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PROPOSTA IDV: STOP CONSULENZE FACILI

Appassionati di vela e sci alpino, pianisti di piano bar e organisti su richiesta per matrimoni assoldati dalla Regione siciliana per la ricostruzione delle zone alluvionate del messinese: 15 incarichi di consulenza per un totale di 400mila euro. Un professionista, reclutato due volte e pagato due volte a distanza di due anni, dalla regione Liguria per redigere un progetto per sviluppare l’organizzazione dell’ente: progetto fotocopia, con un semplice copia e incolla per 30mila euro. Tecnici ingaggiati dalla regione Basilicata per occuparsi del sisma dal 2002 al 2008: hanno esaminato cinque pratiche in un anno. Sono solo alcuni esempi della marcia dei consulenti pagati dalla pubblica amministrazione, che non si ferma, anzi prosegue inarrestabile. La denuncia viene dalla Corte dei Conti e dal ministero dell’Innovazione tecnologica: accanto ad incarichi necessari, ce ne sono tanti, tantissimi, assegnati in totale assenza dei requisiti essenziali o adeguati.

La legge prevede che la pubblica amministrazione assegni consulenze esterne, solo nel caso in cui non vi siano professionalità interne adeguate a svolgere l’incarico. Davvero non si capisce come, a fronte delle pletoriche truppe di dipendenti pubblici, la pubblica amministrazione arrivi a spendere, in un anno, un miliardo e 800 milioni di euro per gli incarichi affidati da sindaci, presidenti di province e regioni, manager di aziende sanitarie e rettori di atenei.

Italia dei Valori, nella sua contromanovra, aveva proposto un pacchetto di proposte per disegnare una manovra più equa e ispirata ai principi di solidarietà. Tra queste, avevamo chiesto di dimezzare per decreto i 3 miliardi di euro che le pubbliche amministrazioni spendono ogni anno per consulenze e che il più delle volte rispondono a logiche clientelari, quando addirittura corruttive, con un risparmio di un miliardo e mezzo di euro.

In Italia abbiamo una pubblica amministrazione pletorica, con al suo interno eccellenti professionalità. Non si capisce la ragione per cui, dunque, si debbano buttare soldi invece che valorizzare le strutture e i dipendenti dell’amministrazione pubblica.

La nostra proposta è rimasta lettera morta. Nulla è cambiato e si vede come il fenomeno va avanti. Per questo, torniamo all’attacco. Questa volta con una proposta di legge, a prima firma del collega Antonio Borghesi, e sottoscritta da tutto il gruppo, con la quale chiediamo non solo che le consulenze nella pubblica amministrazione vengano dimezzate, ma che ogni affidamento di consulenza sia autorizzata dal ministero di riferimento per le amministrazioni centrali e per le Regioni, e del presidente della Giunta regionale per gli enti locali.

CONTROMANOVRA IDV: DOVE TOGLIERE E METTERE

Italia dei Valori non fa chiacchiere. Agisce e propone. Queste, dunque, le nostre prime tre proposte per una manovra più equa e ispirata ai principi di solidarietà. Cominciamo da un primo pacchetto di proposte. Tre punti chiari e semplici, da applicare subito.

1. DOVE TOGLIERE. Cancellare, subito, il previsto acquisto di 131 caccia bombardieri F35 che costeranno allo Stato 18 miliardi di euro. Cosa se ne dovrebbe fare il nostro Paese di 131 aerei da guerra, inutilizzabili nelle missioni di pace dove siamo ancora impegnati, in un momento in cui rischiamo il fallimento e tenuto conto che siamo l’ottava potenza militare al mondo? Cui prodest l’acquisto di questi 131 caccia bombardieri quando, secondo uno studio di Ania-consumatori in collaborazione con l’Università di Milano, le condizioni di vita dei bambini e dei minori sono notevolmente peggiorate e pagano il prezzo più alto della crisi?

DOVE METTERE. Con questi soldi, rendiamo più graduale l’innalzamento dell’età pensionistica prevista dal decreto, tutelando adeguatamente i lavoratori precoci, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare a 15-16 anni e hanno diritto ad andare in pensione subito; chi è vicino ai 40 anni di contributi ed ha perso il lavoro a causa della crisi e non può vivere altri due o tre anni senza alcun reddito; tutti i lavori usuranti per i quali è impensabile allungare gli anni dell’attività lavorativa.

 

2. DOVE TOGLIERE. Dimezzare per decreto i tre miliardi di euro che le pubbliche amministrazioni spendono ogni anno per consulenze e che il più delle volte rispondono a logiche clientelari, quando addirittura corruttive, con un risparmio di un miliardo e mezzo di euro. In Italia abbiamo una pubblica amministrazione pletorica, con al suo interno eccellenti professionalità. Non si capisce la ragione per cui, dunque, si debbano buttare soldi invece che valorizzare le strutture e i dipendenti dell’amministrazione pubblica. Dimezzare, con decreto, il numero delle auto blu presenti in Italia che costano 4 miliardo di euro, con un risparmio netto di 2 miliardi di euro.

