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FACCE DI BRONZO E RIMOZIONE DELLA REALTA'

Verdini - La RussaVerdini - La RussaSta andando in scena in questi giorni la più grande operazione di rimozione della realtà mai messa in piedi in una democrazia europea. La linea di Berlusconi sul voto, espressa dal coordinatore Verdini (indagato eccellente e coordinatore del pdl) è: abbiamo pareggiato. Una bella X sulla schedina del primo turno delle amministrative in attesa del ballottaggio. Nessun cenno all’emorragia di voti, alla sonora bocciatura di Berlusconi a Milano, agli straordinari successi di De Magistris e Pisapia. Quelli che ‘via le Br dalle procure’ hanno perso, la gente non li vuole più. E’ evidente che di fronte agli effetti sempre più concreti della crisi economica in atto, che incidono sulla vita reale di tutti i cittadini, la mistificazione berlusconiana non basta più, ha dovuto cedere il passo alla realtà. Però bisogna ammettere che il loro tentativo è straordinario. Come la loro faccia tosta. Anche di fronte alla catastrofe elettorale hanno detto di aver pareggiato, se non addirittura vinto. Berlusconi ha trasformato le comunali di Milano in un referendum sulla sua persona. Ha perso, ma fa finta di niente. Vuol dire che non ha e non hanno alcuna intenzione di prendere atto della volontà popolare. Fanno finta di non rendersi conto che la risicata maggioranza parlamentare su cui ancora possono contare non rappresenta più il pensiero degli elettori. Non voler prendere atto della volontà popolare è anche un’indicazione politica molto chiara: rimarranno aggrappati alle poltrone con la colla, ci si faranno inchiodare sopra. Attenzione, dunque, a dare per imminente la capitolazione di Berlusconi. Il suo ciclo politico è finito senz’altro, ma non è detto che ciò coincida con la sua caduta. Questo deve essere uno spunto di riflessione per il centrosinistra. Dobbiamo farci trovare pronti

GIULIO "CESARE" BERLUSCONI GO HOME!

    La verità sta venendo a galla. Arcangelo Martino, condannato negli anni di Tangentoli, uno dei tre arrestati insieme a Carboni e Lombardi per aver dato vita secondo i pm alla P3, un'associazione segreta insieme agli onorevoli Verdini, Dell'Utri, Caliendo e Cosentino, dopo quaranta giorni di carcere, ha deciso di rompere il vaso di Pandora e quello che sta uscendo puzza di marcio e corrotto lontano un miglio. Altro che quattro vecchietti sfigati, la compagnia di villa Arzilla, innocua ed innocente, che al massimo ha corrotto qualcuno per pilotare le sorti di una partita a tresette al circolo della bocciofila! A casa Verdini, deus ex machina del Pdl, si discuteva del destino del lodo Alfano alla corte Costituzionale. Non solo. Si parlava della causa milionaria tra la Mondadori e lo Stato. Non solo. Si decideva la compravendita dei voti in Senato per far cadere il governo Prodi. Non solo Si decidevano candidature importanti. Non solo. Si decidevano gli appalti per l'eolico in Sardegna. E non erano solo loro gli attori in commedia. Martino, l'intrallazzatore bipartisan, che si muove con disinvoltura tanto a destra quanto a sinistra, tanto al Csm quanto in procura, svela oggi un particolare fino a ieri solo sussurrato: Cesare è Silvio Berlusconi e il vice-Cesare è Marcello Dell'Utri. Cesare da informare. Cesare da contattare. Cesare da vedere. Cesare da coinvolgere. E quando Cesare non c'è, basta il vicerè. Questo è quanto ha rivelato Martino ai pm ed il quadro che ne emerge è a tinte fosche. Lasciamo alla magistratura il compito di scoprire la verità. A noi, però, spetta il compito di una doverosa sintesi politica di fronte a circostanze tanto gravi. Coinvolto o no, direttamente o indirettamente, Silvio Berlusconi ha portato ai vertici dello Stato un grumo di illegalità e di potere marcio, di cui questo paese pagherà ancora per tanto tempo le conseguenze più tragiche, sia dal punto di vista della credibilità sul piano internazionale e dell'immagine, sia dal punto di vista economico. Mentre migliaia di aziende ed imprenditori vivono una crisi economica epocale, altre imprese ed altri imprenditori, corrotti e senza scrupoli, fanno affari con il potere e vanno in paradiso ad arricchirsi. Per questo, è bene che si ponga fine quanto prima all'era di Cesare. E' ora di stoppare, prima che sia troppo tardi, questa deriva illegale e illegalitaria e si comincia la bonifica delle sacche di malaffare che siedono nelle istituzioni ad ogni livello, centrale e periferico. Ci vorrà tempo, molto tempo, per smaltire le tossine dell'iniezione di veleno mortale inflitta al Paese da Silvio Berlusconi e dal berlusconismo. In un paese normale, Cesare sarebbe a casa da già un pezzo. E non perchè la sua maggioranza perde i pezzi ma perchè è un corrotto ed un corruttore. E chi è così, non può avere l'onore di sedersi a palazzo Chigi. Non può avere l'onore di guidare l'Italia. 

