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NO AMNISTIE, SI' A PENE ALTERNATIVE

La demagogia è inutile e dannosa. Serve solo a qualcuno per raccattare un po’ di consenso volatile. In Aula alla Camera, oggi, si è discusso delle pene alternative al carcere. Lega ed altri hanno approfittato naturalmente per fare del populismo a buon mercato. Si tratta, a mio avviso, di una norma giusta. La voteremo.
Le carceri italiane sono al collasso, i suicidi si moltiplicano, le condizioni dei detenuti sono indegne. Il valore di recupero delle strutture carcerarie, che dovrebbe essere il fine ultimo della detenzione, è nullo. E molti sono in carcere per leggi sbagliate che intasano i tribunali e le case circondariali. L’emergenza carceraria dura da anni, ma ancora nessun governo ha affrontato la situazione, anche a causa di opposte demagogie. Stiamo ancora aspettando il piano carceri dell’ex ministro Alfano, tanto per fare  esempio.
Non servono norme tampone, mini-amnistie o indulti mascherati, ai quali siamo contrari, ma è indispensabile una riforma della giustizia che depenalizzi i reati minori e quelli che non creano allarme sociale. Solo così si potrà risolvere un’emergenza umanitaria e sociale indegna di un paese civile e riportare il nostro ordinamento all’avanguardia europea. Capita troppo spesso nel nostro Paese che a pagare siano i poveracci, mentre i potenti e i grandi delinquenti la facciano franca.
Chi di voi ricorda il caso di Enrichetto, un poverino finito in carcere per aver rubato un salamino? Ne scrissi anni fa sul blog, andai anche a trovarlo in carcere. Il provvedimento sulle pene alternative al carcere certamente non risolve i problemi, ma dà un piccolo contributo a migliorare la situazione. Diritti e Libertà è favorevole.

BALLARE COL PORCELLUM

La legge elettorale è un balletto. Di Buono c’è che Roberto Giachetti, di fatto obbligato dai medici, ha terminato il suo sciopero della fame. È l’unica buona notizia di oggi su questo fronte.

Noi accogliamo ancora una volta le parole del Presidente Napolitano. L’imbarazzante impasse sulla legge elettorale va avanti da mesi – è un balletto sulle istituzioni  – a dimostrazione che non c’è una reale volontà di cambiare la legge elettorale. Il Parlamento ha commesso un gravissimo errore nel non raccogliere il testimone che i cittadini, con oltre un milione e duecentomila firme, gli avevano consegnato per tornare al Mattarellum.

Abrogare il Porcellum significa restituire dignità e credibilità alla politica, che, se avesse uno scatto d’orgoglio, farebbe ancora in tempo a cambiarlo. Siamo ancora in tempo per dare ai cittadini una legge elettorale che garantisca il bipolarismo e la governabilità.

DIRITTI E LIBERTA' E' GIA' SUL TERRITORIO

Diritti e Libertà è già una forza presente sul territorio. In pochi giorni abbiamo raccolto centinaia di adesioni di amministratori, di tutti i livelli, in tutta Italia. Ci sono consiglieri regionali, provinciali e comunali, molti giovani, altri d’esperienza. Ci ha stupito una simile partecipazione, visto che abbiamo presentato nome e simbolo solo pochi giorni fa.

Abbiamo partecipato alle primarie, a questo straordinario voto democratico per scegliere il candidato premier del centrosinistra, cercando di dare una mano a Bersani. Il mio personale appoggio era stato annunciato da mesi, con il passare del tempo è diventato qualcosa di più. Ora stiamo lavorando per creare una struttura organizzativa. Stiamo rispondendo a tutti coloro che ci hanno scritto. Ed è un lavoro lungo, credetemi. Ora, però, inizia il bello. Inizia la fase della partecipazione. Diritti e Libertà è un movimento appena nato, che si apre alla società civile, alle mille risorse di quest’Italia che vuole rilanciarsi. Siamo percepiti ancora come una sigla parlamentare, composta da persone che cercavano un nuovo approdo dopo aver espresso il disaccordo sulla linea politica di Idv.

