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GOVERNO IN COMA: TUTTI IN PIAZZA
Emma Marcegaglia“Da sei mesi a questa parte, l’azione dell’esecutivo non è sufficiente. O questo governo è in grado di fare le riforme, altrimenti bisogna fare altre scelte. Il Paese non può più aspettare”. E’ Emma Marcegaglia, questa volta a rompere gli argini. Una reazione durissima che arriva proprio dagli amici più stretti del premier, dai ‘compagni di viaggio’ che l’hanno sostenuto in tutti questi anni. Parole che possono essere interpretate in un solo senso: nell’azione del governo non ci sono proprio più segni di vita. Il paese, come da mesi denunciamo su questo blog, è abbandonato a se stesso e, questa volta, non basta più neanche la roboante propaganda governativa. L’azione dell’esecutivo è un elettroencefalogramma piatto. E’ di pochi mesi fa l’ultima delle tante interviste a cui ci ha abituato da quindici anni a questa parte il ministro Tremonti. Titoloni, caratteri cubitali sui giornali con accattivanti annunci di prossime riforme istituzionali, del fisco, del welfare che da lì a pochi mesi il governo e il Parlamento avrebbero approvato. A queste promesse è seguito sempre il nulla. Per questo dopo aver leto le sue interviste subentra spesso un senso di vuoto, un horror vacui. Gli annunci, gli spot, non bastano più. Il Paese è fermo. Un’inefficienza che questa volta potrebbe significare entrare in un tunnel di declino senza vie d’uscita. Un’inettitudine che l’Italia in questo momento non si può permettere. In questi giorni, come avete potuto leggere sul sito, non ho praticamente mai parlato del caso Ruby, se non per soffermarmi su particolari che avevano una particolare rilevanza politica. Un premier che è come un sultano d’altri tempi e d’altri luoghi abbarbicato sulla sua poltrona dorata. Avrebbe dovuto avere solo la decenza di dimettersi. Era l’unica via per togliere il paese dall’imbarazzo in cui lo ha cacciato la sua condotta politica e morale. Un paese ormai allo sbando, senza giuda. Per questo mercoledì proporrò all’ufficio di presidenza del partito di promuovere una grande manifestazione nazionale. Una mobilitazione che, a detta di tutti i sondaggi, può portare in piazza ad urlare la propria indignazione più della metà dell’Italia vera, quella che lavora seriamente, che produce e che rispetta le leggi.



PARLAMENTARI PAGATI PER NON LAVORARE




FANGO AD OROLOGERIA. FERMIAMOLI!
E’ agghiacciante la sequenza. 15 settembre 2010. Emma Marcegaglia, all’inaugurazione del nuovo quartier generale della Diesel, dichiara: " Basta litigare e occuparsi di beghe interne. Facciamo le riforme serie che servono al Paese. L'Italia vive un momento di politica brutta che per mesi ha parlato di cognati, amanti e appartamenti: non e' questo che ci interessa". E’ finita la luna di miele tra il governo e Confindustria. Anche per gli industriali, la misura è colma. 16 settembre 2010. Alessandro Sallusti, direttore de il Giornale, scrive nel suo editoriale: “Con buona pace della Marcegaglia, i sondaggi dicono che i cittadini non si rassegnano ai silenzi e alle bugie sull’affaire monegasco”. Lo stesso giorno, il vicedirettore Porro, invia un sms al portavoce della Marcegaglia: “Ciao Rinaldo. Domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcegaglia”. Passano poche ore e Porro invia un secondo sms: “Spostati i segugi da Montecarlo a Mantova”. Il portavoce chiede se sia vero o una boutade. Porro risponde: “Eh, un po’ è vero, un po’ è vero”. Porro replica accusando la Marcegaglia di non aver mai avuto un rapporto con il Giornale. C’è tempo anche per un insulto alla presidente di Confindustria. Il portavoce della Marcegaglia chiama Crippa, il suo omologo in Mediaset, e gli esprime la sua preoccupazione per i toni e i contenuti. Crippa risponde: “Devi chiamare subito Confalonieri. Se parte Feltri va avanti due settimane”. Emma Marcegaglia, avvisata dal suo portavoce, chiama Confalonieri che a sua volta chiama Feltri. Passa qualche minuto e Confalonieri rassicura il presidente di Confindustria: tutto a posto, il Giornale desisterà e ribadisce anche lui la necessità e l’opportunità che la Marcegaglia rilasci un’intervista al Giornale. 22 settembre 2010. Porro invia un sms al portavoce del presidente di Confindustria: “W il Conf”. Viva la Confindustria, o viva il Confalonieri? Fate voi. Porro chiama il portavoce della Marcegaglia: “La signora se vuole gestire i rapporti con noi deve sapere gestire”. E poi aggiunge: “Dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa nel senso delle notizie, delle informazioni, della collaborazione”. Come ha detto monsignor Fisichella, per giustificare le bestemmie del premier, bisogna contestualizzare. Bene. Ecco il contesto: Lario, Boffo, Mesiano, Marrazzo, Fassino, Caldoro, Fini. La libertà di informazione non c’entra nulla in questa vicenda. C’è altro in ballo. Ebbene, io mi chiedo cosa deve succedere di più perché si alzi in questo paese un moto di indignazione corale? Cosa altro serve perché si fermi questa spregevole, infame macchina del fango?



LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE. ED ANCHE IL GOVERNO...




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