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GOVERNO DI LARGHE INTESE? MAI

Questa mattina su La Stampa  è stata pubblicata un’intervista al sottoscritto che, nella sintesi un po’ superficiale e arruffata del giornalista, arriva a travisare completamente il mio pensiero. Per questo, ho inviato una lettera di smentita al quotidiano torinese che ribadisce la mia posizione, chiedendo la rettifica in merito a quanto pubblicato. La pubblico qui di seguito, in modo tale che sia dipanato ogni dubbio su cosa il sottoscritto pensa realmente dei governi di larghe intese:

Ho letto, con profondo stupore la mia intervista a sua firma, pubblicata sull’edizione de “La stampa” di oggi, nella quale il mio pensiero e le mie parole risultano profondamente snaturate, al punto che a leggerla sono il primo a non essere d’accordo con quanto avrei detto. Non ho mai, e sottolineo mai, parlato di governo di larghe intese. Come lei sicuramente ben sa, governo di larghe intese è un governo che mette insieme l’intero arco costituzionale (è l’idea di Casini e Bersani, i quali non a caso contemplano che il candidato premier di questo ipotetico governo di larghe intese possa essere l’attuale ministro Tremonti), per fare tutti insieme una serie di riforme a 360 gradi, in un ambito temporale che si avvicina a quello residuo della legislatura. Di questo non le ho mai parlato, ritengo il governo di larghe intese una sciagura per il Paese e quindi è evidente che ho detto l’esatto contrario. Quello che le ho detto è quanto segue:  alla sua prima domanda se ero favorevole ad un governo tecnico, le ho risposto che trovo il dibattito sul punto una perdita di tempo, in quanto al momento, non vi è alcuna possibilità di trovare in parlamento i numeri che sostengano questa ipotesi. Ho aggiunto che, proprio per questo, oltre che per togliere spazio di manovra politica a terzi e quarti poli, il centrosinistra avrebbe il dovere di occuparsi di altro e cioè di costruire la casa comune, la nuova coalizione, che rappresenti l’alternativa di governo. Con una successiva domanda, lei mi chiedeva cosa avrebbe fatto Italia dei Valori qualora i numeri per un governo tecnico, che oggi non ci sono, ci fossero in futuro. Le ho risposto che qualora ci fossero i numeri in parlamento per modificare, prima di tornare al voto, questa pessima legge elettorale saremmo dei pazzi a non sostenere questa possibilità. Poiché i rapporti sempre intercorsi tra di noi e la mia profonda stima nei suoi confronti non mi lasciano alcun dubbio sulla buona fede di quanto accaduto, sono certo che non vi sarà alcuna difficoltà da parte sua a pubblicare una rettifica che, con la presente lettera, cortesemente le sollecito.

CON CASINI? ERRORE IMPERDONABILE

Pier Ferdinando CasiniPier Ferdinando Casini

Un governo di responsabilità nazionale per uscire dalla crisi politica in atto. Ecco la soluzione proposta nelle ultime ore da Pier Ferdinando Casini, il maestro delle alleanze di convenienza, colui per il quale non fa differenza se si tratti di centrodestra o di centrosinistra, perché l’importante è mantenere la poltrona. Questa volta, infatti, il leader Udc parla di un governo aperto a tutti, sul quale non è possibile avanzare veti su Berlusconi premier ed è lo stesso Casini che nel luglio scorso non escludeva la partecipazione ad un esecutivo di emergenza democratica con i partiti della sinistra. Una coerenza tutta sua, che solo lui comprende, basata esclusivamente sulle convenienze del momento, senza mai perdere di vista l’ obiettivo principale: distruggere il bipolarismo, continuando, imperterrito e finora indisturbato, con la politica dei due forni, un’ideologia che lo porta a non guardare oltre il proprio ombelico e considerare quet’ultimo come punto di equilibrio dell’intero universo. Non è un caso che abbia detto, con apparente indifferenza, che, se Lega e Idv si chiamassero fuori da questo ipotetico governo di larghe intese, sarebbe un problema loro. In questo modo, prenderebbe due piccioni con una fava, levandosi di torno i due partiti più marcatamente bipolari ed allontanando quello che rappresenta per lui un pericolo. Ritengo sia il caso che l’opposizione rifletta seriamente sull’atteggiamento del leader dell’Udc e soprattutto sulle sue ultime dichiarazioni. Dare credito ad un Casini che cambia colore a seconda del fiore su cui gli conviene poggiarsi, nel suo perenne volo di convenienza, sarebbe un errore imperdonabile. Quello che invece adesso il centrosinistra è chiamato a fare, per dovere di responsabilità politica, è costruire una seria alternativa ad un governo che con ogni evidenza sta per sgretolarsi. E’ il momento di farsi promotori di una grande apertura e discussione politica, in modo che, quando governo e maggioranza, che già stanno venendo meno, crolleranno definitivamente, ci sia una coalizione di centrosinistra coesa e compatta, capace di dare ai cittadini la sicurezza di rimanere unita per realizzare il progetto che loro stessi andranno a votare. L’obiettivo dovrà essere non solo quello di rimotivare i delusi del centrosinistra, ma anche di interpretare le speranze dei tanti elettori di centrodestra ingannati ed ora delusi dalla maggioranza. Il tempo stringe, perché questo governo sta dimostrando ogni giorno di più di non essere capace di governare.