A quelli che in perfetta malafede dicono che i parlamentari che sono entrati in Diritto e Libertà lo hanno fatto per la poltrona rispondo che sono dei gran bugiardi, e lo sanno. Chi è entrato in Diritti e Libertà ha abbandonato un partito strutturato che offriva certamente maggiori garanzie di rielezione. Senza alcuna rete di protezione. Sarebbe stato molto più comodo rimare lì dove si era, le garanzie erano molto maggiori. Invece c’è ancora gente che crede nella politica e si impegna per i propri ideali, per coerenza, per il bene comune. Invito chi volesse collaborare con noi a inviare una mail, riceverà presto risposta.

HA VINTO LA DEMOCRAZIA

Ieri abbiamo assistito alla grande vittoria della democrazia. Quella diretta. Quella degli elettori del centrosinistra attivi e impegnati nella crescita e nel futuro di questo Paese. La straordinaria affluenza alle primarie è stata la prova lampante che il sentimento di partecipazione alla vita politica, checché se ne dica, non ha abbandonato gli italiani. E l’ottimo risultato raggiunto da Bersani ci fa ben sperare nella formazione di una coalizione riformatrice e progressista, che possa rilanciare l’Italia dal punto di vista sociale, economico, civile e culturale. Insomma, se vince Bersani, Monti non torna a Palazzo Chigi.

Noi di Diritti e Libertà abbiamo partecipato con orgoglio, nei limiti delle possibilità di un movimento appena nato, a questa straordinaria manifestazione di democrazia. Abbiamo sostenuto Bersani attraverso tutte le nostre strutture sul territorio e ora auspichiamo che la sfida del ballottaggio confermi Bersani candidato premier. Tra tutti i candidati, infatti, riteniamo che solo il segretario del Pd abbia la volontà e le caratteristiche ideali per portare a termine il grande progetto di federazione del centrosinistra e, col sostegno di tutte le forze in campo, dare poi vita a un progetto di governo serio, innovativo e credibile.

Diritti e Libertà è già in prima linea per contribuire a questo progetto di rinnovamento, un progetto non più rimandabile. Abbiamo intrapreso un percorso chiaro e concreto, per restituire fiducia ai cittadini e per rilanciare l’Italia, con rigore ed equità. E siamo pronti a dimostrarlo.

 

BASTA INSULTI E DOPPIA MORALE

Rispondo a Di Pietro, che sul suo profilo Facebook ha scritto: “l'aver preso posizioni scomode ha indotto e sta inducendo alcuni nostri militanti ed eletti a percorrere strade diverse perché e' chiaro che nel momento in cui bisogna scegliere tra la coerenza e l'opportunità' di trovare una sistemazione personale si vede chi fa politica per interessi propri e chi per gli interessi dei cittadini. Verso costoro non proviamo rancore auguriamo loro tutto il bene possibile e siamo contenti che questo sia l'occasione per un momento di chiarezza all'interno del partito”.

Ad Antonio Di Pietro, al quale auguriamo ogni bene ed ogni fortuna, diamo un consiglio: non è con gli insulti che si risponde a questioni politiche. Se centinaia tra eletti ed amministratori stanno abbandonando in questi giorni Italia dei Valori non è sicuramente perché tra la coerenza e la ‘sistemazione personale’ hanno scelto quest’ultima, ma esattamente il contrario.

Moltissime persone hanno lascito Italia dei Valori per Diritti e Libertà perché non riuscivano più a stare in un partito che cambiava linea politica mediamente una volta alla settimana, con picchi di due cambi in un solo giorno. Al contrario, quelli che se ne vanno, sono quelli che scelgono di non venire a patti con la propria coerenza e con la propria dignità e che non sono disponibili ad accettare una sorta di doppia morale dove si predica bene e si razzola male come sta facendo Idv che, mentre nelle piazza raccoglie le firme per il finanziamento pubblico, contemporaneamente sta facendo passare i contributi mensili versati da consiglieri e assessori regionali alle rispettive strutture territoriali come donazioni di privati alla tesoreria nazionale per ricevere, sfruttando la nuova norma che prevede una ulteriore erogazione di fondi pubblici doppia rispetto alle donazioni ricevute, un milione di euro l’anno in più rispetto ai finanziamenti che già riceve.

La parte che entra in Diritti e Libertà è quella che non vuole davvero più il finanziamento pubblico, tanto da inserire la rinuncia nello Statuto.

