emendamento in questione li mette al riparo. Come diceva qualcuno, a pensare male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca. Sarà malizia la nostra ma una cosa è certa: a fare opposizione in Aula oggi c’è solo Italia dei Valori.

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IL GOVERNO E' STATO BATTUTO ALLA CAMERA SUL DECRETO SALVA LISTE. AL PRIMO VOTO, SULL'EMENDAMENTO SOPPRESSIVO DELL'INTERO PROVVEDIMENTO, LA MAGGIORANZA SI E' SCIOLTA COME NEVE AL SOLE. MERITO ANCHE DI IDV CHE DA STAMATTINA HA FATTO OSTRUZIONISMO. SARANNO PURE CAPACI DI VINCERE LE ELEZIONI MA NON HANNO LA DIGNITA' DI GOVERNARE.

A.A.A. ALLEANZA CERCASI

 Casini - MastellaCasini - Mastella Pensavo non mi sarebbe mai accaduto. Eppure, al punto in cui siamo arrivati vi devo confessare che rimpiango i bei tempi andati, quando nell’alleanza di centrosinistra ci stavano Mastella e Dini.Mi direte voi, ma sei impazzito? Quelle banderuole che ogni cinque anni cambiavano maggioranza? Ebbene si, proprio loro. Perché almeno uno poteva confidare che in quei cinque anni non cambiavano idea e che, per lo meno un giro di valzer, europee, regionali o amministrative che fosse, si riusciva a fare con gli stessi alleati.Mi rendo conto non è un granché ma vi confesso che, in queste ultimi tempi, il rimpianto è forte. Ormai, siamo alle alleanze last-minute, agli accordi dell’ultima ora. Siamo all’alleanze a geometria impazzita, più che variabile. Come avrete capito, ogni riferimento all’Udc è puramente intenzionale. Siamo arrivati ormai al ridicolo e forse lo abbiamo superato da un pezzo. Esponenti dell’Udc che si svegliano alla mattina e sono candidati con il centrosinistra e vanno a dormire la sera che sono candidati alla stessa carica ma con il centrodestra. L’unica cosa sicura è la poltrona. Purtroppo, non sto scherzando. E’ accaduto ieri a Bologna. Ieri mattina, dopo le dimissioni di Del Bono, l’alleanza di centrosinistra, d’intesa con l’Udc, ipotizzava di candidare l’on. Galletti, del partito di Casini, alla carica di sindaco, in rappresentanza dell’intero centrosinistra. La notizia sembrava così probabile che qualche giornale, anche autorevole, sottovalutando lo spirito di intraprendenza dei prodi centristi, ne dava oggi addirittura notizia, ignaro che, passando da una riunione di coalizione all’altra, con disinvoltura e freschezza, verso sera aveva preso consistenza l’ipotesi che lo stesso Galletti, fosse si candidato sindaco ma per il centrodestra. Non molto diversamente, è andata in Puglia dove in soli quattro giorni l’Udc ha cambiato indicazione di voto per ben quattro volte: col centrosinistra, da soli, con il centrodestra, da soli. Siamo convinti che non sia finita qui. Peccato che di coalizioni ve ne siano solo due. Chissà, altrimenti, quante di più ne avremmo viste.In poche occasioni, come in questa, i fatti si commentano da soli. A questo punto, riconosciamo senza ombra di dubbio a Mastella e Dini di essere alfieri di una coerenza senza pari, che purtroppo la politica ai nostri giorni ha smarrito.