DOVE METTERE. Con questi soldi, cancelliamo completamente il blocco delle indicizzazioni delle pensioni.

 

3. DOVE TOGLIERE. Abbassare a 500 euro l’uso del contante ma soprattutto consentire alle Agenzie entrate di incrociare i dati delle spese di ogni singolo cittadino o società con i dati dei redditi dichiarati. In questo modo evadere diventerà praticamente impossibile.  Il recupero non è quantificabile ora, ma parliamo sicuramente di decine di miliardi di euro soltanto nei prossimi anni.

DOVE METTERE. Aboliamo l’Ici sulla prima casa e avanzeranno anche un bel po’ di quattrini per aumentare e di molto gli assegni familiari in busta paga per le famiglie numerose, che sono state le più colpite in termini di riduzione del potere d’acquisto.

 

TAGLI AGLI SPRECHI, NON AL WELFARE

Tremonti lo ha ammesso. La manovra che abbiamo approvato a luglio era sbagliata, una colossale schifezza e va modificata. Dopo l'intervento della Bce e dell'Europa, che ha posto il governo in una sorta di commissariamento, ora si deve cambiare musica. Appunto. Però la musica annunciata dal governo non ci piace. Aspettiamo di conoscere il pentagramma nel dettaglio ma già da ora dichiamo forte e chiaro che la manovra bis deve suonare una sinfonia diversa. Non può e non deve ripercuotersi su chi è già stato massacrato. Farlo non è demagogia, o fantascienza. Si può e si deve. Perchè prima di mettere mano al welfare, al mondo del lavoro, alle tasche dei piccoli risparmiatori, c`è una giungla di sprechi e di costi della politica da disboscare, ci sono misure che si possono e si devono rilanciare. Serve solo il coraggio di farlo, di incidere concretamente su quei centri di potere, politico ma non solo, che per mantenere il loro status quo, bloccano la modernizzazione, lo sviluppo e la crescita del Paese. Noi lo abbiamo scritto, nero su bianco, nella nostra contromanovra che abbiamo presentato in Parlamento. Tre i settori d`intervento. Il primo, riduzione dei costi della politica; abolizione delle province; soppressione delle comunità montane, dei consorzi di bonifica, degli enti inutili; riduzione del numero dei parlamentari, eliminazione dei vitalizi per i parlamentari e consiglieri regionali; amministratore unico per le società e gli enti partecipati; eliminazione dei rimborsi elettorali ai partiti; auto e aerei blu; unificazione dei comuni con meno di 20.000 abitanti. Il secondo, riduzione delle spese della pubblica amministrazione: riduzione delle spese militari; unificazione degli enti previdenziali; riduzione dei consumi intermedi. Terzo, misure fiscali e cioè, ripristino delle norme per il contrasto all`evasione; rendite finanziarie al 20%. Noi offriamo al Governo il nostro pacchetto di proposte, che non presenta il conto ai soliti noti ma che riduce i costi della politica, razionalizza quelli della pubblica amministrazione e rilancia necessarie misure fiscali. Se il governo non ha il coraggio di farlo, è meglio che vada a casa.

UNA MANOVRA DIVERSA E’ POSSIBILE

 Che sia in arrivo una nuova manovra, l’hanno capito tutti. Che sia necessaria ed urgente, l’hanno capito tutti. Quello che, però, forse non tutti hanno capito, il governo per primo, è che un’altra manovra, diversa, che non si ripercuota unicamente su chi è già stato massacrato, è possibile. Non è vero che c’è un unico modo, questo deve essere chiaro. Prima di mettere mano alle pensioni di anzianità, di toccare i prelievi dei piccoli e medi risparmiatori italiani, c’è un mare di sprechi da tagliare, nella politica, nella pubblica amministrazione, nei comandi militari, in tutti quei centri di poteri che, per mantenere il loro status quo, bloccano lo sviluppo, la modernizzazione e la crescita del Paese. Italia dei Valori ha presentato un disegno di legge, una contromanovra da 70 miliardi di lire. Abolizione delle province, delle comunità montane e delle prefetture, accorpamento dei comuni con meno di 20.000 abitanti, unificazione delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri, riduzione del numero dei parlamentari, riduzione drastica delle consulenze, che spesso nascondono tangenti, riduzione significativa delle auto blu e molto altro ancora. Se il governo non è in grado di fare tutto questo, è meglio che vada a casa. Quello che serve al Paese sono partiti e forze politiche che sappiano farlo, abbiano il coraggio di incidere drasticamente sui centri di poteri, la politica per prima con i suoi costi elevatissimi. Noi non abbiamo pregiudizi e agiremo, valuteremo e decideremo con senso di responsabilità. Ma non si fa una manovra con tagli drastici alle pensioni, non si concepisce una nuova manovra togliendo fiato a chi già ne ha più poco. A questo ci opporremo con tutte le nostre forze. Questa è la sfida che lanciamo oggi.

