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GIULIO "CESARE" BERLUSCONI GO HOME!

    La verità sta venendo a galla. Arcangelo Martino, condannato negli anni di Tangentoli, uno dei tre arrestati insieme a Carboni e Lombardi per aver dato vita secondo i pm alla P3, un'associazione segreta insieme agli onorevoli Verdini, Dell'Utri, Caliendo e Cosentino, dopo quaranta giorni di carcere, ha deciso di rompere il vaso di Pandora e quello che sta uscendo puzza di marcio e corrotto lontano un miglio. Altro che quattro vecchietti sfigati, la compagnia di villa Arzilla, innocua ed innocente, che al massimo ha corrotto qualcuno per pilotare le sorti di una partita a tresette al circolo della bocciofila! A casa Verdini, deus ex machina del Pdl, si discuteva del destino del lodo Alfano alla corte Costituzionale. Non solo. Si parlava della causa milionaria tra la Mondadori e lo Stato. Non solo. Si decideva la compravendita dei voti in Senato per far cadere il governo Prodi. Non solo Si decidevano candidature importanti. Non solo. Si decidevano gli appalti per l'eolico in Sardegna. E non erano solo loro gli attori in commedia. Martino, l'intrallazzatore bipartisan, che si muove con disinvoltura tanto a destra quanto a sinistra, tanto al Csm quanto in procura, svela oggi un particolare fino a ieri solo sussurrato: Cesare è Silvio Berlusconi e il vice-Cesare è Marcello Dell'Utri. Cesare da informare. Cesare da contattare. Cesare da vedere. Cesare da coinvolgere. E quando Cesare non c'è, basta il vicerè. Questo è quanto ha rivelato Martino ai pm ed il quadro che ne emerge è a tinte fosche. Lasciamo alla magistratura il compito di scoprire la verità. A noi, però, spetta il compito di una doverosa sintesi politica di fronte a circostanze tanto gravi. Coinvolto o no, direttamente o indirettamente, Silvio Berlusconi ha portato ai vertici dello Stato un grumo di illegalità e di potere marcio, di cui questo paese pagherà ancora per tanto tempo le conseguenze più tragiche, sia dal punto di vista della credibilità sul piano internazionale e dell'immagine, sia dal punto di vista economico. Mentre migliaia di aziende ed imprenditori vivono una crisi economica epocale, altre imprese ed altri imprenditori, corrotti e senza scrupoli, fanno affari con il potere e vanno in paradiso ad arricchirsi. Per questo, è bene che si ponga fine quanto prima all'era di Cesare. E' ora di stoppare, prima che sia troppo tardi, questa deriva illegale e illegalitaria e si comincia la bonifica delle sacche di malaffare che siedono nelle istituzioni ad ogni livello, centrale e periferico. Ci vorrà tempo, molto tempo, per smaltire le tossine dell'iniezione di veleno mortale inflitta al Paese da Silvio Berlusconi e dal berlusconismo. In un paese normale, Cesare sarebbe a casa da già un pezzo. E non perchè la sua maggioranza perde i pezzi ma perchè è un corrotto ed un corruttore. E chi è così, non può avere l'onore di sedersi a palazzo Chigi. Non può avere l'onore di guidare l'Italia. 

