Taggati con: Berlusconi

CANNOLI ANTICORRUZIONE SERVITI DI LUNEDI'

cannolicannoliOggi andrà in scena la parodia di “Cuffaro Due la Vendetta”. Berlusconi, infatti, festeggerà con la sua corte riunita in consiglio dei Ministri la sentenza con cui la Consulta ha dichiarato prescritto il reato di corruzione in atti giudiziari contestato a Mills. E chissà se ci saranno i cannoli. Di certo ci sarà un disegno di legge farsa, ben confezionato per l’ennesima parata mediatica.Un ddl anticorruzione, varato da un consiglio dei ministri convocato ad hoc, per la prima volta nella storia di lunedì, guarda caso, proprio nel giorno in cui si tiene l’udienza Mediaset, l’escamotage perfetto usato dagli avvocati del premier come istanza di legittimo impedimento. Siamo alla barzelletta, alle scenette da basso impero che segnano il declino non solo di un leader, ma di una società intera.Non ci sarà bisogno di vedere i cinegiornali di oggi per capire che il disegno di legge anti-corruzione è l’ennesimo specchietto per le allodole per quegli italiani che il Cavaliere immagina essere un popolo di gonzi che si beve tutte le sue scemenze.Il ddl più volte annunciato, e poi rinviato, infatti, prevede in caso di condanna definitiva per corruzione, un inasprimento delle pene e l’incandidabilità per i corruttori per le liste presentate alle elezioni. Non ci vuole una grande intuizione politica per capire che aumentare le pene per il reato di corruzione è pura propaganda. La questione sta nel fatto che ormai i politici non vengono più condannati perché i giudici e la magistratura sono stati privati dei mezzi e delle risorse utili ad accertare e trovare i corrotti. Colpevoli salvaguardati e protetti dalle leggi che via via sono state approvate durante i governi Berlusconi. L’elenco è presto fatto: la ex Cirielli che riduce i termini di prescrizione dei reati, la legge che depenalizza il reato di falso in bilancio e che rende più facile per gli imprenditori disonesti procurarsi il denaro in nero per poi riutilizzarlo a fini di corruzione. Tutte norme che di fatto hanno reso impossibile accertare i reati di corruzione e condannare i colpevoli.Se si volesse contrastare basterebbe abrogare quelle leggi e approvare una norma che introduce una corsia preferenziale per trattare più rapidamente i processi che vedono coinvolti i politici.La cosa triste, invece, è dover stare qui anche oggi, su questo blog, a parlare dei processi del premier. E’ vergognoso e frustrante quando fuori dalle stanze del palazzo c’è un’Italia che soffre, quando il vero argomento che meriterebbe un consiglio dei ministri straordinario è quello della disoccupazione ormai dilagante.Questi sono gli argomenti su cui il Parlamento dovrebbe discutere. All’ordine del giorno dell’aula non dovrebbero esserci né il processo breve, né il legittimo impedimento, ma i provvedimenti per fare fronte alla  disoccupazione che, secondo i dati dell’Istat, è arrivata all’8.6 per cento. Il Parlamento dovrebbe discutere delle persone che ormai non si scrivono neanche alle liste di collocamento  perché hanno perso la speranza di trovare un posto di lavoro o del milione di cassaintegrati solo nello scorso anno. Ecco di cosa dovrebbe occuparsi la politica.

PALADINI A DIFESA DELL'ILLEGALITA'

video: 

