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L'INGIUSTIZIA E' SERVITA

E’ possibile, in un paese civile, guidare ubbriachi, causare la morte di tre persone, una donna e due bambini, e non fare neanche un giorno di carcere? In Italia sì. E’ successo, nei pressi di Trapani.

E’ possibile per un politico manipolare le azioni di una persona per ottenere particolari scopi e non subire alcuna imputazione perché la legge non lo prevede? In Italia sì. E continuerà a succedere, dal momento che l’inconsistente decreto anticorruzione approvato ieri alla Camera, non prevede il reato di concussione per induzione.

Cos’è, dunque, in Italia, la giustizia? Un concetto vano e sempre più lontano dalla vita reale dei cittadini e della classe politica, purtroppo.

Perdonate il paragone azzardato. Sto accostando un fatto di cronaca gravissimo con un episodio di brutta politica. La vita umana non è certo paragonabile ai traffici della pubblica amministrazione e della politica. Ma la coincidenza dei due episodi, l’approvazione alla Camera di un testo anticorruzione che lascerà alla corruzione tutta la libertà di manovra che ha avuto finora da una parte e, dall’altra, la sentenza del giudice di Marsala che ieri ha concesso il patteggiamento della pena a due anni, che non sconterà (pena sospesa), al giovane automobilista colpevole di aver ucciso tre persone, mi fanno pensare che il Paese sia allo sbaraglio. Un buio assoluto, dunque, non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista della giustizia che latita sempre di più, spazzata via da un’ingiustizia sovrana.

Quanto accaduto a Marsala è letteralmente paradossale, degno di un Paese in cui vige l’anarchia più assoluta, doloroso ed ingiusto nei confronti dei parenti delle persone che hanno perso la vita inquell’incidente. Io trovo, però, che non meno paradossale sia impegnare il Parlamento a discutere di un testo contro la corruzione che in realtà è solo il frutto di un accordo al ribasso, come tutti i provvedimenti approvati dalla strana alleanza Abc. E’ facile riempirsi la bocca con parole quali “anticorruzione” e poi, nei fatti, portare a casa un provvedimento che ha eliminato la concussione per induzione, che ha abbassato i tempi di prescrizione, che depotenzierà la lotta alle mazzette, con il risultato finale che molti processi, a cominciare da quello a carico di Penati, verranno falcidiati.

E questa sarebbe la giustizia? Mi pare che la parole in Italia non abbia più un significato.

legittimi sospetti sui centristi

Chi tocca la giustizia "muore". Quello che è accaduto ieri in commissione giustizia fa affiorare alla mente dei legittimi sospetti. E ragionevoli dubbi. Chi tocca la giustizia "muore", governo Monti compreso. Che il Pdl ricatti il governo sulla giustizia, è una certezza politica.

Il ministro Severino, che pure vorrebbe smarcarsi da un giogo pericoloso, ha una libertà d’azione molto limitata perché sa che dalle sue azioni dipende la sopravvivenza stessa del governo. Questo ricatto permanente si traduce in una mazzata alla nostra economia, che avrebbe bisogno di nuove regole, di trasparenza, di legalità.

In tutti i paesi del mondo che si riconoscono nell’ampio pensiero politico del liberalismo (di destra e di sinistra) e che applicano questi principi anche all’economia, le norme sul falso in bilancio sono severissime, così come quelle sulla corruzione. Negli Stati Uniti la lotta al falso in bilancio è una regola quasi religiosa. E non potrebbe essere altrimenti, perché si tratta dell’architrave del sistema economico e di mercato. Se le società presentano bilanci falsi, tutto il sistema crolla.

L’ostruzionismo del Pdl, che vuole difendere Berlusconi dai processi, è un danno enorme per tutta l’Italia. E questo lo sanno tutti i politici minimamente informati sulle questioni economiche e sociali dell’Italia. Compresi quelli dell’Udc. Perché, allora, il partito di Casini ha avuto un atteggiamento così ambiguo? Ha prima appoggiato la proposta del Pdl, contraria alle reintroduzione del falso in bilancio, e, dopo la ‘sconfessione’ del governo di quell’emendamento, ha detto che avrebbe valutato in Aula il provvedimento.

