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CASINI E MONTI, IL GATTO E LA VOLPE

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Monti riserva sorprese continue, non smette mai di stupire. Ha imparato in fretta a muoversi bene nell’ambiente politico, ora può anche insegnarne i trucchi, anche perché ha un maestro d’eccezione: Casini. Che è la vera mente politica dell’operazione. Infatti possiamo tranquillamente dire che si scrive Monti, ma ogni giorno più chiaramente si legge ‘Casini’. Mario Monti è passato nel giro di pochissimo tempo dal ruolo di tecnico super partes ad esecutore della politica dei due forni di Casini. Solo chi pratica la politica dei due forni può affermare di essere pronto ad accordi post elettorali anche con Berlusconi. Cioè con il demagogo per eccellenza, il principale responsabile politico della crisi in cui è sprofondata l’economia italiana. Bersani e Berlusconi per lui pari sono. Non ci siamo caro Mario, è il tempo delle scelte. Del rilancio e di un governo liberal-progressista che abbia in mente un’Italia diversa. Un’Italia migliore.  C’è da fare, a questo punto, un’amara considerazione, la Lista Monti è nata solo con l’obiettivo di rendere il Paese ingovernabile. Fallirà nel suo intento perché il centrosinistra è forte e propone agli italiani un progetto di governo serio e credibile. 

MONTI BIS E MONOPOLIO POLITICO

Monti-Bis? Sembra il nome di un programma televisivo. Un brutto programma. Un sequel che, dopo aver visto la prima seria, non promette nulla di buono. Negli ultimi mesi il dibattito politico è stato dominato da due temi, legati a doppio filo; legge elettorale e Monti Bis. Se uno avesse smesso di leggere i giornali durante l’estate e avesse ripreso solo ora, neanche si sarebbe accorto dell’ interruzione.

A me sembra un tantinello paradossale che diverse forze politiche (o loro parti più o meno consistenti), abdichino al loro ruolo, rinuncino ad esprimere un candidato e si affidino ai tecnici. Magari ci sono leader che puntano direttamente al Quirinale senza passare per palazzo Chigi, come una specie di Monopoli politico, e quindi pensano che fare un passo indietro sul governo significhi farne uno avanti verso il Colle.

Attenzione alle carte degli imprevisti e delle probabilità. Il vero surrealismo, però, è che i partiti pensano di poter decidere senza consultare i cittadini, ai quali pensano di consegnare una pappa precotta sotto forma di legge elettorale. Precisamente, un vasto fronte, pensa di imporre il Monti bis attraverso un meccanismo elettorale che non consentirà un governo di coalizione di centrosinistra (o di centrodestra), ma imporrà un governo di intese più larghe.

Un altro governo tecnico. Basta, abbiamo già dato. Monti si candidi pure, è certamente legittimo, ma per governare servono i voti, il consenso popolare, la legittimazione democratica. Si candidi dunque, ma senza trucchi, senza ‘leggi truffa’, senza calcoli politici a tavolino. Da troppi anni, politici incapaci, furbi o in malafede, hanno ‘stressato’ la democrazia italiana.

Attraverso l’ abuso di decreti e fiducie (fin dai tempi di Craxi), attraverso sistemi elettorali che hanno privato i cittadini del potere di scelta, attraverso la nomina per investitura del capo dei parlamentari, attraverso lo svuotamento del principio della rappresentanza. In questo modo hanno provocato una forte disaffezione nei confronti della politica, e ridotto la partecipazione. Prima si capisce tutto questo, prima l’Italia potrà avviare l’indispensabile processo di rinnovamento civile, culturale e sociale.

TOGLIAMO ALL'ITALIA LA MAGLIA NERA

“Mancata semplificazione normativa,lungaggini burocratiche, bassa qualita' dei servizi pubblici e onerosita' degli adempimenti collocano il nostro Paese in fondo alle classifiche nel confronto internazionale. Sono i dati che emergono dal rapporto sulle determinanti dell'economia sommersa realizzato dall'Ufficio Studi di Confcommercio. Rispetto agli altri Paesi, si legge nel rapporto, "l'Italia registra il piu' basso livello di efficienza del sistema giudiziario ed e' agli ultimi posti per la capacita' di risolvere controversie tra imprese, per la diffusione di pagamenti irregolari e tangenti, per i costi e i tempi di adempimento degli obblighi fiscali".

