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QUATTRO FIDUCIE… E QUANTE SE NO?

La settimana scorsa la Camera ha votato il ddl delega sul fisco. Noi abbiamo votato contro, per una ragione di metodo e una di merito. La prima. Quattro fiducie su un provvedimento solo. Ma, stavolta, il governo dei record del “prendere o lasciare” a scatola chiusa l’ha fatta ancora più sporca. Ha chiesto la fiducia su una delega. Cosa significa? Una cosa sola: una cessione di sovranità incondizionata, lo svuotamento delle funzioni del Parlamento. Quello che non osò fare Berlusconi, riuscì a questo governo di sedicenti tecnici.

La seconda. Con questo provvedimento, non si finalizza il recupero del gettito dal contrasto all’evasione fiscale ad una diminuzione del carico fiscale a favore del lavoro dipendente, delle famiglie e delle piccole e medie imprese. E’ a questo che dovrebbero essere finalizzate, alla riduzione degli oneri fiscali e contributivi che gravano come macigni sulle famiglie e sulle imprese. Non è stato fatto nulla di tutto questo.

Il governo si è dato una delega per riformare il fisco, ma con la legge di stabilità si appresta a renderlo ancora più squilibrato, meno progressivo, appesantendo il carico fiscale sulle spalle dei più deboli.

Invece di intervenire sulle detrazioni per i redditi più bassi, ampliando la no tax area, si distribuiscono a pioggia un po' di tagli all'Irpef, a beneficio dei più ricchi, pagati dai soliti noti, con maggiori aumenti dell'Iva, aumenti che graveranno di più sui redditi medio-bassi.

Troppo facile così. Questa è falsa austerità. E la crisi economica ed occupazionale sulla quale ci stiamo sempre più avvitando non conoscerà mai un freno.

RIFORMA FORNERO, UMILIA I LAVORATORI E LA COSTITUZIONE

lavorolavoro

Due fiducie oggi, due domani. Facendo due rapidi calcoli, con le prossime 4, il governo Monti, in 8 mesi, arriva a quota 28. Peggio di così neanche Berlusconi. Questa volta, sul tavolo c’è la riforma più oscena che si sia mai vista fino ad oggi, il piano Fornero per smantellare il lavoro, che impoverirà l’Italia e farà perdere nuovi posti di lavoro. Ancora una volta, regna incontrastata l’incoerenza di chi dice che la riforma è cattiva ma poi la voterà, nascondendosi dietro l’ipocrisia del voto di fiducia. Noi, coerentemente, voteremo contro e lo faremo per molte ragioni.

La prima. Il piano Fornero non si limita a modificare singole disposizioni o discipline ma interviene con la scure introducendone nuove, dai contratti agli ammortizzatori sociali, dai fondi di solidarietà alla materia dei licenziamenti e delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori.

Il lavoro ha un ruolo centrale nel nostro ordinamento costituzionale. E’ un diritto sociale, fonte del sostentamento per ogni cittadino e la sua famiglia. La Costituzione tutela il lavoro e stabilisce un principio inoppugnabile, ovvero il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità, che sia in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

La Costituzione sancisce che ai lavoratori debbano essere assicurati i mezzi adeguati in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia e disoccupazione.

La Costituzione assicura la libertà sindacale e il diritto allo sciopero.

La Costituzione stabilisce la libertà dell’iniziativa economica privata, vietando però che questa metta a rischio l’utilità sociale, la sicurezza, la libertà e la dignità umana.

La riforma Fornero, nella sua struttura complessiva, non è compatibile con i principi, i diritti e i doveri costituzionali. Sui contratti non opera né una semplificazione, né una riduzione. Il lavoro a tempo indeterminato continua ad essere eroso dalle altre tipologie contrattuali. Si certifica la precarietà, che non sta nell’onere del lavoratore di adattarsi a cambiare più lavori, ma nel mantenimento di un sistema che priva il lavoro della giusta retribuzione e non garantisce continuità e adeguatezza di versamenti contributivi e coperture assicurative.

La riforma Fornero riduce le garanzie al lavoratore, attraverso l’introduzione e il rafforzamento di elementi vessatori.

La riforma Fornero smantella l’attuale sistema degli ammortizzatori sociali, per crearne uno la cui unica ragione sociale dichiarata non viene realizzata perché non raggiunge l’obiettivo dell’universalità, non include effettivamente i lavoratori discontinui e non migliora le prestazioni.

