Taggati con: mafia
LA STUPIDITA' NON UCCIDE LA MEMORIA




GLI ULTIMI GIORNI DI POMPEI



RICCHI PREMI E COTILLONS PER CHI SI VENDE A SILVIO
Romano - PrestigiacomoSettimana complessa e difficile quella appena trascorsa. Li abbiamo inchiodati per tre settimane con un ostruzionismo senza sosta. La prescrizione breve, ora, passa al Senato, dove continueremo a lottare come leoni, confidando nella saggezza del presidente Napolitano. Per salvare il premier si manda a puttane la giustizia in Italia, mandando al macero 15.000 processi. Ma ogni giorno ha la sua croce e riserva mirabolanti sorprese. In attesa che Silvio Berlusconi istituisca il ministero dell’Agopuntura - copyright, Francesca Fornario sull’Unità di oggi - per il responsabile di turno, quello che ha lasciato l’Italia dei Valori perché il partito non era abbastanza sensibile ai delicatissimi e fondamentali problemi dell’agopuntura -copyright, Sebastiano Messina su la Repubblica di oggi - apprendiamo che Saverio Romano, inquisito a Palermo per mafia, e neoministro dell’Agricoltura - quello che oggi è andato alla 51° Rassegna suinicola internazionale di Reggio Emilia per esprimere solidarietà agli allevatori di maiali - rimane sotto inchiesta per mafia. Il gip, infatti, ha ordinato al pm l’acquisizione di nuove carte, quelle relative alle indagini su mafia e politica che hanno portato in carcere l’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro. Non solo. Oggi apprendiamo che la Procura sta preparando un’altra richiesta per Romano, indagato per corruzione aggravata nell’ambito del business della metanizzazione, boss Ciancimino tanto per capirci. In un paese normale, ce ne sarebbe quanto basta perché Saverio Romano, in attesa che si faccia completa luce sugli addebiti a lui mossi, faccia le valigie. Per la verità, in un paese normale un indagato per mafia e corruzione non avrebbe mai dovuto essere nominato ministro della Repubblica, né tantomeno sedere in Parlamento. Ma tant’è, sigh!, siamo nel paese di Berlusconi, della prescrizione breve, dell’allunga processi, siamo insomma nel paese dove la giustizia in Italia ormai si accorcia o si allunga a seconda delle esigenze processuali del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Siamo nel Paese in cui Gasparri e Quagliariello, presidente e vicepresidente del Pdl al Senato, chiedono oggi con grancassa mediatica al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, un’azione disciplinare nei confronti dei magistrati di Milano che stanno indagando su Ruby. Siamo, infine, nel paese in cui, avere vicende giudiziarie pendenti è una nota di merito e ti fa vincere una poltrona da ministro. E’ lecito sognare un’Italia diversa, in cui la legalità torni al primo posto? Io credo di sì. Al di là dei numeri della maggioranza, drogati dalla scandalosa compravendita di Berlusconi, l’era del berlusconismo sta volgendo al tramonto nel Paese. Si può scrivere una pagina nuova.



I MAFIOSI SONO CRIMINALI NON EROI
Dell'Utri - Berlusconi
Surreality show. Nel Pdl si discute sulla figura di Vittorio Mangano. Per Marcello dell’Utri è eroe. Per Fini, giustamente, no. A volte storici ed intellettuali dibattono e si confrontano sulla statura di personaggi controversi. Altre volte è la politica a farlo e gli esempi non mancano. Ma questo caso è davvero singolare. Nel giorno della commemorazione di Paolo Borsellino, un eroe vero, nel partito di Berlusconi c’è chi vede in un mafioso pluriomicida addirittura una figura eroica. E’ il segno dei tempi. Della decadenza culturale provocata dal berlusconismo e della degenerazione della politica. Provate ad immaginare una situazione analoga negli Stati Uniti. Se un membro del Congresso americano vicino ad Obama definisse John Gotti un eroe, cosa succederebbe? Non scommetterei un centesimo sulla sua permanenza in Parlamento. E non molto di più su quella di Obama alla Casa Bianca. Mi chiedo come sia possibile essere finiti così in basso. C’è una parte del Pdl che ha coperto questo paese di fango, di melma mefitica. Malaffare, cricche, camorra, mafia. Un disgustoso intreccio tra politica, malavita e affari che ha avvelenato il senso civico della nazione. A questo punto l’indignazione non basta più ed è indispensabile affermare i valori di legalità e giustizia in ogni sede. In Parlamento come facciamo noi, certo, ma anche per la strada, nelle chiacchierate con gli amici, sul posto di lavoro. E’ una chiamata alle armi per un risorgimento civile e capillare, per ristabilire la verità dei fatti e chiamare le cose col loro nome. Un mafioso non è un eroe, un mafioso è un criminale.



CONDANNA DELL'UTRI GETTA OMBRE OSCURE
Anche la Corte d’Appello, dopo il tribunale di Palermo, ribadisce la condanna di Marcello dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. L’amico della prima ora di Silvio Berlusconi, collega in affari, in tutti gli affari: quelli di Fininvest e quelli di Forza Italia - perché anche questi ultimi, per Berlusconi, sono stati sempre e solo affari - è un sostenitore della mafia. Questo dicono oggi i giudici della Corte d’Appello di Palermo. E ancora una volta un’ombra lunga e buia, un brivido lungo le schiene degli italiani si avverte legittimo. Marcello dell’Utri, nell’universo berlusconiano, non è una persona qualunque. E’ l’uomo che ha dato vita ai primi circoli di Forza Italia, è la persona che con Berlusconi ha condiviso tutto, dall’ascesa economica alle relazioni politiche, per finire con la nascita del partito di Forza Italia. La condanna in Appello a Marcello dell’Utri è, in sostanza, la condanna ad un sistema di relazioni, ad un impianto di contiguità tra politica affari e mafia di una certa Sicilia, della quale attraverso Marcello dell’Utri lo stesso Berlusconi, volente o nolente, è stato coinvolto. A questo punto ancora più di prima resta l’esigenza di fare luce sui tanti episodi oscuri e ancora irrisolti della storia italiana. In particolare su quella stagione delle bombe della mafia: dalla strage di via dei Georgofili a Firenze, nel maggio del 93, all’attentato a Maurizio Costanzo, che, come ripetono da anni tanti pentiti, sarebbero state strumento e mezzo per creare in Italia un nuovo equilibrio politico, per l’ascesa di nuovi protagonisti sulla scena politica italiana. Oggi, più che mai, si pone la necessità di fare chiarezza su quella sorta di testamento morale lasciato da Paolo Borsellino. Nell’ultima intervista concessa ad una televisione francese, disse che le indagini per tarpare le ali ai vertici di Cosa Nostra si stavano spostando dalla Sicilia a quel sistema di relazioni che la mafia aveva intessuto con una certa imprenditoria milanese. In quella stessa intervista, Borsellino, nel ricordare il ruolo del famoso stalliere Mangano, rinviava alla figura di Berlusconi e di Mediaset. L’Italia non può più essere il paese dei misteri irrisolti, il paese delle ombre, dei poteri occulti. Deve a pieno titolo diventare una grande democrazia occidentale, trasparente, una casa di cristallo. La sentenza dell’Utri potrebbe essere il primo passo verso una nuova stagione di verità non più celate.



UN QUADRO INQUIETANTE E OSCURO




BERLUSCONI, E' ORA DI DIRE LA VERITA'




CHIEDIAMO LE DIMISSIONI DI COSENTINO




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