Taggati con: Falcone
Il governo s'è messo la coppola...



LA STUPIDITA' NON UCCIDE LA MEMORIA




MINISTRI? NO, SOLDATINI DI SILVIO!
Processo breve, 15 mila processi per truffa, omicidio colposo e corruzione che rischiano di andare in fumo. Pur di chiudere subito il processo di Berlusconi il governo e la maggioranza è pronta a varare la più grande amnistia mascherata della storia. Ladri, corrotti, stupratori, evasori ringraziano. E c’è pure chi nel Pdl, con incredibile faccia tosta per non dire di peggio, chiama a testimonial di questo scempio Aldo Moro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sacrilegio puro nel tempo di Lele Mora. Di fronte a questo scempio della giustizia è imperativo categorico per noi dell’opposizione fare ostruzionismo. Provare a fermare questa porcata è un dovere morale. Lo abbiamo detto per primi, lo diciamo da sempre. La maggioranza terrà? Probabilmente sì ma la corazzata berlusconiana scricchiola da più parti e noi saremo pronti ad approfittarne, non gli daremo tregua, pronti a farli cadere al primo cedimento. Sarà una battaglia parlamentare all’ultimo sangue. L’opposizione c’è e può fare male. Sappiamo come mettergli i bastoni tra le ruote e lo abbiamo ampliamente dimostrato in questa settimana. Ieri, padron Berlusconi, dopo le incursioni di Corsaro, ha impartito severo e intransigente gli ordini ai suoi soldatini di latta: tornate in Aula! Mantenete la calma! E i soldatini hanno prontamente seguito. Come marionette guidate dal grande burattinaio sono rientrati a servire il loro signore e padrone. Che triste spettacolo vedere in Aula ministri e sottosegretari massicciamente schierati per votare il processo breve di Silvio Berlusconi. Pur di garantirgli l’impunità, hanno toccato il fondo, arrivando a fare consigli dei ministri in fretta e furia all’ora di pranzo per non perdere una votazione. E in questo panorama governativo desolante, brilla per servilismo la Lega, quella che in Padania fa la faccia feroce contro la criminalità e a Roma vara le amnistie rimettendo in libertà migliaia di criminali. Ma le elezioni prima o poi arriveranno. Il conto sarà presto servito.



BORSELLINO, FERITA ANCORA APERTA
Falcone - Borsellino
Nel giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio, il giorno del ricordo, del dolore ancora vivo, dell’onore alla memoria di Borsellino, che infaticabilmente ha portato avanti la sua battaglia in difesa dello Stato di diritto, fino a pagare con la vita, mi tornano in mente le parole del suo collega, altrettanto infaticabile nella lotta alla criminalità organizzata: “La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio ed avrà una fine”.Questo concetto mi rimbomba in testa da giorni, tra l’ostinata e incontrollabile volontà di credere alle parole del giudice Falcone e l’amara consapevolezza che questo concetto diventi anno dopo anno più lontano.Sono passati diciotto anni dalla terribile strage di Via D’Amelio, da quella di Capaci, sono passati diciotto anni da quando un profondo conoscitore del complesso fenomeno della mafia diceva, credendoci, che essa sarebbe finita. Ebbene oggi Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Repubblica del tribunale di Reggio Calabria, da sempre protagonista nella lotta alla ‘ndrangheta, sotto scorta dal 1989, dichiara, in un’intervista pubblicata dal Corriere della sera pochi giorni fa, che “la ‘ndrangheta finirà quando non ci sarà più l’uomo sulla terra”. Ed ecco che la convinzione di Falcone diventa ancora più lontana dal concretizzarsi. Non sono solo le durissime parole di un altro magistrato impegnato in prima linea nella difesa della legalità a dimostrarlo, sono i fatti. Purtroppo, a diciotto anni di distanza, la battaglia intrapresa da Falcone e Borsellino non è ancora stata vinta. Quelle durissime ferite inflitte dalla mafia allo Stato non sono state ancora sanate e forse mai come adesso si è presentato il rischio che mafia, ‘ndrangheta e criminalità organizzata diventino vincenti sui territori.Oggi più che mai si avverte la minaccia che questo accada, oggi più che mai c’è il serio pericolo che i rapporti tra politica e criminalità organizzata non solo vengano fatti salvi, ma si diffondano a macchia d’olio sotto la sabbia dell’omertà. In un Paese in cui illustri esponenti della maggioranza e del governo esultano e cantano vittoria per la sentenza Dell’Utri, solo perché assolto per i reati successivi al ’92, viene il dubbio che non ci sia da parte dello Stato la seria volontà di combattere i fenomeni legati alla criminalità organizzata, né di fare luce su quelle stragi che oggi ricordiamo.In un Paese in cui esponenti della coalizione al governo, sostengono che la mafia è un problema del Sud, mi riferisco alla Lega, sorge il dubbio che, se nel Paese non si cambia radicalmente mentalità e non ci si prefiggono obiettivi precisi e costruttivi, quella battaglia che Falcone e Borsellino hanno portato avanti fino alla morte non potrà mai essere vinta.



LA STRATEGIA DELL’IMPUNITA’



UN QUADRO INQUIETANTE E OSCURO




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