Scendete in campo al mio fianco. Dobbiamo creare i paladini della libertà, formare l’esercito del bene contro l’esercito del male e dell’odio, di chi ama contro chi odia, un esercito di difensori e promotori della libertà”. Con queste roboanti parole, ieri, Silvio Berlusconi, ha dato la scossa agli italiani. La propaganda efficace, scriveva Hitler nel Mein Kampf, deve limitarsi a poche parole d’ordine, martellate ininterrottamente, finché entrano nelle teste e si fissano saldamente. E’ esattamente quello che sta facendo il presidente del Consiglio. Solo i più feroci dittatori del passato hanno fatto e detto quello che sta facendo e dicendo lui. I grandi movimenti devono la loro origine a grandi oratori. Parola di Adolf. Abbagliare le masse con grandi bugie, lasciando al popolo la sovranità solo quando questa è innocua. Parola di Benito.Silvio Berlusconi è il dittatore post-moderno, quello che ha dismesso la maschera feroce del regime e ha messo su quella da giullare, con la quale ci sputtana allegramente nel mondo. Ma gli obiettivi non sono quelli del simpatico gaffeur: azzerare progressivamente e scientificamente tutti i livelli di democrazia. Usa i richiami “patria, amore e figli” perché anche oggi, come nel passato, il trucco per dominare ed usurpare è far sentire la massa parte vibrante di una comunità, soprattutto nei periodi di grave difficoltà economica. Se ne frega dei problemi veri delle famiglie italiane, che affogano in una crisi economica senza precedenti. Impegna il parlamento a discutere ed approvare le leggi che lo salvano dai suoi processi e lo fa con la mano forte del regime, il moderno colpo di fiducia. Non si fa processare perché teme la verità. Lancia strali contro chi fa il suo dovere, i magistrati per esempio, mentre assolve dai suoi peccati chi ha tradito i doveri del vero servitore dello Stato, chi è entrato nelle istituzioni grazie ai voti della criminalità, chi ha pensato a fare profitti illeciti su una tragedia immane come il terremoto de l’Aquila, chi con una mano ha gonfiato le bollette Telecom e Fastweb dei cittadini e con l’altra depositava guadagni illeciti nei suoi conti correnti all’estero. Non ha espresso nessuna parola di condanna di fronte a tutto questo, anzi ne ha approfittato a mani basse, da vero attore in commedia. Di fronte all’omicidio della legalità, ha tuonato ed inveito contro la violazione della sfera di riservatezza di ladri e criminali. Ha chiesto scusa a birbantelli, ladri e criminali per il disturbo arrecato loro dai magistrati, vil razza dannata, con la fissazione assurda di voler scoprire ancora i reati. Li ha rassicurati, promettendo loro che cancellerà per sempre le intercettazioni e di stare sereni per il futuro. Ha ordinato ai suoi un ddl anticorruzione, l’ennesima burla di regime, mentre la stampa e i cinegiornali asserviti al padrone costruivano meraviglie su di lui perché in Italia il giornalismo è libero: serve soltanto una causa.Siamo al regime e noi lo fermeremo. Chi uccide la democrazia, la legalità, la giustizia è anti italiano, è anti nazionale. Chi dice la verità, chi difende la Costituzione, fa il suo dovere e chi fa il suo dovere e gli interessi della collettività non deve aver paura di gridarlo in parlamento e in piazza. Noi da domani lo faremo. Noi, veri paladini a difesa della legalità.

IL GOVERNO DEGLI AFFARI NON DEL FARE

video: 

Pubblico il mio intervento in Aula alla Camera durante le dichiarazioni di voto al decreto legge sulla Protezione Civile.

Signor Presidente, onorevoli colleghi,

oggi l'Aula della Camera si appresta a convertire questo decreto-legge sulla Protezione civile ma lo fa, all'evidenza, senza particolare gioia, senza alcuna euforia e ha ben donde a non avere di che rallegrarsi. Infatti quello che esce oggi da quest'Aula altro non è che brandelli di quanto voi avevate in mente, di quel progetto che avevate con tanto orgoglio e tanto fierezza sbandierato come una delle medaglie al petto di questo Governo. A seguito del pentolone scoperchiato dalle indagini di Firenze, a seguito della pressione dell'opinione pubblica e a seguito anche dell'opposizione ferma fatta dall'opposizione parlamentare in quest'Aula avete dovuto mettere in campo una ritirata nemmeno tanto decorosa.

Ecco allora che il cuore del provvedimento in esame, quello per il quale davvero vi eravate battuti - in testa il sottosegretario Bertolaso ed il Presidente del Consiglio - e cioè quella privatizzazione della Protezione civile con quell'altra norma odiosa che introduceva una sorta di scudo, una sorta di immunità addirittura per le strutture commissariali, l'avete dovuta completamente abbandonare.

Oggi in quest'aula si registra una grande vittoria dell'opposizione, una grande vittoria di quella parte del Paese che nella legalità crede ancora, che nelle regole crede ancora, che è convinta che non vi possano essere veri servitori dello Stato, se davanti a tutto questi servitori dello Stato non mettono la tutela degli interessi collettivi e non i favori e non gli amici e non i parenti, siano moglie, fratelli, sorelle o cognati.

Questo non è essere servitori dello Stato: questo è piegare gli interessi dello Stato agli interessi di pochi, ad interessi particolari, ad interessi che non sono mai né chiari né trasparenti. Oggi, come dicevo, da quest'aula escono soltanto brandelli, ma anche questi brandelli del vostro decreto-legge sulla Protezione civile per noi sono inaccettabili, perché in realtà la logica che sta dietro al provvedimento in esame è la stessa ed è tutta funzionale a quel vostro progetto.

