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Una manovra figlia di nessuno

Il governo balla. Balla coi numeri e con le proposte per la manovra. Ciò che vale al mattino non ha più senso il pomeriggio. E meno male che serve senso di responsabilità e rigore. Il governo è riuscito a battere se stesso ed ha raggiunto vette ancora più alte di cialtroneria politica rispetto a quelle cui ci aveva abituato, che pure sembravano inarrivabili. Più che una manovra, questo testo sembra sia diventato una lotteria mattutina. Ogni giorno, infatti, qualcuno lancia la sua proposta dalle pagine dei giornali (forse prima di fare un'intervista pescano un bussolotto), partecipando al gioco di chi la spara più grossa. Così finisce che questa manovra (pessima) è figlia di nessuno, non ha padri politici. Tutti la criticano, nessuno la difende. Neanche Tremonti e Berlusconi. Non si gestisce così il Paese in una situazione di crisi, con il rischio di attacchi speculativi. In tutto questo marasma, oggi, c'è una buona cosa. Maroni ha detto che ci sarà una riduzione o persino l'azzeramento dei tagli dei trasferimenti di fondi agli enti locali che, in questo modo, potranno continuare a fornire servizi ai cittadini. Speriamo siano parole con un minimo di fondamento.

NUOVO SCUDO? OGNI OCCASIONE E' BUONA

  Naturalmente oggi smentiscono ogni voce, dando la colpa a giornali e giornalisti. Ieri, però, se ne parlava, quindi ne deduciamo che ad inserire un nuovo scudo ci hanno quanto meno provato. E siamo davvero al paradosso: mentre l’IdV proponeva di tassare i capitali scudati per recuperare miliardi di euro sottratti al bilancio dello Stato, spuntava, nelle menti governative, capaci di sorprese continue, l’ipotesi di un nuovo scudo fiscale. Ma si può arrivare a tanto, mi domando? Berlusconi pensa di sì, evidentemente. Mai nessun altro governo ha fatto del condono un principio di politica delle entrate. Il pericolosissimo duo Berlusconi-Tremonti ne ha fatti di ogni tipo: fiscali, previdenziali, edilizi. Mi pare doveroso ricordare che il modo indegno di favorire gli evasori è emerso in tutta la sua gravità da un rapporto della Corte dei Conti. Da una previsione d’incasso dei condoni 2003 di 11 miliardi di euro, infatti, se ne incassarono solo 6, mentre gli altri 5  miliardi di euro mancarono all’appello. Tutto ciò, grazie anche ad una norma di tremontiana ideazione che in pratica permetteva a coloro che si autodenunciavano come evasori, di ottenere una rateazione. Ebbene, il ministro non ha neanche previsto che il mancato pagamento anche di una sola rata comportasse la perdita dei benefici della richiesta di condono. Risultato: tanti, troppi evasori hanno ottenuto il beneficio della cancellazione di ogni pendenza con il fisco e di ogni conseguenza penale, è bastato fare la rateazione, pagare la prima rata e poi dileguarsi nel nulla. Ma noi non ci stiamo, signor ministro. Premiare i truffatori e penalizzare gli onesti cittadini non è una politica che possiamo accettare ed è esattamente quella che il governo continua ad adottare, sperando di farla franca, anche in un momento di emergenza economica, infilando nel testo di risanamento addirittura norme che agevolino il rientro di capitali, così da dare una mano, per l'ennesima volta, a chi fa riciclaggio.Come se non fosse più che sufficiente ciò che hanno già fatto, permettendo la ri-nazionalizzazione dei capitali esportati illegalmente all’estero con una tassazione del solo 5% del loro valore. Norma che ha favorito in modo massiccio tutte le categorie di evasori. No, evidentemente a questo governo non basta e dunque pensa bene di continuare a far scempio della legalità portando al collasso la nostra economia. Ebbene, noi ciò non lo consentiremo mai. Ci batteremo con ogni mezzo, in Parlamento come nelle piazze, perché questo governo vada a casa.

