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CORROTTI PIU’ FURBI

È vero, dai tempi di Tangentopoli il fenomeno della corruzione e’ cambiato. Il problema e’ che e’ cambiato in peggio, perché oggi i corrotti sono più furbi. E questo perché un certo tipo di politica, che ha trovato la sua espressione massima negli anni di governo Berlusconi, ha sistematicamente depotenziato le armi a disposizione della magistratura per combattere il fenomeno della corruzione. Insomma, si è creato un habitat piuttosto ospitale per chi, nel nostro Paese, vuole fare tali affari criminali.

A poco è valsa la legge anticorruzione del governo Monti, che non ha dato una risposta adeguata al problema. Due semplici esempi lo dimostrano chiaramente: oggi, nel nostro Paese, un pubblico funzionario che si lascia corrompere non rischia posto di lavoro e l’impresa che corrompe può continuare a stipulare appalti con la pubblica amministrazione. Ora, è evidente che non è questa la strada da percorrere se vogliamo veramente combattere la corruzione, un fenomeno che da solo ruba al nostro Paese ben 60 miliardi all’anno e che, quindi, una volta debellato potrebbe ridarci ampio respiro di spesa.

Non dobbiamo avere paura di guardare in faccia la realtà: la corruzione, purtroppo, è una piaga endemica dell’Italia, e resterà tale fino a che non si introdurranno misure veramente rigorose. Per questo, la lotta alla corruzione sarà per “Centro Democratico-Diritti e Libertà”, alleato di Pd e Sel alle imminenti elezioni, una delle grandi priorità delle azioni del prossimo governo di centrosinistra.

TOGLIAMO ALL'ITALIA LA MAGLIA NERA

“Mancata semplificazione normativa,lungaggini burocratiche, bassa qualita' dei servizi pubblici e onerosita' degli adempimenti collocano il nostro Paese in fondo alle classifiche nel confronto internazionale. Sono i dati che emergono dal rapporto sulle determinanti dell'economia sommersa realizzato dall'Ufficio Studi di Confcommercio. Rispetto agli altri Paesi, si legge nel rapporto, "l'Italia registra il piu' basso livello di efficienza del sistema giudiziario ed e' agli ultimi posti per la capacita' di risolvere controversie tra imprese, per la diffusione di pagamenti irregolari e tangenti, per i costi e i tempi di adempimento degli obblighi fiscali".

Altra fotografia dell’Italia. Altro scatto in bianco e nero. Con molto nero direi. Il ventennio berlusconiano è stato una iattura per il nostro paese, perché da un lato lo ha reso immobile, dall’latro ha legittimato e coperto i reati dei colletti bianchi, che hanno causato un grave danno sociale, economico e culturale. Oggi l’Italia è maglia nera, è vero, ma ha anche enormi potenzialità. Ha tante energie, una struttura economica tutto sommato non debolissima e capace di investire nell’innovazione e nella ricerca. Un punto debole è la politica. Meno burocrazia, amministrazione pubblica più veloce, più efficiente, più vicina ai cittadini e lotta senza quartiere alla corruzione sono elementi prioritari per rilanciare l’economia italiana. L’Italia dei Valori ha presentato ha presentato in questi anni numerose proposte di legge su questi due temi fondamentali. A parole anche tutti gli altri partiti erano concordi nel sostenere i temi. Alla prova dei fatti queste proposte di legge giacciono ancora nei meandri delle commissioni, perché quasi tutti hanno le loro cricche da difendere. L’ostracismo del Pdl è cosa nota, ma, visto che si parla di alleanze, quest’ultimo scorcio di legislatura è fondamentale per capire con chi è possibile percorrere un percorso politico comune fondato sui programmi e con chi, al contrario, non è possibile condividere nulla. Noi continueremo a presentare le nostre proposte in Parlamento, certi di essere dalla parte della ragione.

L'INGIUSTIZIA E' SERVITA

E’ possibile, in un paese civile, guidare ubbriachi, causare la morte di tre persone, una donna e due bambini, e non fare neanche un giorno di carcere? In Italia sì. E’ successo, nei pressi di Trapani.

E’ possibile per un politico manipolare le azioni di una persona per ottenere particolari scopi e non subire alcuna imputazione perché la legge non lo prevede? In Italia sì. E continuerà a succedere, dal momento che l’inconsistente decreto anticorruzione approvato ieri alla Camera, non prevede il reato di concussione per induzione.