Fallita la costituzione del Terzo Polo assistiamo ad un riavvicinamento a Berlusconi. Forse il capo dell’Udc pensa di poter ereditare i voti in libera uscita dal Pdl e mira a diventare il nuovo leader del centrodestra.
Una scelta politica legittima, per carità. Ne ha tutto il diritto. Così come noi abbiamo il dovere di avvertire il Pd sui rischi di una rincorsa ai cosiddetti centristi che le urne hanno dimostrato essere perdente.

NON UCCIDERE LA GIUSTIZIA MINORILE

tribunalitribunali

Oggi voglio rilanciare una nuova battaglia di Italia dei Valori, iniziata dal nostro rappresentante in commissione Giustizia della Camera, Federico Palomba. Una battaglia politica per salvare la giustizia minorile, che rischia di essere smantellata da un provvedimento di legge in discussione in commissione. Abbiamo anche lanciato un appello al ministro della Giustizia Severino. Sta accadendo che, con lo schema di decreto sulla riorganizzazione del ministero della Giustizia, si vorrebbe far passare come fatto tecnico ineluttabile la distruzione della giustizia minorile, alla quale si sottrarrebbe la gestione del personale, della formazione e dei beni strumentali.

Un'assurdità, come togliere i uomini e mezzi alla Polizia o medici e ospedali alla Sanità. Immaginate di riorganizzare le scuole elementari togliendo, però, maestre e maestri. Sarebbe una follia. E’ positivo che si riducano da tre a due le direzioni generali, ma questo può essere fatto solo salvaguardando le professionalità di assistenti sociali, educatori e polizia penitenziaria, non cambiando la loro collocazione per non disperdere un'altissima specializzazione che ha fatto diventare questo settore una delle eccellenze dello Stato.

Riformare è necessario, ma ci vuole criterio. L'autonomia del settore minorile è una conquista che mai nessuno aveva contestato. Ora, invece, un fatto di ordinaria burocrazia può scardinare una cultura della cura dei minorenni che è obiettivo primario di civiltà. E' ancora possibile correggere questa stortura e per questo stiamo lavorando affinché il parere delle commissioni diventi a favore di questa conquista culturale.

Abbiamo lanciato anche un appello al ministro Severino e siamo certi che la sensibilità e la sua preparazione porti il governo a recepire la cultura della cura dei minori. Una volta tanto non è una questione politica: è semplicemente una questione di cultura e di sensibilità, che deve prevalere su qualunque logica politica di partito e, ancor più, sulla burocrazia

IL MINISTRO OSTAGGIO DEL PDL

Ieri il ministro della Giustizia Paola Severino è venuta in Aula alla Camera a illustrare le linee guida del governo in materia. "Finalmente l’Italia ha un ministro della Giustizia" è stato il mio primo commento. Erano anni ed anni che nelle aule parlamentari la questione veniva affrontata solo dal punto di vista dei processi di Berlusconi. Dalla giustizia ad personam alla giustizia per tutti i cittadini. Un salto di qualità mica da poco per uno stato paralizzato per vent’anni dal berlusconismo. Dopo la relazione del ministro, abbiamo presentato una nostra risoluzione contenente una proposta di riforma. Al ministro piaceva, ne condivideva molti aspetti. Ma poi, le logiche della politica più deteriore hanno prevalso sul buonsenso e sull’interesse generale: il ministro della Giustizia è stata costretta dal Pdl a dare parere contrario alla nostra risoluzione. Nonostante, ripeto, fosse rimasta favorevolmente colpita per la ricchezza degli elementi propositivi che conteneva.

Pd e Udc, che con il Pdl sostengono il governo Monti, si sono accodati al veto del Pdl, anche se fino a due mesi fa erano divisi su tutto in materia di giustizia dal partito di Berlusconi.