Altra fotografia dell’Italia. Altro scatto in bianco e nero. Con molto nero direi. Il ventennio berlusconiano è stato una iattura per il nostro paese, perché da un lato lo ha reso immobile, dall’latro ha legittimato e coperto i reati dei colletti bianchi, che hanno causato un grave danno sociale, economico e culturale. Oggi l’Italia è maglia nera, è vero, ma ha anche enormi potenzialità. Ha tante energie, una struttura economica tutto sommato non debolissima e capace di investire nell’innovazione e nella ricerca. Un punto debole è la politica. Meno burocrazia, amministrazione pubblica più veloce, più efficiente, più vicina ai cittadini e lotta senza quartiere alla corruzione sono elementi prioritari per rilanciare l’economia italiana. L’Italia dei Valori ha presentato ha presentato in questi anni numerose proposte di legge su questi due temi fondamentali. A parole anche tutti gli altri partiti erano concordi nel sostenere i temi. Alla prova dei fatti queste proposte di legge giacciono ancora nei meandri delle commissioni, perché quasi tutti hanno le loro cricche da difendere. L’ostracismo del Pdl è cosa nota, ma, visto che si parla di alleanze, quest’ultimo scorcio di legislatura è fondamentale per capire con chi è possibile percorrere un percorso politico comune fondato sui programmi e con chi, al contrario, non è possibile condividere nulla. Noi continueremo a presentare le nostre proposte in Parlamento, certi di essere dalla parte della ragione.

A FORZA DI VETI NON SI VA DA NESSUNA PARTE

Al consiglio d'Europa l'Italia ha vinto una battaglia importante. Ma per vincere la guerra definitiva contro la speculazione, la recessione e la disoccupazione ci sono ancora tante battaglie e ci vorranno anni.

Per vincere la guerra servirà nella prossima legislatura una maggioranza senz'altro politica, ma ampia, capace di inglobare il massimo di rappresentanza sociale. Per questo ritengo inutile il dibattito fatto di reciproci veti e di volontà personali di rivalsa che anima in questi giorni il percorso di creazione della nuova coalizione di centrosinistra.

Mi riferisco ai veti del tutto inconsistenti espressi anche oggi da Casini e D'Alema nei nostri confronti, ma anche a quelli di Idv, che pure qualche fondamento ce l'hanno se si guarda la storia recente dell'Italia.

Le inclusioni o le esclusioni non possono nascere da altro che non sia la condivisione o meno di un progetto e di un sistema di valori di riferimento. I veti aprioristici non rafforzano le buone ragioni di ciascuno e finiscono soltanto per indebolire il paese, da chiunque provengano

legittimi sospetti sui centristi

Chi tocca la giustizia "muore". Quello che è accaduto ieri in commissione giustizia fa affiorare alla mente dei legittimi sospetti. E ragionevoli dubbi. Chi tocca la giustizia "muore", governo Monti compreso. Che il Pdl ricatti il governo sulla giustizia, è una certezza politica.

Il ministro Severino, che pure vorrebbe smarcarsi da un giogo pericoloso, ha una libertà d’azione molto limitata perché sa che dalle sue azioni dipende la sopravvivenza stessa del governo. Questo ricatto permanente si traduce in una mazzata alla nostra economia, che avrebbe bisogno di nuove regole, di trasparenza, di legalità.

In tutti i paesi del mondo che si riconoscono nell’ampio pensiero politico del liberalismo (di destra e di sinistra) e che applicano questi principi anche all’economia, le norme sul falso in bilancio sono severissime, così come quelle sulla corruzione. Negli Stati Uniti la lotta al falso in bilancio è una regola quasi religiosa. E non potrebbe essere altrimenti, perché si tratta dell’architrave del sistema economico e di mercato. Se le società presentano bilanci falsi, tutto il sistema crolla.

L’ostruzionismo del Pdl, che vuole difendere Berlusconi dai processi, è un danno enorme per tutta l’Italia. E questo lo sanno tutti i politici minimamente informati sulle questioni economiche e sociali dell’Italia. Compresi quelli dell’Udc. Perché, allora, il partito di Casini ha avuto un atteggiamento così ambiguo? Ha prima appoggiato la proposta del Pdl, contraria alle reintroduzione del falso in bilancio, e, dopo la ‘sconfessione’ del governo di quell’emendamento, ha detto che avrebbe valutato in Aula il provvedimento.

Fallita la costituzione del Terzo Polo assistiamo ad un riavvicinamento a Berlusconi. Forse il capo dell’Udc pensa di poter ereditare i voti in libera uscita dal Pdl e mira a diventare il nuovo leader del centrodestra.
Una scelta politica legittima, per carità. Ne ha tutto il diritto. Così come noi abbiamo il dovere di avvertire il Pd sui rischi di una rincorsa ai cosiddetti centristi che le urne hanno dimostrato essere perdente.