Cos’è, dunque, in Italia, la giustizia? Un concetto vano e sempre più lontano dalla vita reale dei cittadini e della classe politica, purtroppo.

Perdonate il paragone azzardato. Sto accostando un fatto di cronaca gravissimo con un episodio di brutta politica. La vita umana non è certo paragonabile ai traffici della pubblica amministrazione e della politica. Ma la coincidenza dei due episodi, l’approvazione alla Camera di un testo anticorruzione che lascerà alla corruzione tutta la libertà di manovra che ha avuto finora da una parte e, dall’altra, la sentenza del giudice di Marsala che ieri ha concesso il patteggiamento della pena a due anni, che non sconterà (pena sospesa), al giovane automobilista colpevole di aver ucciso tre persone, mi fanno pensare che il Paese sia allo sbaraglio. Un buio assoluto, dunque, non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista della giustizia che latita sempre di più, spazzata via da un’ingiustizia sovrana.

Quanto accaduto a Marsala è letteralmente paradossale, degno di un Paese in cui vige l’anarchia più assoluta, doloroso ed ingiusto nei confronti dei parenti delle persone che hanno perso la vita inquell’incidente. Io trovo, però, che non meno paradossale sia impegnare il Parlamento a discutere di un testo contro la corruzione che in realtà è solo il frutto di un accordo al ribasso, come tutti i provvedimenti approvati dalla strana alleanza Abc. E’ facile riempirsi la bocca con parole quali “anticorruzione” e poi, nei fatti, portare a casa un provvedimento che ha eliminato la concussione per induzione, che ha abbassato i tempi di prescrizione, che depotenzierà la lotta alle mazzette, con il risultato finale che molti processi, a cominciare da quello a carico di Penati, verranno falcidiati.

E questa sarebbe la giustizia? Mi pare che la parole in Italia non abbia più un significato.

legittimi sospetti sui centristi

Chi tocca la giustizia "muore". Quello che è accaduto ieri in commissione giustizia fa affiorare alla mente dei legittimi sospetti. E ragionevoli dubbi. Chi tocca la giustizia "muore", governo Monti compreso. Che il Pdl ricatti il governo sulla giustizia, è una certezza politica.

Il ministro Severino, che pure vorrebbe smarcarsi da un giogo pericoloso, ha una libertà d’azione molto limitata perché sa che dalle sue azioni dipende la sopravvivenza stessa del governo. Questo ricatto permanente si traduce in una mazzata alla nostra economia, che avrebbe bisogno di nuove regole, di trasparenza, di legalità.

In tutti i paesi del mondo che si riconoscono nell’ampio pensiero politico del liberalismo (di destra e di sinistra) e che applicano questi principi anche all’economia, le norme sul falso in bilancio sono severissime, così come quelle sulla corruzione. Negli Stati Uniti la lotta al falso in bilancio è una regola quasi religiosa. E non potrebbe essere altrimenti, perché si tratta dell’architrave del sistema economico e di mercato. Se le società presentano bilanci falsi, tutto il sistema crolla.

L’ostruzionismo del Pdl, che vuole difendere Berlusconi dai processi, è un danno enorme per tutta l’Italia. E questo lo sanno tutti i politici minimamente informati sulle questioni economiche e sociali dell’Italia. Compresi quelli dell’Udc. Perché, allora, il partito di Casini ha avuto un atteggiamento così ambiguo? Ha prima appoggiato la proposta del Pdl, contraria alle reintroduzione del falso in bilancio, e, dopo la ‘sconfessione’ del governo di quell’emendamento, ha detto che avrebbe valutato in Aula il provvedimento.

Fallita la costituzione del Terzo Polo assistiamo ad un riavvicinamento a Berlusconi. Forse il capo dell’Udc pensa di poter ereditare i voti in libera uscita dal Pdl e mira a diventare il nuovo leader del centrodestra.
Una scelta politica legittima, per carità. Ne ha tutto il diritto. Così come noi abbiamo il dovere di avvertire il Pd sui rischi di una rincorsa ai cosiddetti centristi che le urne hanno dimostrato essere perdente.

D COME DELAZIONE...

