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"SU ALITALIA, I CAMPIONI DEL LIBERISMO APPLICANO LO STATALISMO "A CARICO DEI CONTRIBUENTI"

 

Pubblico la mia dichiarazione di voto sul caso Alitalia. Italia dei Valori, dopo giorni di ostruzionismo in Aula, ha dichiarato il proprio voto contrario ad un rifinanziamento di 300 milioni di euro fatto pescando nelle tasche dei cittadini italiani che avrà un unico effetto: quello di allungare l'agonia di Alitalia.

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi,

l'Italia dei Valori ha fatto un'opposizione durissima contro l'approvazione del decreto-legge in esame per smascherare quello che crediamo sia un vero e proprio inganno che si sta cercando di perpetrare ai danni degli italiani. Sia chiaro: non l'abbiamo fatta conto gli interessi dell'Alitalia, né tanto meno contro gli interessi dei suoi dipendenti. Esattamente all'opposto: l'abbiamo fatta per difendere tale patrimonio e tali interessi contro l'azione del Governo che, a nostro avviso, non solo sta mettendo proprio l'Alitalia e i posti di lavoro dei suoi 15 mila dipendenti a serio rischio, ma ormai, quasi sicuramente, sta creando le condizioni per la loro distruzione.

Alitalia attraversa da tanti anni una fase di grande difficoltà che ha visto spesso lo Stato intervenire mettendoci molti soldi pubblici, ma senza mai essere capace di proporre risposte. Ebbene, il Governo Prodi in due anni aveva trovato un partner industriale, Air France, uno dei più grandi operatori internazionali in materia di volo civile, uno dei più solidi finanziariamente, che si era dichiarato disposto a rilevare Alitalia, a compiere importantissimi investimenti finanziari per rilanciare le sue capacità commerciali e che si era impegnato, inoltre, a rispettare in larga misura i livelli occupazionali dell'azienda e il fatto che Alitalia rimanesse la compagnia di bandiera italiana. Non voglio dire che questa fosse la migliore proposta possibile, né che non potesse essere migliorata, ma era una proposta seria che avrebbe tutelato, salvaguardato e difeso uno dei grandi patrimoni economici del nostro Paese.

Il problema è che negli ultimi tre mesi, da parte di quella che oggi è la maggioranza, si è messo in scena il più trito e il più deteriore dei comportamenti che caratterizzano spesso la politica italiana, caratterizzato soltanto dall'ipocrisia e dalla demagogia. In questo caso l'ipocrisia consiste in ciò: ogni volta che nel nostro Paese la politica ha voluto privatizzare pezzi di economia pubblica, e l'ha voluto fare eludendo le regole del mercato senza cercare di massimizzare le possibilità di profitto per lo Stato e di guadagno per i cittadini italiani, ogni volta che ha voluto privatizzare secondo criteri di «amicalità» più che di interesse pubblico e ha voluto applicare il vecchio refrain per cui i debiti sono dello Stato, mentre gli utili vanno ai privati, ha tirato fuori questa famosa parolina magica, «italianità». È questa la parolina magica che il candidato Premier in pectore Berlusconi ha tirato fuori tre mesi fa ed è lì che è nato il grande inganno, la grande demagogia elettorale. Per un pugno di voti, per un meschino di più di consenso elettorale si è pronunciata la famosa frase: o si fa Alitalia, o si muore.

Signor Presidente, questa rischia di essere in negativo una delle poche promesse che alla fine questo Governo avrà mantenuto: Alitalia non è ancora morta, non ci siete ancora riusciti, ma ci manca davvero poco! In due mesi, da quando l'attuale maggioranza ha vinto le elezioni, il valore di Alitalia in Borsa è crollato di un quarto; sarebbe crollato anche di metà se non fosse che da dieci giorni sono state sospese le contrattazioni per eccesso di ribasso. In questi due mesi Alitalia ha perso un quarto dei suoi passeggeri; insomma avete distrutto e state distruggendo un grande patrimonio economico del Paese.