OGGI E' NATO DIRITTI E LIBERTA'

 

Oggi nasce un partito a energia pulita. Lo diciamo e lo confermeremo ufficialmente inserendolo anche nel nostro statuto: nasce un partito che non chiede e non chiederà mai finanziamenti pubblici. Faremo politica con i contributi dei nostri aderenti, dei nostri militanti, dei nostri dirigenti, dei nostri eletti. E, se ci saranno e lo vorranno, - il modello americano Obama insegna -, con i contributi che i cittadini riterranno di darci. Non prima, ma a posteriori, per il lavoro buono o meno buono che abbiamo fatto.

Nasce un partito in linea con quelli che noi crediamo dovranno essere gli standard qualitativi della Terza Repubblica. O, per continuare con i paragoni motoristici, Euro 5. Noi crediamo che sia finita per sempre in questo Paese la storia e l’età dei partiti leaderistici, dei partiti carismatici, dei partiti padronali, dell’uomo solo al comando, dei partiti contenitori vuoti, dove dentro non c’è pluralismo, non c’è confronto, non c’è democrazia. Abbiamo avuto la dimostrazione in questi vent’anni, e la legge elettorale vigente ne è la riprova plastica, che chi non ha democrazia al proprio interno non può produrre democrazia nel Paese.

Nasce oggi un partito che, già dalle sue forme costitutive, vuole mettere davanti il concetto di squadra, il collettivo, la democrazia interna come lievito fondamentale col quale far crescere e dare gambe alle idee che intendiamo portare avanti. Sarà soltanto un simbolo, un’immagine, ma proprio per questo saremo uno dei pochi partiti oggi che nascerà non avendo nessun nome di persona nel proprio simbolo. E che, per le stesse ragioni, non ha un presidente né un segretario, ma un portavoce.

Vogliamo portare avanti il concetto di squadra, perché questo è ciò di cui oggi il Paese ha bisogno. In altre occasioni ho parlato di un modello Hollande. Non riferendomi al socialista Hollande, ma a quel modello che la politica italiana deve imparare. E cioè che la politica non si fa con i bei faccioni televisivi, non si fa con i leader carismatici, non si fa con i salvatori della patria, ma si fa con le persone che - come i comuni cittadini - si mettono a lavorare tante ore al giorno, circondandosi, lì dove non arrivano, di competenze e di persone di valore, perché oggi c’è bisogno di rimboccarsi le maniche. Se vogliamo che questo paese torni a crescere con equità, lo dobbiamo rivoltare come un calzino.

Abbiamo fatto una scelta indipendente e coraggiosa. Questo non è e non sarà mai un partito di ex combattenti e reduci di un altro partito. Questa è una cosa nuova. Una cosa che ho sempre detestato della politica e di alcuni politici sono gli ex rancorosi. Io verso il partito in cui ho militato con orgoglio per dodici anni ho soltanto affetto e rispetto. Appartiene alla mia storia, ne vado fiero. Quella delle tante battaglie che abbiamo fatto, alcune vittoriose, penso a quella per il referendum dell’anno scorso, e altre che a volte hanno riservato delle sconfitte. Oggi abbiamo fatto una scelta, che, credo tutti voi possiate darmene atto, non nasce due settimane fa, ma nasce mesi e mesi fa. Prendo atto che oggi, o meglio, potrei dire questa settimana, la linea dell’Italia dei Valori corrisponde alla nostra. Devo prendere atto, però, che a seconda delle settimane può essere anche molto diversa. Noi di sicuro non la cambieremo.

Nel simbolo abbiamo messo due parole fondamentali: diritti e libertà. Una scelta non casuale, una scelta che chiama in gioco direttamente quelli che sono i principi fondamentali della Costituzione. I diritti e le libertà sono quei diritti e quelle libertà fondamentali che stanno nei primi dodici articoli della Costituzione. Crediamo cha anche in questa nostra scelta ci sia una risposta a quello che Zagrebelsky scriveva pochi giorni fa, invocando un partito della Costituzione. Noi identifichiamo, in Diritti e Libertà, i diritti e le libertà fondamentali della persona e collettivi, libertà d’espressione, di pensiero, di religione, al lavoro, di cittadinanza, alla salute, all’informazione. Le vere grandi battaglie dell’Italia sono tutte scritte nella Costituzione e oggi quegli articoli servono ancora per riempire di contenuto e di sostanza la democrazia italiana. In questo senso vogliamo essere il partito della Costituzione.