Io sto con Vauro

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Addì, 27 dicembre 1947, De Nicola, Terracini, De Gasperi.

“Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Addì, 15 aprile 2009, Berlusconi, Fini, Masi.

“Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. A patto che nessuno osi parlare male del Governo”.

Sessantadue anni di democrazia non sono serviti a niente.

Per Berlusconi gli articoli della Costituzioni sono 138. La sua Costituzione, quella stampata nelle segrete tipografie di Arcore, con impresse a fuoco le iniziale del Re, SB, dall’articolo 20 passa direttamente al 22. Ma nelle segrete tipografie di Arcore si sta già lavorando alacremente ad una nuova edizione della Costituzione, con un solo articolo: Lo Stato sono io.

E’ strisciante il regime ma colpisce feroce. Vuole la sospensione di Vauro, vuole la cacciata di Santoro. Scherza il regime, usa l’ironia per giustificare l’uso del manganello ma poi si abbatte furioso. E’ infido il regime. Si nasconde dietro al linguaggio astruso ed incomprensibile dei burocrati ma chiude le bocche, ottunde i cervelli e appiattisce.

Al regime non piace la verità. Nessuno ha colpa se le case sono crollate. Il Governo c’è. Il regime è ordine. Il regime interviene, il regime piange i suoi morti, il regime ripulisce, mette ordine e nessuno osi dire il contrario. Nessuno osi dire che il terremoto è una calamità naturale di cui si possono contenere i danni, se non si costruiscono case ed edifici pubblici sulla sabbia, se si impedisce agli speculatori di ieri di speculare domani.

Ebbene, io sono dalla parte di Vauro. Perché tante  volte mi sono sentito uno dei suoi personaggi stralunati, gagliardi e irriverenti. Perché tante volte, attraverso la sua matita, ho trovato la forza ed il coraggio di essere politicamente scorretto. Perché la satira è una forma libera ed assoluta che, attraverso la risata, veicola la verità, semina dubbi, smaschera ipocrisia, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni. Perché un paese dove il demagogo Cleone mette il bavaglio al poeta Aristofane è un Paese triste, è un Paese che muore.

Le ragioni di una scelta

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Diversi amici mi hanno chiesto le ragioni del voto di astensione di ieri sull’emendamento del PD che chiedeva l’abrogazione della norma che estendeva fino a sei mesi il fermo dei clandestini nei CIE.

Voto sul quale il governo è andato in minoranza.

Intendo rispondere nel modo che mi è consueto. Dicendo le cose come stanno con chiarezza e senza giri di parole. Perché penso che la politica che accontenta tutti, la politica che cerca sempre e solo il consenso a buon mercato non sia buona politica.

Inizio quindi con una premessa. In questi giorni ci sono state due azioni politiche dell’opposizione sul decreto sicurezza. La prima riguardava le ronde, sulle quali, IDV per prima, si è battuta vittoriosamente per lo stralcio dalla legge. Perché noi crediamo nel valore della sicurezza, ma quella vera. Mentre le ronde sono solo uno spot pubblicitario di un governo imbroglione che con una mano istituisce le ronde e con l’altra toglie fondi alle forze di polizia.

La seconda ha riguardato, appunto, il fermo dei clandestini nei CIE fino a sei mesi, se rifiutano l’identificazione.

Sull’emendamento che abrogava questa norma ho dato indicazione di astensione, assumendomene in pieno la responsabilità, non avendo avuto la possibilità di concordare la scelta con Di Pietro che era in Abruzzo. Per quel che mi riguarda, neppure la prospettiva di mettere il Governo in minoranza su un singolo voto, giustifica una scelta che va contro la sicurezza dei cittadini.

La situazione, ad oggi, è questa. I clandestini bloccati dalle forze di polizia vengono portati nei CIE dove possono essere trattenuti fino a due mesi, per essere identificati.

Siccome tutti sanno che in due mesi l’identificazione è impossibile, tutti si rifiutano di dare le loro generalità. Passano così due mesi nel CIE dopodiché vengono lasciati andare con in mano un foglio che gli intima di lasciare il paese. Ovviamente nessuno lo fa.