La scarna risoluzione approvata ieri dai partiti di maggioranza è vuota, non entra nel merito di alcun problema. E’ la dimostrazione lampante della totale divisione in materia di giustizia di questa maggioranza e soprattutto dell’influenza del Pdl. Per quel partito la giustizia è un nervo scoperto. Non si tocca, non si deve toccare a meno che non sia per facilitare la vita a Mr. B.

L’Italia dei Valori, al contrario, nelle dieci pagine di risoluzione, ha fornito tutti gli elementi necessari per una profonda ed efficace riforma della giustizia. Abbiamo anche chiesto al governo di schierarsi con decisione e avviare una lotta senza quartiere contro la corruzione e l’evasione. Ci siamo anche spinti oltre sulla strada della legalità a abbiamo chiesto l’immediato ripristino del delitto di falso in bilancio. A pensar male si fa peccato ma molto spesso si indovina. Forse può essere quest’ultima una delle principali ragioni del veto Pdl, ma se così fosse, dalla votazione di ieri, si potrebbero trarre solo funesti presagi

Il Parlamento non fa un processo

RIFORME? GOVERNO CHIEDA A NOI

La conferenza stampa di Monti è stata una maratona record di 2 ore e 40 minuti. Ad essere del tutto sinceri, però, a parte tante enunciazioni e tanti buoni propositi, di concreto non è uscito fuori proprio nulla. Il presidente del Consiglio è stato insignito del tesserino di giornalista ad honorem, ma non ha dato una notizia una. E noi non abbiamo intenzione di commentare annunci, promesse e impegni. Vogliamo giudicare soltanto i fatti, che al momento ancora non ci sono. Però vogliamo ancora una volta essere costruttivi. Se il governo ha interesse al nostro contributo in materia di lotta alla corruzione e di riforma del processo civile, come annunciato dal ministro della Giustizia Paola Severino,  piuttosto che di lotta all’evasione fiscale e di efficienza della pubblica amministrazione, ce lo chieda e saremo ben lieti di mettere a disposizione i nostri progetti di riforma. Sono anni che ci impegniamo su questi temi, che presentiamo proposte di legge e facciamo iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica. Con Berlusconi al governo non se ne poteva neanche parlare, ora attendiamo che Monti e i suoi ministri diano un vero segno di discontinuità rispetto al passato. La palla, adesso, è nel loro campo. Vediamo come la giocano.

PROCESSO LUNGO, LADRI DI GIUSTIZIA

Non è bastata la dichiarazione di esasperazione  resa della gran parte degli italiani che alle ultime amministrative ha negato la fiducia al governo. Non sono bastati gli appelli delle opposizioni. Non è bastata neanche la lunga lista di richiami alla responsabilità da parte del Capo dello Stato. No, perché la responsabilità questo governo non sa neanche cosa sia e prosegue indisturbato, tra varie tempeste che pure rischiano di far naufragare la barca già semidistrutta, a pensare agli interessi del premier imputato. Ed ecco che, a pochi giorni dalla pausa estiva, sul vassoio governativo, viene servita, tramite l’ennesima fiducia, l’ennesima scelleratezza in fatto d’ingiustizia. Perché di questo si tratta. Non c’è nessuna giustizia nella norma del processo lungo, che permetterà a Berlusconi di aggiustare i suoi processi  allungando, fino all’inverosimile, decine di migliaia di procedimenti per non farli arrivare a sentenza. Ed è così che, pur di salvare il Cavaliere, gli esponenti della maggioranza sottraggono alla legge delinquenti e farabutti. Se non ladri di giustizia come possono essere definiti?L'approvazione del provvedimento allunga e ammazza processi è uno sfregio alla volontà dei quasi 28 milioni di cittadini che hanno detto no alle norme ad personam. E' la fiducia numero 48: morto che parla, verrebbe da dire, visto che questo governo comatoso riesce a mala pena a fare da ufficio legale del premier. La legge sul processo lungo devasta il sistema giudiziario italiano, impedisce alla giustizia di funzionare e serve solo a far scappare il premier dalla porta di servizio dei tribunali. Questa legge è un macigno posto sulla strada della democrazia italiana, un macigno che va a vantaggio di mafiosi e delinquenti, oltre che del premier, un ostacolo che va rimosso al più presto. Fermo restando che le bugie del centrodestra hanno le gambe corte e non sfuggiranno all'indignazione degli italiani che si riprenderanno presto la democrazia, noi siamo pronti anche alla mobilitazione di massa pur di fare in modo che questa vergogna abbia presto fine.