SI ALLA COMMISSIONE D’INCHIESTA SULLA P3

 

Dalla P2 alla P3Dalla P2 alla P3

Oggi il presidente del Pd, Rosy Bindi, durante una conferenza stampa, ha presentato la proposta di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla nuova P3, mantenendo fede a quanto annunciato la settimana scorsa. Ebbene, lo voglio dire con chiarezza, io sono d’accordo con l’iniziativa di Rosy, pur sapendo che non tutti nel mio partito, a partire dal presidente Di Pietro, sono pienamente convinti della bontà dell’iniziativa. Io sono convinto, invece, che sia una strada opportuna e percorribile per una serie di ragioni sulle quali, però, vorrei il conforto della vostra opinione. Innanzitutto, già il fatto di proporla è una vittoria perché se la maggioranza non dovesse autorizzarla, sarebbe un’ammissione palese di colpa, la dimostrazione che vogliono insabbiare la verità. Ma se riuscissimo a portarla a casa, con una presidenza affidata a persona autorevole e di assoluta garanzia, e non certo a Niccolò Ghedini, sarebbe un vero colpaccio per l’opposizione. Non solo perché si rivelerebbe uno straordinario mezzo per raccontare il marcio che c’è in quel partito, dalle sue origini fino ai giorni nostri, ma perché sarebbe una spina nel fianco affilata dell’opposizione che tormenterebbe Berlusconi per i prossimi due anni e mezzo. Ricordo, qui, che grazie all’inchiesta della Commissione Anselmi, si arrivò ad una legge di scioglimento della P2 e alla previsione come reato della creazione di società segrete con finalità analoghe alla P2. E’ chiaro che tale commissione non dovrà e non potrà sostituirsi all’inchiesta della magistratura, cui spetta l’accertamento delle responsabilità penali ma emerge sempre più con forza la necessità di far luce sulle responsabilità politiche e morali nel Pdl, che ormai ha al suo interno una questione morale grande come una casa e che, con molta probabilità, sarà la causa della sua implosione. I politici del centrodestra coinvolti in questa nuova società segreta, una sorta di cupola affaristica che perseguiva finalità private manipolando la cosa pubblica, non sono poche mele marce nate lontano dall’albero maestro. Hanno ruoli di primissimo piano, siedono alla destra del padre padrone, sono coordinatori nazionali, sottosegretari, rappresentano il cuore e l’anima di questo partito corrotto e sgangherato. Dunque, perché no? Perché, almeno, non provarci, non provare a metterli con le spalle al muro? Voi cosa ne pensate?