Iniziano così una vita da fantasmi nelle periferie delle nostre città dove, per molti, l’unica forma di sopravvivenza è la delinquenza o il lavoro nero in attività produttive, spesso, a loro volta illegali. Con ciò non voglio fare mia la sciocca e facile equazione immigrazione clandestina uguale delinquenza. Ma è un dato di fatto che, tra questi immigrati, il tasso di delinquenza è dieci volte superiore a quello degli immigrati regolari (non perché sono più cattivi ma perché non hanno alternative). Come è un dato di fatto che circa un terzo della popolazione carceraria è composto da clandestini.

Solo il 20% di tali clandestini sono quelli che arrivano con le “barche della speranza” il rimanente 80% arriva via terra e le forze dell’ordine nemmeno li fermano più perché sanno che è solo tempo perso.

L’Unione Europea proprio per contrastare un dilagante fenomeno che riguarda tutto il continente ha emesso una direttiva che autorizza i paesi membri a trattenere i clandestini che rifiutano l’identificazione fino a sei mesi.

Il capo della Polizia Manganelli dopo la bocciatura di questa norma ha dichiarato: “Il segnale del 'tutti fuori' e' quello che i trafficanti di uomini aspettavano. Risulta processualmente che le organizzazioni criminali gestiscono il traffico dei clandestini scandendolo sulla base delle attese che hanno riguardo alla rimessa in liberta'. Il rimpatrio con soli due mesi di permanenza nei Cie e' impossibile: questo e' un dato tecnico”.

Oggi, in tanti, comprensibilmente, gioiscono per la sconfitta del governo. Temo, però, sia una vittoria di Pirro finché noi del centrosinistra, sulla sicurezza e sull’immigrazione,  manterremo una posizione di buonismo ideologico, lasciando credere agli italiani che l’unico modo di fare sicurezza sia la faccia feroce della Lega con le sue pulsioni razziste e xenofobe.

Questa norma era giusta, a prescindere da chi l’ha proposta, affossarla per me è stato un danno al Paese. Per questo, chiedo scusa a tutti, ma oggi sono solo moderatamente contento per questa sconfitta del governo, perché credo che servirà soltanto a portare altro consenso alla Lega.

La Costituzione è la Bibbia del legislatore

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Se conosci comprendi. E la conoscenza non passa solo attraverso l’esperienza ma anche attraverso l’ascolto. Se ascolti comprendi e chi fa politica deve saper ascoltare. Perché, mai come in questo caso, dietro alla legge sulla fecondazione assistita, ci sono storie di sofferenza, di dolore, di chi non vuole un figlio bello e con gli occhi azzurri ma un figlio sano, quando si sa per certo di trasmettergli una malattia genetica, o semplicemente un figlio da amare, quando la natura te lo impedisce.

Per questo, chi, di fronte alla sentenza della Consulta che rende giustizia alle tante coppie italiane che non possono avere figli “naturalmente”, parla di “tentativo malcelato di introdurre la selezione eugenetica”, parla senza conoscere o, peggio ancora, senza comprendere. E chi non sa ascoltare o comprendere la sofferenza ed il dolore, chi non sa farsi carico non delle istanze dei cittadini ma solo di quelle del Vaticano, non fa politica ma altro. Serve altri padroni.

Con questa sentenza, i giudici hanno impartito ai legislatori una lezione di legalità. La legge 40 è una legge ingiusta, immorale, incivile, crudele, oscurantista ed illiberale che vìola la Costituzione. E la Costituzione, in uno Stato laico, è il faro, il punto di riferimento.

Per questo, è ora di cambiare, senza se e senza ma, la legge 40. E’ tempo di aprire gli scuri. E’ tempo che la politica abbia il coraggio delle sue idee e la smetta di nascondersi sotto le comode sottane di alti prelati.