A come lotta alla crisi e D come caccia alla corruzione. Non sono improvvisamente uscito di senno, sto solo facendo una riflessione sulle mosse diagonali e pericolosamente sbagliate di questo governo.

- A sta per articolo 18, con l’abolizione del quale l’esecutivo pretende di combattere la crisi economica.

- D sta per delazione, la novità servita fresca fresca sul vassoio assortito di questo governo tecnico che di tecnico ha sempre meno.

Con la delazione pensano di poter combattere la corruzione. Peccato che si tratti di una legge che premia in denaro chi denuncia. Una legge confezionata per un mondo del lavoro esistente solo nelle favole. Già, perché tutti sappiamo che gli uffici sono i luoghi dove più facilmente si sviluppano invidie, antipatie, mal di pancia, che ora potranno, facilmente, trovare sfogo in una bella letterina di denuncia contro l’odiato collega, da presentare all’apposito funzionario, che, ovviamente, garantisce l’anonimato ed un premio in denaro, una buona percentuale dei soldi recuperati dallo Stato.

Sembra uno scherzo, ma è realmente una proposta su cui il governo sta lavorando. Una proposta che a me sembra una presa in giro, non meno dell’abolizione dell’articolo 18 per combattere la crisi.

La corruzione va combattuta con armi serie, certo non con la legge del tutti contro tutti. Non con una norma che farebbe diventare gli uffici un campo di guerra, dove si farebbe a gara a tessere tele di fango per fare qualche soldo in più.

Ci auguriamo davvero che il ministro Severino si accorga per tempo dell’errore madornale che sta per compiere sperando possa partorire un’idea migliore per la lotta alla corruzione. In fondo, visto il precedente, che sia migliore di questa è davvero facile.

RIFORME? GOVERNO CHIEDA A NOI

La conferenza stampa di Monti è stata una maratona record di 2 ore e 40 minuti. Ad essere del tutto sinceri, però, a parte tante enunciazioni e tanti buoni propositi, di concreto non è uscito fuori proprio nulla. Il presidente del Consiglio è stato insignito del tesserino di giornalista ad honorem, ma non ha dato una notizia una. E noi non abbiamo intenzione di commentare annunci, promesse e impegni. Vogliamo giudicare soltanto i fatti, che al momento ancora non ci sono. Però vogliamo ancora una volta essere costruttivi. Se il governo ha interesse al nostro contributo in materia di lotta alla corruzione e di riforma del processo civile, come annunciato dal ministro della Giustizia Paola Severino,  piuttosto che di lotta all’evasione fiscale e di efficienza della pubblica amministrazione, ce lo chieda e saremo ben lieti di mettere a disposizione i nostri progetti di riforma. Sono anni che ci impegniamo su questi temi, che presentiamo proposte di legge e facciamo iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica. Con Berlusconi al governo non se ne poteva neanche parlare, ora attendiamo che Monti e i suoi ministri diano un vero segno di discontinuità rispetto al passato. La palla, adesso, è nel loro campo. Vediamo come la giocano.

IL MOSTRO DELLA CORRUZIONE DIVORA L'ITALIA

C'è un mostro nel nostro Paese, un mostro vorace che ogni anno distrugge decine di miliardi di euro. Li fa sparire dalla disponibilità di tutti i cittadini. Così le tasse aumentano, i servizi peggiorano, la qualità della vita diminuisce, il debito publico aumenta, gli investitori stranieri se ne vanno a gambe levate. E i cittadini pagano un conto salatissimo. Il mostro è la corruzione. L'intervista del presidente della Corte dei Conti Giampaolino è l'ennesimo allarme. Da anni la Corte dei Conti denuncia, inascoltata, la gravità della situazione. l'ultimo dato è impressionante: 60 miliardi di euro. A tanto ammonta la corruzione in Italia, manco fossimo una repubblica delle banane. E' un'eredità dei governi Berlusconi. Ricordate le leggi ad personam per depenalizzare il falso in bilancio? Bene, questo è il risultato. Basta alibi ora, la lotta alla corruzione e' una priorita' nazionale. Italia dei Valori ha presentato diverse proposte di legge sul falso in bilancio e su efficaci norme anticorruzione, ma nessuna e' stata discussa a causa dell'ostilita' del Pdl. Ora non ci sono più scuse. Se Monti vuole dare un segno di vera discontinuità col passato deve iniziare da qui. La corruzione e' un male di sistema e come tale deve essere affrontato. Servono misure strutturali per eliminare questo odioso e subdolo reato, che condanna l'Italia alla marginalita'. La fase 2 annunciata dal governo deve partire proprio dalla lotta alla corruzione, che brucia decine di miliardi ogni anno