BOCCHINO INFILZATO, SCAJOLA INCENSATO

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Nel Pdl, oltre al tiro degli stracci, va di moda la pantomima delle dimissioni. Funziona così. Il ministro, il sottosegretario o il coordinatore nazionale in odore di guai, per associazione mafiosa o corruzione è solo un dettaglio, va dal presidente del Consiglio e gli consegna la sua bella lettera di dimissioni. Il premier le rifiuta e l’indagato di turno ringrazia. Scajola oggi, Cosentino ieri e Verdini l’altro ieri, il copione non cambia. D’altronde, come si dice, se non la lascia il premier la poltrona, che in quanto a guai giudiziari vanta indiscutibili primati, perché dovrebbero farlo i suoi seguaci o adepti?L’indagato, ringalluzzito dalla pantomina delle dimissioni mancate, torna alla sua poltrona e più gagliardo che mai comincia a sparare a zero su tutti, avversari politici, magistrati e giornalisti complottisti. Mai uno che dicesse “mi faccio da parte per fare completa chiarezza sulla vicenda che mi riguarda”. Oppure, lascio la poltrona “per non infangare le istituzioni che rappresento”. E mai una volta, mai, che il presidente del Consiglio dicesse “dimissioni accettate”. Se sei indagato perché hai relazioni pericolose con la mafia, se sei indagato perché risulterebbe che l’imprenditore amico ti ha comprato casa con vista sul Colosseo, o perché avresti fatto indebite pressioni per favorire il costruttore amico, non ti devi dimettere per permettere alla magistratura di fare chiarezza. No, devi andare avanti, con rinnovata energia e virulenza. Devi rimanere saldo alla tolda di comando, perché non infanghi le istituzioni che rappresenti, no. Dai loro lustro, esporti una bella immagina della classe politica che ci governa all’estero. Se, invece, presenti le dimissioni perché hai osato dire che il re è nudo, allora dimissioni accettate, neanche si discute. Un esempio fulgido di democrazia interna nel partito di maggioranza, di alto senso delle istituzioni e di etica della responsabilità, non c’è che dire. Le uniche dimissioni che il premier accetta sono quelle dei dissidenti, servite su di un piatto d’argento. Ne sa qualcosa Italo Bocchino, il vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera, cui Berlusconi ha promesso di infilzarlo. Tanto ha detto, tanto ha fatto. Non è finita qui. Altri coperchi di altrettante pentole del malaffare tra corruzione e politica salteranno nei prossimi giorni. Nella mani della Guardia di Finanza ci sono 240 conti correnti bancari che fanno tremare in queste ore i palazzi del potere. Noi continueremo a chiedere le dimissioni del ministro Scajola. E di tutti quelli che, coinvolti in vicende giudiziarie, invece di farsi da parte, rimarranno seduti sulla poltrona.

SE C'E' CORROTTO C'E' CORRUTTORE

 David il corrotto, Silvio il corruttoreDavid il corrotto, Silvio il corruttore   Hanno una bella faccia tosta Verdini, Cicchitto, Capezzone, Gasparri e compagnia bella ad esultare. Capiamo le esigenze dei minuetti di corte, ma a cosa si deve tanta gioia proprio non si capisce. “C’è un giudice a Berlino!” hanno gridato in coro, facendo strame del povero Bertold Brecht, che si starà rivoltando nella tomba, pensando all’uso spregiudicato che la destra sta facendo del povero mugnaio prussiano, protagonista di un suo celebre racconto, vessato dai soprusi del potere.Bastano due concetti, semplici semplici, per cancellare la tracotanza che portano stampata in faccia in queste ore nei salotti tv e nei cinegiornali compiacenti: la prescrizione non cancella il reato. Se c’è un corrotto, c’è anche un corruttore. E se il reato è stato prescritto è solo perché, con arroganza e protervia, questa maggioranza ha approvato la legge che accorcia i tempi della prescrizione, la ex-Cirielli per capirci. Qualcuno dovrebbe spiegarlo anche ai cinegiornali della Rai che oggi, per ben due volte, nel titolo e nel servizio, hanno definito "assoluzione" la prescrizione per l'avvocato inglese.Verdini, Cicchitto, Capezzone, Gasparri e compagnia bella, piuttosto, dovrebbero chiudersi in casa per la vergogna ed il presidente del Consiglio dovrebbe avere la decenza di dimettersi perché la sentenza della Cassazione non solo conferma che Berlusconi è stato il corruttore di David Mills ma che il suo impero affonda le radici nel malaffare, nell’illegalità e nella corruzione. Per la verità, in un paese normale, si sarebbe dovuto dimettere già da un pezzo. Ma siamo in Italia ed il presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi che marcia a tappe forsennate verso l’obiettivo finale: legittimo impedimento e processo breve.La Cassazione ha confermato uno per uno tutti gli eventi e le circostanze tra il signor Mills e mister B. Non solo. Ha confermato che le società offshore All Iberian sono state lo strumento con il quale il Cavaliere ha costruito le sue ingenti fortune. Nei fondi neri di quelle società erano custoditi più di mille miliardi di vecchie lire, con i quali Berlusconi ha spadroneggiato illegalmente, comprato abusivamente proprietà televisive, corrotto giudici, comprato sentenze, corrotto il Parlamento ed il governo per farsi approvare leggi favorevoli. Per la cronaca, ricordo che Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio, fu ricompensato per l’approvazione della legge Mammì con 21 miliardi di vecchie lire.La smettano, dunque, le prefiche del centrodestra di stracciarsi le vesti e di gridare alla fine della persecuzione, alla sconfitta del rito ambrosiano. Non c’è proprio niente da festeggiare visto che la sentenza conferma in toto il gravissimo caso di corruzione. Se hanno vinto questa battaglia è solo perché hanno truccato le carte. Ma la partita è ancora aperta. Su legittimo impedimento e processo breve daremo battaglia. Se ne potrà inventare una al giorno di legge ma nessuna di queste lo metterà al riparo dal giudizio degli italiani.

