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CON GIANNI RIVERA IN TOUR

Domani sarò con Gianni Rivera per un tour di tre tappe in Veneto. Toccheremo Verona, Padova e Mestre per affrontare temi fondamentali come la crescita economica attraverso lo sport, i giovani e la solidarietà. Gianni Rivera, campione dello sport e della vita, ha deciso di candidarsi con “Centro Democratico - Diritti e Libertà” e di contribuire alla vittoria del centrosinistra. Sono convinto che il suo impegno civico e la sua passione rappresentino un grande esempio, soprattutto per i giovani. E nel nostro tour di domani parleremo anche con loro dell’idea di Italia che vogliamo mettere in piedi con il nostro progetto politico. Sarà una giornata dal grande valore culturale, in cui incontreremo rappresentanti della società civile che ascolteremo e con cui ci confronteremo con particolare riferimento alle esigenze del territorio.

Alle 10 saremo a Verona, presso la Sala Lucchi della Palazzina Alberto Masprone (Piazzale Olimpia, 3). Qui, insieme a Gustavo Franchetto, incontreremo amici e simpatizzanti di “Centro Democratico - Diritti e Libertà” per discutere e confrontarci sulle imminenti elezioni politiche. La chiamata alle urne si avvicina e per noi è fondamentale esporre chiaramente il nostro programma ed aprirci al confronto con i cittadini. Siamo sicuri della nostra scelta, perché pensiamo che la coalizione di centrosinistra possa vincere le elezioni e dare vita a un governo stabile che sappia portare avanti le riforme che oggi nel nostro Paese non sono più rimandabili, in primis per riavviare il mercato del lavoro, rimodulare con equità la pressione fiscale e incentivare la cultura e il rispetto del territorio.

Dopo Verona ci sposteremo a Padova, dove alle 12:30 faremo visita, insieme ad Alfio Capizzi, all’associazione Anafim Onlus (Via B. Telesio, 25) per parlare di sociale, un settore che è stato sacrificato dalle ultime manovre politiche e che giorno dopo giorno vede chiudere sempre più associazioni, cooperative e servizi. Anafim Onlus è un’associazione nata da dipendenti ed ex dipendenti della Difesa, sia militari che civili, con lo scopo di assistere i figli disabili dei dipendenti stessi ma anche chi, fra di loro, ha le stesse problematiche. Pensiamo che il confronto con loro sia fondamentale e che chi si impegna in politica abbia più di tutti gli altri la responsabilità di conoscere di persona le realtà socialmente più difficili. Non accettiamo la scelta di chi vive in una torre d’avorio e si dimentica della realtà del mondo in cui vive, e non la accettiamo a maggior ragione se a farla è chi è delegato dal voto democratico a rappresentare le necessità dei cittadini in Parlamento. Per questo abbiamo accettato con molto piacere l’invito dell’associazione, che ringraziamo fin da subito dell’ospitalità.

Il tuor si concluderà a Mestre, presso l’Hotel Ambasciatori (Corso del Popolo, 221), dove a partire dalle 16 terremo un dibattito pubblico sullo sport, l’economia e i giovani. L’incontro sarà moderato da Marco Benozzi e arricchito dai contributi di Giovanni Mazzonetto e Edy Strickner. A volte si rischia di dimenticare che lo sport è un settore importante per creare posti di lavoro e incentivare la crescita economica. Parleremo di cosa vuol dire fare sport oggi, quali possibilità si aprono ai giovani e come il settore si inserisce nel nostro progetto generale di ripresa economica e sociale. Sarà un’occasione fondamentale di confronto con i cittadini, che invitiamo a partecipare per dare vita, insieme, a un dibattito pubblico e proficuo in un momento in cui l’Italia, e la politica, ha bisogno più che mai di aprirsi al territorio e al contributo di tutti.

SEI ANNI IN CAMERUN

A marzo sarà passato un anno da quando mamma Rosa e papà Adolfo aspettano di andare in Camerun per portare a casa loro figlio. Il bambino di 6 anni che hanno adottato già sa di loro e già porta il loro cognome sul passaporto, ma è ancora costretto ad aspettare il loro abbraccio, perché se i genitori andassero a prenderlo ora non avrebbero la certezza di poter rientrare tutti insieme in Italia. I nomi dei protagonisti di questa storia sono di fantasia, per rispetto della privacy della coppia veneta che mi ha confidato la propria disperazione, ma il resto è tutto vero. E voglio raccontarvelo, impegnandomi affinché una vicenda come questa non debba più verificarsi.