Adesso, poiché questo non vi basta e non avendo soluzioni alternative da proporre, avete pensato di fare ciò che la politica sa sempre fare quando non ha idee: mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Si tratta di 300 milioni di euro che non servono a niente, signor Presidente, e che rappresentano un po' la linea di riferimento dei vostri Governi. Infatti, già nel 2004, quando Berlusconi governava, fu stabilito un altro prestito di 400 milioni di euro.

Signor Presidente, allora almeno vi era un progetto industriale e una speranza di salvare Alitalia. Non vi siete riusciti, perché il vostro piano non era buono. Tuttavia oggi non vi è un piano industriale e nemmeno lo stralcio di un partner, perché Aeroflot ha dichiarato che ormai Alitalia ha superato il punto di non ritorno, Air France è scappata, Air One continua a essere quella che è sempre stata, ovvero il topolino che non può mangiare l'elefante.

Mi chiedo, dunque, cosa resti. Resta soltanto quella banca a cui voi avete dato l'incarico di vendere la società, ma a cui avete riconosciuto la possibilità alla fine (se lo volesse e se lo decidesse) di potersela comprare per sé. Insomma, stiamo procedendo ad una vendita dove non vi è né un partner, né un piano industriale e neanche le regole, in quanto avete anche deciso di sospendere l'applicazione degli obblighi di comunicazione che una società quotata in borsa ha verso i suoi azionisti. Di conseguenza, nessuno saprà più niente e gli investitori e i risparmiatori italiani non avranno più nessuna tutela, ma non vi è più neanche un quadro di riferimento di legalità liberale, poiché chi è incaricato di vendere è anche incaricato (se vuole) di acquistare.

Mi chiedo che razza di vendita sia questa e come si possano tutelare così gli interessi degli italiani. Oltretutto, nel far ciò, andate incontro a quella che ormai per voi è solo l'ennesima procedura di infrazione. Non riuscendo ormai a realizzare in Italia quella secessione cara a una parte della Lega, state realizzando, giorno dopo giorno, una strisciante secessione dall'Europa.

Non vi è giorno, non passa giorno, in cui l'Unione europea non sia costretta ad aprire una procedura d'infrazione verso l'Italia. Tuttavia l'inganno, come dicevo all'inizio dell'intervento, che noi volevamo svelare è che tutto ciò rappresenta una storia già scritta, scritta tre mesi fa quando il presidente Berlusconi, inopinatamente, ha fatto fuggire l'unico e serio acquirente, senza avere alle spalle nessuna altra alternativa, nessuna altra possibilità e nessuna altra chance. Ci si è dati un orizzonte di tre o quattro mesi, coperto ora mettendo le mani nelle tasche degli italiani, sapendo che così non si ha alcun potere contrattuale, in quanto il poco tempo danneggia chi vende ed è tutto negli interessi di chi compra.

Tuttavia, pare che mettere le mani nelle tasche degli italiani non spaventi il Governo. Infatti, avete già quasi distrutto il valore di Alitalia, ora chiedete agli italiani 300 milioni di euro e saremo costretti a pagare una multa per l'infrazione europea e un'altra multa dovremo pagarla cambiando materia. Sarà una multa probabilmente miliardaria in euro per le frequenze che non avete mai voluto dare ad Europa 7 e anche quando fate finta di togliere (come nel caso dell'ICI), con una mano togliete, ma con l'altra prendete. In questo caso con un tratto di penna avete cancellato tutte le strade che dovevano essere costruite tra la Sicilia e la Calabria, questo sì il vero patrimonio di cui il sud del Paese ha bisogno per crescere!

Insomma, un Ministro autorevole del vostro Governo a proposto in queste settimane la Robin Hood tax: mi pare che il Governo di Robin Hood abbia molto poco e assomigli sempre di più all'avido sceriffo di Nottingham.

