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UNA VERGOGNOSA CASTA DI INTOCCABILI

Ieri Italia dei Valori ha sfidato la Casta, presentando un ordine del giorno che chiedeva l’abolizione dei vitalizi per i parlamentari ed il trasferimento della pensione degli ex sotto l’ala dell’Inps, in base ai contributi effettivamente versati di parlamentari. Con un trucchetto, però, la Camera (e oggi il Senato) ha modificato le regole a gioco in corso, bocciando il nostro ordine del giorno che avrebbe portato ad un risparmio effettivo di 150 milioni di euro l’anno e che avrebbe dato un segnale concreto nella lotta agli sprechi della politica che a parole tutti vogliono ma che nei fatti tutti evitano come la peste. Il presidente Gianfranco Fini ha bollato il nostro ordine del giorno come inammissibile “per una questione di metodo” adducendo la scusa che la Corte Costituzionale stabilisce che non si possono sopprimere i vitalizi in essere e intaccare i diritti acquisiti, ma solo intervenire per il futuro. In realtà, ci sono numerose sentenze della Corte che dicono l’esatto contrario, a maggior ragione se si tratta di vitalizi dei parlamentari che sono una via di mezzo tra una pensione ed un atto di liberalità. La realtà è che questa maggioranza cambia le regole del gioco in corsa e solo ed esclusivamente a suo piacimento. Lo stesso ordine del giorno, infatti, solo un anno fa era stato ammesso, discusso e votato. Cosa è cambiato rispetto ad allora? Altro che metodo! La verità è che il nostro ordine del giorno è stato respinto per tutt’altra ragione, cioè per la paura di dover sostenere le critiche dell’opinione pubblica nel bocciarlo, o, peggio ancora, il rischio di doverlo votare proprio per non essere travolti dalle critiche. I capigruppo si sono dunque coperti gli occhi e chiusi a riccio, dicendo no a priori alla nostra proposta. Intanto, però, la manovra varata da questo governo spolpa gli italiani che, tra un sacrificio e l’altro, per barcamenarsi sono costretti a rinunciare alle vacanze, e a trascorrere l'estate in città. La casta, al contrario, non rinuncia a niente, preferisce nascondere la testa sotto la sabbia piuttosto che mettere mano ai propri privilegi. Così, mentre si attacca come una sanguisuga alle tasche dei contribuenti, non solo non rinuncia alle ferie, ma si concede addirittura il lusso di prolungarle di una settimana a settembre. Questione di metodo…tutto loro!

SILVIO BERLUSCONI LA STAR

Io sono la star”. Non l’ha detto Julia Roberts né Leonardo Di Caprio, che in effetti potrebbero vantare il titolo. Lo ha detto Silvio Berlusconi, durante l’ultimo summit internazionale. Ragione di questa auto definizione, tra lo psichiatrico ed il comico, è che tutti i capi di stato dell’altro mondo gli hanno chiesto di farsi una foto assieme. Un click e via, tanto basta a Silvio Berlusconi e al suo ego ipertrofico per consolarsi di tutto il male che dal suo paese gli giunge. Ma parlare di gigantesca vanità, di immensa immodestia, di ego da manicomio, non basta a spiegare la ragione per la quale il presidente del Consiglio arrivi a pronunciare simili, come dire, stronzate. Nonostante, con ogni probabilità, la prossima settimana calerà il sipario sull’era di Silvio, nonostante Wikileaks lo stia sputtanando in lungo ed in largo, nonostante Gianfranco Fini gliene dice di tutti i colori – se avesse ammesso i suoi errori non saremmo a questo punto, come disse Ted a Joanna in Kramer contro Kramer così disse Gianfranco a Silvio, anche se la loro assomiglia più alla Guerra dei Roses per la spartizione dell’immenso patrimonio -   Berlusconi gongola e mena vanto. Ed è proprio qui la chiave di lettura di “Silvio gongolo”. Con l’arrivo di Berlusconi al potere, è nato un nuovo modello culturale che ha ribaltato il concetto di eroe positivo. Autodefinirsi star è la patetica determinazione di leader populisti nati e cresciuti in tv di mascherarsi da eroi e che, come ha scritto bene oggi su la Repubblica Filippo Ceccarelli, all’azione di governo preferiscono i linguaggi emozionali tipici dell’industria dello spettacolo. Con Silvio Berlusconi, è nato un nuovo eroe, un eroe nero e sporco, più mascalzone che per bene, che ha una condotta personale sfrenata e lussuriosa ma è figo, ha tante donne, poco importa se le paga, è maschio, virile, maneggione, con un passato da imprenditore oscuro, con pesanti ombre di corruzione. Insomma un super Corona della politica, bello e impossibile, trafficone ma muscoloso che se ne frega se qualcuno parla male di lui perché l’importante è che se ne parli. Tra Silvio Berlusconi e uno dei tanti protagonisti dei reality di Maria che imperano sulle tv del presidente biscione, non c’è nessuna differenza perché entrambi hanno capito che l’unica cosa che conta è che si parli di se, bene o male, l’importante è essere sull’onda, non è importante quello che fai ma come appari. E’ anche su questo che il nostro Paese ha bisogno di essere ricostruito. Abbiamo bisogno di una nuova classe dirigente, di eroi positivi, di Tex Willer della politica, eroi di cappa e spada che viaggiano per le praterie di questo stanco Paese a protezione dei cittadini onesti, contro le bande che lo hanno saccheggiato.

