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PENATI, LE CRICCHE E 4 REGOLE PER UNA POLITICA PULITA

Cricche, consorterie, camarille sono diventate le vere padrone occulte d'Italia. La commistione tra politica e affari si fa sempre più maligna, maleodorante per chi vorrebbe pulizia in politica. Controllano affari, dirigono appalti, muovono soldi e persone. Un degrado politico e morale che, un Paese che sta affrontando faricosamente la crisi economica, non puo' permettersi. Di P4, case pagate all'insaputa dei proprietari, sottosegretari in odor di camorra, politici banchieri, traffici, scandali di governo, corruzioni varie abbiamo scritto spesso. Ed e' sempre emerso un dato chiaro: il berlusconismo, con i suoi continui attacchi alla magistratura, ha dato legittimità politica al malaffare e coperto la Casta. La corruzione si è estesa come una macchia d'olio nel mare. E ha colpito trasversalmente. Il caso Penati sta portando alla luce elementi gravi su cui si deve riflettere, senza fare sciocche e offensive difese di schieramento. La poltica deve fare pulizia al proprio interno e Italia dei Valori ha proposto una legge con suoi articoli:1) chi è stato condannato con sentenza passata in giudicato non può essere candidato2) chi è stato rinviato a giudizio per reati gravi contro la Pubblica Amministrazione non puo' assumere incarichi di governo. E si puo' anche andare oltre:3) il funzionario che è stato condannato per reati contro  la Pubblica Amministrazione deve essere espulso;4) chi ha corrotto non puo' fare affari con lo Stato e non puo' partecipare a gare pubbliche. Ripresenteremo in Parlamento queste proposte e lanciamo una sfida a tutti gli altri partiti (compreso il Pdl di quell'Alfano che parlò di "partito degli onesti"...) a sostenerle. L'Italia dei Valori è nata proprio per rinnovare e ripulire la politica italiana. E questo e' il momento giusto.

NITTO PALMA, GIUSTIZIA (IN) AD PERSONAM

Il Quirinale aveva chiesto una candidatura di alto profilo per la successione di Alfano a via Arenula sulla poltrona di ministro della Giustizia. Berlusconi avrebbe scelto, secondo rumors sempre più concreti, Francesco Nitto Palma. Chi è il futuro probabile ministro della Giustizia? Il magistrato vicecapo di gabinetto nel ’94, quando Alfredo Bindi, ministro della Giustizia, tentò di fermare l’inchiesta di Tangentopoli con il famoso decreto “salva-ladri”, perché rivedeva i termini della custodia cautelare. Attualmente, è senatore Pdl, sottosegretario all’Interno e grande amico di Previti. Per lui, ed in onore della profonda amicizia, il probabile futuro ministro della Giustizia cercò di far approvare un emendamento che avrebbe congelato i processi di tutti i parlamentari, fino alla fine del mandato. Una sorta di lodo Alfano ante litteram, seppure minor. Sempre per Previti, amico di lunga data e solida corrispondenza, si prodigò per l’approvazione della legge Cirielli, ribattezzata salva Previti. Insomma, un curriculum vitae in perfetto blazer blu e cravatta regimental berlusconiano, precursore della difesa ad oltranza della Casta dalla giustizia e dal processo, difensore del diritto della Casta ad essere diversa davanti alla legge. Insomma, un ex pm da sempre alla corte di Silvio. L’uomo giusto, al posto giusto, con le inchieste giunte alla Camera e che travolgono parlamentari del Pdl, Alfonso Papa e Marco Milanese. L’uomo giusto, al posto giusto, con l’arrivo al Senato del processo lungo. E poi ancora, Mills, Mediaset, Mediatrade, Ruby. L’uomo giusto al posto giusto, nel momento giusto. Una candidatura di altro profilo. Appunto.

TOPO GIGIO MINISTRO DELLA GIUSTIZIA?