La riforma Fornero è discriminatoria sul versanti dei fondi di solidarietà, in quanto esclude dalla loro copertura i lavoratori occupati in imprese con meno di 15 dipendenti. In tal modo il sistema non riesce ad essere universale, gli elementi che precedono, esemplificativi ma non esaustivi, letti unitariamente appalesano una violazione del tessuto organico rappresentato dalle disposizioni della Costituzione precedentemente indicate.

Il governo ha chiuso ogni dialogo, teso a migliorare il testo. Ha usato trucchi ed escamotage per evitare il confronto. Imporre la questione di fiducia sul provvedimento anche alla Camera, senza consentire nessuna modifica al testo licenziato al Senato, rafforza il nostro convincimento: questo ddl è profondamente incostituzionale, fa carne da macello dei diritti dei lavoratori, si beffa della Costituzione e sottrae al Parlamento la sua funzione legislativa.

SVUOTA-CARCERI CON FIDUCIA? NO GRAZIE

Ennesimo provvedimento, ennesima fiducia. No. Non è questa la strada giusta. Imporre, di nuovo, la questione di fiducia su un provvedimento delicato ed importante come lo "Svuota-carceri" è una scelta sbagliata, che non condividiamo, che mortifica il Parlamento e che ci costringe a votare no. Non abbiamo nessuna pregiudiziale nei confronti del governo Monti, né nei confronti del ministro della Giustizia Severino, sulla quale avevamo espresso considerazione e apprezzamento. Ma volevamo e vogliamo discutere nel merito dei singoli provvedimenti, con animo scevro da preconcetti, per trovare la soluzione migliore, per contribuire con i nostri emendamenti a migliorare, dove e per quanto possibile, i provvedimenti di questo governo tecnico.

Il provvedimento Svuota-carceri non ci convinceva e non ci convince. Pensare di risolvere i problemi del sovraffollamento delle carceri con un provvedimento che, di fatto, è un nuovo indulto mascherato, è sbagliato. Le soluzioni potevano e possono essere diverse: nuovi interventi strutturali sull’edilizia penitenziaria, l’aumento di personale e di risorse, anche modifiche normative sulle disposizioni penale, riservando il carcere ai casi che lo meritano davvero. Ma intaccare la certezza della pena per coprire le inefficienze e le inadempienze dello Stato è sbagliato.

Ebbene, noi volevamo e vogliamo confrontarci, con senso di responsabilità e in maniera costruttiva ma l’ennesima questione di fiducia pone fine ad ogni discussione e questo non va bene.

Avevamo duramente criticato il governo Berlusconi per le sue 50 fiducie in tre anni, ma la media di questo governo è altrettanto preoccupante e inaccettabile. Questo governo, proprio per la sua natura, deve confrontarsi con il Parlamento, deve trovare nelle aule la sua legittimazione. Non può e non deve andare avanti a colpi di mannaie e tagliole.

Per questo, l'Italia dei Valori voterà no alla fiducia sul dl svuota carceri. Si tratta di una legge tampone che non risolve il problema del sovraffollamento delle carceri. Ottiene solo di fare uscire di galera i delinquenti.

PERCHE' VOTIAMO NO A QUESTA MANOVRA

Noi il governo Monti lo abbiamo voluto. Abbiamo votato con convinzione la fiducia perché questo governo potesse nascere. Lo abbiamo detto dall’inizio con grande chiarezza: la stangata, di cui si fa un gran parlare, era ed è qualcosa di cui purtroppo l’Italia non poteva e non può fare a meno, per le condizioni disperate in cui dieci anni di governo “non-governo” Berlusconi ci ha portato. Se il Pdl e la Lega avessero fatto anche solo due anni e mezzo fa le riforme e i tagli che servivano, oggi staremmo molto meglio.

Ieri a "Porta a Porta", in una suddivisione surreale, mi sono trovato seduto accanto all’onorevole Reguzzoni, capogruppo alla Camera della Lega Nord partito che, pur avendo governo il Paese fino a ieri e per dieci lunghi anni, andando a braccetto con Berlusconi e assecondandone tutte le richieste ad personam, oggi cerca di ricostruirsi la verginità perduta.

Vorrei spiegare perché, invece, ero seduto io lì, tra quella che nella semplificazione politica e giornalistica era la parte dell’opposizione, ovvero spiegare le ragioni del nostro no alla manovra del governo Monti.