IL DOPPIO FALLIMENTO DEL GOVERNO

  La manovra varata dal governo alla vigilia di un ferragosto particolarmente complicato per l'Italia, può essere sintetizzata in un'unica parola: fallimento. Come volevasi dimostrare, le nostre peggiori previsioni e i più pessimistici timori si sono concretizzati, tradotti purtroppo, nero su bianco, in un testo che documenta un dato politico ed uno economico assimilabili in quell'unica sintesi di cui parlavo sopra, una sola parola. Fallimento della politica berlusconiana dei cieli azzurri e prati in fiore, che va di pari passo, purtroppo, con il fallimento economico di una manovra che non aiuterà il Paese a crescere, nonostante il bagno di sangue che rappresenterà per le fasce di popolazione che già hanno ampiamente pagato la crisi. Poco conta che adesso si stagli all'orizzonte berlusconiano l'idea di tassare i capitali scudati (meglio tardi che mai). Di fatto, mentre il volto teso e le parole melodrammatiche del Cavaliere testimoniano il fallimento politico suo e del suo governo, che non solo non ha mantenuto la promessa di ridurre le tasse, ma si è visto costretto ad aumentarle, a "grondare sangue" saranno, di fatto, ancora una volta, i conti in banca (se ancora ci sono) delle famiglie, con conseguente ulteriore contrazione della spesa e paralisi della crescita. C'è, però, un dato politico che inquieta forse ancor di più della palese sconfitta ed è l'incapacità, da parte di Berlusconi e del suo governo, di ammettere la stessa. Così come per mesi si sono rifiutati di accettare la realtà e la gravità della crisi, proseguendo indisturbati sull'onda dell'ottimismo e della positività, ora attribuiscono la gravità del momento ad un fattore esclusivamente esterno ed internazionale, non prevedibile. Quando prevedibile lo era, eccome ed era stato ampiamente prospettato da più parti dell'opposizione. Se, dunque, il governo continua a giustificare una manovra ingiustificabile dicendo che non poteva fare diversamente, noi continueremo a dire che un’altra manovra, diversa, che non si ripercuota unicamente su chi è già stato massacrato, è possibile. Prima di mettere mano alle pensioni di anzianità, di toccare i prelievi dei piccoli e medi risparmiatori italiani, c’è un mare di sprechi da tagliare.Italia dei Valori ha presentato un disegno di legge, una contromanovra da 70 miliardi di euro. Abolizione delle province, delle comunità montane e delle prefetture, accorpamento dei comuni con meno di 20.000 abitanti, unificazione delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri, riduzione del numero dei parlamentari, riduzione drastica delle consulenze, che spesso nascondono tangenti, riduzione significativa delle auto blu e molto altro ancora. Se il governo non è in grado di fare tutto questo, è meglio che vada a casa. Perché errare, forse, è umano, ma perseverare è diabolico ed in questo caso, signor Berlusconi, vorrebbe dire portare il Paese alla rovina.

TAGLI AGLI SPRECHI, NON AL WELFARE

Tremonti lo ha ammesso. La manovra che abbiamo approvato a luglio era sbagliata, una colossale schifezza e va modificata. Dopo l'intervento della Bce e dell'Europa, che ha posto il governo in una sorta di commissariamento, ora si deve cambiare musica. Appunto. Però la musica annunciata dal governo non ci piace. Aspettiamo di conoscere il pentagramma nel dettaglio ma già da ora dichiamo forte e chiaro che la manovra bis deve suonare una sinfonia diversa. Non può e non deve ripercuotersi su chi è già stato massacrato. Farlo non è demagogia, o fantascienza. Si può e si deve. Perchè prima di mettere mano al welfare, al mondo del lavoro, alle tasche dei piccoli risparmiatori, c`è una giungla di sprechi e di costi della politica da disboscare, ci sono misure che si possono e si devono rilanciare. Serve solo il coraggio di farlo, di incidere concretamente su quei centri di potere, politico ma non solo, che per mantenere il loro status quo, bloccano la modernizzazione, lo sviluppo e la crescita del Paese. Noi lo abbiamo scritto, nero su bianco, nella nostra contromanovra che abbiamo presentato in Parlamento. Tre i settori d`intervento. Il primo, riduzione dei costi della politica; abolizione delle province; soppressione delle comunità montane, dei consorzi di bonifica, degli enti inutili; riduzione del numero dei parlamentari, eliminazione dei vitalizi per i parlamentari e consiglieri regionali; amministratore unico per le società e gli enti partecipati; eliminazione dei rimborsi elettorali ai partiti; auto e aerei blu; unificazione dei comuni con meno di 20.000 abitanti. Il secondo, riduzione delle spese della pubblica amministrazione: riduzione delle spese militari; unificazione degli enti previdenziali; riduzione dei consumi intermedi. Terzo, misure fiscali e cioè, ripristino delle norme per il contrasto all`evasione; rendite finanziarie al 20%. Noi offriamo al Governo il nostro pacchetto di proposte, che non presenta il conto ai soliti noti ma che riduce i costi della politica, razionalizza quelli della pubblica amministrazione e rilancia necessarie misure fiscali. Se il governo non ha il coraggio di farlo, è meglio che vada a casa.