Sia ben chiaro: da parte nostra non viene la benché minima critica alla Protezione civile intesa come quelle migliaia di persone che con straordinaria competenza, con coraggio, con passione e con abnegazione da anni sono davvero un fiore all'occhiello dell'Italia in tutte le grandi situazioni di emergenza. No, noi non ce l'abbiamo con quelle persone e con la loro straordinaria professionalità: ce l'abbiamo con quella cupola che si è installata al vertice dello Stato, al vertice della Protezione civile e che ha confuso il governo del fare con il governo degli affari ed ha stravolto progressivamente quella che doveva essere una legittima e comprensibile situazione di eccezionalità e di emergenzialità, legata alle calamità ed a quelle disgrazie che purtroppo in un Paese ogni tanto accadono.

Voi avete preso quella eccezionalità, quella eccezionalità in base alla quale in tutto il decennio degli anni Novanta, fino ai primi del 2000, in tutto nel nostro Paese lo stato di emergenza nazionale è stato dichiarato dieci volte in dieci anni. Da quando è arrivato lei, sottosegretario Bertolaso, da quando è arrivato il Governo Berlusconi, abbiamo assistito ad una mutazione genetica della Protezione civile: nei dieci anni successivi, e cioè dal 2001 ad oggi, lo stato di emergenza nazionale è stato dichiarato 587 volte e di queste 540 volte soltanto negli anni in cui avete governato voi. In tutti gli anni in cui ha governato il centrosinistra solo per 40 volte è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Probabilmente anche quelle erano troppe, ma non è nemmeno paragonabile a quello scempio dello stato di emergenza che voi avete fatto. Questo Governo, soltanto nei primi 40 giorni di quest'anno, ha già dichiarato 30 volte lo stato di emergenza nazionale. Dunque l'emergenza nazionale è diventata dall'eccezione la regola: non riguarda più soltanto le calamità.

Si è passati prima alle grandi opere, poi alle opere medie, poi alle opere piccole. Insomma, dovunque vi erano affari da fare, dovunque vi erano soldi pubblici su cui mettere le mani, voi avete dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che non significa soltanto far le cose in fretta, caro sottosegretario Bertolaso, non significa questo. Questo nessuno lo mette in discussione e nessuno lo dovrebbe negare. Quello che voi avete fatto, grazie a questa sistematica adozione dello stato di emergenza, è stato bypassare tutte le leggi del nostro ordinamento giuridico.

Oggi su questi provvedimenti emergenziali non vi è più il controllo nemmeno di collegialità del Consiglio dei Ministri, non vi è il controllo politico del Parlamento (perché non passano per il Parlamento), non vi è il controllo preventivo contabile della Corte dei conti. Vengono bypassate 40 leggi nazionali ed europee, comprese tutte le norme sulla pubblicità degli appalti pubblici. Ecco allora che si arriva alla lista corta degli imprenditori, amici o amici degli amici, quando non parenti o sodali. Ecco allora che si arriva alla discrezionalità che diventa arbitrio, sottosegretario Bertolaso. Questo è quello di cui noi la riteniamo colpevole, colpevole politicamente e non per indagini che oggi sono soltanto ai primi passi e sulle quali ci guardiamo bene dall'emettere giudizi o valutazioni.

Noi la riteniamo colpevole, senza appello, di avere trasformato, in questi dieci anni, la Protezione civile in una straordinaria macchina di potere e di gestione del denaro pubblico: 10 miliardi di euro spesi in dieci anni, al di fuori di qualsivoglia controllo di legalità è qualcosa che, nemmeno nei più disgraziati Paesi del Terzo mondo, sarebbe possibile.

Questo è ciò che condanniamo, quello che lei, insieme al Presidente del Consiglio, ha fortemente voluto: un sistema criminogeno. Oggi, non dovete meravigliarvi se, all'oscuro, sotto il cono d'ombra di questo sistema che avete voluto, proliferano gli imbroglioni, gli sciacalli e coloro che ridono della notte del terremoto de L'Aquila. Questo, infatti, è il frutto necessario, scontato, prevedibile ed immaginabile di ciò che voi avete messo in piedi, e di cui portate tutta la responsabilità politica.

Per questo motivo, signor sottosegretario Bertolaso, abbiamo chiesto, e continueremo a chiedere, le sue dimissioni, perché lei è colpevole politicamente. Non siamo solo noi a dirlo, perché non si tratta di un problema di maggioranza ed opposizione. Vorrei ricordare le parole del presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili, che di questo sistema sciagurato, che avete messo in piedi, ha detto: “crea una discrezionalità totale, che cancella un castello di leggi che regolano il mercato delle opere pubbliche, cancellando ogni principio di concorrenza e di mercato”.