Pubblichiamo il testo integrale dell’intervista rilasciata oggi, venerdì 16 maggio, da Massimo Donadi ad Affaritaliani.it

CI SONO PIU' OPPOSIZIONI E DIVERSE LINEE. SI CONFRONTINO TUTTE Nel giorno dell'incontro tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, l'Italia dei Valori torna ad attaccare il Partito Democratico. "Siamo un po' scettici. Il dialogo va sempre bene, ma ci deve essere un oggetto e un obiettivo che in questo momento non sono assolutamente chiari", afferma ad Affaritaliani.it Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv a Montecitorio e numero due del partito di Antonio Di Pietro. "Il governo in questo momento non ha in nessun modo anticipato quali saranno le sue scelte in settori strategici. Ci inquieta anche un po' che questo dialogo in forma privata e non parlamentare parta proprio dalla Rai. Vorremmo capire se è un incontro dove si parlerà di Rai, di Mediaset, di pluralismo dell'informazione, dei diritti di Europa 7 o se si parlerà di come non turbare più di tanto gli equilibri che in questi anni Pd e Pdl si sono dati nella lottizzazione della Rai. Fosse così, sarebbe veramente molto poco opportuno".L'affondo poi prosegue: "Questo incontro non ci pare volto al dialogo istituzionale tra maggioranza e opposizione ma è più un incontro privato tra due partiti. E questo potrà essere utile per loro. Però ci sono più opposizioni e diverse linee, si confrontino tutte. Non ci è piaciuto quanto ha detto il Pdl sul regolamento dell'opposizione. La sensazione è che Berlusconi, oltre a essersi scelto la sua maggioranza, si voglia scegliere anche l'opposizione che gli fa più comodo, quella più incline al dialogo. Il riconoscimento del governo ombra del Pd è un abominio istituzionale: che cosa facciamo, tre governi ombra? Non si capisce di che cosa si stia parlando. Non c'è chiarezza. Si è voluto mettere il carro davanti ai buoi, dialogare senza ancora sapere di che cosa, per fare cosa e con chi. Di questo governo non ci fidiamo fino a prova contraria, non diamo una cambiale in bianco. La daremmo a chiunque, ma certo non a Berlusconi. Quando ci confronteremo su progetti veri decideremo".E Veltroni? Il leader del Pd sta dando una cambiale in bianco al premier? "Sono più che certo della buona fede di Veltroni. Tutta la sua azione politica in queste settimane è stata improntata all'auspicio di un Paese normale e quindi ha accettato la sfida al dialogo. Credo però che dovrebbe fare attenzione, perché nel Paese sta passando l'idea che le scelte del governo non nascono dalla responsabilità maggioranza e dall'azione/critiche dell'opposizione ma da una condiviosione generalizzata. No è un modo corretto di fare opposizione, che deve essere sempre incisiva. Questa melassa collettiva non è un buon modo di fare opposizione e sicuramente non è il nostro".I Rapporti tra Italia dei Valori e Partito Democratico? "Non sono facili in questo momento, ciò non vuol dire che sono cattivi. Questa volta il Centrosinistra si è presentato con una coalizione compatta e con un programma profondamente condiviso, ma oggi siamo all'oposizione. E' palese per tutti che nel modo di approcciarci al governo abbiamo due punti di vista diamentralmente opposti. Spero che quando passeremo dalla fase attuale dei proclami all'opposizione concreta sui contenuti saremo dalla stessa parte. Aver fatto due gruppi divisi non significa mettere in discussione la natura strategica dell'alleanza con il Pd e la prospettiva della confluenza in un partito unico dei riformisti, che però ora non è certo dietro l'angolo. Anche perché nel Pd devono esserci molti chiarimenti e spero che avvengano rapidamente".

Italia dei Valori: 100% candidati puliti!

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Pubblico l'articolo di Repubblica di oggi, a pagina 4, con la situazione situazione giudiziaria dei futuri eletti del nuovo Parlamento. L'Italia dei Valori, come ho più volte dichiarato in questa campagna elettorale, ha solo persone con fedina penale pulita.