Chi, come me, ha l’onore di sedere in Parlamento, dovrebbe avere un sussulto di dignità, di indipendenza e di autonomia. Dovrebbe mettere da parte la sua, pur rispettabilissima, coscienza di cattolico, e mettere al primo posto la sua coscienza di legislatore. La Bibbia lo accompagni nella sua vita di uomo, di marito, di padre. La Costituzione in quella di legislatore.

Io accetto la sfida. Ci metto la faccia e mi metto in gioco. Mi faccio carico delle istanze di chi rincorre il sogno di un figlio, di chi ha speso fino all’ultima lira per realizzarlo, di chi soldi non ne ha e vi ha rinunciato. Di tutte quelle persone che, di fronte ad una malattia irreversibile, sceglieranno di morire in pace, senza sondini a tenerli sospesi in una forma di non vita. Non sarò complice di sacrifici umani sull’altare di un clericalismo fuori dal tempo e dalla Costituzione.

Io non ho padroni da servire. Chi è con me batta un colpo.

La piccola storia di Riccardo

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Ho ricevuto questa lettera dai genitori di Riccardo. Mi ha profondamente colpito e vorrei condividerla con voi.

 

Riccardo (un nome di fantasia) ha 9 anni appena compiuti,ha gli occhi azzurri e profondi come il mare, vive in una città di provincia del Nord-est con il papà, la mamma e altri tre fratelli.

Anche se si comporta come gli altri ragazzi della sua età Riccardo non è un ragazzo come gli altri. E' affetto da sindrome aprassica e cioè dall'incapacità di leggere, scrivere, contare, compiere quei  movimenti fini che nella vita di tutti i giorni servono ad esempio per abbottonarsi la camicia e allacciarsi le scarpe. Oltre a questo,come se non bastasse, Riccardo non riesce a parlare bene e quindi fa fatica a comunicare con gli altri. Nel tempo,per ovviare a queste difficoltà il suo cervello ha sviluppato la sua memoria visiva così che Riccardo ricorda cose che gli altri hanno dimenticato e riesce a trovare una strada anche se ci è passato di sfuggita molto tempo fa. 

"Perchè è così?" chiese la madre al neuropsichiatra infantile quando il bambino aveva 2 anni e ancora non emetteva un suono. " Non lo sappiamo signora, forse una piccola mancanza di ossigeno durante la nascita, ma sono solo ipotesi; lo avete fatto così punto e basta.”. Questa è stata la risposta della scienza.

 

All'epoca Riccardo frequentava una scuola materna privata ma aveva molte difficoltà a seguire il programma e nonostante tutti gli sforzi per aiutarlo le maestre non riuscivano a fargli fare dei progressi: erano poche e avevano troppi bambini da seguire. Disperati i genitori iscrissero Riccardo ad un materna pubblica e a poco a poco,come per incanto,le cose migliorarono.

Le maestre erano di più, molto preparate e la classe non era composta di 30 bambini come nella scuola privata ma di venti. A fine anno Riccardo era talmente integrato nella classe che riuscì perfino a vincere la sua timidezza e le sue paure e a recitare insieme agli altri bambini durante la recita di fine anno. Davanti ai genitori che a fatica riuscivano a trattenere le lacrime in pubblico.

Poi arrivò il momento di cominciare le scuole elementari.

Il neuropsichiatra aveva con delicatezza fatto presente ai genitori che l'impatto con l'istituzione scolastica avrebbe segnato il destino scolastico di Riccardo per sempre: se fosse stato negativo questo avrebbe segnato per sempre il suo rapporto con la scuola.

 

Arrivò il primo giorno di scuola primaria e il papà e la mamma di Riccardo lo accompagnarono a scuola con uno stato d'animo diverso da quello degli altri genitori.

Ma le cose andarono bene. Anche se la scuola di Riccardo non è bellissima, anche se non c'è una palestra e i bambini devono andare a fare ginnastica altrove le maestre sono molto preparate e il loro gruppo è ben affiatato.

 Riccardo fa ora la terza ed ha imparato persino a contare fino a sette, i suoi compagni gli vogliono bene e lui adora andare a scuola. Riccardo è comunque un bambino felice.