Sottosegretario Bertolaso, l'ingegner Buzzetti parlava di lei, quando sosteneva che avete creato un sistema che cancella ogni principio di concorrenza e mercato.

Ma con voi se l'è presa anche Confindustria. Il vicepresidente di Confindustria ha affermato che avete messo in piedi “un sistema privo di ogni criterio di legalità e totalmente arbitrario, che toglie ai grandi investimenti pubblici che si realizzano in Italia ogni visione di sistema, con l'assunzione di decisioni incoerenti e prive di una visione complessiva di efficienza e di sviluppo del Paese”. Questo è ciò di cui vi accusiamo.

Di fronte a tutto questo, di fronte allo scempio delle istituzioni, noi chiediamo, soprattutto, una cosa: chiediamo chiarezza e trasparenza. Infatti, è evidente ed inevitabile che, quando si verificano straordinarie calamità naturali, è necessario azzerare la burocrazia e creare procedure rapide ed efficaci, che consentano allo Stato di intervenire con prontezza. Tuttavia, in una democrazia vera, degna di questo nome, quanto più si toglie da una parte, in termini di passaggi burocratici e di controlli democratici del Governo e del Parlamento, tanto più si deve dare dall'altra parte, con l'altra mano, in termini di trasparenza, dando a tutti gli italiani i mezzi e le condizioni per capire ciò che si sta facendo.

Signor sottosegretario, oggi, dobbiamo contestarle che, anche in Abruzzo, questa trasparenza non vi è stata, se è vero che le famose «casette» sono costate 2.800 euro al metro quadrato, al netto degli espropri, cioè quanto una casa di lusso in una media città italiana. Vogliamo sapere come spendete i soldi, gli italiani hanno diritto di saperlo.

Quando il Presidente del Consiglio Berlusconi ci viene a raccontare che metterà al centro della sua azione politica la lotta alla corruzione, noi gli diciamo: caro Presidente del Consiglio, quando parla di lotta alla corruzione, ha la stessa credibilità di una banconota da tre euro, perché, da quindici anni a questa parte, ha creato le condizioni legislative e politiche, affinché la corruzione in Italia la faccia sempre franca e i disonesti vincano sempre.

Sappiamo, in realtà, cosa voleva dire, e concludo. Il suo vero obiettivo è approvare quel provvedimento che, col pretesto di regolare le intercettazioni, in realtà, le impedisce! E non si parlerà più di corruzione, in Italia, perché nessuno scoprirà più le corruzioni! Volete creare lo Stato dove regna sovrana l'illegalità, ma noi non ve lo permetteremo!

 

