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E’ TUTTO UN MANCIA MANCIA

In Parlamento è tutto un mancia mancia. No, non c’è errore, non intendo nel senso classico del termine ‘mangia mangia’, per definire avidità di certi politici e comportamenti non proprio ortodossi. Mancia nel senso di legge mancia, quella che destina soldi pubblici al finanziamento di opere nei collegi a ridosso delle campagne elettorali o a gloria del signorotto della zona.

Questo è un post preventivo, perché la ‘legge mancia’ ancora non è stata ufficialmente presentata, ma da giorni se ne parla tantissimo. I giornalisti sono alla ricerca del testo, che non c’è, perché, secondo indiscrezioni, chi se ne occupa lo tiene ben nascosto per il momento.

A noi dell’Italia dei Valori manco ce lo chiedono se vogliamo far inserire qualche prebenda nell’elenco, perché sanno che non siamo disposti a partecipare a questo sperpero consociativo di denaro pubblico. Non siamo disposti e riteniamo questa pratica una porcheria politica.

Avevamo più volte chiesto che la legge mancia venisse soppressa, ma anche il governo Monti l’ha mantenuta in vita. Non è tempo di legge mancia, la credibilità della politica è ai minimi storici e approvare un provvedimento per distribuire favori nei territori, senza ricorrere ad un criterio oggettivo, di urgenza, di necessità è un atto politico molto grave, che dimostrerebbe una volta di più la mancanza di sensibilità nei confronti dei cittadini, costretti a fare i conti con una crisi economica profonda.

L'ORTICELLO DELL'ONOREVOLE E' SEMPRE PIU' VERDE

Parlamento italianoParlamento italiano

Fatta la legge trovato l’inganno, recita un vecchio detto. Più che vecchio, superato, perché oggi, in Italia, si va ben oltre: fatta la legge fatto l’inganno. Questa volta se ne sono inventata un’altra: una specie di legge mancia scolastica. Ricordate cos’era la legge mancia? Una legge che assegnava ai parlamentari un bonus economico da spendere per la realizzazione di opere pubbliche. Da spendere dove e come voleva. Opere pubbliche in cambio di voti, insomma. Avevamo bloccato questa  vergogna negli anni del governo Prodi, ma il centrodestra l’ha subito riportata in auge. E, cosa grave, ne ha fatto un modello. Abbiamo scoperto, infatti, che le commissioni Cultura e Bilancio hanno a disposizione centoventi milioni di euro circa, stanziati nell’ultima finanziaria, per ristrutturare edifici scolastici, modernizzarli, migliorarli. Nobile lo scopo su cui siamo assolutamente d’accordo, pessimo il metodo. La somma sarà ripartita tra i singoli parlamentari delle commissioni e ognuno potrà spenderli come vuole. Naturalmente, salvo qualche illuminata eccezione, serviranno a finanziare opere che garantiscono al parlamentare un ritorno elettorale. Non è stato stabilito alcun criterio per l’assegnazione dei fondi, né il parlamentare dovrà rendere conto a qualcuno. Facciamo un esempio: nel collegio x ci sono tre scuole: una perfetta e moderna appena costruita, una che ha bisogno di qualche intervento ed una fatiscente. La prima è quella nella strada del deputato, la seconda e la terza sono situate in zone di interesse marginale dal punto di vista elettorale. Secondo voi a chi andrebbero i soldi…? Capisco che sia un esempio un po’ forzato, paradossale, ma non credo che sia irrealistico. Non essendoci criteri di priorità e di emergenza, quei soldi sono a disposizione, di fatto, per una sorta di campagna elettorale pagata con i soldi dei cittadini. Siamo all’istituzionalizzazione del clientelismo, insomma. A molti ciò può far comodo e non ci troveranno niente di sconcio. A noi no. Non ci sta bene e ci metteremo di traverso per far saltare questa porcheria. Non riteniamo giusto che, nello stesso momento in cui mancano fondi per la riforma dell’università, si regalino soldi a pioggia senza alcun criterio. Lo Stato ha il dovere di amministrare nell’interesse di tutti i cittadini e di gestire i fondi con oculatezza ed in base a reali esigenze e non di distribuire prebende clientelari.

LA FINANZIARIA CHE NON C'E'

 TremontiTremontiI ministri del Governo Berlusconi sono sul piede di guerra per i tagli inflitti ai loro dicasteri. Urlano e strepitano contro il collega dell’Economia. In realtà, è tutta una pantomima, un’ipocrita gioco delle parti. Il bastone del comando ce l’ha in mano Giulio. E’ lui che apre e chiude i cordoni della borsa e tutto è già stato deciso. Agli altri non resta che fingere di essere indignati.E’ avvilente dover constatare che la politica economico-finanziaria di questo Governo si riconferma essere solo una politica di tagli, che colpisce nel mucchio, senza andare a distinguere il grano dalla gramigna. Si taglia sulla sicurezza. A fronte dei 3 miliardi di euro soffiati alle forze dell’ordine negli ultimi tre anni, si ridà loro 100 milioni, una colossale presa per i fondelli.Si taglia sulla giustizia. In tre anni, hanno ridotto del 40 per cento le spese correnti, però di contro pretendono di fare i processi in sei anni. Si taglia sulla scuola. In quattro anni hanno tagliato 7 miliardi e mezzo di euro, dimezzando i fondi per le università e la ricerca, però di contro parlano di merito e qualità.Le risorse messe in campo dal Governo in questa Finanziaria sono solo di 3 miliardi di euro. Il resto è affidato dal gettito che verrà, se verrà, dallo scudo fiscale.Di sgravi fiscali per i cittadini e le famiglie si parla eccome, anzi si fa solo quello, perché non c’è un soldo vero. Come e quanto sgravare dipenderà dall’andamento dello scudo fiscale, ovvero, da quanti soldi evasi rientreranno in Italia, grazie alla garanzia dell’anonimato e dell’impunità. Con i soldi che forse verranno, quando e quanto non si sa, il Governo dice che farà di tutto, anzi di più. Rinnoverà il contratto del pubblico impiego, gli incentivi per il risparmio energetico, i fondi per l’Università, per le missioni all’estero, per diminuire le tasse sui lavoratori dipendenti e dei pensionati e la detassazione delle tredicesime. Tutte buone intenzioni, un po’ troppe forse, che, rimarranno tali, se il povero scudo non ce la farà, come è probabile, a coprire tutto.Del promesso taglio dell’Irap si è persa ogni traccia. Così come dello sblocco dei fondi per la ricerca, la detrazione fiscale per il risparmio energetico degli edifici, le misure fiscali a favore del lavoro chieste dai sindacati e, infine, le risorse per la sicurezza e la giustizia. Una cosa colpisce, però, di questa Finanziaria. Tremonti taglia qualunque voce di spesa, paralizza l’attività legislativa del Parlamento perché le leggi in discussione non hanno copertura finanziaria, ignora le legittime esigenze di tante famiglie e delle imprese, ma trova i soldi per rifinanziare la legge Mancia, quel caravanserraglio di  onorevoli prebende, con ben 50 milioni di euro. Alla faccia della finanziaria leggera e della gravità della situazione economica italiana.Noi non solo chiederemo, così come in passato, l’abolizione di questa scandalosa legge ma presenteremo la nostra Finanziaria che, con responsabilità e realismo, affronterà i reali problemi economici del Paese.