L'ESTREMA UNZIONE AL GOVERNO MORITURO

 Ho sempre pensato che Stato e Chiesa debbano essere ambiti indipendenti e distinti. Trovo, infatti, incomprensibili certi invasioni di campo della Chiesa nel dibattito politico e viceversa. Ritengo, invece, che alcune osservazioni e moniti che giungono Oltretevere debbano rappresentare un momento di doverosa riflessione per la politica, e viceversa. Ieri, Famiglia Cristiana, il settimanale dei paolini, ha pronunciato parole nette ed inequivocabili: l'opinione pubblica è disgustata dallo spettacolo poco edificante che, quasi ogni giorno, viene offerto da una classe politica che litiga su tutto, lontana dalla gente e impotente a risolvere i gravi problemi del Paese. La politica - continua il settimanale - non svolge la funzione che dovrebbe competerle. Un vuoto di leadership, un paese senza classe dirigente, uomini che hanno scelto la politica per sistemare se stessi e le proprie pendenze. Una politica smarrita, da cui non emerge un'idea di bene comune che permetta di superare divisioni ed interessi di parte, se non personali. Una politica, insomma, lontana dall'idea di Paolo VI come "una forma di carità verso la comunità, capace di aiutare tutti a crescere". Ebbene, io non credo non si possa non trovare parole condivisibili in questo giudizio del settimanale Famiglia Cristiana, per quanto severo. Occorre, però, fare alcune distinzioni e dare a Cesare quel che è di Silvio Berlusconi. Non credo ci sia modo migliore per fotograre gli ultimi quindici anni dell'attuale presidente del Consiglio. Gli ultimi quindici anni di vita di questo Paese, infatti, con brevissime pause, sono stati caratterizzati dalle leggi ad personam volute da Silvio Berlusconi, utili a sistemare appunto le sue pendenze giudiziarie. C'è una classe dirigente che Silvio Berlusconi ha portato al governo che continua a macchiarsi di comportamenti non esemplari, magari non rilevanti dal punto di vista penale, ma rilevantissimi dal punto di vista etico e della questione morale. Ricordo i casi dei sottosegretari Cosentino e Caliendo e quello del ministro Scajola, che ancora è in cerca di chi gli abbia dato una mano nell'acquisto dell'appartamento vista Colosseo con il modesto contributo di 900 mila euro. A tutto ciò, si aggiunge lo spettacolo offerto, in questi giorni, dal governo e dalla maggioranza, a dir poco squallido e poco edificante. Dopo aver passato due anni e mezzo ad ingolfare il Parlamento di leggi ad personam, ora sono invischiati in una lotta fratricida e in una spirale d'odio che rischia di trascinare il Paese con sè. Mentre loro litigano c'e' un paese che soffre, che deve fare i conti con una crisi economica spaventosa, che hanno volutamente ignorato per mesi senza mettere in campo uno straccio di riforma. C'è un paese smarrito ed una classe dirigente "inadeguata" a tirarlo fuori dalle secche. E' per questo che il monito di Famiglia Cristiana non può essere ignorato. E' un je accuse preciso ed inequivocabile all'attuale classe di governo. Sono arrivati al capolinea e non sono più in grado di governare il Paese. Quella di Famiglia Cristiana, dunque, è l'estrema unzione. La facciano finita con questo spettacolo indecoroso, dove ogni giorno Umberto Bossi alza il prezzo del biglietto, e si vada al voto. In gioco c'è il futuro di questo Paese.

GOVERNO, MORTO CHE CAMMINA

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Oggi si celebra la nascita del terzo polo o la fine della maggioranza? Agli attori in parte di questa nascita in commedia, Fini, Rutelli e Casini, lascio la risposta. Il genere al momento non mi appassiona. Quello che di sicuro oggi festeggiamo è la dissoluzione della maggioranza, ormai ridotta ad un corpo morto che cammina. Quanto andranno avanti in  queste condizioni? Difficile dirlo, mesi o forse settimane. Il tutto dipende dai protagonisti della diaspora, Fini da una parte e Berlusconi dall’altra, che decideranno di staccare la spina al governo quando lo riterranno più conveniente per se stessi. A Fini serve tempo, per costruire il partito sul territorio e prepararsi a nuove elezioni. Berlusconi, invece, guarda ai sondaggi e salirà al  nel momento in cui lo riterrà elettoralmente più proficuo. Una visione miope ed egoistica, in entrambi i casi. Certo il neo gruppo Futuro e Libertà non parte di slancio, anzi, si avvia con il piede sbagliato. La questione morale e la difesa dei valori della legalità non sono negoziabili e non si difendono ad intermittenza. Al di là dell’inchiesta giudiziaria che riguarda il sottosegretario Caliendo, e su cui ci auguriamo venga fatta piena luce, c’è una questione di etica pubblica grande come una casa, che va difesa sempre, senza se e senza ma, e sulla quale non si può prendere tempo. Al momento, il pallino dei numeri è nelle mani di Berlusconi, né esistono maggioranze alternative a questa o governi Tremonti all’orizzonte. Il segretario del Pd Bersani si è lasciato scappare una frase pericolosa e bene ha fatto a precisare poi il suo pensiero, augurandoci che sia buona la seconda. E’ tempo però che l’opposizione si dia la sveglia. Le pause di riflessione sono finite per sempre. Dobbiamo organizzarci, cominciare a lavorare da subito ad una casa comune, un progetto per modernizzare il Paese e lanciarlo nel XXI secolo. Noi di Italia dei Valori lo stiamo chiedendo da mesi, perché siamo i primi a voler tenere alta la bandiera del centrosinistra. Passare le giornate a pensare a scenari futuri, futuribili, impossibili ed irreali, a ciurlar nel manico con tatticismi snervanti è da fessi. E’ un altro il messaggio da mandare agli elettori, quello che il centrosinistra fa sul serio, si sta organizzando perché le prossime elezioni le vuole vincere.