Il 1° giugno 2006 Rosa e Adolfo avevano meno di 45 anni ed erano sposati da sette. Quel giorno decisero di presentare la domanda per l’adozione internazionale di un bambino sano in età prescolare, sicuri di avere tutti i presupposti affinché la pratica andasse a buon fine. Ma la prima di una serie di difficoltà non tardò a presentarsi, perché fu proprio la prima azienda sanitaria a cui si rivolsero a fargli credere di dover rinunciare al loro sogno. Gli fu detto, infatti, che date le loro caratteristiche avrebbero potuto aspirare solamente a un bambino sopra i dieci anni, sieropositivo e privo di arti. La coppia però non si arrese e presentò regolare denuncia verso l’azienda in questione. E fece bene, perché il tribunale di competenza riconobbe le loro istanze e Rosa e Adolfo si presentarono a un’azienda sanitaria di un’altra città muniti di un corretto decreto di idoneità all’adozione internazionale.

Ecco che era arrivato il momento di trovare un ente che prendesse in carico la loro pratica. Ma anche qui non fu facile, perché Rosa e Adolfo iniziarono a sentirsi dire che erano troppo vecchi e che non importava quello che era stato certificato dal decreto di idoneità. Dopo un po’ di tempo, i due ricevettero finalmente l’accoglienza di un ente, a cui espressero subito il loro desiderio di adottare un bambino etiope. La risposta, però, fu negativa. Rosa mi ha confidato che l’ente sembrava interessato a collocarli nel Paese più adatto alle esigenze dell’ente stesso, piuttosto che a quelle sue e di suo marito. Quindi gli proposero la Repubblica del Benin, sempre in Africa, cosa che non andò in porto perché fu l’ente stesso a chiudere dopo poco i rapporti col Paese in questione. Fu allora che spuntò l’ipotesi del Camerun.

Gli dissero che se accettavano il Camerun il bambino era già pronto per l’adozione, e congiuntamente gli presentarono una foto del piccolo. I due, alla vista del bambino, dissero di sì, anche se percepirono l’intenzione dell’ente di metterli, presentandogli subito la foto del bambino, sotto una sorta di ricatto morale per costringerli alla scelta di quel Paese. I loro timori si scoprirono fondati, perché quando iniziarono a susseguirsi una serie di difficoltà nel portare a termine la pratica Rosa andò a informarsi e, lei che conosce bene la lingua francese, scoprì su internet che la Francia sconsigliava caldamente alla coppie aspiranti all’adozione di guardare al Camerun, per via dell’alta corruzione presente. Ma l’ente a cui si erano affidati non aveva fatto cenno delle difficoltà a cui stavano andando incontro.

Tutto questo lo scoprirono dopo. Intanto Rosa e Adolfo, affezionati al bambino e firmato il contratto per l’adozione, si impegnavano perché la pratica fosse conclusa nel migliore dei modi e nel più breve tempo possibile. L’unico contatto che avevano con lui era per tramite di un educatore della struttura camerunese a cui era affidato. Il 1° febbraio dello scorso anno arrivò dal tribunale la sentenza di adozione, il 1° marzo fu rilasciato al bambino un nuovo certificato di nascita e, il 26 dello stesso mese, arrivò anche il passaporto, dove porta il cognome di papà Adolfo. A quel punto non restava che andarlo ad abbracciare e portarlo a casa loro, in Veneto. O almeno così sarebbe dovuto essere, fatto sta che, di mese in mese, i due si videro rimandare continuamente il loro viaggio.

La verità venne fuori a ottobre, quando scoprirono che il tribunale camerunese, sebbene la sentenza di adozione risalisse a ben 8 mesi prima, non aveva ancora proceduto a farne la necessaria trascrizione, i cui termini invece erano di massimo tre mesi. E non era tutto: per portare a termine la pratica mancava un altro documento, ovvero il lasciapassare che l’ente di adozione richiede all’autorità di sicurezza camerunese affinché certifichi l’espatrio della coppia col bambino verso l’Italia.