Abbiamo votato no perché convinti che un’altra manovra era possibile farla, ugualmente rigorosa, ugualmente seria, a saldi invariati, e cioè che non rendesse un centesimo di meno rispetto a quello che l’Europa ci chiedeva. Una manovra che contenesse più equità sociale e che soprattutto distribuisse, in maniera più giusta, i sacrifici che non si potevano evitare.

Così non è stato. Non c’è stato nessun margine di trattativa con il governo affinché venissero accolti i nostri emendamenti. In questa manovra mancano troppe cose: a partire dalla lotta all’evasione fiscale, dall’equità e dall’asta sulle frequenze tv. Qualche passo significativo c’è pur stato ma non sufficiente a nostro avviso. Lo avevamo detto. “Daremo il nostro voto affinché il governo Monti possa nascere ma poi valuteremo nel merito ogni singolo provvedimento”.

Abbiamo esaminato, lavorato sodo sulla manovra ma giudicandola fortemente depressiva e ingiusta oggi votiamo no. Ciò non significa che, in futuro, faremo mancare il nostro voto positivo qualora dovessimo ritenere un provvedimento giusto e sacrosanto. Questa è la nostra coerenza.

SPIRAGLI DI EQUITA’: PRENDERE O NO?

 

Questa manovra l’abbiamo pesantemente criticata, perché era a “senso unico” e chiedeva sacrifici solo ad una parte del Paese. Intendiamoci, una riforma del sistema previdenziale andava fatta, perché è inaccettabile che nel nostro Paese, un padre di famiglia vada in pensione a 59 anni con il 90 per cento del suo stipendio e  suo figlio, bene che vada, ci andrà a 70 anni con a malapena il 60 per cento. Ma la ragione del nostro giudizio profondamente negativo e contrario partiva soprattutto dalla constatazione di tutto quello che in questa manovra manca, ovvero, una patrimoniale vera, una seria lotta all’evasione fiscale ed altri provvedimenti come l’Ici alla Chiesa e l’asta sulle frequenze tv, di minore portanza ma di assoluta valenza.

Premesso ciò non possiamo negare che, dal governo, non siano giunti segnali positivi di apertura.  Le modifiche introdotte ieri sera, durante i lavori della Commissione Bilancio, sono significative. Riguardano aspetti non marginali e introducono quelli aspetti di equità per i quali ci siamo battuti tanto in questi giorni. E’ vero, ci sono ancora troppe ombre, passi indietro sulle liberalizzazioni ed il solletico, intollerabile, fatto ai costi della politica. Mancano temi fondamentali, quelli cui accennavo poc’anzi, come l'assegnazione delle frequenze tv e la lotta all'evasione fiscale.

Ma non possiamo ignorare che la nostra domanda di equità ha trovato risposte, seppur minime, nel governo e che la situazione disastrosa del debito pubblico italiano impone scelte dolorose. Per questa ragione, io non dimentico che 20 giorni fa abbiamo votato la fiducia al governo Monti e che il fallimento è dietro l’angolo. Per questo, quello che ieri sembrava scontato, oggi non lo è più e deve necessariamente essere oggetto di un’attenta riflessione da parte nostra. Io stesso lo sto facendo. Contemperare la battaglia di maggiore equità, con l’Europa che guarda a quello che facciamo, ed il lavoro da fare per salvare il Paese.

 

NO ALLA FIDUCIA

Invitiamo il professor Monti a non imitare il modus operandi di Berlusconi, che ha esautorato per anni il Parlamento delle proprie funzioni. Invitiamo il governo a non mettere la fiducia e a non fare una prova di forza sulla manovra, perché è una partita che si gioca in buona parte sulla pelle dei cittadini.

Voglio essere chiaro: questa manovra non ci piace, vogliamo migliorarla perché così com’è oggi fa pagare tutti i sacrifici ai soliti noti. Insistiamo affinché il governo non metta la fiducia, che sarebbe un brutto segnale di continuità con il governo precedente.

Non comprendiamo l’atteggiamento dell’esecutivo, perché la manovra si può modificare eccome, con normali emendamenti, mantenendo invariato il saldo. Si può e si deve modificare perché ora è assolutamente iniqua. Se il governo si rifiuta di modificare la manovra costringe Italia dei Valori a votare contro.

Abbiamo votato la fiducia al governo e vorremmo votare una manovra equa, ma non dipende da noi. Non ci stiamo a massacrare chi ha sempre pagato ed i più deboli e a non toccare i grandi patrimoni, i furbi e gli evasori. Equità non è uno slogan, ma una necessità politica e sociale.