"Maglia nera l´Udc di Pier Ferdinando Casini, primi della classe i dipietristi di Italia dei valori. Nella classifica delle "liste pulite" del futuro Parlamento, i due partiti rappresentano gli estremi negativo e positivo. Il 9 per cento dei futuri parlamentari centristi, infatti, risultano condannati in primo grado, in secondo o in attesa del pronunciamento di appello e Cassazione. A fronte del 100 per cento delle teste di lista dell´Italia dei valori che non ha riportato non solo alcuna condanna, ma neanche rinvio a giudizio. La classifica è stata stilata, al termine di un´indagine incrociata sulle liste presentate da tutti i partiti, dal sito "lavoce. info". E fa riferimento alla situazione giudiziaria dei futuri eletti o primi esclusi, già presumibili in base alla composizione delle liste e delle proiezioni. «C´è del marcio in Parlamento», è il titolo dell´inchiesta-classifica sui virtuosi. In testa risulta appunto l´Idv con il 100 per cento di candidati privi di qualsiasi coinvolgimento giudiziario. Segue la Lega col 93,1 per cento. Quindi, il Pd con il 98,8, il Pdl col 96,7, la Sinistra arcobaleno con il 98,1. Fanalino di coda l´Udc di Casini con l´85,3 per cento. Il sito informa che «la principale fonte riguardante la situazione penale dei candidati è il libro "Se li conosci li eviti" di Peter Gomez e Marco Travaglio (Chiarelettere, ed.) e le sentenze della Cassazione penale».

Lettera al Resto del Carlino, edizione Rovigo

Oggi sul Resto del Carlino, edizione di Rovigo, è comparsa in un articolo la seguente dichiarazione dell'on. Giaretta del PD: "Per quanto riguarda il senato la rappresentanza va soltanto alle liste che raggiungono una certa percentuale: quindi l'unico voto utile è al Pd. Dare un voto all'Italia dei Valori non serve perchè non verrebbe rappresentato. La conseguenza sarebbe quella di dare una maggioranza di presenze al PdL". Ho provveduto a inviare immediatamente al quotidiano la seguente risposta: Va bene che in campagna elettorale si sia pronti a dire di tutto, pur di raccattare qualche voto in più, però le bugie non portano lontano e soprattutto hanno le gambe corte. Che il solo voto utile al Senato sia il voto dato al Pd, come ha detto l'on. Giaretta, è proprio una grande Bufala o forse un pesce d'aprile per i polesani fatto un po' in ritardo. Se è vero infatti che al Senato c'è uno sbarramento, è anche vero che questo sbarramento, per i partiti che come Italia dei Valori sono una coalizione, è al 3%. Sicchè è assolutamente evidente che un voto dato a Italia dei Valori non solo è un voto utile, ma è un voto che anche in Veneto servirà per eleggere senatori. Così come un voto alla Camera dato a IDV nella provincia di Rovigo, porterà all'elezione di un candidato palesano, cosa che il PD ha purtroppo, con ogni probabilità, escluso. Non possiamo comunque che rammaricarci per una dichiarazione così poco leale, che certo non ci saremmo aspettati da un alleato, ma che, al di là di questa piccola caduta di stile, non intacca certo i rapporti tra IDV e PD che sono di piena collaborazione.

Lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

 

Dipietro - Donadi - Mura

Illustre Presidente,

da settimane ormai siamo costretti ad assistere ai reiterati quanto incessanti attacchi nei confronti della persona del Ministro Di Pietro e di tutto il nostro partito, Italia dei Valori, da parte dei media cui fa capo l'on. Silvio Berlusconi.

Come Lei avrà avuto modo di constatare, si tratta di un attacco coordinato sui suoi quotidiani, settimanali e sulle sue televisioni.

A prescindere dall'anomalia tutta italiana per cui un candidato premier è contemporaneamente un magnate dei media, ci chiediamo come possa essere possibile continuare a svolgere serenamente una campagna elettorale sotto un fuoco incrociato di veleni e insulti, talvolta anche personali, da parte di chi possiede più della metà dei mezzi di informazione, attacchi che si concretizzano in calunnie molto pesanti che diffamano l'onore e la dignità di chi, come Antonio Di Pietro e tutte le persone che fanno parte di Italia dei Valori, lavora per portare avanti un progetto serio e responsabile per il bene dei cittadini.