I genitori di Riccardo hanno capito che la scuola pubblica  è  fatta per la maggior parte d’insegnanti preparati come quelli che hanno seguito il loro figlio, ma sono preoccupati per la riforma del Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini. Sono preoccupati perchè la maestra unica anche con tutta la buona volontà con una classe di 30 bambini non riuscirà a seguire quelli come Riccardo come un team di maestre con un numero di bambini per classe inferiore come avviene adesso.

 

I bambini come Riccardo sono destinati ad avere ancora più difficoltà a scuola in futuro e questo non è giusto. Non è giusto che la scuola di un paese civile non dia a tutti i bambini la possibilità di sviluppare al massimo le loro capacità, così da fare il modo di portare il bambino dotato ad alti livelli come il diversamente abile a livelli sufficienti per aiutarlo a sentirsi come gli altri.

La riforma della scuola elementare voluta dal Governo Berlusconi non tiene conto di esigenze pedagogiche ma solo di esigenze di bilancio e farà delle vittime, vittime che non compariranno nelle statistiche se non come piccole percentuali nei dati sull'abbandono e sul voto di condotta. Ma i danni saranno grandi e definitivi perchè scritti per sempre nella memoria di bambini che diventeranno adulti.

Davanti allo scempio che si sta facendo dell'istruzione nel nostro paese la società civile non può stare a guardare.

La Politica è fatta di scelte che possono fare vivere o morire le persone e decidere per chi vive come sarà la sua vita, anche per chi non riesce a spiegarsi o non è capace di protestare come il piccolo Riccardo.

Federalismo. Ecco perchè votiamo si

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Abbiamo deciso di votare sì al federalismo. Chi ci accusa di fare opposizione preconcetta e inconcludente è servito. La legge sul federalismo è il primo vero atto di questo Parlamento ed il testo è profondamente diverso da quello originario, grazie anche al grande lavoro di Italia dei Valori e di parte delle altre opposizioni. Abbiamo introdotto norme qualificanti per un federalismo virtuoso.

Grazie ai nostri emendamenti si è innanzitutto sventato il rischio di un federalismo spendaccione. Non ci potranno essere aumenti di spesa e di pressione fiscale neanche nella fase transitoria e se ci saranno amministratori locali responsabili di dissesti finanziari ne è prevista non solo l’ineleggibilità a qualunque incarico, ma addirittura l’interdizione al ruolo di amministratore di aziende locali. Si è resa effettiva la possibilità per i cittadini di controllo sulla spesa degli enti pubblici, che è il presupposto per un vero federalismo. I bilanci di tutti gli enti pubblici, infatti, verranno ricondotti ad un unico modello standard e ne sarà prevista una versione ‘di facile lettura’ da pubblicare su internet.

Abbiamo contribuito a sventare il rischio di un federalismo dai contrapposti egoismi, del Nord contro il Sud, ottenendo misure di perequazione che tengano conto non solo della minore ricchezza di alcune regioni, ma anche di altri elementi strategici, come l’arretratezza infrastrutturale o dei servizi.

Dopo aver lavorato tanto nelle commissioni era giusto prendere posizione e rivendicare quanto di buono fatto. Per tutti questi motivi abbiamo scelto di votare sì e non astenerci. Votando sì, inoltre, condividiamo il testo e possiamo a pieno titolo interloquire con il governo per impedire futuri ‘deragliamenti’ da questa linea di equità e riduzione degli sprechi. E’ giusto che le aspettative dei cittadini non vengano tradite e che il Sud con il federalismo possa crescere e liberarsi da amministratori disonesti e il Nord altrettanto.

Voi cosa ne pensate?

Dal governo briciole per affrontare la crisi. Si colpiscano gli evasori fiscali.

