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COMMISSIONE D'INCHIESTA SULLE BUGIE DI LA RUSSA

La Russa - BerlusconiLa Russa - BerlusconiWikileaks inguaia il novello D’Annunzio, o, meglio, la brutta copia del poeta Vate, ovvero il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Quello che si sente un eroe perché indossa la mimetica e getta volantini dagli elicotteri nei cieli di Kabul e scalcia come un asino (all’indietro) contro i giornalisti che osano porre domande che ritiene scomode. Eia Eia Allalà! Bei tempi quelli, eh Ignazio?! Per quest’uomo Fiuggi è rimasta una città termale. Il sito di Assange, ancora una volta, ha messo a nudo il monarca di Arcore e tutta la sua sbrindellata corte dei miracoli. Le mail che l’ambasciatore Spogli ha inviato al Segretario di Stato contengono rivelazioni drammatiche. I caveat ai nostri militari impegnati in Afghanistan sono stati eliminati per compiacere l’alleato americano, senza che né i cittadini né il Parlamento ne sapesse niente. Ciò significa che il Governo italiano ha mentito al Parlamento e ha svenduto l'interesse del Paese. Ha violato la Costituzione mandando i nostri soldati a combattere in prima linea a fianco degli Usa in una vera e propria guerra e non a compiere un'azione di pace, come da mandato del parlamento. Più soldati, più armi, più mezzi militari da combattimento e nessuna percezione della reale situazione in Afghanistan. Con questa strategia La Russa ha portato il nostro paese in guerra con conseguenze drammatiche per tutti. Ora è il momento della verità: chiediamo le dimissioni di La Russa e l’istituzione di una commissione d’inchiesta, che accerti la verità sulla natura della nostra missione in Afghanistan e che valuti le operazioni in cui sono stati impiegati i nostri militari. L’Italia ha pagato un alto tributo di sangue (36 i nostri ragazzi morti) in un conflitto che è stato tenuto nascosto a tutti. Solo un governo irresponsabile come questo avrebbe potuto commettere simili tragici errori. Adesso basta, è il momento di presentare il conto. 

SILVIO BERLUSCONI LA STAR

Io sono la star”. Non l’ha detto Julia Roberts né Leonardo Di Caprio, che in effetti potrebbero vantare il titolo. Lo ha detto Silvio Berlusconi, durante l’ultimo summit internazionale. Ragione di questa auto definizione, tra lo psichiatrico ed il comico, è che tutti i capi di stato dell’altro mondo gli hanno chiesto di farsi una foto assieme. Un click e via, tanto basta a Silvio Berlusconi e al suo ego ipertrofico per consolarsi di tutto il male che dal suo paese gli giunge. Ma parlare di gigantesca vanità, di immensa immodestia, di ego da manicomio, non basta a spiegare la ragione per la quale il presidente del Consiglio arrivi a pronunciare simili, come dire, stronzate. Nonostante, con ogni probabilità, la prossima settimana calerà il sipario sull’era di Silvio, nonostante Wikileaks lo stia sputtanando in lungo ed in largo, nonostante Gianfranco Fini gliene dice di tutti i colori – se avesse ammesso i suoi errori non saremmo a questo punto, come disse Ted a Joanna in Kramer contro Kramer così disse Gianfranco a Silvio, anche se la loro assomiglia più alla Guerra dei Roses per la spartizione dell’immenso patrimonio -   Berlusconi gongola e mena vanto. Ed è proprio qui la chiave di lettura di “Silvio gongolo”. Con l’arrivo di Berlusconi al potere, è nato un nuovo modello culturale che ha ribaltato il concetto di eroe positivo. Autodefinirsi star è la patetica determinazione di leader populisti nati e cresciuti in tv di mascherarsi da eroi e che, come ha scritto bene oggi su la Repubblica Filippo Ceccarelli, all’azione di governo preferiscono i linguaggi emozionali tipici dell’industria dello spettacolo. Con Silvio Berlusconi, è nato un nuovo eroe, un eroe nero e sporco, più mascalzone che per bene, che ha una condotta personale sfrenata e lussuriosa ma è figo, ha tante donne, poco importa se le paga, è maschio, virile, maneggione, con un passato da imprenditore oscuro, con pesanti ombre di corruzione. Insomma un super Corona della politica, bello e impossibile, trafficone ma muscoloso che se ne frega se qualcuno parla male di lui perché l’importante è che se ne parli. Tra Silvio Berlusconi e uno dei tanti protagonisti dei reality di Maria che imperano sulle tv del presidente biscione, non c’è nessuna differenza perché entrambi hanno capito che l’unica cosa che conta è che si parli di se, bene o male, l’importante è essere sull’onda, non è importante quello che fai ma come appari. E’ anche su questo che il nostro Paese ha bisogno di essere ricostruito. Abbiamo bisogno di una nuova classe dirigente, di eroi positivi, di Tex Willer della politica, eroi di cappa e spada che viaggiano per le praterie di questo stanco Paese a protezione dei cittadini onesti, contro le bande che lo hanno saccheggiato.

WIKILEAKS E GLI ALIBI DELL’OPPOSIZIONE

WikiLeaksWikiLeaks“Incapace, vanitoso, inefficace”. E poi: “stanco per le feste selvagge, non dorme a sufficienza”. E ancora: “un leader politicamente e fisicamente debole”. Sono i giudizi tranchant su Silvio Berlusconi, che WikiLeaks ha messo in rete. Vado un po’ controcorrente rispetto al clima di queste ore, anzi di questi giorni. Non c’è nessuna rivelazione clamorosa, a mio avviso, solo ciò che è sotto gli occhi di tutti. Per arrivare a quelle conclusioni bastava un po’ di buonsenso, nulla più. In molti hanno atteso quasi messianicamente la pubblicazione dei documenti di WikiLeaks, nella speranza che fossero così scandalose da costringere Berlusconi alle dimissioni. Errore. Non dall’esterno, ma al proprio interno le forze dell’opposizione devono trovare la forza per far cadere politicamente Berlusconi. Altrimenti non saremmo molto diversi da lui e dal suo governo, che per tirarsi fuori dai guai ha avuto il coraggio di evocare un complotto internazionale ai suoi danni. Hanno messo sullo stesso piano il crollo di Pompei, l’emergenza rifiuti in Campania, l’inchiesta Finmeccanica e WikiLeaks. Roba da non credere. Può anche darsi che nei prossimi giorni su WikiLeaks esca di più e di peggio, ma non è questo il punto politico. Non oggi. Se in Italia ancora governa questo imbonitore televisivo nonostante i ripetuti fallimenti dobbiamo farci delle domande. E assumerci delle responsabilità. Non possiamo più continuare a dire che governa perché controllale tv e l’informazione. E’ senz’altro vero, ma è un’analisi incompleta. Ci sono anche altri fattori. Crogiolarsi nell’impossibilità di scalfire il suo controllo sui media è diventata un’abitudine, un alibi, un modo per deresponsabilizzarsi. Invece no, dobbiamo essere coraggiosi e dire la verità: il centrosinistra non ha saputo proporre ai cittadini un programma alternativo serio e credibile. E di certo non aiuta avanzare ogni giorno formule sempre più ardite di alleanza. Per spodestare il satrapo e tornare al governo, non si deve far contro sull’alchimia dei numeri, che non è una scienza esatta, ma su una proposta politica e programmatica seria e credibile. Continuare a sperare ancora in fattori esterni, in nuovi scandali, in altre rivelazioni sarebbe l’ennesimo errore.