SQUADRISMO FASCISTA "A MEZZO STAMPA"

 E' quello che è stato definito il metodo Boffo. Per il quotidiano Il Giornale, fare giornalismo è mettersi al servizio del padrone e pubblicare articoli frutto di dossieraggi squallidi, commissionati e appositamente tenuti nel cassetto, fino a che i tempi per la loro pubblicazione non si fanno maturi. E' squadrismo fascista a mezzo stampa, con l'obiettivo di denigrare il nemico fino a distruggerlo. Il metodo è sempre lo stesso. Prima vengono le minacce, per costringere l'avversario a più miti consigli, poi comincia una campagna infamante, a colpi di titoli a caratteri cubitali, che infangano e trascinano tutto con sè, non solo gli ideali e la storia politica, ma anche quella privata e personale. Il presidente del Consiglio non guarda in faccia a nessuno quando l'obiettivo è la distruzione dell'avversario. Il grande manovratore dei gioielli d'informazione di famiglia, Silvio Berlusconi, usa a suo piacimento i giornali di sua proprietà e le tv, quelle che possiede e quelle che comanda come presidente del Consiglio. E' l'unico oligopolista televiso al mondo a controllare, in qualità di politico, l'altro oligopolista. Con i media di sua proprietà racconta al mondo le malefatte del nemico, con quelle che comanda (la Rai, ndr), invece, racconta agli italiani le cose buone e belle fatte in due anni e mezzo di governo, tra cui da ultimo l'indispensabile e prestigioso nuovo codice della strada. Dopo mesi e mesi di copertine ed intere paginate dedicate a inchieste inesistenti, piene zeppe di balle spaziali su Antonio Di Pietro ed il nostro partito - puntualmente smentite dalle procure della repubblica di tutt'Italia, con tanto di condanna al risarcimento dei danni per il quotidiano della famiglia Berlusconi e dei pseudo-accusatori- ora è il turno dei finiani, i grandi traditori, quelli che non ci stanno ad abbassare il capo e mandare giù il verbo berlusconiano. Bocchino per primo, poi Chiara Moroni, sbertucciati, umiliati e messi alla berlina. Man mano seguiranno tutti gli altri. Questo è quanto comanda il padrone, Silvio Berlusconi, e questo è quanto esegue il direttore Feltri, lontano anni luce dal rigore morale e professionale di Indro Montanelli. Oggi il nemico numero uno da abbattere, quello su cui concentrare tutte le mitragliatrici mediatiche di famiglia, è Gianfranco Fini e tutto quello che ruota intorno a lui, al suo passato e al suo presente, anche familiare. Bene ha fatto il presidente della Camera a dirsi sereno auspicando che sia fatta luce al più presto. E' quello che abbiamo sempre fatto noi, di fronte anche alle più infamanti ed astruse delle accuse. Ma quello che serve a questo paese per la vera svolta è cancellare questa anomalia tutta italiana, rappresentata dal gigantesco conflitto di interessi di Silvio Berlusconi, che pesa come un macigno sull'informazione, la democrazia e la libertà in questo paese. "Immaginate un paese dove un solo uomo unisce il potere politico del presidente Bush, l'influenza sui media di Rupert Mardoch e la ricchezza e l'ambizione di Ross Perot e Steve Forbes. Quel Paese è l'Italia e quell'uomo è il primo ministro Silvio Berlusconi" (Wnet Thirteen tv, New York). Per questo, prima se ne andrà a casa, prima questo Paese tornerà a respirare aria di libertà. 