SILVIO, LA CUCCAGNA E’ FINITA!

BerlusconiBerlusconiCosa fa un animale quando si sente braccato? Soffia più forte, ringhia, ruggisce per spaventare l’avversario. In realtà ha solo una fottutissima paura. Dalla natura alla politica, l’istinto è lo stesso. L’animale è il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che, nel weekend appena trascorso, ha toccato il fondo, stupendo persino i suoi yes man: “ma perché tanta rabbia?”, si sono chiesti anche i suoi colonnelli che, solitamente, ubbidiscono e basta. I sondaggi danno il presidente del Consiglio ed il suo governo in caduta libera e, è cosa nota, un sondaggio negativo per Silvio Berlusconi è come la maledizione della luna nera. Qualcosa sta cambiando: il cavaliere è al minimo storico. Pdl e Lega pagano il prezzo dei loro errori ed orrori, Libia, gestione dei rifugiati tunisini e soprattutto la giustizia. Il nostro duro lavoro di opposizione ha lasciato il segno nel Paese. Potrà continuare a comprarsi la maggioranza in Parlamento, ma è diventato minoranza nel Paese. Per questo, il Cavaliere è tanto arrabbiato. L’escalation di violenza verbale al limite dell’eversivo cominciata sabato è la dimostrazione palese della sua frustrazione e della sua rabbia cieca e sorda ma, soprattutto, della sua fottutissima paura. Prima ha proposto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta su una presunta associazione a delinquere nella magistratura, quando l’unica commissione che ci vorrebbe è quella per verificare la sua sanità mentale. Non pago, ha attaccato l’istruzione pubblica, un attacco ignobile, privo di qualsiasi giustificazione reale, svelando il vero obiettivo del suo governo: tagliare i fondi alla scuola pubblica per aiutare quella privata. Domenica ha raggiunto il top: c’è un patto scellerato tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ed i magistrati. In accordo con alcuni magistrati, il presidente della Camera avrebbe stoppato ogni provvedimento sulla giustizia. Accuse deliranti, infami, eversive che ogni giorno si fanno più ossessive  tanto che anche il cardinale Tettamanzi è intervenuto, pronunciando parole inequivocabili: c’è chi agisce con ingiustizia ma non  vuole essere giudicato. In un tranquillo weekend di paura, Berlusconi ha inanellato una serie encomiabile di casi di ordinaria follia. Pur di sfuggire ai suoi processi il presidente del Consiglio, colui che più di tutti ha responsabilità istituzionali enormi, gioca allo sfascio per distruggere lo Stato e ridurre in un cumulo di macerie le istituzioni di questo paese. A nulla gli servirà urlare, insultare, berciare contro la legalità, la democrazia, la costituzione e lo Stato. L’età dell’oro è finita, l’albero della cuccagna con cui ha scambiato il Paese portandolo allo sfascio non gli darà più frutti. Se le opposizioni, unite, continueranno a contrastare con tutti i mezzi i suoi ultimi deliri sulla giustizia, l’allunga processi e la norma blocca Ruby, nel Paese crescerà la presa di coscienza e si potrà aprire una stagione di nuova speranza.

