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L’ARTE DELLA TOPPA PEGGIORE DEL BUCO

FiduciaFiduciaHa descritto un mondo che non c’è, mentre il paese reale ogni giorno manda in onda la sua protesta. Ha dato tutta la colpa all’eccessiva burocrazia, alla giustizia e all’evasione fiscale se la nostra economia non cresce come quella degli altri paesi europei. Ha parlato di una maggioranza coesa ma che in realtà non c’è, perché è rabberciata, comprata a suon di prebende e poltrone. Ha sostenuto che il suo governo è l’unico in grado di garantire la governabilità del Paese in un momento difficile. Peccato che siamo mesi, tanti, troppi, che non ci si occupa di un provvedimento serio in questo parlamento. E’ una settimana che discutiamo di spostare i ministeri al Nord, con la pantomima finale dello pseudo accordo raggiunto ieri in maggioranza, mentre il paese sta soffocando in una crisi senza precedenti. Ha annunciato un programmino, ino ino, senza futuro, né mordente, due o tre cosette giunto per sbarcare il lunario e sopravvivere qualche giorno in più: una riforma fiscale che non ci sarà mai, una riforma della giustizia che semmai dovesse conoscere la luce metterebbe in ginocchio la legalità in questo paese. Ha lanciato un osso di qua e uno di là, tanto per placare gli appetiti di chi si è venduto e non è stato ancora accontentato, per placare gli appetiti della Lega che abbaia, tanto, ma alla fine per ordine di Bossi non morde. Questo è il presidente del Consiglio andato oggi in onda a Montecitorio: un’assurda e patetica pantomima. Il problema non sono le incrinature tra Berlusconi e la Lega. Le spaccature tra i due maggiori partiti del centrodestra sono evidenti e non basteranno i giri e i ricami per ricucirle o metterci le toppe. Il problema è che Berlusconi e anche la Lega sono in rotta con il Paese. Tra elezioni amministrative e referendum hanno preso parecchie sberle e, come i pugili suonati, sono alle corde. Lo ha detto Bossi a Pontida: bisogna mandare giù i rospi perché se si va al voto oggi il centrosinistra vince. Chi dice che stare a palazzo Chigi non è un onore ma un grandissimo sacrificio, risparmi agli italiani ulteriori perdite di tempo. Mandateci a votare: l’alternativa c’è, lo ha detto Rosy Bindi oggi in Aula, e fa paura, aggiungo io!

CI HANNO SPACCATO… L’ITALIA

BerlusconiBerlusconiGoverno diviso, Italia spaccata. E immobile. Non bastavano le tradizionali divisioni politiche, che diventano a volte steccati insormontabili (destra –sinistra; laici-cattolici; moderati-progressisti e chi più ne ha più ne metta), oggi Berlusconi è riuscito nell’impresa di rappresentare anche in parlamento la storica contrapposizione Nord-Sud, mai del tutto superata. Era chiaro da tempo che i continui strappi di Bossi avrebbero provocato una reazione uguale e contraria. Infatti l’ex Pdl Micciché ha ufficializzato la nascita di Forza Sud. Affermando anche che l’appoggio al governo non è scontato. Questo significa che si allunga la lista dei ‘responsabili’ (o meglio disponibili) in vendita. Aumenta il numero delle contrattazioni da fare prima di ogni voto parlamentare. Triste dover ripetere sempre la solita solfa, ma questo governo inutile e dannoso sta disfacendo non solo il sistema economico e sociale italiano, ma anche l’assetto istituzionale del Paese. Mentre la crisi economica imperversa, la produzione è quasi ferma e già si parla di manovra correttiva da 40 miliardi, si preoccupano di una riforma fiscale fittizia dal sapore elettorale. O di un’altra vera priorità: nientemeno che lo spostamento dei ministeri al Nord. Buffonate e demagogia a buon mercato per recuperare i consensi in libera uscita. Ma non sarà facile. Gli italiani non sono sciocchi e il potere delle televisioni non basta più a nascondere la realtà. Se ne sono accorti persino i fedelissimi del Cavaliere, che si sono autodefiniti i ‘liberi schiavi di Berlusconi’. Hanno lanciato l’idea delle primarie perché si son resi conto che solo un passo indietro di Berlusconi può salvare il centrodestra dall’implosione totale e completa. Adesso se ne deve solo rendere conto lui stesso ed agire di conseguenza.