PARTITOCRAZIA? NO, ABBIAMO GIA’ DATO…

La legge elettorale è l’architrave di un sistema democratico. Molti la considerano una questione squisitamente politica, che riguarda solo i partiti, invece è lo strumento più prezioso nelle mani dei cittadini. Con la legge elettorale non solo si scelgono governo e parlamento, ma si determina il sistema politico, la durata dei governi, la trasparenza delle camere, la qualità della classe dirigente nazionale, il rapporto col territorio e la  rappresentanza sociale. Tutti fattori indispensabili per il buongoverno.

In questo periodo la riforma della legge elettorale è tornata, giustamente, una priorità per la politica. Consultazioni, incontri più o meno formali, contatti, missioni degli sherpa, ambasciatori e delegazioni al lavoro.

Sono gironi di trattative frenetiche, più o meno alla luce del sole. Circolano diverse ipotesi, la più accreditata è un sistema misto, proporzionale e con collegi uninominali, con due soglie di sbarramento, la prima al 2% per entrare in parlamento e la seconda all’8% per dividersi un consistente numero di seggi. E diritto di tribuna per i ‘piccoli’.

Non so se sarà il modello definitivo, ma su una cosa voglio essere chiaro: siamo contrari al ritorno ad un proporzionale che non consente all’elettore di conoscere prima il candidato premier, la coalizione ed il programma di governo. Un sistema di questo tipo rischia di far tornare le sconcezze della Prima Repubblica ed i suoi governi balneari.

Se così fosse, si tradirebbe la volontà del milione e mezzo di cittadini che hanno firmato il referendum e che non ha alcuna intenzione di abbandonare il bipolarismo, che significa far tornare il paese indietro di vent’anni.

Ci batteremo in Parlamento contro qualsiasi ipotesi di legge elettorale che aumenta il potere partitocratico e che diminuisce il potere ed il controllo dei cittadini. Lo dobbiamo alle migliaia e migliaia di volontari che si sono impegnati per raccogliere le firme e al milione e mezzo di cittadini che ha firmato i referendum.

 

Vertici segreti? No a sette carbonare

La trasparenza in politica non è negoziabile. Da giorni si rincorrono voci su incontri segreti tra il presidente del Consiglio Monti e i segretari di Pdl, Pd, e Terzo Polo. Perché tanta segretezza, si vergognano? E di cosa?

Chiariamoci, la mia non è una polemica contro i vertici, ma contro la loro segretezza. Non riesco davvero ad accettare che le forze politiche che insieme rappresentano circa il 60% dei cittadini si vedano, decidano, ma poi non lo portino a conoscenza dell’opinione pubblica. Leggo di articoli in cui si parla di passaggi e corridoi tra palazzi per sfuggire ai giornalisti. Roba da romanzo di Dan Brown.

Chiediamo che sia fatta chiarezza su questo punto, in primis dal presidente Monti. Questi vertici ci sono stati o non ci sono stati? Oppure ci sono stati e continueranno ad esserci ma non si può dire? Si tratta di incontri assolutamente legittimi su cui si deve togliere ogni ambiguità. Anche perché è chiaro che i vertici tra segretari cambiano il profilo stesso dell’esecutivo, che, se è sostenuto organicamente dai partiti, smette di essere il governo del presidente e diventa il governo di una maggioranza politica e programmatica.

Vogliamo sapere se questo governo è sostenuto individualmente ed autonomamente da ciascuna forza politica oppure se ha una sua maggioranza politica. In ogni caso noi continueremo a sostenerlo ed a valutarlo sui singoli provvedimenti, ma non possiamo rimanere in silenzio di fronte ad un esecutivo che rischia di trasformarsi in una sorta di setta carbonara, che decide il proprio percorso e quello del Paese fuori dalle sedi istituzionali.

Questi vertici sono pienamente legittimi, ciò che non è tollerabile è la segretezza, che offende il Parlamento ed anche i partiti. Se ci sono vertici, lo dicano e lo rivendichino dal punto di vista politico. Se esiste una maggioranza politica che sostiene Monti, smetta di nascondersi ed anzi rivendichi questo percorso ed operi alla luce del sole, nel rispetto della trasparenza che è dovuta ai cittadini. Insomma, se fate una cosa assumetevene la responsabilità.

MALSANI APPETITI DA “POLTRONA”

E’ nato tecnico e tecnico deve rimanere. Le quote spartitorie tra i partiti e le terne di nomi di cui si parla in queste ore, per i ruoli di viceministri e sottosegretari nel governo Monti, è avvilente e deprimente. Non solo perché certe lotte intestine e logiche spartitorie per un posticino al sole non sono all’altezza della sfida importante che il governo Monti si accinge ad intraprendere e per la quale è nato, ma perché in un certo senso ne indebolisce la scelta iniziale.