++LE BUGIE SULL'ANTICORRUZIONE++

++ DDL CORRUZIONE: VIA LIBERA CONSIGLIO DEI MINISTRI ++
(ANSA) - ROMA, 1 MAR - Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge anticorruzione. E' quanto si apprende da fonti di governo.(ANSA).

Una notiziona. Correva il giorno primo marzo duemiladieci. E subito Alfano, confermando la notizia, disse: "I nostri partiti non hanno bisogno di soldi rubati per sopravvivere. Chi ruba, ruba per sé".

Sintetizzava così lo spirito delle norme anticorruzione approvate dal Cdm facendo riferimento anche alle inchieste di quei giorni. Io dissi subito che si trattava di uno specchietto per le allodole. E commentai così:  "Il ddl anticorruzione è solo uno specchietto per le allodole, una presa in giro con cui Berlusconi spera di far dimenticare ai cittadini gli scandali che hanno coinvolto il governo ed il Pdl negli ultimi tempi. Se Berlusconi vuole davvero combattere la corruzione ed il malaffare faccia innanzitutto pulizia nel governo ed in parlamento nelle fila del Pdl e poi una immediata retromarcia sulle intercettazioni. Non si puo' parlare di lotta alla corruzione se si approva una legge e contemporaneamente si fa in modo che nessuno venga condannato per reati contro la pubblica amministrazione. La lotta alla corruzione ed al malaffare sara' efficace solo se si potranno ancora utilizzare le intercettazioni e se verra' reintrodotta la sanzione penale per il falso in bilancio ed abrogata la ex Cirielli che diminuisce i tempi di prescrizione".

Non mi sbagliavo. Nei giorni scorsi si è riunita la commissione congiunta Affari Costituzionali-Giustizia della Camera per discutere del testo, che, a quasi due anni di distanza, non è ancora stato approvato. Naturalmente, viene da aggiungere con un po’ di malizia. Il governo si è presentato con un testo che è come un bicchiere d’acqua fresca. Un testo inutile, che ha un bel nome (com’è altisonante la parola ‘anticorruzione’, soprattutto pronunciata da chi ha di fatto legittimato la corruzione) e che serve solo a illudere i pochissimi cittadini che ancora credono a questo governo. A parte che se questo è l’obiettivo farebbero meglio a chiamarli a casa, uno per uno, tanto son pochissimi…

Il fatto è che il ddl anticorruzione del governo non dà nessuna risposta concreta ed il governo ancora una volta ha dimostrato di avere poche idee. E confuse. Per di più, ha chiuso le porte in faccia a chi le idee ce le ha. E pure buone. Non si è confrontato con le opposizioni, ha respinto tutti gli emendamenti pur avendo presentato un testo insufficiente e inadeguato. La verità, triste, è che questo governo non ha alcuna intenzione di lottare contro la corruzione e contro lo spreco. Non vogliono norme efficaci, ma solo una legge-manifesto per ripulirsi l’immagine agli occhi dell’opinione pubblica. Hanno respinto persino il nostro emendamento che prevede l’annullamento dei rimborsi elettorali per quei partiti che non rispettino le norme sull’incandidabilità. A questi signori dico: non si illudano di averla vinta. Faremo una battaglia di legalità e di etica politica su questo punto, per avere finalmente un parlamento pulito.