FINI-BERLUSCONI: E’ RESA DEI CONTI SU CALIENDO

Re SilvioRe SilvioGli ultimi giorni dell'impero. E’ showdown tra Berlusconi e Fini. Mi arrivano delle voci (attendibili ed autorevoli) secondo cui il premier è pronto allo scontro finale con presidente della Camera. E la resa dei conti definitiva sarà sulla mozione di sfiducia a Caliendo presentata da noi e dal Pd, che sarà calendarizzata e discussa in Aula mercoledì. La situazione sembra essersi capovolta rispetto a qualche ora fa, quando i rumors dicevano esattamente il contrario. Se fino a qualche ora fa Berlusconi ed i suoi collaboratori erano convinti di dover aspettare l’autunno per cercare di rimettere insieme i cocci della maggioranza, ora pare che abbia prevalso la linea dei ‘falchi’. Magari nel tentativo di andare ad elezioni anticipate. Adesso il pallino è nelle mani della compagine finiana di Futuro e Libertà. Saranno loro a staccare la spina ad un governo che non c’è più o a tenerlo in vita ancora per un po’. Spetta a Fini decidere se cedere all’aut aut di Berlusconi e votare la fiducia a Caliendo o, al contrario, proseguire nelle battaglie di legalità e chiedere le dimissioni del sottosegretario. Se i finiani dovessero scrivere le parole ‘the end’ e mandare a casa un governo delle cricche travolto dagli scandali  guadagnerebbero, da avversari politici, la nostra stima per il coraggio, la coerenza e la determinazione con cui son riusciti a portare nel centrodestra la questione morale. Ma non solo: se votassero con noi la sfiducia a Caliendo, lo scenario politico muterebbe radicalmente. A quel punto potremo guardare con attenzione alle mosse future di una forza politica capace di porre concretamente il tema della legalità in Parlamento. L’era berlusconiana sta per finire e noi dovremo lavorare con chi ci sta per mettere mano a quella legge elettorale che di Berlusconi e del suo sistema di potere è fatta a immagine e somiglianza.

SI ALLA COMMISSIONE D’INCHIESTA SULLA P3

 

Dalla P2 alla P3Dalla P2 alla P3

Oggi il presidente del Pd, Rosy Bindi, durante una conferenza stampa, ha presentato la proposta di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla nuova P3, mantenendo fede a quanto annunciato la settimana scorsa. Ebbene, lo voglio dire con chiarezza, io sono d’accordo con l’iniziativa di Rosy, pur sapendo che non tutti nel mio partito, a partire dal presidente Di Pietro, sono pienamente convinti della bontà dell’iniziativa. Io sono convinto, invece, che sia una strada opportuna e percorribile per una serie di ragioni sulle quali, però, vorrei il conforto della vostra opinione. Innanzitutto, già il fatto di proporla è una vittoria perché se la maggioranza non dovesse autorizzarla, sarebbe un’ammissione palese di colpa, la dimostrazione che vogliono insabbiare la verità. Ma se riuscissimo a portarla a casa, con una presidenza affidata a persona autorevole e di assoluta garanzia, e non certo a Niccolò Ghedini, sarebbe un vero colpaccio per l’opposizione. Non solo perché si rivelerebbe uno straordinario mezzo per raccontare il marcio che c’è in quel partito, dalle sue origini fino ai giorni nostri, ma perché sarebbe una spina nel fianco affilata dell’opposizione che tormenterebbe Berlusconi per i prossimi due anni e mezzo. Ricordo, qui, che grazie all’inchiesta della Commissione Anselmi, si arrivò ad una legge di scioglimento della P2 e alla previsione come reato della creazione di società segrete con finalità analoghe alla P2. E’ chiaro che tale commissione non dovrà e non potrà sostituirsi all’inchiesta della magistratura, cui spetta l’accertamento delle responsabilità penali ma emerge sempre più con forza la necessità di far luce sulle responsabilità politiche e morali nel Pdl, che ormai ha al suo interno una questione morale grande come una casa e che, con molta probabilità, sarà la causa della sua implosione. I politici del centrodestra coinvolti in questa nuova società segreta, una sorta di cupola affaristica che perseguiva finalità private manipolando la cosa pubblica, non sono poche mele marce nate lontano dall’albero maestro. Hanno ruoli di primissimo piano, siedono alla destra del padre padrone, sono coordinatori nazionali, sottosegretari, rappresentano il cuore e l’anima di questo partito corrotto e sgangherato. Dunque, perché no? Perché, almeno, non provarci, non provare a metterli con le spalle al muro? Voi cosa ne pensate?