Queste operazioni di bassa cucina politica non ci appartengono e mai ci apparterranno. Noi continueremo a restarne fuori e invitiamo tutti gli altri partiti a fare altrettanto. Un passo indietro, per far fare tutti un passo in avanti: è questo quello che dobbiamo fare ora. Un anno di astinenza dai palazzi non può che fare bene alla politica. Chi è in preda a malsani appetiti, rifletta sul valore aggiunto di una sorta di fase ascetica, durante la quale meditare ed operare, sulla strada del buon senso e non su quella consumata di antichi riti di passate repubbliche.

Italia dei Valori non farà nessun nome al presidente del Consiglio Monti, non perché non ne abbia. Ma perché siamo fermamente convinti che in questo momento, per il bene del Paese, il profilo del governo Monti deve rimanere espressamente tecnico. Ma possibile che in questo Paese, con 60 milioni di abitanti, non vi siano 40 persone di competenza, autorevolezza, serietà e capacità per ricoprire quei ruoli? Difficile, anzi, impossibile da credere. Una poltrona in più non ci salverà. Ma tutti con una poltrona in meno forse sì.

GARANZIA FA RIMA CON DEMOCRAZIA

Ieri Italia dei Valori non ha partecipato al voto per l’elezione del giudice della Corte Costituzionale, né del componente laico del Consiglio Superiore della Magistratura ed oggi farà altrettanto. L’Udc, per bocca di Mantini e Buttiglione, ci ha duramente attaccato. Secondo il presidente dell’Udc si tratterebbe dell’ennesimo episodio che evidenzia il tipo di cultura politica che abbiamo. E’ vero, verissimo, Buttiglione ha ragione. Si perché noi di Italia dei Valori abbiamo una cultura politica distante anni luce da quella degli altri partiti. Noi ne facciamo una questione di principio e scusate se siamo fissati con la cultura della democrazia. La nostra cultura politica parte da un presupposto fondamentale: i più importanti organi di garanzia e controllo previsti dalla nostra Costituzione devono avere tre requisiti fondamentali, indipendenza, autonomia e terzietà. Nulla da ridire sui candidati. Mattarella e Albertoni, che ieri è stato eletto, sono persone stimabili cui va tutto il nostro rispetto. Noi crediamo semplicemente che debba finire il tempo in cui alla Corte costituzionale, così come al Csm, alle autorità garanti così come nel Cda della Rai, vengano nominate personalità che sono espressione di partiti, rispettabili ma organiche e funzionali al potere politico. E’ sbagliato questo? Noi riteniamo di no. I ruoli di garanzia di rango costituzionale sono strumenti essenziali per il funzionamento di una sana democrazia e non possono ridursi a semplici posti da occupare o, peggio ancora, da spartire. Tutto qua, nessun mistero o retro pensiero sottobanco. Questo è il nostro concetto di democrazia. E scusate se è poco.

RINCHIUDIAMO BERSANI DI PIETRO E VENDOLA

Siamo all’anno zero. Le forze del centrosinistra hanno un’opportunità ed allo stesso tempo una responsabilità storica: archiviare il berlusconismo. Lui è evidentemente alla fine del suo ciclo politico, quindi sembrerebbe tutto bello e facile, ma così non è. Sembra che il centrosinistra faccia di tutto per tenere artificialmente in vita Berlusconi. E’ il momento di batterlo, ma questa lunghissima campagna elettorale, è troppo condizionata dagli egoismi di partito. Tutti i partiti del centrosinistra hanno responsabilità. Taccio delle responsabilità del Partito Democratico, che essendo il più grande dovrebbe essere il perno dell’alleanza. Italia dei Valori e Sel non sono immuni. Questo è il momento del dialogo, del confronto per costruire il progetto, nessuno dovrebbe forzare la mano, non ci dovrebbero essere duelli rusticani per la leadership nel centrosinistra. Per questo motivo dobbiamo avere il coraggio di ammettere anche i nostri errori - come l’ultimatum al Pd entro il 23 dicembre: o con noi o con il Terzo polo-  e guardare oltre. Dobbiamo farci carico del desiderio della nostra base elettorale che ci chiede unità. Basta diktat, basta ultimatum. Se avessi la possibilità chiuderei Bersani, Di Pietro e Vendola in una stanza e riaprirei la porta solo dopo il loro accordo per il nuovo centrosinistra.