UNA MANOVRA DIVERSA E’ POSSIBILE

 Che sia in arrivo una nuova manovra, l’hanno capito tutti. Che sia necessaria ed urgente, l’hanno capito tutti. Quello che, però, forse non tutti hanno capito, il governo per primo, è che un’altra manovra, diversa, che non si ripercuota unicamente su chi è già stato massacrato, è possibile. Non è vero che c’è un unico modo, questo deve essere chiaro. Prima di mettere mano alle pensioni di anzianità, di toccare i prelievi dei piccoli e medi risparmiatori italiani, c’è un mare di sprechi da tagliare, nella politica, nella pubblica amministrazione, nei comandi militari, in tutti quei centri di poteri che, per mantenere il loro status quo, bloccano lo sviluppo, la modernizzazione e la crescita del Paese. Italia dei Valori ha presentato un disegno di legge, una contromanovra da 70 miliardi di lire. Abolizione delle province, delle comunità montane e delle prefetture, accorpamento dei comuni con meno di 20.000 abitanti, unificazione delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri, riduzione del numero dei parlamentari, riduzione drastica delle consulenze, che spesso nascondono tangenti, riduzione significativa delle auto blu e molto altro ancora. Se il governo non è in grado di fare tutto questo, è meglio che vada a casa. Quello che serve al Paese sono partiti e forze politiche che sappiano farlo, abbiano il coraggio di incidere drasticamente sui centri di poteri, la politica per prima con i suoi costi elevatissimi. Noi non abbiamo pregiudizi e agiremo, valuteremo e decideremo con senso di responsabilità. Ma non si fa una manovra con tagli drastici alle pensioni, non si concepisce una nuova manovra togliendo fiato a chi già ne ha più poco. A questo ci opporremo con tutte le nostre forze. Questa è la sfida che lanciamo oggi.

ARROGANTI ALLO SBARAGLIO!

Tag: Camere , crisi , manovra , Tremonti , Ue

Il dato più sconcertante ed avvilente di queste ultimi giorni e in questi venti di crisi è la consapevolezza di avere a che fare con un governo che ha si è deciso ad intervenire e ad assumere le decisioni annunciate ieri solo perchè di fatto commissariato dagli altri governi occidentali. Sono allo sbando, commissariati da Bce e Ue e perseverano nella loro arroganza. Ma ancora più sconcertante ed avvilente è che, per un malinteso senso di autosufficienza, non accolgano i suggerimenti dell'opposizione e perseverino nell'attuare una manovra di bilancio che sarà un massacro per il Paese, perchè produrrà nuove tasse, tutte a carico del cento medio basso. Ma chi credono di prendere in giro? Non è inserendo una frasetta di modifica nella costituzione, e mi riferisco alla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, che si cambia la situazione nel Paese. Se bastasse questo, avremmo risolto tutti i nostri problemi. Riunire le Camera è una priorità e tale per noi rimane. Siamo stati i primi a chiedere che il Parlamento riaprisse i battenti, vista la grave situazione economica e finanziaria e la minaccia di speculazioni. Ma lo abbiamo chiesto per approvare provvedimenti reali, per adottare norme utili che ridiano competitività al sistema economico del Paese, che incidano con efficacia sull'economia reale, non per basse operazioni di marketing, ad uso e consumo dei media. Farlo, invece, per cambiare una frase nella Costituzione è una buffonata. Se Tremonti e Berlusconi pensano di venire in Parlamento, la prossima settimana, per venirci a raccontare queste balle, è meglio che restino sotto l'ombrellone. Se l'intenzione del governo, dunque, è quella di applicare subito i 30 miliardi di nuove tasse, inseriti nella manovra originaria, il rischio è che ci siano più danni che vantaggi per la nostra economia. Per questo, ci opporremo con tutte le nostre forze.