Frattini, Gelmini, Brunetta, e poi Carlo Nordio, magistrato, ma anche (scusate il veltronismo) Donato Bruno, Nitto Palma, Mantovano, Lupi, Bernini. E qualcun altro. Quasi una squadra di calcio a contendersi il posto di ministro della Giustizia. Sono i nomi che Berlusconi ha fatto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale non deve averla presa proprio benissimo. Ma in realtà erano tutti nomi di facciata, nessuno di questi è quello che ha davvero in mente il premier. Grazie alle nostre fonti a Palazzo Chigi, siamo in grado di rivelarvi l’identità del guardasigilli in pectore. Dopo lunghe ed approfondite verifiche tra i nomi papabili abbiamo individuato il profilo che corrisponde perfettamente al tipo di ministro che Berlusconi ha in mente. A Berlusconi serve un nome nuovo per la politica, ma popolare tra la gente. Uno dalla faccia pulita, che ispiri sicurezza e rassicuri i cittadini ma che dica cose intelligenti e con sicurezza. Basta con i vecchi e pedanti babbioni, la scelta migliore è quella di un volto capace di pescare consenso tra i giovani. Non è richiesta una grande competenza perché tanto a dettare la linea ci penseranno Ghedini e Berlusconi  (purtroppo siamo in democrazia e l’idea di bombardare le procure con i carri armati non è praticabile) e ad amplificare le dichiarazioni del neo-ministro ci penseranno gli organi di stampa compiacenti, cioè quasi tutti. Insomma, il nome è…ancora un po’ di suspence và…Avete indovinato? Vi do ancora un altro piccolo indizio: è già stato arruolato nello staff di Palazzo Chigi, per una memorabile campagna per le vaccinazioni contro l’influenza. Chi è? Ma Topo Gigio naturalmente. E’ lui il coniglio (pardon, il topo) nel cilindro che Berlusconi tirerà fuori al momento opportuno, cercando di superare le perplessità di Bossi, che avrebbe preferito Asterix. Eccoci qui, ancora a parlare di un governo sul quale ormai non si può fare alcun conto. Il nuovo segretario del Pdl Alfano ha più volte detto che si sarebbe presto dimesso per dedicarsi interamente al partito, ma non riescono a sostituirlo. Una girandola di nomi (molti impresentabili) per creare l’illusione che il governo esista ancora. Il punto è che l’Italia soffre una crisi di credibilità internazionale che la sta gravemente danneggiando. Questo governo è screditato non solo all’interno dei confini nazionali, tanto che tutti i sondaggisti rilevano un vantaggio del centrosinistra, ma anche e soprattutto all’estero. Questa crisi di credibilità impone che si vada al più presto al voto, per dare un governo affidabile all’Italia, che, nonostante Berlusconi, resta un grande paese.

GLI ULTIMI GIORNI DI POMPEI

Quelli del Governo sembrano gli ultimi giorni di Pompei. Mafia, corruzione, camorra, scandali e chi più ne ha ne metta. Non male per quello che doveva e dovrebbe essere il partito degli onesti. Nei momenti difficili di una nazione i grandi capi di Stato fanno sentire la loro voce. Roosevelt e Kennedy, lo fecero. Nei momenti e passaggi difficili della vita politica ed economica degli Stati Uniti, parlarono alla nazione rincuorando gli animi degli americani e rinsaldando l’unità nazionale. In Italia, no. Nel difficile passaggio che il nostro Paese sta vivendo, il presidente tace. Siamo senza guida, allo sbando. Di fatto, la guida del Paese, e aggiungo per fortuna, è nelle autorevoli mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Silvio Berlusconi tace da più di cinque giorni. Al presidente del Consiglio preoccupa più, anzi, ossessiona di più il pensiero di dover pagare De Benedetti dopo la sentenza del lodo Mondadori, che il rischio Grecia che incombe sul paese. Non solo. Il Governo e la maggioranza navigano in acque torbidissime ma tutti rimangono in sella con straordinaria faccia tosta. A cominciare dal ministro Giulio Tremonti che, al momento, non è indagato ma che certo in quanto a credibilità è messo male per via delle nubi nere e fosche che si addensano sulla sua testa. Per non parlare del ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano, coinvolto in gravi fatti di mafia, il quale, con incredibile faccia tosta, dice chiaro e tondo: “Non me ne vado”. E che dire del presidente della provincia di Napoli, l’onorevole ancora in sella Luigi Cesaro, coinvolto nell’inchiesta di camorra per un giro di affari su vendita e cessione di terreni? E gli onorevoli Papa e Milanese? Italia dei Valori sta mostrando un grande senso di responsabilità visto il difficile momento che il Paese sta vivendo ma se pensano di farci fessi hanno capito male. Un momento dopo l’approvazione della manovra, chiederemo che venga fatta luce su tutto e che qualcuno vada a casa. A cominciare dal ministro Romano, nei confronti del quale abbiamo depositato oggi una mozione di sfiducia. Per continuare con Papa che il Pdl e la Lega vorrebbero furbescamente salvare, votando solo in Aula con il voto segreto. L’ho già detto e lo ripeto: responsabili sì, fessi no.