E’ UNA NUOVA TANGENTOPOLI

BertolasoBertolaso“Solo volpi nel pollaio”. “Solo ladruncoli da quattro soldi”. “Oggi chi ruba non lo fa per il partito ma perché è un ladro”. “Solo volgari lestofanti”. “Non è una nuova Tangentopoli”. E’ da ieri che, illustri esponenti del centrodestra martellano con questi ritornelli. La ragione è presto detta. Le regionali sono dietro l’angolo e ritrovarsi con esponenti di spicco del proprio partito e qualche ministro beccati con le mani nella marmellata non è proprio la miglior carta da giocare in campagna elettorale. Per questo, il presidente del Consiglio  è furioso e grida ai suoi “Che c’entro io con questi ladruncoli?”.Anche Mario Chiesa, quello del famoso pio albergo Trivulzio da cui partì l’inchiesta Mani pulite, fu definito poco più di una volpe, un ladruncolo, un volgare lestofante, un “mariuolo”, vi ricordate? E poi sappiamo come è andata a finire.La verità è che quanto sta emergendo è una nuova Tangentopoli. Serve a poco dire il contrario di fronte al verminaio che sta emergendo: consiglieri comunali, parlamentari, pezzi da novanta del primo partito in Italia e ministri non sono proprio rubagalline qualunque. Qualche differenza rispetto al ’92 c’è, ma la diversa forma non cambia la sostanza dei fatti.Questa è una nuova Tangentopoli, con abiti nuovi, più adatti all’epoca che stiamo vivendo. Oggi, va di gran moda il modello Bertolaso, e cioè, un commis di Stato trasversale, adatto a tutti i tipi di maggioranza, col piglio del salvatore della patria che, nel tempo, si è fatto fare leggi su misura per avere i superpoteri con i quali gestire allegramente centinaia di milioni di euro, senza doverne rispondere a nessuno. Il modello Pennisi, il consigliere comunale di Milano che si è fatto portare i soldi in una scatola di cartone, è demodè, non è più a la pàge. Ma il ritornello della difesa è identico a quella della Milano da bere degli anni novanta: “Non rubo per me, ho preso i soldi perché la politica costa. Servivano per la campagna elettorale”. Non so a voi ma a me ricorda qualcuno.Il sistema di corruzione si è ingegnerizzato ma la corte dei favori tra politica e mondo degli affari è rimasta quella di sempre, con un pizzico di furbizia in più per non farsi beccare. Un sistema ramificato di corruzione, una ragnatela che coinvolge tutti i livelli istituzionali, tessuta con consulenze, appalti, favori, poltrone, potere, assunzioni facili e posti in paradiso. Come hanno ingegnerizzato il sistema? Con diversi mezzi. Prima hanno iniziato con la delegittimazione dell’inchiesta di Mani pulite e dei giudici che fecero l’impresa. Poi si sono fatti le leggi per aggirare i paletti anti-corruzione. Poi hanno continuato a martellare contro i soliti giudici comunisti e la loro giustizia ad orologeria.La Corte dei Conti, che dal ’92 ad oggi non ha smesso di monitorare l’impatto dei reati contro la pubblica amministrazione, ha reso noto che, nel 2009, la corruzione è aumentata del 229 per cento, del 153 per cento la concussione. Per le mazzette lo Stato ha perso 69 milioni di euro.  La voce tangenti, corruzione e concussione è aumentata dell’11% rispetto allo scorso anno. Emerge, dice la corte, la massiccia sagoma di un iceberg mai dissoltosi dopo lo scoppio di Tangentopoli. Serve altro per dimostrare la palese continuità tra ieri e oggi?

QUELLE RISATE FANNO SCHIFO

video: 

   Italia dei Valori ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Guido Bertolaso. I gravi fatti che stanno emergendo dalle inchieste e dalla intercettazioni telefoniche dimostrano che la nuova loggia B2, l’asse Berlusconi-Bertolaso, sono un danno per il Paese ed il progetto scellerato di istituire Protezione civile spa va fermato prima che sia troppo tardi.Nessuna idea o convinzione di sostituirci alla magistratura. La ragione per la quale abbiamo chiesto che il padrone della Protezione civile se ne vada è meramente politica. Quello che sta emergendo, infatti, è un sistema di potere che, con la scusa dell’emergenzialità, è sfuggita ad ogni logica di legalità. E’ l’ingegnerizzazione a livello legislativo della corruzione. Si crea un’eccezione, dichiarando l’emergenza, per agire in violazione di ogni norma in virtù di accertare tempestivamente la calamità. Poi l’eccezione diventa la regola, dai grandi eventi fino alla beatificazione di padre Pio, dove l’emergenza di certo non c’è. E’ stato legislativamente abolito il controllo sulla legalità della spesa pubblica da parte della Corte dei Conti. In questo modo, salta la normativa europea sulle opere pubbliche e creare un sistema di corruzione e spreco di denaro pubblico è un gioco da ragazzi.Questo perverso sistema di aggirare la legge per fare soldi e spendere quattrini pubblici favorendo ditte e imprese amiche, parenti e stretti congiunti, e se stessi, è stato applicato alla lettera nella ricostruzione post – terremoto in Abruzzo. Italia dei Valori lo ha denunciato per prima. Per mesi, inascoltata, isolata e spesso aggredita dagli stessi partner di coalizione, ha denunciato in tutte le sedi l’assoluta mancanza di trasparenza nella gestione degli appalti. Lo ha fatto attraverso la voce di Carlo Costantini, il nostro capogruppo in regione Abruzzo, quando denunciare le malefatte significava essere presi per eretici, quando solo mettere in dubbio l’operato di Bertolaso, l’uomo dei miracoli, significava essere messi all’indice. Il gruppo di IdV in regione Abruzzo, guidato da Carlo Costantini, ha chiesto l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta del Consiglio regionale, per ricostruire appalto per appalto, incarico per incarico, le modalità di gestione del miliardo di euro ed oltre già speso da Bertolaso a L’Aquila.Condividiamo profondamente le parole di Stefania Pezzopane, presidente della provincia de L’Aquila, quando dice che uno Stato che si muove in aiuto del cittadino bisognoso deve essere uno Stato senza ombre. Per questo, le intercettazioni tra i due imprenditori che, a caldo, assaporano la gioia di fare affari “perché un terremoto non capita tutti i giorni”, sono la molla che ci spinge a metterci la faccia e a chiedere subito le dimissioni di Guido Bertolaso e l’istituzione della commissione d’inchiesta.

