Taggati con: fazio

ACCORDO CON LA SVIZZERA? NON E’ TABU’

 

Il presidente del Consiglio Monti ha tutto il diritto di dire che è contrario all’accordo con la Svizzera perché, a suo avviso, sarebbe una sorta di condono. Ma noi sentiamo tutto il diritto di dire che noi non siamo d’accordo con lui e di contestare, su questo punto, l’assoluta ambiguità e l’opacità del governo. Il perché è presto detto. Partiamo dai dati di fatto.

Primo. In Italia, dopo lo scudo fiscale, secondo i dati diffusi dal ministero dell’Economia più di un anno fa, si stimava ci fossero ancora 100 miliardi di euro di fondi trasferiti illecitamente in Svizzera da italiani che non hanno, dunque, pagato le tasse.

Secondo. Come riportato da illustri organi di informazione, a causa della crisi drammatica del nostro debito pubblico, molti italiani hanno ripreso a portare soldi in Svizzera letteralmente “a carrettate”. Lo hanno fatto e lo stanno facendo e molti illecitamente. Per cui, la cifra di 100 miliardi di euro di un anno fa è oggi molto più significativa.

Terzo. Non c’è dubbio che, concordare con la Svizzera la tassazione sui fondi illecitamente trasferiti, significhi accedere ad una sorta di concordato che ha indubbiamente alcuni dei requisiti del condono. Resta il fatto che pensare di recuperare la tassazione di quei soldi, accumulati nel corso di decenni, attraverso una generale lotta all’evasione fiscale è sostanzialmente illusorio. Per le agenzie delle Entrate scovare le somme evase in ognuno di quei migliaia di conti all’estero sarebbe come trovare un ago in un pagliaio. Figuriamoci mille aghi in mille pagliai.

Quarto. Se il presidente Monti, dunque, è un puro così puro da voler adottare un provvedimento che non abbia nemmeno minimamente la struttura del condono, ci dica almeno come intende farlo. Fino ad oggi, non si è sognato neanche di ipotizzarlo per la semplice ragione che è un compito impossibile e che altra modalità non esiste.

Quinto. Parlare di schema riconducibile al condono significa dire tutto e niente. Una volta appurato che non c’è altro modo per recuperare i capitali evasi, è meglio tentare di farlo con una modalità riconducibile al condono o lasciarli lì, con buona pace di tutti, e non ricavarci nemmeno un euro?

Sesto. Riguardo all’evasione fiscale, cerchiamo di intendersi su cosa intendiamo per immorale o meno. Un condono fiscale al 5 per cento sicuramente lo è ma la Germania, per i suoi contribuenti-evasori, ha concordato con la Svizzera aliquote che, a seconda degli importi evasi, vanno da un minimo del 18 per cento ad un massimo del 34 per cento. Applicare un aliquota del 34 per cento a capitali evasi è immorale? Se Monti è un puro così puro applichi un’aliquota del 36 o, che so io, del 40 per cento. Insomma, almeno diamo una telefonata su ai cantoni, sentiamo la Svizzera e vediamo cosa ci risponde.

Settimo. Monti dice che l’accordo con la Svizzera non gli piace perché garantisce comunque l’anonimato a chi ha capitali depositati illecitamente. A parte il fatto che la Germania ha chiesto la possibilità di avere totali informazioni su 500 nominativi l’anno, da noi si finisce che, per un eccesso di zelo, finiamo per lasciare lì immensi capitali evasi e alle nostre casse non ne viene niente. Facciamoci almeno dire di no. Ne vale comunque la pena.

Ottavo. Al presidente Monti, puro tra i puri, l’accordo non piace perché in Europa non verrebbe apprezzato e che, piuttosto, ci vorrebbe un accordo di stampo europeo per evitare il rischio di infrazione. Scrupolo quanto meno curioso visto che, per un paese sommerso da decine di procedure di infrazione, lasciamo andare come se niente fosse miliardi di euro. Senza considerare che, il problema non esiste perché la Germania e l’Inghilterra, che l’accordo lo hanno sottoscritto, non hanno ricevuto ad oggi nessun avviso di apertura di infrazione dall’Europa. Oltretutto, un secondo dopo aver sottoscritto l’accordo, chi ci impedisce di iniziare a lavorare in sede Europea per un nuovo e più stringente accordo per far cadere il segreto bancario in Svizzera?