LA NAVE AFFONDA, I TOPI SCAPPANO

Gruppo degli 'Irresponsabili'Gruppo degli 'Irresponsabili'E’ partito l’ordine di scuderia: “mobilitazione totale! Soldati, serrate le fila!”. Silvio comanda, i sottoposti eseguono. Il mantra di oggi è: non è stata colpa del premier, non è stata colpa del premier, non è stata colpa del premier! Andate e diffondente. I fedelissimi sono già partiti, ma qualcun altro no. La Lega ha deciso di non metterci più la faccia. Bossi non sarà presente a nessun appuntamento elettorale pubblico per sostenere Letizia Moratti. Ci vuole poco a capire l’aria che tira. La nave affonda, fa acqua da tutte le parti e il Carroccio non vuole essere trascinato a picco. Sul fronte responsabile non va molto meglio. In Aula, ieri, per ben cinque volte, sono andati sotto. I Responsabili sono mancati all’appello. Chi non è riuscito a prendere in tempo l’aereo, chi aveva il dentista, chi la mamma malata. “Beato chi ci crede! Noi no non ci crediamo!, canticchiavano l’amata coppia tv Raimondo e Sandra. C’è malumore tra gli apprendisti sottosegretari, futuri, futuribili e soprattutto mancati: ma come, vanno ripetendo, abbiamo fatto il salto della quaglia e Berlusconi ci lascia così, a becco asciutto? Ieri, infatti, hanno annunciato che probabilmente il gruppo degli ‘Irresponsabili’ si spaccherà  e fondera’ un nuovo gruppo parlamentare: Noi Sud. ''Stiamo lavorando a un nuovo progetto - ha aggiunto Belcastro - per costituire in tempi brevi un nuovo gruppo parlamentare, ma non dite che si tratta di strappo. Non c'e' nessuno strappo dai  'responsabili', noi continuiamo a sostenere il governo''. Nello stesso tempo, in Transatlantico, Scilipoti, il re degli ‘Irresponsabili’, si affrettava a puntualizzare: C'e "chi e' impegnato ancora in campagna elettorale e chi e' influenzato. Sta circolando un virus...". Stamattina a battere cassa arriva anche Pionati, ieri altro assente nelle file degli ‘Irresponsabili’, uno di quelli rimasti a bocca asciutta nella vergognosa infornata di nuovi sottosegretari: ''Finora il governo si e' riempito solo di rottami'' e precisa che sarebbe ''una felice intuizione per questa legislatura e un riconoscimento al partito che rappresento se Berlusconi mi nominasse ministro”. Dopo lo tzunami delle amministrative, arrivano i primi crolli strutturali. Questa maggioranza sta evaporando come neve al sole. L’armata Brancaleone non regge più. L’Italia e gli italiani vogliono ripartire. La spallata finale è vicina e il benservito finale arriverà con i referendum del 12, 13 giugno. L’Italia si è svegliata, il pifferaio magico suona solo note stonate. La festa è finita, il premier può tornare al suo bunga bunga.