GIACOMO CALIENDO GO HOME!

Giacomo CaliendoGiacomo Caliendo

Ieri il presidente del Consiglio si è lagnato. Ha detto uffa, ma che brutto che è diventato questo provvedimento sulle intercettazioni. Non cambia niente, dice Silvio, gli italiani non saranno più liberi di parlare al telefono. In realtà, forse colpa dell’età che avanza, si è sbagliato e ha fatto confusione. Quando ha detto italiani il premier intendeva non i milioni di cittadini che popolano lo stivale, ma quel bel gruppo rockettaro della cricca e compagnia suonando, che non sarà più libera di telefonare allegramente mentre delinque su e giù per lo stivale. Quello, ahimè, la cricca continuerà a farlo se, come sembra, il ddl intercettazioni rimarrà così com’è. Insomma, non più mortale come la cicuta, ma la norma sulle intercettazioni rimane una bella bevanda avvelenata, che farà comunque la sua discreta quantità di danni, buchi e sfregi, soprattutto alle legalità. Per questo il ddl intercettazioni andrebbe buttato al macero. Sempre ieri, sempre Silvio, si è lagnato di come sia brutta la vita in Italia che, con questa legge, non sarà mai un paese davvero civile come la democraticissima Inghilterra. Ahi, mister President! What a big mistake! Mai paragone con la terra d’Albione fu più azzardato! Nella democraticissima Inghilterra, mister Berlusconi, il viceministro del Tesoro David Laws, si è dimesso per aver utilizzato in maniera impropria un rimborso spese che gli spettava comunque come parlamentare. Sempre nella democraticissima Inghilterra, il ministro dell’Interno Jacqui Smith si è dimessa perché aveva messo in conto a piè di lista ai contribuenti inglesi il noleggio di due film pornografici. Sempre nella democraticissima Inghilterra, quella che il premier prende a paragone incautamente, il ministro per le comunità Hazel Blears si è dimessa per non aver pagato le tasse sulla vendita della sua abitazione, il cui mutuo era stato anch’esso pagato dai contribuenti. E sapete chi ha scoperchiato la pentola del malaffare inglese? Il Daily Telegraph! Nella democraticissima Italia di Berlusconi, invece, non ci si dimette neanche di fronte ad accuse quali associazione camorristica, associazione a delinquere, accuse di corruzione. Roba che al confronto, i reati in terra d’Albione sono peccatucci da educande. In Italia, si rimane in sella al governo, con una faccia di tolla incredibile, o, tutt’al più, si smolla la poltrona solo sotto i colpi impietosi delle mozioni di sfiducia di Italia dei Valori e del resto dell’opposizione che, una volta c’è, l’altra nicchia. A proposito, dopo Scajola, Brancher e Cosentino, ora è il turno di Giacomo Caliendo, il sottosegretario alla Giustizia, pedina fondamentale della nuova loggia P3, secondo gli inquirenti. Italia dei Valori ha presentato la mozione di sfiducia ed oggi sarà il tema centrale del nostro Question Time. Caliendo, come da copione, non smolla la poltrona. Sta lì e continua a seguire il ddl intercettazioni. Mister President, you Know, Terra d’Albione , batte Italia 10 a 0!