Insomma, concludendo, bando alle sottigliezze di stile. Su questo accordo ci giochiamo decine di miliardi di euro. Non si capisce proprio perché, soprattutto in questo momento, dovremmo lasciarli in mano ad evasori e criminalità organizzata, che sono i grandi esportatori di capitali illeciti. E soprattutto non si capisce perché chi ci chiede di farlo non è in grado di rispondere alle domande fin qui poste.

 

GIU’ LE MANI DA SAVIANO E FAZIO!

video: 

Il governo è morto e non aspetta che la sepoltura, l’era berlusconiana volge al desio, per la fortuna del Paese, c’è qualcuno, però, che non si rassegna a mollare la presa e non è solo Berlusconi. Mi riferisco alla sua mano lunga in Rai, Mauro Masi, che, evidentemente impaurito dal dover fare le valigie, spara le ultime cartucce. L’irriducibile direttore generale, il cui motto sembra essere “Non mollare mai”, dopo aver tentato in tutti i modi di ostacolare la messa in onda di  “Vieni via con me” ed aver addirittura rifiutato di esprimere commenti sulla prima puntata della trasmissione, ieri ha tentato una nuova carta. Evidentemente disturbato dall’annuncio della presenza di Fini e Bersani alla seconda puntata del programma, ha fatto in modo da inviare una nota di servizio al direttore di rete, Paolo Ruffini, evidenziando che la presenza dei politici nella trasmissione non era prevista nella scheda del programma. A togliere ogni dubbio, in chi dovesse averne, sul fatto che si tratti solo di un appiglio infondato, arriva la risposta del responsabile della trasmissione, capostruttura di Rai tre, Loris Mazzetti: “Esiste una lettera richiesta dai vertici aziendali e firmata da Ruffini - spiega - in cui si specifica che sarebbero stati ospiti della trasmissione rappresentanti della cultura, dello spettacolo e della politica. Dunque non abbiamo bluffato in nessun modo''. Nessuna scorrettezza, insomma. La verità è che Masi ha paura di Saviano e Fazio. Teme i programmi di qualità, la cultura e la libertà d'espressione e d’informazione. Il suo veto alla partecipazione di Bersani e Fini e' solo l'ultimo pretesto per mettere il bastone tra le ruote ad uno dei migliori programmi Rai degli ultimi anni. Il direttore generale pensi piuttosto allo sfascio dei conti dell'azienda, agli sprechi, alla marea di consulenze, alla faziosità di certa informazione ed al declino della qualità dei programmi. Ha pesantissime responsabilità e dovrebbe solo dimettersi.

Registrati alla newsletter!

AAA. CERCASI NUOVI PARTIGIANI PER LIBERARE L’INFORMAZIONE

video: 