PAROLE INFAMI E TERRORISMO MEDIATICO

OCCORSIO VITTORIO, Roma 24.07.1976 (Ordine Nuovo);

COCO FRANCESCO, Genova 08.06.1976 (Brigate rosse);

PALMA RICCARDO, Roma 14.02.1978 (Brigate rosse);

TARTAGLIONE GIROLAMO, Roma 10.10.1978 (Brigate rosse);

CALVOSA FEDELE, Patrica (Frosinone) 8.11.1978 (Unione comunisti combattenti);

ALESSANDRINI EMILIO, Milano 20.01.1979 (Prima Linea);

BACHELET VITTORIO, Roma (università Sapienza) (Brigate rosse);

GIACUMBI NICOLA, Salerno 16.03.1980 (Brigate rosse);

MINERVINI GIROLAMO, Roma 18.03.1980 (Brigate rosse);

GALLI GUIDO, Milano 19.03. 1980 (Prima Linea);

AMATO MARIO, Roma 23.06.1980 (Nuclei armati rivoluzionari).

Sono i magistrati uccisi in Italia dai terroristi. Molti dalle Brigate Rosse. La loro memoria è stata offesa ed oltraggiata dalle parole di Silvio Berlusconi, che ha equiparato i giudici alle Br, affermando che vogliono sovvertire lo Stato. Parole di una violenza senza precedenti, anche per chi, come lui, è abituato all’ingiuria ed all’aggressione verbale. Parole che pesano come macigni, che offendono la memoria collettiva di tutti gli italiani. Sono sdegnato e disgustato da quelle infami affermazioni come cittadino prima ancora che come uomo politico dell’opposizione. Le parole di Edmondo Bruti Liberati, il procuratore capo di Milano, sono un monito: “A Milano le Br ci sono state davvero: per uccidere i magistrati”. Berlusconi si dovrebbe vergognare, e come lui chi ha affisso i manifesti con la scritta “Via le Br dalle procure”. Si firmano ‘associazione dalla parte della democrazia”, ma sono dei delinquenti. L’Italia civile e libera deve ribellarsi ed opporsi con tutti i mezzi che la democrazia consente per cambiare questo stato di cose. Berlusconi sta compiendo un vero scempio istituzionale ed è ora di fermarlo. L’Italia è una repubblica democratica, non una satrapia d’altri tempi. E chi dice certe assurdità fa del terrorismo mediatico.

E’ AMNISTIA, IN NOME DI SILVIO!

 

Questo è l’elenco dei processi a rischio con la prescrizione breve, la vergognosa amnistia in nome del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Ieri, nell’Aula di Montecitorio, Italia dei Valori ha sbattuto in faccia al ministro della Giustizia Angelino Alfano la lista degli orrori di cui saranno responsabili, complice la Lega.

L’AQUILA, NOI NON RIDEVAMO

Il 6 aprile 2009 alle ore 3:32, questa è l'ora del terremoto che due anni fa ha distrutto L'Aquila, 309 le vittime, ingenti i danni in tutta l'area. Con il sisma la Casa dello Studente si è spaccato in due tronconi ed un'intera ala è crollata sugli studenti che si trovavano nelle loro stanze e che non sono riusciti a fuggire in tempo. Il crollo della Casa dello Studente rimarrà uno dei simboli di questa tragedia che ha colpito l'Abruzzo. Ragazzi che da diverse parti dell'Italia si erano trasferiti a L'Aquila per inseguire il loro sogno, per studiare e cercare di costruirsi un futuro. I capi di imputazione per gli indagati sono omicidio colposo e disastro colposo reati puniti dal Codice con una pena fino a 10 anni.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

STRAGE DI VIAREGGIO

Nella notte del 29 giugno 2009, la città di Viareggio è colpita da un gravissimo disastro ferroviario. Alla fine si contano ben 33 vittime innocenti. Nell'inchiesta sono 38 gli indagati: incendio e disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose plurime. Solo per alcuni, vengono altresì ipotizzate una serie di violazioni al Testo unico in materia di tutela della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro, in particolare per la mancata valutazione dei rischi connessi al trasporto di una sostanza pericolosa come il Gpl.

