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La lettera di un gruppo di lavoratori della fabbrica di Tychy, in Polonia, ai colleghi di Pomigliano*********************************************La FIAT gioca molto sporco coi lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui in Polonia ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato tutti i limiti di produzione avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creati degli alti. E a Tychy lo abbiamo fatto. La fabbrica oggi è la più grande e produttiva d'Europa e non sono ammesse rimostranze all'amministrazione (fatta eccezione per quando i sindacati chiedono qualche bonus per i lavoratori più produttivi, o contrattano i turni del weekend) A un certo punto verso la fine dell'anno scorso è iniziata a girare la voce che la FIAT aveva intenzione di spostare la produzione di nuovo in Italia. Da quel momento su Tychy è calato il terrore. Fiat Polonia pensa di poter fare di noi quello che vuole. L'anno scorso per esempio ha pagato solo il 40% dei bonus, benché noi avessimo superato ogni record di produzione. Loro pensano che la gente non lotterà per la paura di perdere il lavoro. Ma noi siamo davvero arrabbiati. Il terzo "Giorno di Protesta" dei lavoratori di Tychy in programma per il 17 giugno non sarà educato come l'anno scorso. Che cosa abbiamo ormai da perdere? Adesso stanno chiedendo ai lavoratori italiani di accettare condizioni peggiori, come fanno ogni volta. A chi lavora per loro fanno capire che se non accettano di lavorare come schiavi qualcun altro è disposto a farlo al posto loro. Danno per scontate le schiene spezzate dei nostri colleghi italiani, proprio come facevano con le nostre. In qusesti giorni noi abbiamo sperato che i sindacati in Italia lottassero. Non per mantenere noi il nostro lavoro a Tychy, ma per mostrare alla FIAT che ci sono lavoratori disposti a resistere alle loro condizioni. I nostri sindacati, i nostri lavoratori, sono stati deboli. Avevamo la sensazione di non essere in condizione di lottare, di essere troppo poveri. Abbiamo implorato per ogni posto di lavoro. Abbiamo lasciato soli i lavoratori italiani prendendoci i loro posti di lavoro, e adesso ci troviamo nella loro stessa situazione. E' chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente. Per noi non c'è altro da fare a Tychy che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l'azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso. Lavoratori, è ora di cambiare.***********************************************************Mi sermbrava opportuno che si sapesse cosa ne pensano gli operai polacchi in merito a questa vicenda. Questa lettera rievoca molto bene delle cose ormai sconosciute ai sedicenti "di sinistra" italiani ed europei, che sembrano aver dimenticato il sangue versato ieri per raggiungere alcuni diritti, e quello che si versa ancora oggi perchè altri devono ancora raggiungersi.Aggiungo una piccola nota sulla funzione dei sindacati: il sindacato è una organizzazione dei lavoratori, a tutela dei diritti dei lavoratori; per fare gli interessi del padronato bastano già governi e confindustria (che fra l'altro è come dire la stessa cosa). Per cui mi cadono le braccia quando leggo o sento che un sindacato sbaglierebbe a non firmare un accordo peggiorativo per le condizioni dei lavoratori, proprio perchè questo è quello che un sindacato NON DEVE fare; al contrario oggi i sindacati, a partire dai firmatari in questa circostanza, ma finendo anche con la Cigl, sono diventate delle forze non rappresentative dei lavoratori, chiamate ad esprimere una posizione di raccordo fra interessi del padronato e interessi degli operai... ed è ovvio quali siano quelli che sanno farsi sentire meglio e in modo più forte.Per quanto riguarda la questione del referendum: sfido chiunque a dire che sia democratico il voto ad un quesito del tipo "ci stai o potresti essere fra i licenziati?"; se poi si vuole dire che questa è proprio l'essenza della democrazia occidentale, sono d'accordo, ma bisogna convenire sul fatto che evidentemente non è un sistema che garantisce un minimo di giustizia sociale.Si sta parlando di un peggioramento delle condizioni lavorative e di vita degli operai, che è il solito sacrificio che viene "chiesto" (e sempre ai pezzenti, mai ai padroni: mai nella storia) quando il capitalismo è in difficoltà, perchè tutto quello che ha mangiato sul sudore e sul sangue degli operai rischia di ridursi (impedendo agli azionisti di fare il bagno nei soldi come Zio Paperone), o semplicemente perchè non gli basta più (in una situazione in cui, com'è per il capitalismo attuale, per continare a stare in concorrenza con gli altri poli industrali è necessaria l'accumulazione di capitale e l'accorpamento delle aziende in multinazionali: altrimenti niente bagno nella vasca di Zio Paperone). Ridurre l'analisi politica al legalismo becero (tanto in voga in questo periodo) è un errore madornale: "i lavoratori di pomigliano sono assenteisti! allora fanno bene a punirli, perchè la legge dice che non si devono assentare!". Divinizzazione della legge e legalismo becero: non si sentono più discorsi politici, non nelle sedi istituzionali. E ciò per un semplice motivo: la destra e la sedicente sinistra fanno gli interessi degli stessi soggetti, altrimenti non sarebbero dove si trovano, ma sarebbero illegali.Il 25 giugno ci sarà un corteo a Pomigliano.

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