E’ UNA NUOVA TANGENTOPOLI

BertolasoBertolaso“Solo volpi nel pollaio”. “Solo ladruncoli da quattro soldi”. “Oggi chi ruba non lo fa per il partito ma perché è un ladro”. “Solo volgari lestofanti”. “Non è una nuova Tangentopoli”. E’ da ieri che, illustri esponenti del centrodestra martellano con questi ritornelli. La ragione è presto detta. Le regionali sono dietro l’angolo e ritrovarsi con esponenti di spicco del proprio partito e qualche ministro beccati con le mani nella marmellata non è proprio la miglior carta da giocare in campagna elettorale. Per questo, il presidente del Consiglio  è furioso e grida ai suoi “Che c’entro io con questi ladruncoli?”.Anche Mario Chiesa, quello del famoso pio albergo Trivulzio da cui partì l’inchiesta Mani pulite, fu definito poco più di una volpe, un ladruncolo, un volgare lestofante, un “mariuolo”, vi ricordate? E poi sappiamo come è andata a finire.La verità è che quanto sta emergendo è una nuova Tangentopoli. Serve a poco dire il contrario di fronte al verminaio che sta emergendo: consiglieri comunali, parlamentari, pezzi da novanta del primo partito in Italia e ministri non sono proprio rubagalline qualunque. Qualche differenza rispetto al ’92 c’è, ma la diversa forma non cambia la sostanza dei fatti.Questa è una nuova Tangentopoli, con abiti nuovi, più adatti all’epoca che stiamo vivendo. Oggi, va di gran moda il modello Bertolaso, e cioè, un commis di Stato trasversale, adatto a tutti i tipi di maggioranza, col piglio del salvatore della patria che, nel tempo, si è fatto fare leggi su misura per avere i superpoteri con i quali gestire allegramente centinaia di milioni di euro, senza doverne rispondere a nessuno. Il modello Pennisi, il consigliere comunale di Milano che si è fatto portare i soldi in una scatola di cartone, è demodè, non è più a la pàge. Ma il ritornello della difesa è identico a quella della Milano da bere degli anni novanta: “Non rubo per me, ho preso i soldi perché la politica costa. Servivano per la campagna elettorale”. Non so a voi ma a me ricorda qualcuno.Il sistema di corruzione si è ingegnerizzato ma la corte dei favori tra politica e mondo degli affari è rimasta quella di sempre, con un pizzico di furbizia in più per non farsi beccare. Un sistema ramificato di corruzione, una ragnatela che coinvolge tutti i livelli istituzionali, tessuta con consulenze, appalti, favori, poltrone, potere, assunzioni facili e posti in paradiso. Come hanno ingegnerizzato il sistema? Con diversi mezzi. Prima hanno iniziato con la delegittimazione dell’inchiesta di Mani pulite e dei giudici che fecero l’impresa. Poi si sono fatti le leggi per aggirare i paletti anti-corruzione. Poi hanno continuato a martellare contro i soliti giudici comunisti e la loro giustizia ad orologeria.La Corte dei Conti, che dal ’92 ad oggi non ha smesso di monitorare l’impatto dei reati contro la pubblica amministrazione, ha reso noto che, nel 2009, la corruzione è aumentata del 229 per cento, del 153 per cento la concussione. Per le mazzette lo Stato ha perso 69 milioni di euro.  La voce tangenti, corruzione e concussione è aumentata dell’11% rispetto allo scorso anno. Emerge, dice la corte, la massiccia sagoma di un iceberg mai dissoltosi dopo lo scoppio di Tangentopoli. Serve altro per dimostrare la palese continuità tra ieri e oggi?