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LA CLINICA DEGLI ORRORI

 Tra il 2005 e il 2008, a Milano, presso la Clinica Santa Rita, venivano effettuati interventi abnormi e invasivi su pazienti eseguiti ‘in totale disprezzo delle condizioni di fragilita” del malato. Le accuse sono di truffa, falso ideologico, falsificazione delle cartelle cliniche e sopratutto, una serie di interventi inutili o dannosi che hanno provocato lesioni gravi o gravissime per circa novanta persone, oltre alla morte di cinque pazienti. Infatti, tra le accuse mosse agli indagati (in tutto, non meno di diciotto), figura anche l'omicidio volontario aggravato da crudeltà.

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IL ROGO DELLA THYSSEN KRUPP

A Torino il 6 dicembre 2007 scoppia un incendio nello stabilimento della Thyssen Krupp. Muoiono sette operai. Gli imputati sono sei: omicidio volontario. Le richieste finali del pm Raffaele Guariniello, al termine di una maxi-requisitoria durata una decina di udienze al processo, sono di sei condanne. Omicidio volontario per il dirigente, imputati di omicidio colposo e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche, per gli altri cinque dirigenti.

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IL CASO TARANTINI

A Bari, dal maggio 2009, Ginapaolo Tarantini ed altre 78 persone sono imputate per corruzione, favoreggiamento della prostituzione, spaccio di sostanza stupefacenti e falso nell’ambito dell’inchiesta sugli scandali della sanità pugliese.

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FINCANTIERI

A Palermo, 15 febbraio 2010 muoiono 40 operai. 11 ex rappresentanti legali di Fincantieri e di una serie di imprese dell’indotto sono accusati di omicidio colposo e di lesioni  colpose gravissime. A Palermo, le morti da amianto è giunto a conclusione il 25 febbraio anche un altro processo, anche in questo caso a carico degli ex rappresentanti legali di Fincantieri,  e il  giudice monocratico della prima sezione del Tribunale  per le accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni gravi colpose ha condannato Luciano Lemetti, condannato a 7 anni e mezzo, Giuseppe Cortesi, a 6 anni, e Antonino Cipponeri, tre anni.

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ETERNIT

Dal 1907 al 1986 a Casale Monferrato ha operato la multinazionale Eternit, specializzata nella produzione di prodotti in cemento amianto per l'edilizia. Il male d’amianto ha colpito migliaia di persone a Casale, a Cavagnolo, a Rubiera, a Bagnolo, tutti stabilimenti della società Eternit. Gli indagati sono accusati dalla procura di Torino di disastro doloso permanente ed omissione dolosa di misure anti infortunistiche.

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ILVA DI TARANTO

Il 9 settembre 2005 nello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, ha perso la vita Gianluigi Di Leo, 25enne operaio di Mottola, schiacciato e ucciso da una trave, subito dopo che aveva terminato il proprio turno e si accingeva a timbrare il cartellino. Il giudice dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio 24 persone con le accuse di omicidio colposo e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro.

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CRAC PARMALAT

A Parma e Milano, nel 2004 si realizza  il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio perpetrato da una società privata in Europa. Il fallimento della Parmalat è costato l'azzeramento del patrimonio azionario ai piccoli azionisti, mentre i risparmiatori che avevano investito in bond hanno ricevuto solo un parziale risarcimento. Callisto Tanzi, patron della Parmalat è stato condannato a diciotto anni di reclusione il patron della Parmalat, Calisto Tanzi, nonché numerosi suoi collaboratori tra dirigenti, revisori dei conti e sindaci.

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TRUFFA CIRIO

A Roma, il 14 marzo 2008 a sei anni dal default da 150 miliardi di vecchie lire è cominciato il processo a Cragnotti e ad altri 32 imputati, tra cui l’attuale presidente di Mediobanca Cesare Geronzi. Tutti accusati di bancarotta per distrazione e truffa aggravata ai danni dei risparmiatori della Cirio.

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