Taggati con: Umberto Bossi

L'ESTREMA UNZIONE AL GOVERNO MORITURO

 Ho sempre pensato che Stato e Chiesa debbano essere ambiti indipendenti e distinti. Trovo, infatti, incomprensibili certi invasioni di campo della Chiesa nel dibattito politico e viceversa. Ritengo, invece, che alcune osservazioni e moniti che giungono Oltretevere debbano rappresentare un momento di doverosa riflessione per la politica, e viceversa. Ieri, Famiglia Cristiana, il settimanale dei paolini, ha pronunciato parole nette ed inequivocabili: l'opinione pubblica è disgustata dallo spettacolo poco edificante che, quasi ogni giorno, viene offerto da una classe politica che litiga su tutto, lontana dalla gente e impotente a risolvere i gravi problemi del Paese. La politica - continua il settimanale - non svolge la funzione che dovrebbe competerle. Un vuoto di leadership, un paese senza classe dirigente, uomini che hanno scelto la politica per sistemare se stessi e le proprie pendenze. Una politica smarrita, da cui non emerge un'idea di bene comune che permetta di superare divisioni ed interessi di parte, se non personali. Una politica, insomma, lontana dall'idea di Paolo VI come "una forma di carità verso la comunità, capace di aiutare tutti a crescere". Ebbene, io non credo non si possa non trovare parole condivisibili in questo giudizio del settimanale Famiglia Cristiana, per quanto severo. Occorre, però, fare alcune distinzioni e dare a Cesare quel che è di Silvio Berlusconi. Non credo ci sia modo migliore per fotograre gli ultimi quindici anni dell'attuale presidente del Consiglio. Gli ultimi quindici anni di vita di questo Paese, infatti, con brevissime pause, sono stati caratterizzati dalle leggi ad personam volute da Silvio Berlusconi, utili a sistemare appunto le sue pendenze giudiziarie. C'è una classe dirigente che Silvio Berlusconi ha portato al governo che continua a macchiarsi di comportamenti non esemplari, magari non rilevanti dal punto di vista penale, ma rilevantissimi dal punto di vista etico e della questione morale. Ricordo i casi dei sottosegretari Cosentino e Caliendo e quello del ministro Scajola, che ancora è in cerca di chi gli abbia dato una mano nell'acquisto dell'appartamento vista Colosseo con il modesto contributo di 900 mila euro. A tutto ciò, si aggiunge lo spettacolo offerto, in questi giorni, dal governo e dalla maggioranza, a dir poco squallido e poco edificante. Dopo aver passato due anni e mezzo ad ingolfare il Parlamento di leggi ad personam, ora sono invischiati in una lotta fratricida e in una spirale d'odio che rischia di trascinare il Paese con sè. Mentre loro litigano c'e' un paese che soffre, che deve fare i conti con una crisi economica spaventosa, che hanno volutamente ignorato per mesi senza mettere in campo uno straccio di riforma. C'è un paese smarrito ed una classe dirigente "inadeguata" a tirarlo fuori dalle secche. E' per questo che il monito di Famiglia Cristiana non può essere ignorato. E' un je accuse preciso ed inequivocabile all'attuale classe di governo. Sono arrivati al capolinea e non sono più in grado di governare il Paese. Quella di Famiglia Cristiana, dunque, è l'estrema unzione. La facciano finita con questo spettacolo indecoroso, dove ogni giorno Umberto Bossi alza il prezzo del biglietto, e si vada al voto. In gioco c'è il futuro di questo Paese.

IL GRANDE SONNO DEL PD

 Umberto Bossi, Silvio Berluconi, Gianfranco FiniUmberto Bossi, Silvio Berluconi, Gianfranco Fini La compattezza del centrodestra si sta sciogliendo come neve al sole. Non c’è conflittualità e contrasto sui temi, come accadeva al governo Prodi,  ma reciproca disistima e disprezzo totale. Berlusconi, Fini e Bossi sono un patetico menage a trois, tre separati in casa che si odiano ma continuano a stare insieme solo per necessità. Da questo matrimonio andato in pezzi ciascuno vuole trarne il massimo profitto, chissenefrega del prezzo che il Paese paga. Fini, che ormai non ha più nulla a che spartire con questa maggioranza, ha intrapreso la sua strada ed il suo percorso individuale, Bossi, che ricatta apertamente il premier, insegue il suo sogno secessionista, Berlusconi che, come Hitler negli ultimi giorni è asserragliato nel bunker a difendersi da tutto e da tutti, insegue l’unico obiettivo di salvarsi dai processi e conservare il suo impero economico.C’è ne è abbastanza per mettere la parola fine a questo patetico matrimonio, a questa ormai ridicola parvenza di Governo. Ce ne sarebbe abbastanza se di mezzo non ci fosse il solito Pd. Di fronte a questo scenario, il maggior partito di opposizione, invece di cogliere l’attimo e dare una zampata che lasci il segno, come un’opposizione seria e decisa dovrebbe fare, mette sotto l’albero di Natale un doppio regalo a Berlusconi. I Dalemoni di turno, il segretario Bersani, Livia Turco, Nicola La Torre, criticano apertamente la piazza del No B-day, definendola addirittura pro-Berlusconi. I Letta di turno aprono al presidente del Consiglio sulla giustizia e propongono l’ennesimo patto della crostata. Se qualcuno nutrisse ancora qualche dubbio, è servito: il Pd, qualunque sia la faccia della medaglia, se deve scegliere a chi fare un favore, non sceglie gli italiani ed il Paese ma Berlusconi. Un po’ quello che accadde durante la trasmissione di Omnibus di qualche tempo fa, quando il senatore La Torre del Pd, invece di giocare di sponda con il sottoscritto e mettere in difficoltà l’esponente di turno della maggioranza, decise di andare in soccorso dell’onorevole Bocchino, passandogli l’ormai celebre pizzino.Io credo che questa maggioranza sia giunta al capolinea e che sia finito il tempo dei distinguo, dei se e dei ma, dei ma anche, dei distinguo, tutti sintomi evidenti della sindrome da primi della classe di cui la classe dirigente del Pd è afflitta da sempre. E’ tempo che il maggior partito di opposizione si dia la sveglia. Il 5 dicembre venga in piazza con noi, è l’occasione giusta. Questo Governo è in piedi per miracolo, va avanti per forza di inerzia, si regge sui personalismi e gli egoismi dei suoi protagonisti in cerca d’autore. Si odiano, non sono d’accordo su niente, non presentano un provvedimento legislativo ormai da tempo. Non governano più, anzi, non hanno mai governato. Che aspettiamo?