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MAMMA RAI UN CORNO

Mamma Rai si diceva una volta. Mamma Rai un corno! Lo scandalo dei contratti di collaborazione con la clausola del licenziamento possibile in caso di gravidanza è roba da Medioevo. Così come da Medioevo è il tentativo di affossare l’innovazione nel Paese pretendendo il pagamento del canone da chi ha un Pc, un tablet, uno smartphone.

In un unico giorno sulla radiotelevisione pubblica si è abbattuta una bufera ed una mole di critiche e di commenti sarcastici da far impallidire il Berlusconi dei bei tempi. Twitter e Facebook sono letteralmente esplosi di commenti salaci sulle gravidanze ‘vietate’ e sul canone per i computer.

Brutta botta per quella che dovrebbe essere la più grande azienda culturale del Paese. Un danno d’immagine mica da poco ed una figuraccia per i vertici, che sono ormai delegittimati da tempo.

Tutto ciò apre una serie di considerazioni: la prima riguarda, ovviamente, la Rai. Impossibile chiudere gli occhi e far finta di niente: l’azienda ha bisogno innanzitutto di una nuova governance. Questo è chiaro a tutti. Non è possibile che questi dirigenti, che per anni hanno dequalificato il servizio pubblico – basti pensare all’informazione, alla mancanza di pluralismo, alle trasmissioni volgari e penose- restino in sella.

Per fortuna tra poco scadrà il loro mandato. E’ poi tempo di riforma complessiva del sistema radiotelevisivo italiano, per troppo tempo condizionato, anzi, dominato, dal potere politico di Berlusconi. La concentrazione di potere televisivo- mediatico è un’anomalia tutta italiana, che va sanata al più presto.

Altra triste considerazione, più generale, è che l’Italia non è un paese per donne. Ciò che accade in Rai e che ha suscitato sdegno e indignazione, accade tutti i giorni nel mercato del lavoro più oscurantista e retrogrado d’Europa. Contratti e fogli di dimissioni firmati in bianco sono una prassi. Un’ingiustizia indegna, che fa rivoltare lo stomaco, ma non solo: uno scandalo economico che costa all’Italia miliardi di euro ogni anno. Investire sulle donne e sui giovani sarebbe un ottimo volano per l’economia. Alla faccia di quest’Italia medievale.

SCARICHIAMO BRUNETTA

Renato Brunetta è un pessimo ministro. Si sa, l’hanno capito tutti. La sua crociata antifannulloni, che nelle intenzioni era lodevole, si è risolta in un nulla di fatto. Anzi. In perfetta linea col suo capo, Brunetta si attiene alla politica degli annunci, degli spot privi di sostanza e gli italiani sono stufi. Oltre a questo, che di per sé basterebbe a renderlo poco credibile come ministro dell’Innovazione (ma de che?) il ministro è abituato ormai da tempo ad irrompere nel dibattito politico con frasi incendiarie. Accende gli animi con dichiarazioni inaccettabili ed offensive, indegne di un ministro della Repubblica. Non solo, indegne di un qualsiasi uomo politico, anche dell’ultimo consigliere circoscrizionale. In un Paese normale non gli sarebbe stato consentito di occupare la poltrona così a lungo, ma siamo nell’Italia di Berlusconi e certi comportamenti non sono solo tollerati, ma premiati. Ricchi premi e cotillon a chi la spara più grossa. E Brunetta è lanciatissimo in questa speciale gara. Ha offeso i precari definendoli ‘la parte peggiore dell’Italia’ e poi ha invitato i disoccupati a scaricare le cassette. Vola alto il ministro nell’affrontare l’emergenza occupazione…Noi lo invitiamo a dimettersi. Sappiamo che non lo farà, ma ci penseranno gli italiani a mandarlo a casa, presto, insieme ai suoi colleghi. Saranno i cittadini a scaricarlo perché è evidente che questo governo ha esaurito il suo ciclo politico. Il video di Brunetta che insulta i precari è l’immagine perfetta del declino di questo governo. Sono scene da fine impero. I politici che prima offendono e poi si trincerano dietro le scorte sono quelli che hanno chiuso, che non hanno più nulla da dire. Nel caso di Brunetta sarebbe auspicabile.