Da un mese Rosa e Adolfo non hanno più notizie del piccolo, che oggi ha 6 anni e da quasi un anno sa di loro e continua ad aspettarli. Questo perché l’educatore che si prendeva cura di lui è stato dimesso dall’incarico e nessuno più tiene informata la famiglia adottiva. I due mi hanno detto quanto ringraziano il nostro Ministero degli Esteri, che non ha mancato di seguirli e contattarli anche telefonicamente per seguire la loro pratica. Mi hanno anche detto, però, di non aver ricevuto lo stesso trattamento dal Ministero della Cooperazione, deputato, oltre che ad accreditare gli enti per le adozioni internazionali, anche a sorvegliare l’andamento delle pratiche.

La vicenda di Rosa e Adolfo non è un caso isolato. Anzi, ci sono coppie che sono nelle loro stesse condizioni anche da 3 anni. Purtroppo non tutte hanno il coraggio di denunciare la situazione, perché bloccate dalla paura di avere ritorsioni e di vedere allontanarsi ancora di più il momento in cui abbracciare loro figlio. Ma queste situazioni non possono passare sotto silenzio. Non è pensabile che delle persone debbano vivere questa disperazione nella paura o senza essere ascoltate e difese. Che non se ne parli mi fa riflettere su quanta poca sia la fiducia nelle nostre istituzioni, e quanta responsabilità di questo abbia la politica. Perché è nostra responsabilità, di noi politici in primis, intervenire nelle situazioni di bisogno e rappresentare i cittadini nelle sedi decisionali e istituzionali. Se no non ci riduciamo ad altro che a professionisti della poltrona, svilendo così la concezione stessa di politica, che invece io ritengo essere il momento più alto a cui un cittadino può aspirare per servire il proprio Paese. Nella prossima legislatura mi impegnerò affinché casi come quello di cui vi ho raccontato, e di cui ringrazio questa coraggiosa coppia veneta di avermene fatto confidenza, non debbano più accadere.

LA DEBOLEZZA DI MONTI E INGROIA

Si sentono deboli e sanno di non avere argomenti forti, ecco perché continuano a lanciarsi in assurde supposizioni sulla presunta non stabilità della coalizione di centrosinistra. Sto parlando di Monti e Ingroia, due mondi che sebbene rivendichino posizioni monto distanti l’uno dall’altro finiscono per andare a braccetto sulla strategia della campagna elettorale: attaccare la coalizione Pd, Sel e Cd, puntando su Vendola in particolare, cercando di trasformare in debolezza il nostro punto di forza, ovvero la capacità di rappresentare le istanze progressiste del Paese dall’ala più moderata a quella più riformista.

È infatti chiaro a tutti che la nostra coalizione è l’unica capace di garantire un governo stabile, capace di portare a termine un programma di governo progressista che restituisca al Paese lavoro ed equità sociale. Ma le altre forze politiche cercano di rosicchiare qualche manciata di voti per avere un ruolo nella prossima legislatura, ma così facendo dimostrano solamente di puntare all’ingovernabilità’ e quindi di non essere responsabili nei confronti del Paese.

Pd, Sel e Cd si sono uniti sulla base di una solida alleanza programmatica, l’unica capace di dare vita a un governo di centrosinistra che, come confermano gli ultimi dati Istat, ponga come priorità assoluta il lavoro.

MONTI SCEGLIE LA STRATEGIA DEL TERRORE

Monti continua a scivolare sempre più in basso sporcandosi delle più bieche strategie da campagna elettorale. Prima il professore presidente della Bocconi è diventato populista e, oggi, ci sorprende con una strategia del terrore da manuale. Monti minaccia gli italiani prevedendo recessione e problemi con i mercati in caso di vittoria del centrosinistra. Insomma, utilizza lo spread come arma politica, cercando di alimentare la paura. Ma il professore mente sapendo di mentire, perché con l’ultimo governo di centrosinistra lo spread era a 37, ovvero quasi venti volte inferiore alle punte raggiunte dai governi di destra e dai governi tecnici.

I mercati non temono il futuro governo di centrosinistra, ma i disonesti, gli incompetenti e gli speculatori. I toni sempre più aggressivi del professore dimostrano solo la sua debolezza. D’altronde l’obiettivo politico della sua lista è l’ingovernabilità, per sperare di avere un ruolo nel prossimo parlamento. Ma il centrosinistra vincerà nonostante una legge elettorale capestro, perché i cittadini premieranno la serietà e la concretezza della proposta di governo.