LA NUOVA LOGGIA B2

video: 

Un sistema criminogeno dove l’emergenza diventa la regola per gestire direttamente, senza nessun controllo, un mare di soldi. Questo è il dato inquietante che emerge dalle inchieste che riguardano l’uomo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Alla magistratura spetterà di stabilire le responsabilità penali dell’uomo delle emergenze. Quello che nessuno può negare è, invece, la responsabilità politica di Bertolaso che, insieme a Berlusconi, ha creato una gigantesca macchina d’affari che, con la scusa dell’emergenza, si è sottratta a qualsiasi forma di controllo, istituzionale e di spesa. Una macchina che ha gestito miliardi di euro con le mani libere. Una macchina che ha deciso a chi affidare appalti, assunzioni e consulenze. Una macchina che, dietro il paravento dell’emergenza, ha gestito miliardi di euro ed ha evitato ogni controllo di legalità e che ha il suo apice in quel “sistema di corruzione gelatinosa” che sta emergendo.Con la nuova loggia B2, tutto in Italia è diventato emergenza: la beatificazione di Padre Pio, il traffico sulla Salerno Reggio Calabria, la Louis Vitton cup. 587 ordinanze emergenziali, 100 solo nel 2009. 1,5 miliardi di costi certi e 6,5 miliardi di costi stimati. Perché, se è emergenza, nessuno sa e può conoscere come vengono spesi i soldi, chi si aggiudica gli appalti o le consulenze, chi viene assunto. Con la nuova loggia B2, anche eventi pianificati nel tempo sono emergenza, perché lì ci sono i miliardi, tanti, quelli veri: i Mondiali di nuoto, le Olimpiadi di Torino, l’Expo 2015, il G8 della Maddalena, la ricostruzione dell’Abruzzo.Una discrezionalità totale che cancella un castello di leggi che regolano il mercato delle opere pubbliche, cancellando ogni principio di concorrenza e mercato. Un crescente e strumentale utilizzo dell’emergenza per legittimare l’adozione di misure, la creazione di strutture e l’assunzione di decisioni incoerenti con una visione complessiva di efficienza e si sviluppo del Paese. Non lo diciamo noi. Lo dice, rispettivamente, il presidente dell’Associazione nazionale costruttori, Paolo Buzzetti, e il vicepresidente di Confindustria, Cesare Trevisani.Protezione civile spa, il gioiello voluto pervicacemente da Bertolaso, era solo l’ultimo anello dell’ambizioso piano della nuova loggia B2, che avrebbe consentito non solo di gestire le attività emergenziali al di fuori di ogni controllo ma anche quel poco che mancava, ovvero, consulenze, assunzioni, progettazione da affidare in maniera privatistica agli amici degli amici. Dopo gli inquietanti fatti che stanno emergendo, ovviamente, Italia dei Valori darà battaglia in Parlamento perché la legalità torni a guidare l’emergenza di questo Paese e non sia più la scusa per qualcuno a fare sporchi affari.

IL FASCISTA DI ARCORE

video: 

    In Commissione vigilanza Rai ieri si è consumato l’ultimo atto di quel processo di fascistizzazione del Paese che il Governo sta mettendo in atto e che Italia dei Valori denuncia da tempo. In barba a tutti i regolamenti esistenti, con un’operazione senza precedenti, la maggioranza ha modificato il regolamento televisivo sulla campagna elettorale. Con la prima modifica ha escluso dalla prima fase di campagna elettorale tutte quelle forze politiche che non hanno eletti al parlamento europeo. Con la seconda, ha cancellato le trasmissioni di approfondimento giornalistico nel periodo elettorale. Dal 27 febbraio, dunque, fino al 27 marzo, Ballarò, Porta a Porta e Anno Zero non andranno più in onda.Nessuno prima di lui aveva osato tanto ma nella repubblica delle banane tutto si può fare. Chissenefrega della democrazia. La verità è che il dittatorello di Arcore si è fatto quattro conti, si è guardato intorno ed ha capito che l’unica chance per salvare la faccia è quella di narcotizzare le coscienze. La scintillante macchina della Protezione civile sta crollando sotto la scure di inchieste giudiziarie che stanno svelando un sistema di corruzione e di tangenti spaventoso. L’uomo dei miracoli, Guido Bertolaso, è indagato. L’economia è un campo di battaglia con troppi morti e feriti. Il Paese sta precipitando sempre di più in una crisi senza precedenti. La produzione industriale è ridotta ai minimi termini. Il Parlamento è fermo, immobile, assorbito a lavorare solo per i processi del premier.Siccome il dittatorello di Arcore sa bene che ormai la politica è apparire in tv, ha capito di non avere altra soluzione davanti che quella di far sparire la politica dagli schermi degli italiani. Ha capito che gli italiani meno sanno e meglio è. Per lui, ovviamente. La sua strategia è intontire le coscienze a colpi di soap opera, telefilm e varietà con tette e culi. Capiamoci bene. Lui non sparirà, anzi. Continuerà a troneggiare nei telegiornali ormai normalizzati ed asserviti e invierà le sue teste di cuoio nelle varie trasmissioni di intrattenimento a raccontarci la favola di quante cose belle e meravigliose ha fatto per il Paese.Il fascismo non nacque con un’occupazione militare ma modificando la legge elettorale. Primo Levi diceva “Ogni tempo ha il suo fascismo”. Questo è il tempo del fascista di Arcore.