PENATI, LE CRICCHE E 4 REGOLE PER UNA POLITICA PULITA

Cricche, consorterie, camarille sono diventate le vere padrone occulte d'Italia. La commistione tra politica e affari si fa sempre più maligna, maleodorante per chi vorrebbe pulizia in politica. Controllano affari, dirigono appalti, muovono soldi e persone. Un degrado politico e morale che, un Paese che sta affrontando faricosamente la crisi economica, non puo' permettersi. Di P4, case pagate all'insaputa dei proprietari, sottosegretari in odor di camorra, politici banchieri, traffici, scandali di governo, corruzioni varie abbiamo scritto spesso. Ed e' sempre emerso un dato chiaro: il berlusconismo, con i suoi continui attacchi alla magistratura, ha dato legittimità politica al malaffare e coperto la Casta. La corruzione si è estesa come una macchia d'olio nel mare. E ha colpito trasversalmente. Il caso Penati sta portando alla luce elementi gravi su cui si deve riflettere, senza fare sciocche e offensive difese di schieramento. La poltica deve fare pulizia al proprio interno e Italia dei Valori ha proposto una legge con suoi articoli:1) chi è stato condannato con sentenza passata in giudicato non può essere candidato2) chi è stato rinviato a giudizio per reati gravi contro la Pubblica Amministrazione non puo' assumere incarichi di governo. E si puo' anche andare oltre:3) il funzionario che è stato condannato per reati contro  la Pubblica Amministrazione deve essere espulso;4) chi ha corrotto non puo' fare affari con lo Stato e non puo' partecipare a gare pubbliche. Ripresenteremo in Parlamento queste proposte e lanciamo una sfida a tutti gli altri partiti (compreso il Pdl di quell'Alfano che parlò di "partito degli onesti"...) a sostenerle. L'Italia dei Valori è nata proprio per rinnovare e ripulire la politica italiana. E questo e' il momento giusto.

LA CORRUZIONE VOLA, IL GOVERNO FRENA

Secondo l’ultima stima di Trasparency International, l’Italia è scesa al 67° posto nella graduatoria mondiale sulla corruzione nella pubblica amministrazione. Da Tangentopoli in poi, a parte una breve parentesi, siamo andati sempre peggio. Quando Mani pulite muoveva i suoi primi passi, il giro di affari della corruzione italiana era di diecimila miliardi di lire l’anno, con un indebitamento pubblico tra i 150 e i 250 mila miliardi di lire. Negli anni sessanta il debito pubblico era inesistente. Negli anni ottanta cresce fino al 60% del prodotto interno lordo. Sale al 70% nel 1983. Tocca il 92% nei quattro anni di governo Craxi (1983-1987), per chiudere alla vigilia di Mani Pulite, nel 1992, al 118%. Dal 1993 al 1994 si registra infatti il picco di denunce dei delitti di corruzione. Dopo l’azione di Mani pulite, la corruzione diminuisce ma dal 2000 in poi torna ai livelli del 1991, quelli antecedenti all'emersione di Tangentopoli. Le leggi ad personam  di Silvio Berlusconi, taglio dei tempi di prescrizione per i reati economici, corruzione al falso in bilancio e i condoni fiscali hanno riportato la corruzione ai tempi d’oro. Tutte le proposte e i disegni di legge anticorruzione, anche quelle presentate da Italia dei Valori, sono impantanate nelle secche del Parlamento, ben chiuse nel cassetto e destinate a non venire alla luce per volere della maggioranza. Anche il disegno di legge d’iniziativa del Governo, tanto strombazzato in campagna elettorale e tirato fuori ogni volta che organismi internazionali segnalano la gravità della nostra situazione, è inchiodato in commissione. Ma non è tutto. Per  capire di che pasta è fatto questo governo e quanto abbia a cuore la lotta alla corruzione, basti pensare che hanno soppresso l’Alto Commissario Anticorruzione, presieduto da Achille Serra, un organismo alle dipendenze della presidenza del Consiglio. Non pensiate all’ennesimo ente inutile. Nonostante i pochi mezzi e le scarse risorse, questo organismo ha messo a segno una serie di successi quali l’indagine sullo stato della corruzione nella sanità in Calabria, l’ispezione alla Asl di Napoli 5, da cui emersero infiltrazioni mafiose e l’attivazione di un numero verde per consentire ai cittadini di denunciare casi di corruzione sotto garanzia dell’anonimato. L’organismo è stato sostituito con un Dipartimento alle dipendenze della Funzione pubblica, le cui risorse sono state ulteriormente ridotte di oltre due terzi. Risultati all’attivo di questo nuovo ente zero. Comprensibile d’altronde. A Singapore, l’ente anticorruzione conta circa 800 dipendenti, ha mezzi e risorse. Anche il Sol Levante ci dà lezione. Nessuna sorpresa. Questo, d’altronde, è il Parlamento delle impunità e degli impuniti.