ANGELINO ALFANO, IL SEGRETARIO CLONE

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 Voglio fare gli auguri al nuovo segretario del Pdl: Silvio Berlusconi. Pardon Angelino Alfano. Sapete com’è, a parte l’aspetto fisico, è difficile distinguerli. Ho ascoltato il suo intervento dal palco del Pdl e mi sembrava di riascoltare vecchi discorsi. Le stesse parole, gli stessi attacchi, le stesse identiche promesse. Le stesse del 1994. Alfano parla e la folla grida ‘Silvio Silvio Silvio’. Però…, c’è proprio aria di cambiamento e di rinnovamento nel centrodestra... Una notazione su tutte: la parola pronunciata più volte nel discorso politico d’insediamento di Alfano è stata ‘presidente’. Presidente Berlusconi naturalmente. Tutti sanno o capiscono che Alfano è una creatura di Berlusconi, ma rimarcarlo così platealmente è proprio stucchevole. Chissà che Silvio non abbia pensato di aver fatto uno sbaglio e di aver messo lì uno più berlusconiano di lui, fallendo così l’operazione di maquillage del suo partito. E’ difficile pensare che il nuovo corso possa essere migliore del precedente. Stiamo parlando di Angelino Alfano, quello del Lodo, quello che più di un ministro della Giustizia sembrava un avvocato di Berlusconi. Quello che vuole mettere i giudici sotto il controllo dell’esecutivo. Quello che quando parla pensi ‘ma è Ghedini?’, gli manca solo il ‘mavalààà’. Quello che se non ci fosse stato Berlusconi al governo non avrebbe mai fatto il Guardasigilli. Quello che…basta mettetecelo voi il resto. La nomina di Alfano (perché di nomina si tratta, nonostante l’acclamazione) è una mossa degna del miglior Gattopardo: tutto cambi per non cambiare nulla. Una scelta che ha fatto storcere il naso a molti nel Pdl, che pure avevano l’ambizione di ricoprire quell’incarico. E’, soprattutto, un chiaro segnale di debolezza, la dimostrazione che siamo ormai vicini alla fine di un ciclo. Ed è per questo motivo che sono felice per la sua nomina a segretario del Pdl.

INTERCETTA​ZIONI, FANGO E MARMELLATA

No Legge BavaglioNo Legge BavaglioUna volta, quando i politici, i manager, i grand commis venivano beccati con le mani nella marmellata, avevano il buon gusto di farsi da parte. Alcuni addirittura si vergognavano davvero, altri, furbi e scaltri, ricomparivano dopo anni sotto altre spoglie, dopo un periodo di ‘purificazione’. E già questo era un problema che ha causato danni al Paese. Ma oggi? Oggi è peggio, se vengono beccati con le mani nel barattolo, la bocca sporca, la camicia macchiata, aggrediscono, dicono che vogliono coprirli di fango. Non è fango, belli, è marmellata. E’ la marmellata del potere occulto, delle tangenti, delle interferenze indebite, della ragnatela di organizzazioni che arrivano dove non dovrebbero e che condizionano la vita economica e sociale del Paese. Che infettano anche l’informazione e la cultura. Questi signori, di fronte a tutto quanto sta uscendo sui giornali, non hanno la dignità di dimettersi, di spiegare, di andare spontaneamente dai magistrati. No, loro dicono che il problema non è il reato, non è il malcostume, il problema è, udite udite, la pubblicazione delle intercettazioni. E per questo si attivano e subito propongono una legge. Noi ci schieriamo senza se e senza ma:nessun bavaglio all’informazione e nessun aiuto ai criminali. Le intercettazioni sono uno strumento di indagine indispensabile e i cittadini hanno tutto il diritto di essere informati sulla condotta e sulle malefatte di chi governa. E’ assurdo che il centrodestra pensi ad una legge sulle intercettazioni quando le priorità del Paese sono ben altre, a partire dalla crisi economica e sociale che sta attanagliando l’Italia. Mentre le imprese chiudono e si bruciano ogni giorno posti di lavoro, Berlusconi impone ai suoi sherpa di lavorare ad una legge che favorisce solo la Casta, i mafiosi ed i criminali. Siamo sconcertati di fronte a tanta arrogante irresponsabilità e non arretreremo di un solo passo.