ELUANA PER CANCELLARE I PECCATI

Silvio BerlusconiSilvio Berlusconi   Oggi è un anno che Eluana Englaro ci ha lasciati. Ricordo con orrore le grida di Gasparri e Quagliariello di quei giorni, così come ricordo il silenzio dignitoso e coraggioso del padre. A distanza di un anno dalla sua morte, e a tre da quella di Piergiorgio Welby, le cose sono peggiorate. Tornano le polemiche, le divisioni, mentre in Parlamento è arenata una leggina di stampo confessionale che il centrodestra, dopo aver approvato al Senato a ritmo forsennato, sta ormai lasciando galleggiare da mesi in Commissione Affari sociali della Camera, forse consapevole che quella legge è una schifezza colossale, troppo anche per loro.Si tratta di una legge che di testamento biologico ha solo il nome, perché di fatto lo vieta e stabilisce che tutti debbano essere alimentati e idratati anche contro la loro volontà, in nome dello stato etico voluto dal dittatorello di Arcore, solo allo scopo di farsi perdonare da Santa Romana Chiesa i suoi peccati.Tornano le polemiche e, tanto per cambiare, a scatenarle è l’ennesima esternazione del presidente del Consiglio che, ad un anno dalla morte di Eluana, torna sul tema per ribadire il suo rammarico per non averle potuto salvare la vita. Quello che indigna profondamente in questa affermazione non è tanto il volersi proporre ancora una volta, guarda caso sotto elezioni, quale paladino dei valori dell’integralismo cattolico, quanto, piuttosto, l’assoluta superficialità e banalità con la quale lo fa.Che vita è quella che avrebbe voluto salvare Berlusconi? Quella di una ragazza costretta da quasi vent’anni su un letto di ospedale, priva di alcun grado di coscienza, in una situazione di coma irreversibile, ridotta a vegetale e privata anche solo del ricordo di quella vita vera che in lei non c’era più? E’ questa la vita che Berlusconi si rammarica di non aver salvato?La verità è che, ancora una volta, siamo di fronte ad un uomo piccolo, mosso da piccoli interessi, che si è lasciato sfuggire ancora una volta l’occasione per cercare di aiutare questo Paese a crescere, a maturare una coscienza collettiva, a sedimentare una seria di valori etici e morali che lo rendano forte e coeso.Oggi, poteva essere l’occasione per tornare su questo tema difficile e doloroso in maniera costruttiva, per creare un sentimento comune, per riflettere ed interrogarsi sul senso della vita e della morte. Poteva ma non è stato. Sciocchi noi anche solo a pensarlo. Berlusconi si conferma quello che è: un venditore di frigoriferi in Alaska, per il quale anche la morte di Eluana è un modo come un altro per fare l’ennesimo spottone elettorale.

LEGITTIMO UN CAZZO!