CRISI, NESSUNO INGOI LA POLPETTA AVVELENATA DI TREMONTI

Berlusconi-TremontiBerlusconi-TremontiL'intervista di Tremonti pubblicata oggi su Repubblica farebbe ridere dalla prima all'ultima riga, se non fosse per il fatto che rappresenta una tragica fotografia dell'assoluta incapacità ed incoscienza di questo governo. E' una vera e propria gag, quella odierna del ministro dell'Economia, l'ultima conferma del fatto che Tremonti e Berlusconi sono come una vecchia coppia di comici da varietà che ormai tiene banco da 20 anni, stordendo gli italiani con dosi massicce di frottole. Nella puntata odierna del varietà del governo, Tremonti ci racconta, ancora una volta, che la crisi economica è finita, che i sacrifici più duri sono acqua passata, che l'Italia è più forte e gode di salute più degli altri paesi. E' tale la tecnica affinata in 20 anni dal ministro dell'Economia e dal suo premier, che, nel leggere l'intervista, se non apri bene gli occhi e non ti domandi: "ma chi sta prendendo per il culo?", ti verrebbe quasi da credergli. In realtà Tremonti dimentica che il nostro paese non cresce da 10 anni. Dimentica che, anche ora che le altre economie europee hanno ripreso a camminare, l'Italia è ferma ai blocchi di partenza. Dimentica le centinaia di imprese che continuano a chiudere i battenti, le centinaia di persone che continuano a perdere il posto di lavoro. Dimentica la disoccupazione giovanile al 25%, le decine di migliaia di precari che, a partire dal mondo della scuola, continuano ancora oggi a rimanere senza occupazione per i tagli iniqui e scriteriati di questo governo. Un governo che, come ha ricordato il Presidente Napolitano solo pochi giorni fa, non ha ancora messo a punto una politica industriale. E come potrebbe, d'altra parte, se il settore è privo della guida di un ministro? Questo governo non ha una politica fiscale, non ha una politica del lavoro, non ha una politica di riforme del sistema economia, che in Italia è ormai ingessato da decenni. Le proposte avanzate da Tremonti nell'intervento-gag di oggi sono il solito armamentario, in parte da libro dei sogni, quello in cui figurano cieli azzurri e bambini sorridenti, in parte costruito con armi spuntate che la prima volta che l'ho visto usare è stato 20 anni fa. Solo frottole, solo sogni, affermazioni anche giuste, ma squallidamente contraddette dalle politiche che da ormai quasi tre anni questo governo porta avanti. Tremonti deve davvero pensare che gli italiani siano un popolo di fessi, se indica, tra i più grandi obiettivi del governo, l'investimento nel settore della ricerca, che lui stesso, dal primo giorno di questa legislatura, cerca sistematicamente di radere al suolo, con l'aiuto di un'altra sciagura nazionale: Mariastella mani di forbice. Proprio per questa ragione, l'apertura di Tremonti ad un periodo di riforme da condividere con l'opposizione, se da un lato è insultante in quanto proveniente da un governo che fino al momento ha saputo legifrare solo a colpi di fiducia, dall'altro lato è solo una polpetta avvelenata offerta da un governo incapace di governare il Paese in una fase così delicata, ad un'opposizione che cerca in tutti i modi di coinvolgere nelle proprie politiche fallimentari. Ecco perché speriamo che nessuno ingoi la polpetta, speriamo che nessuno, da parte dell'opposizione, ci caschi. Quella di Tremonti non è una proposta, è solo un bidone. Per riportare l'Italia sulla strada giusta c'è un passo decisivo da compiere il prima possibile: mandare a casa questo governo, che non ha come obiettivo l'interesse generale del Paese, ma solo quello di difendere i tornaconti personali di Berlusconi.

SCUOLA, DALLA PARTE DEI PRECARI

"I precari non li incontro, sono militanti politici". Quest'esempio di democrazia e' una perla, una delle tante, del ministro Gelmini. Decine di migliaia di questi 'militanti politici' saranno buttati fuori dalla scuola grazie alla riforma del ministro che in molti cominciano a chiamare Attila. Secondo Gelmini i precari sono troppi e non possono essere assorbiti tutti. Certo, quando si tagliano i fondi alla scuola pubblica e' proprio cosi'. Ma il ministro sa bene che nessuno ha chiesto l'assunzione immediata e permanente di tutti i precari. Affermando quello, bara, trucca il confronto politico. I dati dei sindacati sono chiari: dal 2008 hanno perso il posto 67.000 insegnanti, pari a due Alitalia all'anno. E' chiaro che il sistema dell'istruzione pubblica in Italia non così non regge, ma il governo con la sua politica di tagli sta affrontando il problema nel modo peggiore. Si sta, peraltro, massacrando la scuola pubblica a tutto vantaggio di quella privata. Un'altra brutta pagina per questo governo. L'istruzione e' un pilastro del sistema sociale di qualsiasi paese moderno ed avanzato, ma in Italia sembra che questo concetto non sia valido. Il corpo docente e' stato troppo spesso mortificato, quando invece andava valorizzato ed incentivato. E' a queste persone che affidiamo l'istruzione dei nostri giovani, sono loro a formare la futura classe dirigente del paese. Ed invece che succede? Tagli drastici e favori alle scuole private. Chiacchierare con i precari in questi giorni di protesta e' utile e da' la dimensione di quanto siano motivati e quanto tengano a questo lavoro. Il potenziamento della scuola, della scuola pubblica, e' una priorità nel nostro programma. Siamo vicini agli insegnanti che protestano e siamo pronti ad accogliere suggerimenti utili.