Gli elettori ne hanno abbastanza di sentirsi presi in giro. La coalizione di centrosinistra non fa vacue promesse né cerca di ottenere voti insinuando false paure. Noi abbiamo un programma chiaro e un’alleanza solida. Pd, Sel e Centro Democratico sapranno portare a termine quelle riforme di cui l'Italia ha estremo bisogno rispettando gli accordi con gli altri Paesi. La più grande garanzia che l’Italia può dare è un solido governo di centrosinistra, eletto dai cittadini.

CHE FINE HANNO FATTO I SERVIZI SOCIALI?

Forse a qualcuno (Berlusconi, Monti) potrebbe essere sfuggito, ma i cittadini se lo stanno chiedendo: che fine hanno fatto i servizi sociali? Gli ultimi cinque anni di governo hanno visto una progressiva riduzione dei servizi sociali che ha lasciato senza sostegno le fasce più deboli della società. Ha detto bene Bersani: le prime risorse che si renderanno disponibili devono andare a chi ha bisogno, dobbiamo guardare in faccia chi è in difficoltà. Sì, guardare in faccia, perché altri invece che affrontare le criticità sociali hanno preferito tagliare i servizi, come se non pensandoci i problemi sparissero. Lo abbiamo visto nel campo dell’assistenza, della sanità, delle carceri. Ma che Stato è quello che taglia il welfare per far quadrare i conti? E al welfare aggiungiamo anche la cultura e la ricerca.

Questo non è un programma di progresso e crescita. No, questo suona più come una condanna. E se guardiamo la disperazione di alcune famiglie, ci chiediamo quale sia stata la colpa che stanno espiando. Ma la verità, lo sappiamo, è che i veri colpevoli sono altri. Sono quelli che guardano le statistiche e i propri interessi personali dimenticandosi che dall’altra parte ci sono persone in carne e ossa. Sono quelli che sprecano le risorse pubbliche in apparati mastodontici, cattedrali nel deserto e logiche clientelari.

Abbassare le tasse e aumentare il welfare si può. Il problema del nostro Paese non è che non produce ricchezza, ma che il sistema deputato a gestirla lo fa male. L’ho già detto più volte: allo Stato serve una cura dimagrante che ci faccia recuperare una buona parte delle risorse che ogni anno i cittadini onesti versano nelle casse dello Stato. Serve un programma serio che dia una sterzata e lasci la strada della mala gestione protagonista degli ultimi anni. E il futuro governo di centrosinistra è l'unico in grado di garantire un reale cambiamento.

QUANDO LA POLITICA SI RIDUCE A BLUFF

Non c’è niente da fare: è più forte di loro. I partiti che sanno di essere messi male per le prossime elezioni si giocano il tutto per tutto continuando a bluffare, facendo credere agli italiani che non c’è nessuna possibilità che la coalizione Pd-Sel-Cd vinca le elezioni (ma come diceva ieri Bersani: “E se noi vincessimo? Vogliamo farla questa ipotesi?”). In più, ognuno tira acqua al suo mulino lanciandosi in azzardate ipotesi di sicure alleanze post voto che snaturerebbero il centrosinistra: nel centrodestra dicono che alla fine ci alleeremo con la sinistra più estremista e, in specularità quasi perfetta, a sinistra dicono che finiremo nell’abbraccio mortale del centro montiano.

Ognuno, insomma, “la spara” a modo suo. Tanto per dire qualcosa, per farsi sentire, per confondere gli elettori e sperare così di recuperare qualche voto in extremis. Ovvio che il confronto vero, quello che sarebbe utile al Paese, ovvero quello incentrato sui programmi di governo, stenta ad avere luogo in queste condizioni. Ed è un peccato mortale. Oggi più che mai, in un momento di così profondi cambiamenti e di grande preoccupazione per gli italiani, dovremmo avere tutti l’umiltà di mettere al primo posto il bene del Paese. Di mettere da parte i personalismi. Di offrire agli elettori, in modo limpido, i propri programmi di governo. E su questo dare alla democrazia fiducia.

Invece eccoci al solito cabaret. Ed è veramente triste vedere che una così ampia fetta della politica italiana usi senza vergogna la strategia del caos, invece di quella del confronto serio basato sui fatti. Soprattutto in questa importante sfida elettorale che deciderà le sorti del Paese. Il centrosinistra, dal canto suo, ha parlato chiaro fin dal primo momento, presentando agli elettori una solida coalizione ed esponendo con coerenza i propri programmi.