AGNELLINO ALFANO, L'ANGELINO DI SILVIO

"Berlusconi è bollito" dice un Bossi mai stato più saggio. E' evidente, ormai, che il presidente del Consiglio si sente il terreno tremare sotto ai piedi. Una situazione cui non è abituato, che lo fa andare fuori dai gangheri ancora più di quanto non faccia per sua indole. Che fa, dunque, il Cavaliere disperato perché vede il suo trono a rischio? Si mette a sparare a zero contro tutto e tutti, contro una Cassazione "politicizzata" che secondo le sue elucubrazioni starebbe tentando di dargli la spallata definitiva, contro i suoi candidati, contro la libertà di espressione ed opinione, contro quel Santoro che continua a mettere a nudo verità per Berlusconi troppo scomode. Ma a tutto questo siamo abituati. Quello che, devo dire, è stato sorprendente, per quanto sicuramente non in positivo, è stato l'ultimo coniglio estratto dal cappello magico dell'instancabile premier. La disperazione lo ha portato niente meno che a rispolverare la figura del segretario di partito, che si concretizza "democristianamente" nell'ormai ex guardasigilli Angelino Alfano.  Al deus ex machina, dice Berlusconi, "spetterà l'ultima parola sulle scelte partitiche strategiche, anche di governo". Un noto "signorsì", insomma, l'Agnellino nazionale, messo a fare da cuscinetto tra il padrone e il suo governo. Ora sarà l'Angelino a dettare gli ordini e salvare l'insalvabile, nella mente contorta di Berlusconi. Quello stesso Angelino che si è messo ai piedi del suo presidente tentando di sovvertire le basi costituzionali cui il Paese si è sempre attenuto, con le varie leggi ad personam. Quell'Angelino che non ha mai opposto resistenza alcuna alle richieste del suo padrone, ora sarà la guida politica di un Pdl ormai a pezzi. Per lui la giusta ricompensa per la totale devozione al capo. Per il partito nessuna svolta sostanziale, ma solo di facciata. Per il Paese un chiaro segno: Berlusconi è ormai all'angolo, reso ancora più folle dalla disperazione per la consapevolezza di essere alla fine.

HANNO UCCISO L'ART. 3 DELLA COSTITUZIONE

Idv in aula dopo l'approvazione del processo breveIdv in aula dopo l'approvazione del processo breveClinica Santa Rita: nessuna giustizia. Processo Cirio: nessuna giustizia. Caso Tarantini: nessuna giustizia. Fincantieri Palermo; nessuna giustizia. Processo Eternit: nessuna giustizia. Ilva di Taranto: nessuna giustizia.  rogo Thyssenkrupp: nessuna giustizia. Crollo casa dello studente: nessuna giustizia. Strage di Viareggio: nessuna giustizia. Questi sono alcuni degli effetti del processo breve, solo per rimanere ai processi più importanti. Ma altre migliaia di vittime e di familiari non avranno giustizia. E il ministro Alfano ha il coraggio di affermare che il processo breve influirà solo sullo 0,2 per cento dei processi. Ci vuole coraggio, pelo sullo stomaco per affermare certe cose. Però ci sono anche vantaggi, infatti Berlusconi ha annunciato che sarà proprio Alfano il suo successore nel 2013. Bella carriera Angelino, complimenti. L’obbedienza cieca è apprezzata dalle parti di Palazzo Chigi. E pure altre cose, ma non voglio scadere nella volgarità dei bunga bunga. Ieri la Camera dei Deputati ha commesso un delitto giuridico: ha assassinato l’Art. 3 della Costituzione. Quello che dice: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E poi continua: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Non tutti i cittadini sono più uguali davanti alla legge, perché uno è più uguale degli altri e la farà franca al processo Mediatrade. E la Repubblica ha rimosso non gli ostacoli alla partecipazione, ma il principio di legalità politica. Ieri si è scritta una pagina nera, scura per la nostra democrazia e per la nostra storia parlamentare. Una maggioranza raffazzonata e prezzolata ha approvato una vergognosa norma ad personam. Ancora non è legge, perché deve essere approvata anche al Senato e la nostra battaglia continua. In Aula e nelle piazze, nelle città e nei comuni di tutta Italia. Anche per ricordare che il 12 giugno si vota per i referendum, compreso quello per abrogare il legittimo impedimento. Andiamo a votare, mandiamolo a casa

MINISTRI? NO, SOLDATINI DI SILVIO!