Siamo convinti che tutta questa acrimonia non giovi al Paese e nemmeno a chi ne è l'artefice.

Ci dica Lei, signor Presidente, come poter ristabilire un clima sereno, all'interno del quale ogni partito abbia la possibilità di illustrare ai cittadini elettori il proprio programma, come sarebbe normale in qualsiasi democrazia, secondo le regole dello Stato di diritto e non di uno Stato di natura.

Ciarrapico nostalgico di Mussolini fa ridere. Ciarrapico pluricondannato fa orrore

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Basta un semplice click per sapere tutta la verità e nient'altro che la verità sul commendatore Ciarrapico, quello che Berlusconi, in spregio degli alleati, ha voluto candidare al Senato, quello che il Cavaliere vuole far passare per un simpatico e mite signore che ricorda le fattezze e la simpatia di Aldo Fabrizi.

Se, sulla stampa e sulle tv, la cosiddetta stampa libera, avete trovato di tutto di più su "Er Ciarra" in salsa fascista, nostalgico del ventennio, mentre fa il saluto fascista ai funerali di Edda Ciano, poco o nulla vi hanno detto sulle pluricondanne che gravano sulla sua testa. Ma la rete non perdona e svela il vero volto del Commendator Ciarrapico, la cui nostalgia per Mussolini è un piccolo peccato veniale rispetto alla sua condotta a dir poco spregiudicata come imprenditore e alle gravi condanne che pesano sulla sua testa.

1993: Giuseppe Ciarrapico è condannato a quattro anni e mezzo di reclusione, ridotti in Cassazione a tre, per gli sviluppi della vicenda "Casina Valadier", azienda di sua proprietà. Il 18 marzo dello stesso anno viene spiccato nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare. Il 21 marzo entra a Regina Coeli. Il 24 aprile gli vengono concessi gli arresti domiciliari.

L'11 maggio dello stesso anno, viene revocato il mandato di custodia cautelare ma la liberà è breve perché Ciarrapico è di nuovo arrestato e trasferito a Milano, con l'accusa di finanziamento illecito ai partiti.

Dopo sette anni, quindi nel 2000, l'affarista è definitivamente condannato. Tuttavia, in ragione della sua età, viene affidato ai Servizi sociali.

http://www.astrid-online.it/Riforma-de1/Giurisprud/Sentenza-CorteConti-n-116_2003_R.pdf

1996:  Giuseppe Ciarrapico viene condannato nel processo relativo al crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, ridotti in appello a 4 anni e mezzo. Successivamente gli sono stati condonati 4 anni, e condannato a scontare gli ultimi 6 mesi in "detenzione domiciliare" per motivi di salute. La condanna è stata confermata dalla Cassazione. Non ha mai risarcito i danni alle parti civili cambiando continuamente residenza.

http://www.misteriditalia.com/newsletter/82/numero82.pdf

2008: l'ultima magagna è del 31 gennaio del 2008 con l'Agenzia delle entrate, che lo ha iscritto a ruolo per un'evasione di un milione e mezzo di euro di imposte personali.

http://it.wikipedia.org/wiki/Banco_Ambrosiano

Berlusconi dice che Ciarrapico serve per vincere. Noi, al solo pensiero di quello che l'accoppiata Berlusconi-Ciarrapico, avrà come programma in materia di giustizia, proviamo orrore perché, se è vero che i partiti vanno giudicati in base ai programmi, è vero anche che vanno giudicati per gli uomini che questi programmi dovranno portare avanti.