Siamo una coalizione ampia e solida, e siamo fiduciosi di vincere le prossime elezioni. Raccogliamo quelle forze progressiste pronte a metter in campo riforme chiare e condivise per rilanciare l’Italia e creare lavoro. E lo facciamo con grande amore per la politica. Non sfruttando la rabbia, non incutendo paura. Ma parlando chiaro e assumendoci le nostre responsabilità di uomini dedicati alla res publica e al bene comune. E speriamo, con questo, anche di poter essere testimonianza del fatto che la politica si può liberare da quella connotazione negativa che alcuni partiti le hanno messo addosso e che, forse ora più che mai, l’impegnarsi in politica è la più alta testimonianza dell’amore verso la propria società.

METTIAMO LO STATO A SANA DIETA

Allo Stato serve una cura dimagrante: eliminare sprechi e clientelismi e sopprimere alcuni livelli di rappresentanza territoriale, come le Province, restituendo efficienza ai servizi al cittadino. La strada tracciata dal centrosinistra è chiara e coerente. Il nostro obiettivo è recuperare quelle ingenti risorse che oggi vengono sprecate e abbassare le tasse, ridando respiro ai contribuenti. Il futuro governo di centrosinistra non persevererà negli errori del Governo Monti, che ha fatto quadrare i conti salassando gli italiani onesti.

Proprio oggi, il professore dice che affinché le democrazie moderne siano all'altezza delle decisioni difficili che le attendono c’è bisogno di grandi coalizioni più ampie rispetto a quelle normali. Noi del centrosinistra siamo d’accordo: la coalizione di Pd, Sel e Centro Democratico è ampia e pronta ad assumersi la responsabilità di decisioni importanti e non più rimandabili, ma che tuttavia io non definirei “difficili”. Perché non è difficile decidere di mettere un taglio al salasso degli italiani onesti, di restituire efficienza e meritocrazia all’apparato pubblico, di riattivare la crescita e lo sviluppo investendo le risorse che oggi vengono sprecate in clientelismi e strutture inefficienti.

Ci aspetta un periodo intenso, questo lo sappiamo. Ma forti di un governo di centrosinistra alla guida del Paese sono sicuro che sarà un periodo di rinascita e sviluppo. Abbiamo deciso di metterlo al centro anche nei manifesti di “Centro Democratico – Diritti e Libertà”: noi lavoriamo per “il giorno migliore”. Per noi il giorno migliore è quello in cui i giovani avranno un mercato del lavoro dinamico e aperto all’innovazione, in cui gli imprenditori sapranno di poter contare su un sistema fiscale giusto che non li costringa a scegliere tra la bancarotta e il lavoro nero, in cui gli italiani possano essere fieri del proprio Paese quando vanno all’estero. Questo è il futuro che vogliamo e per cui, fin da oggi, ci stiamo mettendo in campo. Fieri e sicuri del nostro grande disegno per l’Italia.

MONTI CAMBIA LOOK E SI TRASFORMA IN POPULISTA

Incredibile ma vero: Monti si è scoperto populista. Avevamo previsto ogni possibile scenario per questa campagna elettorale, ma questo ha davvero dell’incredibile. Lo chiedo a voi: riuscite a riconoscere nel leader di Scelta Civica quel professore rigoroso e “super partes”, così come si era accreditato fin dal primo giorno a Palazzo Chigi e all’estero? Come cambiano in fretta le cose. Tant’è che anche la stampa estera ha già iniziato a sollevare seri dubbi sulla valenza di Monti come premier.

Improvvisamente, da quando ha iniziato a scaldarsi il clima della campagna elettorale, il professore infatti sembra aver subito un cambiamento di personalità. Mettere all’ordine del giorno del primo Consiglio dei Ministri un disegno di legge di riforma costituzionale per dimezzare il numero dei parlamentari; rivedere l’ultima riforma del lavoro; ridurre la pressione fiscale messa in campo dall’attuale governo. A sentire queste parole, molti di noi penserebbero alla bocca di Grillo. Invece no. Sorpresa: il populista qui è Mario Monti.

Il professore non può più prendere in giro gli italiani. Si è rivelato un politico nel senso più ruvido del termine. Quello che, quando è a Palazzo Chigi, non ha dubbi nel salassare il popolo italiano e mettere all’angolo le nostre imprese. Ma poi, quando si avvicina il voto e, come una scuola di pensiero insegna, gli elettori “devi farli sognare”, allora ecco che cambia improvvisamente linea e scivola (altro che “salita” in politica) sulle troppo allettanti promesse populiste.