Processo breve, 15 mila processi per truffa, omicidio colposo e corruzione che rischiano di andare in fumo. Pur di chiudere subito il processo di Berlusconi il governo e la maggioranza è pronta a varare la più grande amnistia mascherata della storia. Ladri, corrotti, stupratori, evasori ringraziano. E c’è pure chi nel Pdl, con incredibile faccia tosta per non dire di peggio, chiama a testimonial di questo scempio Aldo Moro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sacrilegio puro nel tempo di Lele Mora. Di fronte a questo scempio della giustizia è imperativo categorico per noi dell’opposizione fare ostruzionismo. Provare a fermare questa porcata è un dovere morale. Lo abbiamo detto per primi, lo diciamo da sempre. La maggioranza terrà? Probabilmente sì ma la corazzata berlusconiana scricchiola da più parti e noi saremo pronti ad approfittarne, non gli daremo tregua, pronti a farli cadere al primo cedimento. Sarà una battaglia parlamentare all’ultimo sangue. L’opposizione c’è e può fare male. Sappiamo come mettergli i bastoni tra le ruote e lo abbiamo ampliamente dimostrato in questa settimana. Ieri, padron Berlusconi, dopo le incursioni di Corsaro, ha impartito severo e intransigente gli ordini ai suoi soldatini di latta: tornate in Aula! Mantenete la calma! E i soldatini hanno prontamente seguito. Come marionette guidate dal grande burattinaio sono rientrati a servire il loro signore e padrone. Che triste spettacolo vedere in Aula ministri e sottosegretari massicciamente schierati per votare il processo breve di Silvio Berlusconi. Pur di garantirgli l’impunità, hanno toccato il fondo, arrivando a fare consigli dei ministri in fretta e furia all’ora di pranzo per non perdere una votazione. E in questo panorama governativo desolante, brilla per servilismo la Lega, quella che in Padania fa la faccia feroce contro la criminalità e a Roma vara le amnistie rimettendo in libertà migliaia di criminali. Ma le elezioni prima o poi arriveranno. Il conto sarà presto servito.

INGIUSTIZIA E' FATTA!

Leggo oggi sul “Corriere della Sera” l’editoriale di Pierluigi Battista e mi trovo a riflettere su un concetto che probabilmente ha sfiorato molti italiani negli ultimi anni. Battisti sostiene che “sulla giustizia su potrebbe evitare l’ennesima guerra di religione, se ambedue gli schieramenti la smettessero di farsi imprigionare dall’incubo di Silvio Berlusconi”. Si potrebbe, sì, sono d’accordo con un giornalista che considero valido e d’indiscussa professionalità. Si potrebbe ed è quello che vorremmo, dal momento che siamo convinti che la giustizia il Italia debba essere riformata. Si potrebbe, se solo ci fosse la possibilità di salvare anche solo pochi punti di una riforma che , detto in tutta franchezza, è fatta di misure non solo inutili, ma anche dannose. Non è per partito preso se l’opposizione si matte di traverso nei confronti di questa proposta. E’ semplicemente perché si tratta di una bomba che rischia di far saltare in aria i principi fondamentali della Costituzione. L’indipendenza della magistratura è stata voluta dai nostri padri costituenti a tutela dei cittadini. Questa cosiddetta riforma ‘epocale’ non risolve il primo problema ed aggrava il secondo, mettendo, di fatto, i giudici in ginocchio di fronte ai politici di turno. Si tratta di una riforma che affida al Parlamento la scelta di quali reati, anno per anno, il magistrato deve perseguire. Non solo, è previsto anche che ad indagare sui magistrati debba essere un apposito consiglio di disciplina di nomina parlamentare. Non riesco a capire in che modo una riforma del genere possa agevolare la funzionalità della giustizia. Tutto, in sostanza, andrà a finire nelle mani di un solo ed assoluto potere. Indipendentemente dalle vicende personali di Berlusconi, dal processo Ruby, con cui lui stesso ieri si è affannato a dire che ha “zero” a che vedere questa riforma, si tratta però di un testo che di “chiaro”, come Berlusconi lo ha definito ha solo una cosa: non servirà a risolvere i problemi della giustizia e minerà gli equilibri che hanno sempre garantito il bilanciamento tra i poteri dello Stato. Certo, forse questa riforma ‘epocale’, che di epocale ha solo l’anticostituzionalità, un fine l’ha raggiunto: si è sostituita, sulle pagine dei giornali e sulle bocche dei politici dell’opposizione, alle dette e ridette parole sui processi dello stesso premier. Se questo era lo scopo di Berlusconi e dei suoi fedelissimi, sono riusciti nell’intento, ma non durerà a lungo e soprattutto questa riforma non arriverà mai alla fine del suo percorso.