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La verità sulla sicurezza: il Governo taglia i fondi alle forze dell’ordine e li dà alle squadracce di partito

[flv:/movie/sicurezza/sicurezza.flv 300 266] Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà a favore di questa pregiudiziale di costituzionalità per ragioni esclusivamente politiche. Non ci stracciamo le vesti per la norma che allunga il periodo potenziale di permanenza degli immigrati clandestini nei centri di identificazione. Siamo, infatti, consapevoli e convinti che, qualora consentano la loro identificazione, gli stessi immigrati per primi avranno la possibilità di porre termine a questo periodo di controllo. Non ci stracciamo nemmeno le vesti per quanto riguarda l'idea in sé di istituire quelle che molto impropriamente e con un termine che spero diverrà quanto prima desueto, perché davvero brutto, definiamo "ronde". Siamo convinti che per il modo in cui sono state scritte ciò nulla aggiunge e nulla toglie a quello che la legge già oggi consente ad ogni singolo cittadino, ovvero di farsi garante della legge, della sicurezza e di fronte a reati per i quali è previsto l'arresto addirittura poter singolarmente, individualmente, ma legalmente trarre in arresto chi commette un reato. Voteremo a favore della questione pregiudiziale perché voi siete un Governo di pasticcioni! Si tratta di un Governo che in otto mesi finora ha presentato una pluralità di provvedimenti sulla sicurezza tutti eterogenei, parziali e cambiati in itinere. Nessuno di questi è organico o contiene norme dove il primo articolo ha qualcosa a che fare con il secondo. Solo oggi e solo in questo momento tra Camera e Senato esistono almeno cinque provvedimenti diversi, in diverse fasi di approvazione, che riguardano l'aspetto della sicurezza. Voi siete una maggioranza sulla sicurezza politicamente disonesta e state raccontando un mucchio di bugie agli italiani. Per un anno avete mandato 3 mila militari a presidiare le strade italiane. Questi 3 mila militari sono costati più di 70 milioni di euro, ovvero l'equivalente di 9 milioni di ore di straordinario delle forze di polizia. Usare questi soldi per pagare gli straordinari alle forze di polizia significava avere ogni giorno almeno quattromila persone di pattuglia in più. Si sarebbe trattato di poliziotti che hanno poteri di ordine pubblico e non di militari che non possono fare nulla di più di quanto possa fare io, o chiunque altro di voi che cammina per la strada. Avete ingannato gli italiani con il poliziotto di quartiere, perché non avete raccontato che questo fa solo due turni: la mattina e il pomeriggio. Quindi, il poliziotto di quartiere non pattuglia le strade la sera e la notte, ovvero quando viene commesso il 75 per cento dei reati. Non avete detto agli italiani che il poliziotto di quartiere viene preso tra i poliziotti che si muovono con le volanti, per cui se agiscono come poliziotti di quartiere non utilizzano più le volanti. Avere due poliziotti che camminano a piedi in due luoghi diversi della città serve meno che avere due poliziotti che insieme si muovono in una volante. Voi state danneggiando la sicurezza. Anche le ronde non sono e non sarebbero un problema in sé se fossero uno strumento di solidarietà sociale. Ma voi le state trasformando in qualcosa di ignobile, ovvero in squadracce di partito! L'onorevole Borghezio, che l'onorevole Dal Lago citava, intervistato due giorni fa, ha detto che le ronde dovranno tra l'altro verificare il rispetto dell'etica padana. Mi spiegate qual è l'etica padana? Io non ho un'etica padana: mi fermeranno o mi arresteranno se mi troveranno per strada? Voi state facendo ciò e sarà un disastro per la sicurezza, come sarà un disastro il capo-gruppo di Forza Italia nella regione Veneto, Sernagiotto, il quale sta organizzando a casa sua con la presenza del questore e del prefetto - che a questo punto dovrebbero avere il buon gusto di dimettersi - corsi di ronda e di partito. Ma cosa facciamo? Le squadracce di partito? Cosa c'entra questo con la sicurezza? Non c'entra nulla. Voi la dovete smettere di ingannare i cittadini italiani. Rimettete i soldi che avete tolto dalla sicurezza. Questo dovete fare, se siete seri e tenete alla sicurezza. Rimettete quel miliardo di euro, che con l'ultima finanziaria avete tolto al comparto sicurezza!