NON REGALIAMO IL PAESE A MISTER P2

  BerlusconiBerlusconiSettimana complessa e difficile quella appena trascorsa, che crea un quadro politico instabile ed incerto. La nascita dei nuovi gruppi parlamentari Futuro e Libertà di Gianfranco Fini sono la rappresentazione plastica di una maggioranza che non c’è più. Noi continueremo, anche la prossima settimana, con il nostro ostruzionismo, finché non riusciremo a squarciare il velo di ipocrisia del governo: o il presidente del Consiglio ci mette la faccia e viene in Parlamento a riferirci se esiste ancora una maggioranza, oppure sale al Quirinale ed annuncia la crisi di governo.A questo punto, si tratta solo di vedere quando e su cosa il governo cadrà e per mano di chi, ma che questo avverrà è circostanza sicura e fuori discussione. Già si intravedono presagi oscuri all’orizzonte. Per quanto ci riguarda, faremo il possibile e anche di più perché questa deflagrazione avvenga il prima possibile, e dal giorno dopo chiederemo nuove elezioni che sono per noi la via maestra.Se poi, e sottolineo cinque volte il se, dovesse succedere qualcosa che ad oggi ha del miracolistico, e cioè che si trovino in Parlamento i numeri per un governo che in pochi mesi riscriva la legge elettorale, bonifichi la Rai da quel manipolo di belrusconiani che l’hanno sequestrata e che riesca addirittura ad approvare una legge sul conflitto di interessi, penso che faremo un grave errore e ci assumeremo una grande responsabilità di fronte al Paese se, pur potendolo evitare, riportassimo l’Italia a nuove elezioni con questa legge elettorale e con questa Rai ad immagine e somiglianza di Mister P2.

IL GRANDE SONNO DEL PD

 Umberto Bossi, Silvio Berluconi, Gianfranco FiniUmberto Bossi, Silvio Berluconi, Gianfranco Fini La compattezza del centrodestra si sta sciogliendo come neve al sole. Non c’è conflittualità e contrasto sui temi, come accadeva al governo Prodi,  ma reciproca disistima e disprezzo totale. Berlusconi, Fini e Bossi sono un patetico menage a trois, tre separati in casa che si odiano ma continuano a stare insieme solo per necessità. Da questo matrimonio andato in pezzi ciascuno vuole trarne il massimo profitto, chissenefrega del prezzo che il Paese paga. Fini, che ormai non ha più nulla a che spartire con questa maggioranza, ha intrapreso la sua strada ed il suo percorso individuale, Bossi, che ricatta apertamente il premier, insegue il suo sogno secessionista, Berlusconi che, come Hitler negli ultimi giorni è asserragliato nel bunker a difendersi da tutto e da tutti, insegue l’unico obiettivo di salvarsi dai processi e conservare il suo impero economico.C’è ne è abbastanza per mettere la parola fine a questo patetico matrimonio, a questa ormai ridicola parvenza di Governo. Ce ne sarebbe abbastanza se di mezzo non ci fosse il solito Pd. Di fronte a questo scenario, il maggior partito di opposizione, invece di cogliere l’attimo e dare una zampata che lasci il segno, come un’opposizione seria e decisa dovrebbe fare, mette sotto l’albero di Natale un doppio regalo a Berlusconi. I Dalemoni di turno, il segretario Bersani, Livia Turco, Nicola La Torre, criticano apertamente la piazza del No B-day, definendola addirittura pro-Berlusconi. I Letta di turno aprono al presidente del Consiglio sulla giustizia e propongono l’ennesimo patto della crostata. Se qualcuno nutrisse ancora qualche dubbio, è servito: il Pd, qualunque sia la faccia della medaglia, se deve scegliere a chi fare un favore, non sceglie gli italiani ed il Paese ma Berlusconi. Un po’ quello che accadde durante la trasmissione di Omnibus di qualche tempo fa, quando il senatore La Torre del Pd, invece di giocare di sponda con il sottoscritto e mettere in difficoltà l’esponente di turno della maggioranza, decise di andare in soccorso dell’onorevole Bocchino, passandogli l’ormai celebre pizzino.Io credo che questa maggioranza sia giunta al capolinea e che sia finito il tempo dei distinguo, dei se e dei ma, dei ma anche, dei distinguo, tutti sintomi evidenti della sindrome da primi della classe di cui la classe dirigente del Pd è afflitta da sempre. E’ tempo che il maggior partito di opposizione si dia la sveglia. Il 5 dicembre venga in piazza con noi, è l’occasione giusta. Questo Governo è in piedi per miracolo, va avanti per forza di inerzia, si regge sui personalismi e gli egoismi dei suoi protagonisti in cerca d’autore. Si odiano, non sono d’accordo su niente, non presentano un provvedimento legislativo ormai da tempo. Non governano più, anzi, non hanno mai governato. Che aspettiamo?