  La protesta del Popolo Viola fuori da MontecitorioLa protesta del Popolo Viola fuori da MontecitorioQuando si ha a che fare con mister B la chiarezza bisogna cominciare a farla a partire dai titoli. L’uomo la sa lunga. E’ tutta la vita che vende tutto a tutti. Quando decide di rifilare agli italiani uno dei suoi colossali pacchi, gli va riconosciuto che lo confeziona bene e ci mette pure il nastro rosa. Tutto parte sempre dal nome che, ovviamente, deve evocare qualcosa di buono e di giusto. Se poi il nome, come normalmente accade, cozza totalmente con il contenuto reale delle leggine berlusconiane, poco importa. Tanto il 90% della comunicazione, come lui ben sa, si gioca sulla confezione  e sul nastro rosa, non su quello che c’è dentro. E’ così con il processo breve, e con il successivo rituale dei mille giornalisti prezzolati che in vari salotti televisivi o nelle interviste ai giornali, con aria sorniona e di sfottò ti dicono, “ma come: Lei non vuole un processo breve?”.Con il legittimo impedimento è la stessa cosa. Il nome “sa di giusto”, ed infatti: “se io ho un impedimento legittimo, legato al mio ruolo di governo, sarebbe davvero assurdo rinunciare a tale impegno, magari danneggiando gli interessi del mio paese, per presentarmi davanti ad un giudice proprio quel giorno?” Il punto è, ancora una volta, che il nome è l’esatto opposto del contenuto e l’essenza del concetto, l’hanno colta nella serata di ieri, quei ragazzi del popolo viola, che fuori dall’aula di Montecitorio hanno alzato lo striscione con su scritto “Legittimo un cazzo”.In effetti, la norma stabilisce che il presidente del Consiglio o i ministri che hanno voglia di bigiare le udienze si possono fare la giustificazione da soli ed evitare “serenamente” le aule di giustizia per i successivi sei mesi. Ovviamente, nessuno può sindacare la loro giustificazione. Tanto meno i giudici. E’ evidente che questa non è più nemmeno solo una norma ad personam. E’ puramente e semplicemente una presa per il sedere di tutti gli italiani che, invece, a dispetto dei loro impegni e dei loro affari, in tribunale se convocati ci devono andare e di corsa. Allora, credo che oltre a contrastare queste norme, con ogni strumento che la Costituzione ci assegna, dovremo anche prendere l’abitudine di chiamare le cose per quello che sono, rifiutando i nomi fasulli con i  quali Berlusconi ogni volta tenta di ammantare di grazia le sue porcate.Non c’è una legge sul processo breve. C’è una legge sulla prescrizione fulminea.Non c’è una legge sul legittimo impedimento. C’è una legge sul pretestuoso impedimento.

LA MILANO DA BERE E' TORNATA

 Craxi - BerlusconiCraxi - BerlusconiPiù passa il tempo e più ne ho la certezza. Silvio Berlusconi è l’erede naturale di Bettino Craxi. Indifferenza verso la buona amministrazione, consenso conquistato spendendo soldi che non ci sono, nessuna politica di contenimento della spesa pubblica, delegazioni faraoniche inviate all’estero.Qualche anno fa, furono in mille ad accompagnare Ghino di Tacco nell’ormai celebre viaggio in Cina. Oggi, sono in 100 ad accompagnare Silvio nel suo viaggio in Israele. Un po’ troppi per celebrare la tre giorni d’amicizia tra il premier e Netanyahu.Ma i parallelismi più inquietanti vengono fuori guardando alla politica economica di Bettino e Silvio e al debito pubblico di allora e di oggi: spesa pubblica senza freni per accontentare tutti creando facile consenso e un aumento senza controllo del debito pubblico.I due governi Craxi (1983 – 1987), in soli quattro anni, raddoppiarono il debito pubblico. In quegli anni, infatti, l’indebitamento passò, in termini assoluti, da 234 a 522 miliardi di euro e il rapporto tra debito pubblico e Pil passò dal 70 al 90%. Gli anni del craxismo più esasperato e della Milano da bere portarono l’Italia sull’orlo della  bancarotta. Oggi ci risiamo. La Milano da bere è tornata.Nei sette anni e due mesi dei tre governi del Cavaliere, dal ’94 al 2009, lo rivela un’inchiesta su Affari e Finanza de la Repubblica di oggi, lo Stato ha accumulato un indebitamento per circa 430 miliardi, più o meno 7.500 euro per ciascun cittadino italiano.I dati BanKitalia riportati nell’inchiesta rivelano infatti che, i governi Berlusconi hanno creato un enorme debito pubblico, mentre quelli di centrosinistra sono stati più virtuosi. Dini, Prodi I, D’Alema e Amato, hanno ridotto di 13 punti percentuali il debito pubblico in sei anni, portandolo nel 2001 al 108,8%. Prodi, che successe a Berlusconi nel 2006, in appena un anno, lo ridusse di ulteriori 3 punti. Con Berlusconi al governo, dunque, gli italiani ci stanno rimettendo e di brutto. La verità è che a Berlusconi non frega niente delle generazioni future e alla pesante eredità che lascia. A lui interessa solo il facile consenso. E tenere inchiodato il parlamento a risolvere i suoi guai giudiziari. E tutto il resto è noia.