TRE DOMANDE A GIULIO TREMONTI

 Dunque, la procura di Roma ha aperto un fascicolo processuale sul presunto spionaggio del quale sarebbe stato vittima il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il fascicolo ha preso spunto dalle dichiarazioni del ministro che, nei giorni scorsi, aveva detto di aver abbandonato la caserma perché si sentiva “spiato, controllato, pedinato”, gettando non poco discredito su un intero corpo fiore all’occhiello di questo paese, fatto, per la maggior parte, di uomini e donne che per pochi euro al mese combattono una piaga enorme come quella dell’evasione fiscale. Un caso evidente di annaspamento quello del ministro Tremonti.  Che la Guardia di Finanza sia oggetto di politicizzazione lo abbiamo visto bene in questa legislatura ma ne avevamo avuto assaggio anche nella precedente. Questa situazione grave deriva da dal sistema di nomina del vertice delle Fiamme Gialle e si e' indubbiamente accentuato a  dismisura da quando la scelta del comandante generale della Guardia di Finanza, può avvenire all'interno del Corpo e non più, come era in passato, solo scegliendo all'esterno. E' chiaro che questa innovazione ha acceso la competizione  interna e ha messo in moto una serie di partite politiche che  riguardano uno degli snodi delle istituzioni del Paese. La nomina di  un comandante generale esterno, ha accentuato il tasso di invadenza  della politica. Detto questo, però, è sempre più evidente che la vicenda Tremonti, ogni giorno di più, anzichè chiarirsi, si fa più opaca. Il ministro sembra essere caduto nelle sabbie mobili: più si muove più affonda, più dice sulla sua vicenda e maggiori sono i dubbi e le complicazioni che emergono.Perché Tremonti ha delegato i rapporti con la Guardia di Finanza a un personaggio equivoco e discutibile come Milanese? Perché non spiega, documenti e estratti conto alla mano, come pagava la casa di  Roma? Chi e perché lo pedinava? Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che un ministro che si appresta a chiedere nuovi sacrifici e ulteriori  rinunce agli italiani, dovrebbe avere la morale specchiata. Non e' il  caso di Tremonti diventato ormai una fonte di equivoci e imbarazzi e che, per questa ragione, farebbe meglio a  dimettersi. 

ROMA BRUCIA E NERONE SUONA LA LIRA

Berlusconi novello NeroneBerlusconi novello Nerone Dimissioni del governo e nuove elezioni a novembre, come in Spagna. E’ questa la nostra richiesta ed è questa la ragione per la quale abbiamo presentato una mozione di sfiducia al Governo. Quando in un paese c’è un governo delegittimato, privo di credibilità internazionale e impantanato come questo, le elezioni sono una buona notizia per i mercati finanziari. In Spagna è accaduto esattamente questo. Chi, in questi mesi, ha sostenuto il contrario lo ha fatto o per paura delle urne o per cercare una scorciatoia per andare al governo. Noi a questi giochetti non ci stiamo ed è per questo che chiediamo a tutte le opposizioni di sostenere la nostra mozione che inchioda il governo ai suoi errori, egoismi, alla sua visione miope e a senso unico.E’ evidente, ormai da tempo, che il Paese è guidato da una maggioranza di natura solo numerica. Dopo la fuoriuscita di una parte consistente del centrodestra e la nascita di Fli, di fatto il paese è privo di una maggioranza politica. In questo quadro di tutti contro tutti, di ricatti continui e di atti di compravendita parlamentare, il governo e la maggioranza hanno ampiamente dimostrato di non avere più una visione comune e di non essere più in grado di immaginare e costruire un quadro di riforme per il bene del Paese. L’azione del Governo, sotto scacco di una maggioranza divisa che pone ricatti continui, è capace solo di dar vita  ad atti inutili ed inefficaci, e talvolta incostituzionali, come nel caso dell’apertura di sedi distaccate di rappresentanza operativa di 3 ministeri al Nord.Questo governo, in una situazione di straordinaria emergenza economica, non ha saputo dare adeguate risposte. Prova ne sia che i mercati hanno bocciato la manovra economica e che l’Italia è sotto minaccia delle speculazioni finanziarie, perché questa manovra è recessiva, non credibile perché scarica più del 90 per cento delle misure decisive a dopo la fine della legislatura in corso. Abbiamo perso ogni credibilità sui mercati e gli scenari internazionali, anche a causa di un Presidente del Consiglio travolto da scandali personali, inchieste, condanne e processi che lo riguardano. L’elenco dei ministri travolti da inchiesta è lungo e parte da lontano. Oggi annovera anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, il cui più stretto collaboratore è accusato di aver commesso plurimi e gravissimi reati, al punto che su di lui pesa una richiesta di arresto della magistratura. Nella migliore delle ipotesi, Tremonti avrebbe pagato in nero una casa in subaffitto. Che credibilità ha un ministro dell’Economia sul fronte dei mercati internazionali? Quale autorità morale ha per chiedere sacrifici agli italiani? E mentre Roma brucia, Nerone suona la lira. Il Premier, ossessionato dalle sue beghe giudiziarie, si preoccupa solo di  imporre la fiducia sul processo lungo, che indebolirà ulteriormente il sistema della giustizia, misura della civiltà e della democrazia di un Paese. Restituiamo la parola ai cittadini. Diamo al Paese un governo forte e legittimato dalla volontà popolare. Questa è l’unica via per la ripresa.