Mamme, ma anche lavoratrici. Una proposta concreta

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L'anno scorso, a pochi giorni dalla festa delle donne,  ho presentato un progetto di legge sulla maternità. L'idea è nata ascoltando storie di donne che si sono trovate a scegliere di fronte al doloroso bivio: o i figli, o la carriera. In una società come la nostra, sempre più competitiva e caratterizzata da ritmi veloci e incalzanti, le donne che decidono di essere madri molto spesso sono costrette ad abbandonare il lavoro, perché le due cose assieme a volte sono purtroppo incompatibili. Nel nostro Paese si sa, la legislazione in materia di previdenza sociale per le donne in gravidanza è molto carente e per una donna che non ha la fortuna di avere una famiglia accanto o un compagno che abbia a sua volta orari di lavoro flessibili, diventa praticamente impossibile riuscire a mantenere il proprio lavoro, quando non vi è un contratto a tempo indeterminato. In questa direzione si muove la proposta di legge che ho presentato al Parlamento, da un lato, propone il finanziamento di una serie di incentivi alla maternità e, dall'altro, propone l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne a sessantacinque anni, equiparandola sostanzialmente a quella degli uomini. Più specificatamente, la proposta di legge prevede la modifica del periodo obbligatorio di congedo per maternità, che dovrebbe passare dai due mesi precedenti e dai tre mesi successivi al parto ai due mesi precedenti e ai cinque mesi successivi, e la riduzione dell'ulteriore periodo facoltativo di congedo per maternità dai sei mesi attuali a quattro mesi. Inoltre, prevede, l'opportunità per le madri, al termine di questi due periodi di congedo, l'uno obbligatorio e l'altro facoltativo, di ottenere un reinserimento graduale nell'attività lavorativa attraverso la possibilità di chiedere un part-time. In entrambi i casi, però, i costi sostenuti dal datore di lavoro sono quasi completamente a carico dello Stato e sono finanziati dal risparmio prodotto dall'innalzamento dell'età pensionabile delle donne. L'innalzamento dell'età pensionabile delle donne è vissuto ancora oggi nel nostro Paese come un tabù. Ma occorre vederlo sotto una luce diversa, come un'opportunità in più per le donne che lo vorranno di stare accanto al proprio figlio prima, trattenendosi qualche anno in più al lavoro dopo. Infine, la proposta di legge vuole istituire, sul modello tedesco, una specifica indennità di genitore che sia per le famiglie italiane, e per le donne in particolare, uno strumento concreto, coerente, costante e, per quanto possibile, modulato a seconda della situazione economica di ogni singola famiglia, un riferimento sicuro per affrontare con le dovute serenità e sicurezza la scelta di essere madre. Bisogna uscire dal vicolo cieco "o madre o lavoratrice" e prendere la strada "Madre ma anche lavoratrice". E' un'opportunità non solo per le donne ma per la società ed il mondo del lavoro. Il testo integrale dela proposta di legge la potete trovare sul mio sito http://www.massimodonadi.it/parlamento.php

 

Respingiamo al mittente l'accusa di essere giustizialisti. E vi spieghiamo il perchè