Sanzioni pecuniarie. Puntate cancellate. Mobbing contrattuale. Ritardi. Rallentamenti. Ostacoli burocratici. Rinvii sine die. Cancellazione della tutela legale. In Rai, per fare l’informazione che piace a loro, si va avanti così. Santoro, Biagi, Travaglio, Fazio, Vauro, Gabanelli, il lungo elenco delle vittime delle tv controllate dal padrone. Killeraggio mediatico. Dossier squallidi che rimestano nel fondo. Giornalisti prezzolati, pagati per sputtanare il nemico politico di turno. Ieri, Antonio Di Pietro e Italia dei Valori. Oggi, Gianfranco Fini. E poi ancora, Boffo, Mesiano, Fassino, Marcegaglia, Caldoro, Veronica Lario, il lungo elenco delle vittime dei giornali e delle tv del padrone. Giornali usati come pallottole. Sulla stampa del padrone, per fare l’informazione che piace al padrone, si va avanti così. Questo è Berlusconi e la sua spietata macchina da guerra mediatica, che non fa prigionieri. Un odio viscerale, un’ossessione maniacale che si trasforma in azioni premeditate e studiate a tavolino, per screditare, piegare, intimidire, cancellare, fermare la libera informazione. C’è un’informazione che piace a loro, quella che usa ogni mezzo per distruggere il nemico, ed un’informazione che non piace a loro,  quella che parla di loro e sulla quale vorrebbero fare scendere una cappa di silenzio. E mentre si affilano le armi e si arrotano i coltelli di questa schifosa guerra, che umilia e calpesta innanzitutto il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente, tentano di addormentare le nostre coscienze, usando i palinsesti tv, Rai e Mediaset, per dare spazio ai plastici che illustrano i dettagli minuziosi di orribili ed incomprensibili crimini, per dare fiato a lunghe interviste al criminologo di turno, per mettere in scena moviole snervanti ed ossessive sulle lacrime di figlia e padre, alla ricerca dell’ennesimo dettaglio morboso sfuggito. Scriveva Bertold Brecht: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare". Questo è il prezzo dell’indifferenza che, come scriveva Antonio Gramsci, è abulia, parassitismo, vigliaccheria, non è vita, è il peso morto della storia. Per questo, oggi, dobbiamo diventare nuovi partigiani per sentire nelle nostre coscienze pulsare l’attività della città futura che stiamo costruendo. Cominciamo da qui. Cominciamo ora.

GIU’ LE MANI DA SAVIANO E FAZIO

 

Roberto Saviano - Fabio FazioRoberto Saviano - Fabio Fazio

Una scelta intollerabile, impensabile, da contrastare  e denunciare con forza e per la quale Italia dei Valori è pronta alle barricate. Non ci sono altre parole per commentare la possibile decisione della Rai di ridurre da 4 a 2 le puntate dello speciale “Vieni con Me” di Fabio Fazio e Roberto Saviano su Rai3. Se poi, come sembra, a finire sotto la ghigliottina di Silvio sarebbero proprio le puntate sul terremoto in Abruzzo e sulla vicenda dei rifiuti a Napoli, la scelta sarebbe ancor più grave. Di cosa ha paura Silvio Berlusconi? Della verità? Di vedere squarciata per sempre la sua tela perfetta di cieli azzurri e prati verdi? Di vedere sulla tv di stato la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità sulla gestione criminogena della ricostruzione a l’Aquila o quella della camorra nei rifiuti a Napoli? Di dovere assistere inerme al coraggio di qualcuno che racconta tutte le balle che ci ha propinato negli ultimi due anni e mezzo sul mito della ricostruzione perfetta e sulla ripulitura igienizzante? I cittadini e telespettatori devono sapere, conoscere per giudicare e la tv di stato non può essere oggetto di censura fascista. Il direttore generale Masi, pagato profumatamente per eseguire le sentenze di Berlusconi, dovrebbe dimettersi se avesse un minimo di dignità. Non solo perché esegue gli ordini del capo ma perché ci propina nani e ballerine, zerbini di stato e lacchè striscianti al posto di conduttori e giornalisti con la schiena dritta, liberi di pensare, di fare e denunciare, di quei pochi sopravvissuti che ancora credono nella missione di servizio pubblico. Siamo stufi di questo assalto continuo alla libertà di informazione. Prima la Busi, poi Santoro e la Dandini, ora Fazio e Saviano, tutti tasselli di un mosaico che hanno un obiettivo unico: il controllo totale della tv e dell’informazione. Anche questa volta, anzi oggi più che mai, il presidente del Consiglio e la sua schiatta di lacchè dovranno fare i conti con un’opposizione agguerrita, in trincea, pronta a dare battaglia, a scendere in piazza se necessario. Nessuno, neanche Silvio Berlusconi, per quanto bocche metterà a tacere, potrà fermare la forza della verità.

CLICCA QUI UNA FIRMA PER IL NOBEL A SAVIANO - Una firma per il Nobel a Saviano