Per Silvio la democrazia è una partita a Risiko

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Una partita a Risiko. Il giocatore, in questo caso il presidente di un gruppo parlamentare, muove le sue pedine, ovvero, i suoi colleghi parlamentari, per la conquista degli Urali, o che so io, dell’Arabia Saudita. Non sono impazzito, almeno non io. Questa è l’ultima trovata geniale del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che propone di cambiare i regolamenti parlamentari così: il voto del capogruppo deve valere per tutti i suoi deputati.

Se, dunque, un Cicchitto avanza con 25 pedine, Soro risponde con 10, Casini con 4 e Donadi, cioè il sottoscritto, con 3.

Se non si conoscesse a fondo l’uomo, ovvero, Silvio, si potrebbe finirla qui. Una bella risata e via a lavorare. Ma l’ultima trovata geniale del premier in realtà è la cifra esatta del suo concetto di democrazia, ovvero, un fastidioso orpello che si fa fatica a digerire e del quale ci si deve liberare al più presto. Come? Presto detto. Si prende un deputato, lo si fa capogruppo, quello vota per tutti. E se qualcuno non è d’accordo? Peggio per lui. Nell’universo parallelo di Berlusconi, nel quale il Parlamento è quell’inutile edificio dove l’opposizione ostacola ogni giorno il suo cammino verso l’esercizio assoluto del potere, tutto ciò un misero e deplorevole dettaglio.

D’altronde, dice Silvio, i suoi parlamentari sono uomini del fare e si deprimono a venire in Parlamento a votare. Peccato che siano pagati per farlo e anche profumatamente dai contribuenti italiani. Ma anche questo, nell’universo parallelo di Berlusconi, è un altro dettaglio di poco conto.

Allora, dico io, se davvero vogliamo fare le cose per bene e seriamente, riduciamo il numero dei parlamentari. Peccato che, ogni volta che Italia dei Valori tocca il tasto della riduzione del numero dei parlamentari, riceve in cambio un sonoro sberleffo, in questo caso, trasversale e bypartisan. Sarà anche questo un altro misero e deplorevole dettaglio?

MILLS CONDANNATO, BERLUSCONI 'LODATO'

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L’avvocato David Mills è stato condannato per aver detto il falso nei processi in cui era coinvolto Silvio Berlusconi. Adesso è evidente a tutti a cosa serve davvero il Lodo Alfano. Appena appresa la notizia, sono intervenuto nel dibattito parlamentare per chiedere al capo del Governo di riferire in Parlamento su questa situazione paradossale che in qualsiasi altro paese avrebbe portato alle immediate dimissioni del premier. Quello che l’Italia dei Valori ha sempre sostenuto oggi è ufficiale: l’Italia si è dotata di una legge che non ha uguali nel mondo, solo per garantire l’impunità a Berlusconi.  Vi racconto questo fatto non per dirci di nuovo cosa pensiamo di Berlusconi, ma per raccontarvi cos’è accaduto in Aula dopo il mio intervento.

Prima è intervenuto Consolo (Pdl) per esprimere, in spregio al suo passato di grande giurista, più o meno questo concetto: chi se ne frega delle sentenze, gli italiani votano Berlusconi, come hanno fatto anche ieri in Sardegna, e il voto lava ogni peccato.  E’ intervenuto poi Brigandì della Lega, dicendo che la sentenza era frutto dell’odio verso Berlusconi dei soliti giudici comunisti e prezzolati ed il lodo Alfano è stato approvato solo perché i giustizialisti nel ‘94 abolirono l’immunità parlamentare. Brigandì dimentica che l’immunità fu approvata proprio grazie alla Lega.  Furio Colombo (Pd), invece, con grande passione ha sostenuto le ragioni del mio intervento. Il gruppo del Pd gli ha riservato un gelido silenzio e neanche un applauso. Anzi, dopo le parole di Colombo, alcuni deputati del Pd hanno chiesto di intervenire per esprimere il loro dissenso. Non gli è stato possibile solo perché il presidente Leone ha limitato gli interventi ad uno per gruppo. Spiace dirlo, ma è facile essere unica opposizione in questo Parlamento.