Ma sono sicuro che gli elettori ne abbiano abbastanza di sentirsi presi in giro. E non avranno dubbi nel riconoscere che la coalizione di centrosinistra, di cui Diritti e Libertà fa parte in unione con Tabacci sotto il nome di “Centro Democratico – Diritti e Libertà”, non fa vacue promesse, ma rimane coerente su quei principi e quei progetti sempre difesi. E non vuole far sognare gli elettori, no: noi vogliamo che gli italiani siano ben svegli e coscienti, che sappiano che il centrosinistra è l’unica forza politica capace di coniugare il necessario rigore a una reale prospettiva di crescita e sviluppo. Questa è la vera solidità di cui il Paese oggi ha bisogno. E gli italiani lo sanno.

ALLE ELEZIONI CON DIRITTI E LIBERTA’

È fatta: Diritti e Libertà sarà presente alle prossime elezioni con candidati d’eccellenza in tutt’Italia. Così il nostro partito, che proprio oggi compie due mesi, si conferma come una reale forza politica, capace di organizzarsi sul territorio e partecipare a queste elezioni, così decisive per il futuro del Paese. Diritti e Libertà si presenterà agli elettori in lista con Centro Democratico, il movimento che fa capo a Bruno Tabacci, e insieme siamo decisi a portare la nostra spinta liberale e progressista alla coalizione di centrosinistra, a fianco di Pd e Sel. Sulle schede elettorali ci sarà il nostro simbolo: “Centro Democratico - Diritti e Libertà”.

Manca poco più di un mese al voto. Siamo tutti molto orgogliosi di questo risultato e, per questo, ringraziamo quanti hanno fin da subito aderito a questo progetto comune, hanno supportato la sua crescita, hanno creato reti sul territorio e i numerosi che, oggi, non hanno dubbi nel metterci la faccia e si presentano alle elezioni con il nostro simbolo. Le liste complete dei nostri candidati saranno presto on line. Per vederle, basterà andare sul sito www.ilcentrodemocratico.it, sul quale sono già disponibili le ultime novità sugli impegni che Diritti e Libertà e il movimento di Tabacci, insieme, stanno portando avanti in questa campagna elettorale.

L’alleanza “Centro Democratico – Diritti e Libertà” dà ancora più forza alle nostre idee. Quelle di un futuro in cui i giovani non siano costretti a scegliere tra la carriera professionale e il proprio Paese, un cui le nostre aziende siano incoraggiate a crescere, in cui lo Stato e le istituzioni siano veramente al servizio del cittadino. In alleanza con Pd e Sel, lavoreremo perché queste non rimangano solo idee, ma siano realmente le caratteristiche del nostro futuro. Dal 25 febbraio.

SE C’E’ CHI ANCORA VUOLE COSENTINO

Mi auguro davvero che la notizia di Cosentino candidato alle prossime elezioni sia presto smentita. Il Pdl Campania lo dà già per sicuro: “Il Popolo della Libertà campano ne va fiero. Ora sapremo batterci come leoni!”, leggiamo su Twitter. E c’è anche chi già parla di suo inserimento in posizione blindata al Senato, in terza posizione. Se mi chiedo come sia possibile, la risposta è una sola: stiamo pur sempre parlando di un partito che come frontman ha Silvio Berlusconi. Che ci potevamo aspettare? Accuse e processi, scansati, rinviati, prescritti, negati, sono all’ordine del giorno.

E questo infischiandosene della pulizia delle liste. Alla faccia degli italiani onesti, che esigono un Parlamento fatto di persone che li possano rappresentare davvero. In controcorrente rispetto a una mobilitazione nazionale per ridare dignità e credibilità al nostro sistema politico. Il Pdl conferma di essere un partito vecchio, superato, legato a quelle logiche clientelari e corrotte che hanno dilaniato questo Paese. Un partito così non può rappresentare il futuro degli italiani. E gli elettori lo sanno bene.

Non ho dubbi: il governo che uscirà dalle prossime elezioni sarà di centrosinistra. Quel centrosinistra coerente e coeso che ha messo la pulizia delle liste ai primi posti. Che si presenterà alle urne con candidati eccellenti e volti nuovi, giovani e preparati. Che ha aperto le porte della coalizione a tutte quelle forze politiche decise a portare avanti un programma di crescita e rinnovamento. “Centro Democratico – Diritti e Libertà” ha trovato il suo naturale collocamento a fianco di Pd e Sel in questa battaglia. E, sono sicuro, la vinceremo.