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Ad ogni campagna elettorale, arriva, puntuale, nei confronti di Italia dei Valori l'accusa di giustizialismo. In questi giorni, stiamo assistendo ad una vera e propria escalation di accuse iniziate con un corsivo di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, nel quale Italia dei Valori viene definita quale "espressione dell'antipolitica" in chiave giudiziario-giustizialista" e che arrivano fino ad oggi (almeno per il momento) con le dichiarazioni di Berlusconi il quale afferma di provare orrore per Antonio Di Pietro definito un "campione di manette". Devo dire che, d'istinto, un simile fuoco incrociato e la durezza e l'asprezza degli attacchi mi fanno tornare in mente quella bellissima massima secondo la quale "le probabilità che una persona abbia ragione crescono in maniera direttamente proporzionale al numero delle persone che si affannano a dimostrare che ha torto". Ma mi rendo conto che cavarsela così sarebbe troppo comodo. E lasciamo anche stare il fatto che il giorno che qualcuno si prenderà la briga e ci farà il piacere di spiegarci cosa significhi giustizialismo ne prenderemo volentieri atto e potremo anche fare una sincera autocritica. Fino ad allora, resta forte in me il convincimento che quello che una parte importante della politica italiana (che trova sicuramente il suo epicentro in Berlusconi ma che travalica ampiamente i confini di Forza Italia e che non conosce distinzione di schieramento) ed un ampio settore dell'establishment giornalistico ed economico-finanziario del Paese, non perdonano a Di Pietro e, di conseguenza, ad Italia dei Valori è, ancora oggi, l'aver fatto piazza pulita di quel sistema di connivenza tra politici ed uomini d'affari corrotti che, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, stava mandando a gambe all'aria il Paese. Ma quella è un'altra storia (che pure rivendichiamo). Quello è il passato. Non è per quello che oggi un partito ed un leader politico, a quindici anni di distanza, possono essere giudicati. Vogliamo essere giudicati, soprattutto dai cittadini, per quello che siamo oggi, per le nostre idee, per il nostro programma e per i nostri valori. La cultura della legalità e della certezza del diritto, la cultura delle regole e della loro osservanza - che non stanno alla base di una visione giustizialista della vita ma che qualificano il concetto stesso di giustizia dai tempi di Beccaria ad oggi - non solo sono presupposti irrinunciabili di una società liberale e democratica ma sono, soprattutto, precondizioni etico - giuridiche perché ogni altro diritto civile possa trovare compiuta realizzazione: dalla libertà individuale alla sicurezza dei cittadini, alla crescita economica alla tutela dei più deboli. E' per questo che noi ci battiamo ogni giorno, e non ci interessa molto degli appellativi che ci affibbiano.

Abbiamo tagliato il grasso alla politica

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Ci avevamo provato già lo scorso anno ma era andata male. Tutti i nostri emendamenti alla legge Finanziaria, volti a dare un serio taglio ai costi della politica furono, infatti, irrimediabilmente cassati. Quest'anno, invece, siamo riusciti a centrare importanti obiettivi che ci eravamo prefissati. Molti degli emendamenti che Italia dei Valori ha presentato alla legge Finanziaria 2008 sono stati accolti. Grazie, dunque, alla nostra azione politica, si è dato finalmente il via ad un serio taglio ai costi della politica. Dal 1 al 15 febbraio, daremo il via ad una campagna di affissione in tutta Italia, dal titolo "Abbiamo tagliato il grasso alla politica". Una grande bistecca, che simboleggia idealmente la politica, cui abbiamo tolto il grasso, lasciando solo il magro, quello che conta per intenderci. Dove siamo riusciti a dare un taglio?
  1. L'abolizione del 60% delle circoscrizioni comunali (365 sulle attuali 616), con la norma che ne impedisce la costituzioni a città sotto i 250 mila abitanti. Cambia anche il sistema delle "deroghe", per un risparmio complessivo di circa 313 milioni di euro. Un esempio concreto? Spariranno le 13 circoscrizioni di Nuoro, una ogni 3 mila abitanti, quasi un grande condominio! Addio allle 10 circoscrizioni di Biella e Viterbo (rispettivamente 40mila e 60 mila abitanti); alle 14 di Asti che conta 70 mila abitanti.
  2. Seconda misura ottenuta: il taglio del 40% dei costi delle comunità montane. Le regioni dovranno decidere quali far saltare, ma se non lo faranno presto potrà intervenire il governo che, comunque, ha ridotto i trasferimenti.
  3. Abolizione della legge "mancia". ''Un obolo che si concedeva a ogni deputato'' che distribuiva risorse statali nel proprio collegio elettorale. Abbiamo incontrato resistente pazzesche, tanto che i fautori della legge obolo sono riusciti a farla prorogare con il decreto mille proroghe ma solo per le richieste relative alla legge 2007.
  4. Altro intervento contro gli ''sprechi'', la riduzione del 50% degli amministratori dei consorzi obbligatori di bonifica. I Cda, infatti, vengono equiparati a quelli delle societa' partecipate dal pubblico.
Si tratta di solo ''primi passi", è vero. Ma prima di noi nessuno ne aveva fatti. E abbiamo tutta l'intenzione di andare avanti in questa direzione. Manifesto Campagna Antisprechi Campagna “abbiamo tagliato il grasso”