La lezione di Eluana

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Eluana è morta. Spero abbia raggiunto la pace che cercava e che meritava. C’è poco da dire, se non rivolgere un pensiero affettuoso alla famiglia e un apprezzamento a papà Beppino per il grande amore che l’ha spinto ad andare fino in fondo.

Avrebbe potuto finirla molto tempo fa Beppino, nel silenzio della sua casa o di una clinica svizzera. Avrebbe potuto tirare fuori una foto di Eluana come era diventata dopo 17 anni di coma irreversibile, per mettere a tacere la montagna di menzogne dei tanti Binetti dei tanti Formigoni e dei tanti Berlusconi d’Italia. Di chi ha detto che Eluana aveva le guance rosse, di chi ha sfiorato il ridicolo dicendo che Eluana aveva una vita piena, di chi ha toccato l’indecenza dicendo che Eluana avrebbe potuto avere anche figli. Di chi, dopo, ha detto che Eluana è stata uccisa di fame e sete.

Invece no. Beppino, padre amorevole, ha continuato a proteggerla, continuando a diffondere le immagini di quando Eluana era giovane e bella, piena di vita, quella vita, piena e compiuta che l’ha abbandonato, non ieri, ma17 anni fa.

Io ho una mia visione, soprattutto etica di quello che doveva essere il destino di Eluana, di quelle che sono state le scelte d’amore dei suoi genitori. In queste settimane, nonostante queste mie convinzioni siano profondamente radicate, ho sentito il bisogno e l’esigenza di parlare con diversi medici che hanno avuto in cura Eluana in questi anni, con neurologi di fama internazionale, con anestesisti. Mi hanno detto tutti la stessa cosa. Eluana Englaro, 17 anni fa, ha avuto lesioni cerebrali gravissime. Dal quel momento il suo cervello non ha avuto più nessuna attività primaria, quella legata alla coscienza e alla consapevolezza. Mi hanno detto che, nei casi come quelli di Eluana, dopo 3, 4 anni comincia l’atrofizzazione del cervello, un’atrofizzazione che dopo 8, 10 anni porta il cervello ad avere le dimensioni di un pugno. Mi hanno detto che non è mai esistita, nella storia dell’umanità, nella storia della scienza medica, un caso di risveglio dopo 17 anni. Mi hanno detto che togliere l’idratazione, in malati ormai ad un passo dalla fine, è una forma di sedazione naturale che, inducendo torpore, accompagna verso una dolce morte.

Tutto quello che Eluana era, la sua coscienza, la sua intelligenza, quello che i suoi genitori e i suoi amici hanno amato è morto 17 anni fa. Oggi, di lei, restava un guscio, un guscio sano, perché giovane, ma vuoto. Un guscio vuoto che non aveva nessuna speranza di tornare a quella forma di vita consapevole che, per me, è l’unico concetto di vita possibile.

Questa è la mia convinzione ma rispetto la cultura, le convinzioni di chi dice che anche quella di Eluana era vita. Ma quello che non rispetto e che non riesco ad accettare è che si voglia attribuire dignità ad un solo modo di concepire la vita, giungendo al punto di giudicare addirittura illegale scelte come quella fatta da Eluana e da suo Padre.

Un conto è il rispetto per il pensiero dell’altro. Un conto però è che qualcuno, in virtù dei suoi principi o del suo credo religioso, qualora io mi trovassi nelle condizioni di Eluana, volesse condannarmi a vivere 10 o 20 anni in quella che io ritengo una forma di non vita, violentando la mia volontà ed infliggendo al mio corpo quella che io riterrei la violenza più brutale.

Questo Paese ha bisogno di una legge “civile” ed io mi impegnerò in Parlamento affinchè non vi sia più nessun caso Eluana. Perché non vi sia più chi, deve affrontare un lungo e doloroso calvario, per veder rispettata la propria volontà.