IL RIMPASTINO DI SILVIO DA’ LA NAUSEA

  Nove sottosegretari nuovi di zecca. Et voilà, il prezzo per la presunta ritrovata unità della maggioranza e del governo è servita. I responsabili e i disponibili passano all’incasso e Silvio il magnanimo, nel consiglio dei ministri di oggi, distribuisce i ricchi premi e i cotillon. Una roba da basso impero, siamo al mercato delle vacche, alla compravendita parlamentare. Mai caduti così in basso, un rimpastino di governo che dà la nausea. L’economia affonda, l’unica cosa che cresce, con questo governo e questa maggioranza, sono le poltrone ministeriali. Le famiglie sono sempre più alla canna del gas mentre le piccole e medie imprese pagano il prezzo di una politica economica governativa evanescente. Aumenta la disoccupazione, in particolare quella dei giovani e delle donne. Cresce la precarietà da Nord a Sud, mentre i soli posti di lavoro che aumentano sono quelli dei sottosegretari di Silvio, premiati  per il coraggioso salto della quaglia a favore del Re.  Ecco i nomi: Roberto Rosso, Luca Bellotti, Daniela Melchiorre, Catia Polidori, Bruno Cesario, Aurelio Misiti, Riccardo Villari, Antonio Gentile e Giampiero Catone: sono i nuovi sottosegretari di Stato del governo Berlusconi. A cosa e a chi servono? A nessuno, non certo al Paese, solo a Berlusconi per andare avanti e garantirsi l’impunità a vita. Il presidente del Consiglio oggi ha compiuto un nuovo miracolo, quello della moltiplicazione dei pani e dei posti. Quanto ci costerà tutto questo? Molto, moltissimo. Nuove poltrone, nuovi staff, nuove auto blu, nuove consulenze, nuove spese di segreteria. Un aumento dei costi spaventoso. Questa è la ricetta del governo per andare avanti: poltrone al posto di proposte concrete per rilanciare lo sviluppo economico, per sostenere le imprese e le famiglie, per rilanciare l’economia. Andrà avanti così, altre nomine verranno, altri cavalli, altro giro, altra corsa: l’importante è galleggiare, mentre il Paese affoga.

TENGONO BERLUSCONI PER LE PALLE

Saverio Romano, indagato per mafia, è il nuovo ministro dell’Agricoltura. Premetto subito una cosa: un indagato per mafia non può fare il ministro. Punto. Non voglio passare per forcaiolo, una persona è innocente fino che non viene condannata dopo regolare processo, ma certo è che nominare ministro un politico ‘chiacchierato’ e per il quale il Gip ha respinto la richiesta di archiviazione della procura è un atto grave, una scelta sbagliata ed inopportuna. Per non dire di peggio. Se si nomina un indagato per mafia ministro, non ci si deve poi stupire se i cittadini nutrono sempre meno fiducia nelle istituzioni. In un paese civile, Saverio Romano non sarebbe ministro. Purtroppo siamo nell’Italia che sconta la deriva finale del berlusconismo. Tra un po’ dovremo spazzare via le macerie politiche di questo periodo infelice. Ci sono alcune considerazioni che mi vengono spontanee. La prima è che avere qualche ‘problemino’ con la giustizia è un vantaggio nel Pdl, un ottimo viatico per arrivare al governo, una nota di merito agli occhi di Berlusconi, che forse così si sente meno solo. La seconda riguarda la tenuta di questo governo. Basta qualche cosiddetto ‘responsabile’ per tenere Berlusconi per le palle. Un capo di governo che si trova ormai senza una vera maggioranza politica, ma con un’accozzaglia di deputati che di volta in volta contrattano il prezzo della loro fedeltà. Romano ministro è una cambiale pagata a costoro. Non è la prima e non sarà l’ultima. Ieri, intanto, è nato un nuovo istituto giuridico: il ministro con riserva (copyright Pasquale Laurito, Velina Rossa). Il presidente della Repubblica, subito dopo il giuramento di Romano, ha inviato una nota in cui esprimeva ‘riserve sull’ipotesi di nomina dal punto di vista dell’opportunità politico-istituzionali’. Siamo perplessi da questa posizione del Colle, perché avrebbe potuto, in base alla Costituzione, rifiutare di nominare un indagato per mafia. Non basta l’auspicio che il ‘procedimento chiarisca al più presto l’effettiva posizione del ministro’. Siamo perplessi, caro Presidente. Romano non doveva essere nominato ministro. Non ora.