In questo Parlamento rappresentiamo quella parte del Paese che, con l’alibi della crisi economica, non accetta che a fare i sacrifici siano sempre gli stessi. Vogliamo dare voce agli italiani che devono sobbarcarsi l’onere ed i sacrifici del risanamento e sono attanagliati da una profonda sensazione di ingiustizia. Se rimarrà così, non voteremo questa manovra, che è classista, neanche se dovessero mettere la fiducia.

Manovra ragionieristica

Tag: Camera , fiducia , Ici , Iva , manovra , Monti

COMPRAVENDITE DA MERCATO BOARIO

Berlusconi sta pagando le sue cambiali politiche, lo dimostrano gli incarichi di governo regalati ieri dopo aver incassato la fiducia. Hanno tutti poco di che gioire. Esultano ma è la gioia degli stolti, di chi fa finta di niente ma sa che la fine è imminente. Sono appesi ad un filo. Ieri, Berlusconi ha dato vita al più triste spettacolo mai visto, un vergognoso mercato delle vacche. Siamo disgustati, non ci sono altre parole per esprimere lo sdegno. L’obiettivo delle opposizioni era ieri di dimostrare che la maggioranza è sgangherata, accidentata e si tiene insieme solo con lo scotch. Non ha speranza, non ha idee, né un progetto e che per avere i numeri deve aprire al rialzo il mercato. Ci siamo riusciti. Ci dicono che abbiamo fallito il colpo? Abbiamo troppo rispetto per le istituzioni per scendere così in basso. La verità è che ieri l’opposizione ha messo il dito nella loro piaga, ovvero l’incertezza dei numeri. Erano topi in trappola, intimoriti e paurosi. Gradasse le rivendicazioni a fiducia incassata ma la paura nelle fila della maggioranza si percepiva chiaramente. Ieri hanno ottenuto la fiducia, tra mille difficoltà, mettendo in campo azioni non degne di un parlamento e di un governo, indegne per le istituzioni di questo paese e per la democrazia. Se sentono di aver vinto è bene che sappiano che la loro è una fiducia di Pirro. Nel 280 a.c., Pirro, re dell’Epiro, sconfisse i romani a Eraclea e ad Ascoli Satriano ma sostenendo perdite così alte da essere incolmabili. Si narra che, dopo la battaglia, gli eserciti si separarono e Pirro rispose così ad uno che gli esternava la gioia per la vittoria: “Un’altra vittoria così e sono rovinato”. La storia insegna. I Romani, dopo aver condotto con valore la guerra contro Pirro ed averlo costretto ad abbandonare l'Italia insieme al suo esercito, continuarono a combattere e sottomisero tutte le popolazioni che si erano schierate dalla parte di quest'ultimo. (Polibio, Storie, I, 6, 7).

LO SBADIGLIO CHE INDIGNA

 


12 sbadigli in 10 minuti. Bossi ha stabilito il nuovo record mondiale di noia politica. Certo l’occasione era quella giusta: il soporifero discorso di Berlusconi in un’Aula mezza vuota. Ieri sera a "Linea Notte", ho avuto un duro scontro con il sottosegretario Daniela Santanché, che ha attaccato in modo veemente il servizio mandato in onda durante la trasmissione. Quello sugli sbadigli di Bossi appunto. Lo ha definito una vigliaccata, una cosa vergognosa, disgustosa, e altre amenità simili, com’è nel suo consueto stile pacato. Vorrei fare una precisazione: se davvero Bossi è così malato merita il nostro rispetto umano e quello di tutti i giornalisti che non solo nei telegiornali di ieri, ma anche in tutti i quotidiani di oggi, hanno messo in grande evidenza gli sbadigli del Senatur. Ma a quel punto, un uomo in quelle condizioni, così gravemente malato da non poter stare seduto dieci minuti ad ascoltare il presidente del Consiglio che chiede la fiducia alla Camera, non può fare il ministro della Repubblica. Diciamo che Bossi è il più potente uomo politico italiano, forse ancor più potente di Berlusconi. Uno dei pochi ad avere in mano le redini del Paese. E l’Italia può permettersi di essere governata da una coppia composta da un anziano sessualmente deviato ed un altro gravemente malato? No, non se lo può permettere. Due sono i casi: o Bossi è troppo malato per fare il ministro ed allora la Santanché avrebbe ragione, ma lui dovrebbe dimettersi; oppure non è così malato ed allora lei avrebbe torto e la sua sparata sarebbe solo l’ennesima violenza verbale di chi non ha più di che giustificarsi.

 

Discorso mister B? Dittatorello