
Ho sempre pensato che Stato e Chiesa debbano essere ambiti indipendenti e distinti. Trovo, infatti, incomprensibili certi invasioni di campo della Chiesa nel dibattito politico e viceversa. Ritengo, invece, che alcune osservazioni e moniti che giungono Oltretevere debbano rappresentare un momento di doverosa riflessione per la politica, e viceversa. Ieri,
Famiglia Cristiana, il settimanale dei paolini, ha pronunciato parole nette ed inequivocabili: l'opinione pubblica è disgustata dallo spettacolo poco edificante che, quasi ogni giorno, viene offerto da una classe politica che litiga su tutto, lontana dalla gente e impotente a risolvere i gravi problemi del Paese. La politica - continua il settimanale - non svolge la funzione che dovrebbe competerle. Un vuoto di leadership, un paese senza classe dirigente, uomini che hanno scelto la politica per sistemare se stessi e le proprie pendenze. Una politica smarrita, da cui non emerge un'idea di bene comune che permetta di superare divisioni ed interessi di parte, se non personali. Una politica, insomma, lontana dall'idea di
Paolo VI come "una forma di carità verso la comunità, capace di aiutare tutti a crescere". Ebbene, io non credo non si possa non trovare parole condivisibili in questo giudizio del settimanale Famiglia Cristiana, per quanto severo. Occorre, però, fare alcune distinzioni e dare a
Cesare quel che è di
Silvio Berlusconi. Non credo ci sia modo migliore per fotograre gli ultimi quindici anni dell'attuale presidente del Consiglio. Gli ultimi quindici anni di vita di questo Paese, infatti, con brevissime pause, sono stati caratterizzati dalle
leggi ad personam volute da Silvio Berlusconi, utili a sistemare appunto le sue pendenze giudiziarie. C'è una classe dirigente che Silvio Berlusconi ha portato al governo che continua a macchiarsi di comportamenti non esemplari, magari non rilevanti dal punto di vista penale, ma rilevantissimi dal punto di vista etico e della questione morale. Ricordo i casi dei sottosegretari
Cosentino e
Caliendo e quello del ministro
Scajola, che ancora è in cerca di chi gli abbia dato una mano nell'acquisto dell'appartamento vista Colosseo con il modesto contributo di 900 mila euro. A tutto ciò, si aggiunge lo spettacolo offerto, in questi giorni, dal governo e dalla maggioranza, a dir poco squallido e poco edificante. Dopo aver passato due anni e mezzo ad ingolfare il Parlamento di leggi ad personam, ora sono invischiati in una
lotta fratricida e in una
spirale d'odio che rischia di trascinare il Paese con sè. Mentre loro litigano c'e' un paese che soffre, che deve fare i conti con una crisi economica spaventosa, che hanno volutamente ignorato per mesi senza mettere in campo uno straccio di riforma. C'è un paese smarrito ed una classe dirigente "inadeguata" a tirarlo fuori dalle secche. E' per questo che il monito di Famiglia Cristiana non può essere ignorato. E' un je accuse preciso ed inequivocabile all'attuale classe di governo. Sono arrivati al capolinea e non sono più in grado di governare il Paese. Quella di Famiglia Cristiana, dunque, è l'estrema unzione. La facciano finita con questo spettacolo indecoroso, dove ogni giorno
Umberto Bossi alza il prezzo del biglietto, e si vada al voto. In gioco c'è il futuro di questo Paese.
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