TREMONTI ZIO PAPERONE E PINOCCHIO

I soldi non crescono sugli alberi, neanche se sei così ricco come Tremonti. Ricco come Zio Paperone e bugiardo come Pinocchio. Essere ricchi non è una colpa (naturalmente se lo si è diventati onestamente), essere bugiardi sì. E pure grave. Il ministro Tremonti è un bugiardo e si deve dimettere. Lo sarà sino a prova contraria. Sino a quando, cioè, non avrà depositato presso la presidenza della Camera gli estratti conto dei suoi conti correnti da quali emerga il prelievo settimanale dei mille euro che versava a Milanese. I ricchi, in genere, non girano con malloppi di banconote arrotolate e legate da un elastico, anzi, più si è ricchi e meno si ha bisogno di contanti. Ed allora, il ministro Tremonti come pagava il suo ‘amico’ Milanese per l’affitto dell’appartamento in centro a Roma? E mica è finita qui. L’inchiesta Milanese, che ha coinvolto Tremonti, si sta trasformando in una specie di spy story. All’amatriciana però. Il megaministro dell’Economia, il superpotentissimo signore delle casse e dei denari, ha detto di essersi trasferito a casa dell’amico Milanese perché si sentiva spiato, pedinato. Insomma non si sentiva sicuro né in albergo, né, addirittura, nelle caserme della Guardia di Finanza. Lascia intendere anche che le Fiamme Gialle siano dilaniate da una sorta di guerra per bande. Il signor ministro dell’Economia ha il dovere di spiegare tutto agli italiani e, oltre alla questione dell’affitto, deve anche chiarire da chi e perché si sentiva spiato e pedinato e quale sia la guerra per bande all’interno della Guardia di Finanza. Se questi fatti sono veri, Tremonti doveva recarsi in procura a denunciarli già da tempo. Lo ha fatto o lo sta per fare? Se la risposta è negativa è lecito pensare che le sue parole siano solo un misero tentativo di depistaggio. Ciò che vale per Berlusconi, vale anche per gli altri: in un paese normale, in un qualsiasi altro paese europeo, Tremonti si sarebbe dimesso da tempo.

CAPRE PAZZE DEL PDL GIOCANO AL RINVIO

Ieri le parti economiche e sociali di questo Paese hanno diramato una nota congiunta, chiedendo un patto per la crescita, una tratto di discontinuità forte nell'azione di chi governa. Un appello storico e drammatico allo stesso tempo, epocale, che non ha precedenti. Di fronte a tutto questo, noi riteniamo che il governo non possa e non debba continuare a trastullarsi , guardando l'ombelico delle proprie divisioni interne e rinviare ancora una volta un chiarimento urgente. Italia dei Valori, dunque, questa mattina, nell’aula di Montecitorio, si è fatta carico della richiesta delle parti sociali e ha chiesto al governo di venire in Parlamento, prima della pausa estiva, per annunciarci non le solite proposte demagogiche ma i provvedimenti legislativi e normativi concreti con i quali intende dare subito risposta. Non possiamo attendere oltre. La prima, ed inutile, risposta del centrodestra non si è fatta attendere. Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha detto di rinviare il confronto e l’esame di una proposta con le parti sociali ad ottobre, con tutta calma. Ebbene, nel recinto di capre pazze che, sempre più, appare essere il centro-destra,  la dichiarazione del presidente dei deputati del Pdl spicca in tutta la sua miopia. Qualcuno, dovrebbe spiegargli, e non solo a lui, che ad agosto i mercati finanziari non vanno in ferie e che se non si fa qualcosa prima della sospensione estiva si rischia che sia tardi per adottare quelle misure non rinunciabili e non rinviabili chieste oggi dalle parti sociali. Chi non capisce la straordinaria importanza e l'emergenza che oggi l'Italia vive ballando letteralmente sull'orlo del baratro è soltanto un irresponsabile. Non ci siamo fermati qui. Abbiamo chiesto, anche, al ministro dell'Economia Tremonti di venire in aula a spiegare all'Italia se quanto dichiarato da Milanese circa il pagamento della casa risponde a verità e, se risponde a verità, di portare in Parlamento le distinte dei prelievi settimanali dei mille euro al mese dal suo conto corrente perché i soldi non si materializzano dal nulla. Dimostri se e' un ministro dell'Economia onesto o un disonesto che non ha titolo per chiedere sacrifici agli italiani.