CONTROMANOVRA IDV: NOI FACCIAMO SUL SERIO

Manovra? Per chi? Per cosa? Non per il Paese, non per il futuro, non per il rilancio dell’economia. Se questa è una manovra economica non ci resta che piangere ma di rabbia. Perché è una truffa, una vigliaccata, uno scaricabarile sul prossimo governo che verrà. Su 45 miliardi complessivi, ne scarica 40 sul prossimo governo. E’ una schifezza colossale, perché prende in giro gli italiani con misure inefficaci che non rilanciano l’economia. Taglia la sanità, taglia pensioni, servizi e non toglie un euro ai costi della politica e agli sprechi del pubblico. Tornano i tagli lineari, quelli che non guardano in faccia a nessuno, che tagliano e basta senza badare a chi è stato virtuoso o no. Torna il ticket sulla diagnostica e sulla specialistica da 10 euro. In arrivo anche il ticket sul codice bianco del pronto soccorso da 25 euro. Noi abbiamo lanciato il nostro guanto di sfida. Abbiamo presentato la nostra contromanovra partendo da un punto fondamentale. I costi della casta si possono ridurre con considerevoli risparmi per le casse pubbliche, molto superiori a quelli, annunciati e poi ritirati dal ministro Tremonti. I tagli dovrebbero essere drastici: dimezzamento del numero dei parlamentari con una legge costituzionale, abolizione delle province, soppressione di enti inutili, l’introduzione dell’amministratore unico nelle spa degli enti territoriali, evitando la proliferazione e moltiplicazione delle poltrone. E ancora, cancellazione delle rappresentanze all’estero delle regioni e abolizione del Cnel e, infine, la cancellazione del vitalizio ai parlamentari, per il quale abbiamo predisposto anche un ordine del giorno che sarà votato già la prossima settimana. Facendo sul serio, si ottengono risparmi di 6,3 miliardi nel 2012, altri 11 nel 2013 e poi risparmi strutturali a partire dal 2014 di 15,2 miliardi. Si può fare. Solo se ci fosse un pizzico di responsabilità e coraggio in più. Ma manca il coraggio. Il coraggio di intaccare i privilegi, di tagliare i costi della politica, di fare interventi strutturali per la crescita. Così non si va lontano. Per questo hanno fatto una manovra che è a metà tra una schifezza e una vigliaccata, o meglio, una truffa. E lo sanno.

LA CONTROMANOVRA DEGLI ITALIANI ONESTI

Antonio Di PietroAntonio Di Pietro

Risanamento, equità, crescita. Parte da qui la contromanovra dell’Italia dei Valori che abbiamo presentato oggi alla stampa. E’ la contromanovra degli italiani onesti, per un valore complessivo di 65 miliardi di euro in due anni, per metà indirizzati alla riduzione del deficit e per l’altra metà allo sviluppo. Il nostro obiettivo è esattamente l’opposto di quello del governo. Vogliamo rimettere i soldi nelle tasche degli italiani onesti e toglierli da quelle degli italiani disonesti, speculatori ed evasori fiscali. Lotta all’evasione fiscale, taglio ai costi della politica e alla spesa pubblica: 65 miliardi in due anni, di cui 33 dedicati alla riduzione del deficit e 32 allo sviluppo. Come? Una seria lotta all'evasione fiscale, taglio ai costi della politica e alla spesa pubblica. Italia dei Valori propone una tassa addizionale del 7,5% sui capitali regolarizzati con lo scudo fiscale e l'aumento delle tassazione sulle speculazioni finanziarie dal 12,5 al 20%. L'eliminazione del vitalizio di parlamentari e consiglieri regionali, il blocco immediato delle auto blu, la soppressione del ponte di Messina e l'inizio della riduzione delle spese militari. Vogliamo anche la reintroduzione dell'Ici sulle case di lusso. Nel capitolo dei risparmi dell'amministrazione Italia dei Valori prevede anche la soppressione parziale delle province. Vogliamo l'abolizione di tutte le province, tranne quelle dei capoluoghi di regione, ma per farlo serve una legge costituzionale, quindi iniziamo con legge ordinaria a cancellarne alcune. Poi, l'abolizione del Cnel che costa 20 milioni l'anno, una vecchia camera dei fasci e delle corporazioni che fa parte di quel Ventennio che vorremmo dimenticare. Oggi, con tutti i centri studi e le  associazioni di categoria che ci sono non ha più senso di esistere. La nostra contromanovra sarà depositata un attimo dopo quella dell’Esecutivo. Ci confronteremo e dialogheremo con tutti, sindacati ed associazioni di categoria. Ci auguriamo che questa proposta diventi il punto di riferimento per il governo che vorremmo e che gli italiani possono sperare. Il nostro obiettivo, in Parlamento, sarà quella di rivoltare come un calzino la manovra del Governo. Ora si toglie alle persone oneste per dare ai disonesti. E’ ora di fare l’esatto contrario.

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